Il mondo perde Maradona
Dire “il calcio perde Maradona” è sia un luogo comune che qualcosa di limitante. L’espressione che, invece, ci cala nel dramma consumatosi in queste ore è “il mondo perde Maradona” . Perché Maradona non aveva solo sorpassato, di gran lunga, i confini della fama calcistica per i record, gli infortuni, le sconfitte, le vittorie che raggiungono sempre un eco che oltrepassa lo sport. La vita di Maradona era da tempo qualcosa che travolgeva la cronaca: era allegoria globale del talento che si esprime in modo strepitoso, strabordante, nonostante l’evidente incapacità di controllarlo, gli infortuni, i nemici, la sfortuna, le disgrazie, la droga, la bulimia. La storia del calcio, e non solo quella, è piena di personaggi significativi, pieni di talento frenati dall’incapacità di controllare la propria potenza mentre, al contrario, Maradona è riuscito ad esprimerlo pienamente oltrepassando, anche in allegria, ogni regola di buonsenso e controllo. Maradona è così diventato presto icona del talento, tramite il calcio, come Marylin è diventata, a suo tempo, icona della bellezza tramite il cinema. Per questo il mondo ha perso Maradona, già diventato icona allo stesso modo in cui lo è diventato Che Guevara e in un modo, viste le somiglianza culturali, in cui le due figure si riflettono facendo una eco dell’altra. Per questo è il mondo, e con lui la comunicazione globale che fa il mondo, ad aver perso Maradona non il calcio. Dal punto di vista sportivo, Maradona si racconta facilmente: chiunque abbia visto una sua partita dal vivo, ha raccontato negli anni sempre il ricordo di qualche giocata unica, di accelerazioni improvvise, di passaggi che erano illuminazione per non parlare del modo geniale, persino delicato di segnare. Maradona è il giocatore di cui si ricordano gli allenamenti, con il pallone o con le arance, le apparizioni nei campi di periferia oltre che le partite ufficiali. Per non parlare di uno dei clip del ‘900, il 2-0 di Argentina-Inghilterra ai mondiali del 1986, un gol talmente travolgente da legittimare la vittoria in una partita dove la prima segnatura era stata fatta di mano. Maradona era talmente inmmerso nel calcio da giocarlo con una naturalezza tipica di chi sembra quasi esserne estraneo. Ma, come diceva l’immenso Walter Benjamin, quando l’artista sembra meno occupato della sua opera vi è veramente dentro. Ciao Diego, il mondo ti perde ma la cultura globale saprà rinnovare, con sempre nuovi modi di raccontarla, la manifestazione del tuo talento.
la redazione di codice rosso