Il nostro futuro si scrive in Cina – Red Mirror.
Il 14 maggio 2020 è uscito il breve saggio di Simone Pieranni “Red Mirror. Il nostro futuro si scrive in Cina” edito da Laterza. Il libro tratta dello sviluppo tecnologico e finanziario cinese degli ultimi anni che potrà segnare le tracce della nostra storia futura. Una sorta di capitalismo della sorveglianza, unito alle abitudini e alle pratiche del Confucianesimo e del Partito Comunista, qualcosa che potrebbe stravolgere le dinamiche mondiali della storia del capitalismo e dell’umanità stessa.
Red Mirror si divide in cinque capitoli che si guardano l’un l’altro proprio come uno specchio rosso che avvolge e riflette le nostre vite e le nostre abitudini.
Nel primo capitolo “ La nuova Silicon Valley” si parla dell’applicazione delle applicazioni “WeChat” che permette al cittadini di fare tutto, ma proprio tutto: messaggi, prenotazioni, acquisti, viaggi, visite mediche e pagamenti, di ogni genere. Così potente e completa da entrare in conflitto, per i sistemi di pagamento on line, con il colosso cinese Alibaba, l’Amazon orientale e da far gola ai manager di Facebook: come scaricare Messenger o WhatsApp e poi aprire un’ universo. La Cina, con le sue applicazioni di ultima generazione, si trasforma “ da fabbrica del mondo a polo hub tecnologico”. Chiaramente non mancano le accuse di essere legata al Governo per controllare dati e assembramenti di persone..Ma qui Pieranni ci ricorda giustamente che ormai si tratta di “ lasciare i nostri dati alle aziende americane o allo stato cinese..”
Nei capitoli successivi si trattano temi fondamentali per capire il futuro che ci aspetta:
subito entriamo nell’universo delle smart city cinesi dove si fondono gli aspetti della sicurezza personale, dell’ecologia e del controllo sociale: rilevatori di ogni genere, videocamere di sorveglianza e riconoscimenti facciali, dove i cinesi ormai sono all’avanguardia. Il progetto “occhi acuti” del governo cinese rappresenta tutto un programma specializzato a controllare visi, movimenti, assembramenti e discorsi di ogni singola persona. La smart city delle smart city deve essere “verde e intelligente”, ma qui è necessario chiederci a quale prezzo politico e culturale? E soprattutto chi potrà permettersi città di questo livello tecnologico e ambientale? Quanti saranno gli esclusi?
Nel terzo capitolo viene descritta la “ sinizzazione dell’industria digitale mondiale”. Ormai è chiaro: il modello cinese del lavoro, manuale e digitale che sia, ha cambiato le regole del gioco, superando il modello giapponese per ore di lavoro, ritmi infernali e produzione continua di valore di ogni parte di corpo e di vita dell’essere umano. Lavoro devastante e senza soste, materassi sotto la scrivania, catene sociali spezzate, tentativi di suicidi continui, niente sonno, niente sesso, niente figli, niente vita…
Nel quarto capitolo viene analizzato il sistema dei crediti sociali presente in Cina che viene paragonato all’episodio ‘Nosedive‘ della serie Black Mirror. In realtà in alcune regioni della Cina è ormai consolidato un sistema di crediti sociali per cui se un cittadino non paga una tassa, una multa o affitto viene inserito in una lista nera per cui diventa impossibile, per lui, accedere ad un prestito o prenotare una vacanza. In questo modo si stanno mettendo le basi per un nuovo concetto di cittadinanza.
Infine l’ultimo capitolo si intitola “Creatività e ricerca: le chiavi per il successo”
La citazione di questo capitolo è: “Non è importante se ciò che dico è vero, ma se qualcuno ci crede”… (Hao Ying Fang). In verità, al di là della trasparenza e della verità esternate dal Governo, il motivo del successo cinese sta racchiuso in questo triangolo d’oro: ricerca, finanziamento e meritocrazia. La Cina, in questi ultimi decenni,ha privilegiato la ricerca, soprattutto nel campo della robotica e delle applicazioni digitali, nella scuola, nelle università, che compaiono, solo da pochi anni, nelle classifiche delle prime al mondo e nello stesso partito comunista dove i funzionari di ultima generazione sono obbligati a iscriversi alle migliori università e devono farsi le ossa nei territori delle province lontane. I finanziamenti nella progettazione, nelle auto e nell’intelligenza artificiale sono stati ingenti e l’utilizzo dei robot viene incentivato dal Governo cinese.
Il tempo occidentale viene considerato eterno, ma per la Cina, ci ricorda Simone, il tempo è cangiante e bisogna adattarsi ad esso, ed in questo momento è la velocità che contraddistingue lo sviluppo cinese.
Red Mirror è un libro molto interessante, con un utilizzo di una vasta bibliografia e articoli legati alla Cina degli ultimi anni, da leggere e da riflettere con attenzione in quanto indica temi e problemi del futuro che attende le nuove generazioni, che tanta sinistra o movimenti vari fanno finta di non vedere, soprattutto per quanto riguarda tecnologie e mondo digitale.
Certo è fondamentale fare in modo che le tecnologie servano a migliorare la vita delle persone e non siano uno strumento di controllo sociale da parte delle grandi piattaforme o dello stato, come avvenuto, nella lotta contro il Coronavirus a Wuhan, aspetto che viene trattato alle fine del saggio di Pieranni.
La Cina non vuole valutare solo le persone, ma anche l’ambiente dove le persone vivono. Una sorta di ingegneria sociale che attraverso tecnologia, 5G, videosorveglianza, WeChat, smart city, crediti sociali, monopolio dei metalli rari…fa parte di un disegno più vasto che riguarda il cambiamento epocale e antropologico che ci aspetta. Così sembra proprio che il nostro futuro si stia scrivendo in Cina..
Oppure riconoscere che aveva ragione Giuseppe Genna nel suo romanzo “Non toccare la pelle del drago” dove si dice:”I cinesi sono il popolo di Dio autorizzato a diffondere il suo verbo nell’universo. I cinesi sono il popolo incaricato di fare terminare il mondo, secondo la profezia. Pechino è il centro dell’universo. Tu l’hai perduto”. Al momento ne sanno qualcosa a Hong Kong..
Qui un’interessante intervista a Simone Pieranni nel sito I Diavoli:
https://www.idiavoli.com/it/article/simone-pieranni-red-mirror-intervista