Internazionale

L’assedio sugli oppressi di Gaza

L’assedio sugli oppressi di Gaza
Preambolo
Sarò chiaro. Condanno e odio i massacri di civili inermi da qualsiasi parte essi provengano. Odio il vile e inumano massacro terroristico del 7 ottobre di Hamas ma anche i bombardamenti israeliani e l’assedio su Gaza che colpiscono indiscriminatamente tutta la popolazione civile palestinese. Questi atti sono crimini di guerra. La legittima difesa non può violare il diritto internazionale. Chiunque compie tali crimini di guerra contro l’umanità dovrebbe essere fermato. Non possono esserci scusanti o eccezioni per i crimini di guerra. Oggi non si può disapprovare le scelte dello stato israeliano senza essere messi alla berlina come antisemiti e/o simpatizzanti del terrorismo islamico. La critica non è un modo per giustificare le atrocità commesse da Hamas né una forma di antisemitismo mascherato. Per superare questo divieto sacrale bisogna, per coerenza e onestà intellettuale, poter esercitare la libertà di pensiero e di parola. Non mi pare legittima difesa lanciare bombe sui campi profughi, moschee, chiese, scuole, ospedali, e nemmeno punire vecchi, donne e bambini palestinesi lasciandoli senza di cibo, acqua e aiuti umanitari. La violenta ritorsione israeliana, ogni giorno che passa, aumenta il numero di morti innocenti, assomiglia sempre di più a una carneficina a tal punto che fare una distinzione dei crimini di guerra commessi tra le parti, diventa difficile.

Colpire collettivamente con vili atti di terrorismo civili israeliani è un crimine di guerra come lo è mettere sotto assedio e bombardare l’intera comunità palestinese di Gaza. Non ci sono massacri buoni e massacri cattivi, massacri giusti e massacri ingiusti. Il popolo palestinese sta vivendo una brutalità insensata che umanamente non può essere accettata e di cui non se ne capisce la ragione. Se il fine di questa guerra è di sradicare Hamas e di colpire i mandanti e gli esecutori del massacro del 7 ottobre, perché si colpiscono gli innocenti? I morti sono così tanti che la scusa degli scudi umani non regge, troppe le case di civili buttate giù con l’intento di colpire i terroristi, troppi i cadaveri di donne e bambini innocenti. Il fine della difesa da una vile aggressione terroristica e la conseguente vendetta non tengono di fronte a un popolo disarmato che è ucciso nelle sue case o mentre cerca scampo rifugiandosi in luoghi di culto e negli ospedali. Questi crimini di guerra non trovano un’adeguata condanna negli stessi organismi internazionali grazie al veto americano. Nonostante due milioni e mezzo di persone siano vittime innocenti dell’assedio, si continua a bloccare il grosso degli aiuti umanitari al confine Egiziano. Si colpisce il popolo palestinese per far crollare il fronte interno. Questa è la stessa tattica inumana, che ha dato luogo al bombardamento atomico di Nagasaki e Hiroshima, tanto cara agli angloamericani nel secondo conflitto mondiale che motivava i bombardamenti a tappeto su tutta la popolazione civile delle città.
Questa situazione di guerra e di odio non nasce dal nulla ma da altre violazioni del diritto internazionale che si sono radicate e perpetuate negli anni sui territori palestinesi. Pertanto occorre accennare alle decine d’insediamenti promossi da governi israeliani in Cisgiordania su territori assegnati ai palestinesi dalla risoluzione ONU n°181 del 29 novembre 1947: “Due popoli, due stati”. Occorre ricordare il regime d’isolamento e le discriminazioni che da anni subiscono gli arabi della striscia di Gaza e della Cisgiordania. Occorre ricordare le requisizioni, gli espropri forzati di terreni e abitazioni e l’abbattimento delle case palestinesi come rappresaglia o per favorire gli insediamenti. Occorre ricordare lo stato di povertà estrema cui è costretto a vivere il popolo palestinese. In questi anni si è ha fatto di tutto per esasperare gli animi della popolazione palestinese, sottoposta a quotidiani arbitrii e angherie, privati di qualsiasi diritto anche in sede legale. Tutte le richieste presentate dai palestinesi alle autorità israeliane per tutelare i loro beni immobili sono sempre state respinte. Nel frattempo gli atti di violenza contro i villaggi palestinesi della Cisgiordania continuano da parte di coloni e soldati e non trovano né riscontro nel circuito mediatico né condanne a livello internazionale. La frammentazione della Cisgiordania, attuata con la politica degli insediamenti, di fatto strappa porzioni di territorio sempre più vasto ai palestinesi. A oggi il 15% della popolazione della Cisgiordania, circa 650.000 persone, è israeliana. Sono state costruite città come Modi’in Illit di 85000 abitanti o come Ma’ale Adumim di 50.000 abitanti e infrastrutture stradali riservate solo ai coloni. Ciò rende di fatto impossibile realizzare due stati per due popoli come previsto dalla risoluzione 181 del 1947. Tra l’altro c’è da dire che la politica colonialista di Benjamin Netanyahu mira all’annessione dei territori occupati dal 1967.
Dopo il massacro terrorista del 7 ottobre, Israele ha lanciato la sua operazione di guerra “spade di ferro” illustrata dalle dichiarazioni del ministro della difesa israeliano: “Rimarranno senza elettricità, senza cibo, senza carburante, chiusi dentro. Stiamo combattendo contro animali con sembianze umane e agiamo di conseguenza”. La risposta israeliana ha colpito spietatamente chiese, moschee, mercati, ospedali, campus universitari, campi profughi, civili abitazioni. Finora a ora a Gaza ci sono stati 13000 feriti e 4200 civili morti di cui un terzo sono bambini. Oltre 600.000 civili sono stati costretti a lasciare in tutta fretta il nord della striscia sotto la minaccia dei raid aerei, per andare per ammassarsi come sardine al sud della striscia di Gaza senza possibilità di uscire e di ricevere aiuti umanitari. Tuttavia se quello di Hamas è stato un chiaro atto di terrorismo da condannare senza se e senza ma, come va inquadrata la violenta e la terribile reazione israeliana su tutta la popolazione palestinese civile? Sinceramente, per quanto mi sforzi, non riesco a cogliere il senso e la differenza tra massacro terroristico e carneficina di guerra. Lo stato di Israele è una forte e consolidata realtà statale onsolidata che ha ampie risorse ed è dotata di un fortissimo esercito tra i più potenti al mondo. Sul campo di battaglia allo stato attuale abbiamo dalla parte israeliana oltre 176.000 soldati e 360.000 riservisti ben addestrati, 3000 carri armati, 300 aerei, 200 elicotteri, contro poco più di 30.000 palestinesi armati di razzi e fucili. Questo per dire che, vista la sproporzione di mezzi, uomini e tecnologia presente sul campo di battaglia, si potevano cercare altre soluzioni che non colpissero tutta la popolazione civile, escludendo l’uso dell’incivile arma dell’assedio, per aprire anche alla possibilità di un recupero dei prigionieri civili rapiti da Hamas.
La punizione collettiva è un crimine di guerra e l’assedio rientra in questa tipologia. Come pure è violazione del diritto internazionale, costringere un milione di abitanti ad abbandonare in poche ore il territorio sotto la minaccia di bombardamenti e bombardare poi le strutture civili e le abitazioni. La comunità internazionale dovrebbe intervenire e non limitarsi a deboli rimproveri o inviti alla moderazione e al buon senso. C’è la possibilità che la guerra finisca con un bagno di sangue e lo smembramento della striscia di Gaza in due parti divise dal fiume Wadi, con la parte nord completamente svuotato dai palestinesi e conquistata stabilmente da Israele, mentre quella sud lasciata alla popolazione palestinese costretta ad abitare su una porzione di territorio già abbondantemente sovraffollato. Attualmente il 78% della Palestina è israeliano e quello che ancora non è stato annesso è in parte colonizzato dagli insediamenti. In questo stato di cose la questione palestinese rimane senza soluzione poiché non è immaginabile pensare che Israele restituisca parte dei territori conquistati né permetta ai rifugiati palestinesi di ritornare nel 22% della terre che gli sono rimaste e neppure di togliere il reticolo d’insediamenti in Cisgiordania e a Gaza che, di fatto, controlla e ingabbia la popolazione palestinese. In questi decenni Gaza e la Cisgiordania sono diventati delle enormi prigioni dove si applicano regimi giuridici diversi: quello civile è riservato ai coloni che hanno gli stessi diritti dei cittadini israeliani, mentre quello militare è riservato dalle forze di occupazione ai palestinesi.
Questa differenziazione tra tribunali civili e militari è apartheid. Sorge a questo punto una domanda: che tipo di democrazia è quella che occupa territori e porta avanti una politica coloniale e discrimina una parte della popolazione? Si domanda Alain Gresh del suo libro Israele, Palestina la verità su un conflitto:”Una bomba “democratica” che cade su un campo di rifugiati è meno assassina di una bomba lanciata da un potere dittatoriale? “Nel frattempo in Cisgiordania si continua a morire senza clamori mediatici. Quest’anno ci sono stati 73 morti dal 7 ottobre e più 1300 feriti, oltre 200 da gennaio a settembre tra cui 38 minori. La violenza è commessa dai coloni estremisti e dalle incursioni militari. Contestualmente aumentano esponenzialmente anche il numero di prigionieri palestinesi dai 5300 prima del 7 ottobre a 10.000. “il 12 ottobre nel villaggio di Wadi al-siq attivisti palestinesi e israeliani sono stati picchiati e abusati da coloni e soldati. Li hanno detenuti per ore, spogliati e fotografati per poi urinare su di loro” (il virgolettato dal manifesto del 20 ottobre che riprende la denuncia di Haaretz un giornale israeliano). Nel frattempo l’agenzia Ansa oggi ha riportato le dichiarazioni dell’agenzia umanitaria delle Nazioni Unite che ha dichiarato che i casi di varicella, scabbia e diarrea sono in aumento a causa della mancanza di acqua pulita.
Occorre anche far notare come tiri una brutta per l’espressione del libero pensiero. Alla scrittrice palestinese di Ramallah Adania Shibli è stato sospeso alla fiera del libro di Francoforte il premio per il romanzo un Dettaglio Minore che racconta la storia di una donna beduina rapita, violentata e poi uccisa dai soldati israeliani nel 1949. Moni Ovadia, attuale direttore del teatro di Ferrara, ha annunciato le sue dimissioni a seguito delle polemiche suscitate per l’opinione: ” Israele ha fatto marcire la situazione Palestinese”. Il Guardian, famoso quotidiano Inglese, ha licenziato il vignettista Steve Bell per una vignetta satirica su Netanyahu. La modella palestinese Gigi Hadid è stata minacciata per aver detto che: ”Non c’è nulla di ebraico del come il governo israeliano tratta i palestinesi”. Patrick Zaki si è visto annullare la sua partecipazione a che tempo che fa per aver criticato Netanyahu definendolo un “serial Killer”pur avendo chiarito con divese dichiarazioni che: “Sono stato e continuerò a essere un fervente sostenitore della causa palestinese e del diritto del popolo palestinese a riconquistare le proprie abitazioni e terre le quali nel corso della storia sono state violentemente depredate. Le politiche razziste e di colonizzazione del governo di Netanyahu costituiscono la radice dello stato di guerra apparentemente perenne in cui ci troviamo ora, con il tragico risultato della perdita di migliaia di vite civili, tra cui donne e bambini innocenti. Il mio impegno è da sempre e invariabilmente guidato dalla tutela dell’umanità e dei diritti umani. Non potrò mai avallare né giustificare atti di violenza o omicidi. Al contrario, sostengo con fermezza il diritto della popolazione palestinese a resistere e a difendersi, distaccando tale difesa dalle politiche religiose conservatrici ed oscurantiste di Hamas”.
“Giudicare gli eventi attuali in Palestina senza tenere conto della lunga storia della questione palestinese e delle sue radici, senza inserirli in un contesto storico equivale a una visione distorta e parziale della realtà”.
Infine, in merito alla vicenda dello striscione pacifista rimosso dalle forze dell’ordine contro la guerra di Gaza che riportava la frase: “Né con Israele né con Hamas. Palestina libera e indipendente”, esposto alla manifestazione pro Israele e contro il terrorismo di Hamas che si è tenuta a Livorno il 13 ottobre, colpisce l’assenza del primo cittadino, se pur rappresentato dalla vicesindaco. Alla manifestazione sono intervenuti tutti gli esponenti dei partiti politici di destra, di sinistra e di centro come gesto di solidarietà e per testimoniare e sostenere la centralità della pace, del dialogo tra diverse culture e della pacifica convivenza. L’unica voce che ha tentato di far uscire dal cono d’ombra mediatico quello che sta accadendo a Gaza è stata interpretata come provocazione e appoggio a Hamas nonostante la scritta fosse semanticamente chiarissima e priva di ambiguità. Un’altra cosa che stupisce è che tutti i partiti hanno parlato ed espresso una solidarietà a senso unico, senza alcun accenno alla questione palestinese. Appunto per questo, la violazione del diritto costituzionale di libertà di parola e di pensiero compiuta contro l’unica voce di dissenso preoccupa per la tenuta democratica del nostro territorio.

{D@ttero}

Testo consigliato:Israele, Palestina. Le verità su un conflitto di Alain Gres. Ed Einaudi

foto di Foto di badwanart0 da Pixabay
Link:https://pixabay.com/it/photos/striscia-di-gaza-in-palestina-nel-2015-678979/