Le previsioni del tempo fra allarmismo, nostalgia e fantascienza
Come afferma Michel Foucault in una conferenza del 1976, poi pubblicata in rivista nel 1981, “l’esistenza di un piccolo pericolo interno permanente è una delle condizioni che rende accettabile il sistema di controllo”. Certo, il filosofo francese si riferisce alla criminalità, la quale ha sempre un posto di rilievo nella comunicazione mediatica, presentata sempre come se si trattasse di un fatto nuovo. Ma, dal momento che, per utilizzare sempre un’espressione dello studioso, ci troviamo in un sistema in cui la popolazione è attraversata e scandagliata dalla “biopolitica”, la condizione di allarme permanente si espande ad altri fenomeni sociali e culturali. Abbiamo visto durante l’emergenza Covid come l’allarme permanente si sia esteso alla salute pubblica e alla “cura di sé” fino a diventare un patrimonio proprio della medicina, la quale si è a sua volta allargata fino ad estendere le sue maglie di autorità su qualsiasi aspetto della vita sociale: una medicina che è diventata politica e comunicazione mediatica.
L’allarme, che spesso si traduce in allarmismo, nonché nella presenza costante di un pericolo incombente, sono fenomeni che riguardano non da ultimo anche le previsioni del tempo. Da diversi anni a questa parte il servizio delle previsioni meteo, soprattutto in rete, ha perso sempre di più il suo carattere puramente informativo per assumere connotazioni mediatiche con venature salottiere da gossip. Il tutto formulato come se provenisse dall’alto di un sapere che è precluso ai comuni mortali. D’altra parte, la creazione della rubrica “Che tempo fa”, condotta dal celebre colonnello Bernacca, rientra all’interno della dimensione spettacolare delle prime trasmissioni televisive della fine degli anni Cinquanta e Sessanta e ottiene popolarità dal grande pubblico alla stregua di molte altre trasmissioni, siano esse “Carosello” o gli show più svariati, gli sceneggiati o i telequiz. Ma, rispetto a oggi, la comunicazione di Bernacca e di Baroni era innocente come un gioco da bambini.
Su molti siti non facciamo altro che incontrare notizie che parlano di fenomeni iperbolici e fuori dal comune: caldo anomalo, piogge e temporali di fortissima intensità, venti di tempesta e burrasca in arrivo e poi, ultimamente, neve e gelate in pianura, l’arrivo del gelido vento Burian, un freddo incredibile caratterizzato dallo “Stratworming”, ovvero la frantumazione del “vortice polare” ecc. ecc. Il tutto condito con un linguaggio semplice che mescola al suo interno espressioni più ‘difficili’ e tecniche (stile ereditato dal succitato Bernacca), che il meteorologo di turno non manca mai di spiegare a noi poveri ignorantoni. Certo, non si deve davvero sottovalutare il pericolo reale che potrebbe essere provocato da un evento meteorologico anomalo ma, ad ascoltare quello che scrivono i siti di meteorologia, sembra che tale pericolo sia quasi costante tanto da far chiudere le scuole per allerta meteo anche in assenza di vere emergenze. Lo stile predominante in essi è spesso infarcito di espressioni tecniche, con aggettivi tipo “caldo”, “freddo”, “anomalo” (spesso preceduti dall’avverbio, ormai abusato, “decisamente”) le quali si alternano a espressioni più ‘poetiche’, spesso pervase di nostalgia per il passato.
Infatti, la stessa nostalgia che viaggia sui social la ritroviamo nelle previsioni del tempo le quali finiscono per perdere la loro presunta scientificità. Spesso, i meteorologi ci propinano dei veri e propri ‘pipponi’ sul fatto che oggi non fa più freddo come una volta, che ci dobbiamo dimenticare gli inverni di quaranta e più anni fa. Ma tutta questa nostalgia, in particolare su siti che dovrebbero invece offrirci indagini più ‘tecniche’ e scientifiche, soprattutto in relazione al cambiamento climatico, non porta davvero a nessun possibile miglioramento per il futuro. E non comunica davvero ai lettori la necessità di un vero e proprio cambiamento radicale in fatto di emissioni inquinanti. La nostalgia è accompagnata poi dalla presa di coscienza, sbandierata a più riprese, dell’ineluttabilità del cambiamento climatico, come se si trattasse di un fenomeno esclusivamente naturale, in cui non rientrano affatto l’inquinamento e le devastazioni provocate dall’uomo. Le cose stanno così, certo, ma si potrebbero attuare mille precauzioni, anche nel nostro presente, per evitare che continuino verso il peggio.
Se poi la nostalgia si unisce all’allarmismo, ecco che spunta fuori la fantascienza con il “gelo siderale”. In questa notizia del 2 dicembre scorso lo possiamo leggere chiaramente: Immaginate un freddo così intenso da sembrare provenire direttamente dallo spazio esterno. Questo non è il soggetto di un film di fantascienza, ma la realtà che l’Italia potrebbe affrontare nel gennaio del 2024. Il gelo siderale, un fenomeno meteorologico raro e imprevedibile, sta per mettere alla prova la resistenza del nostro paese con masse d’aria gelida di origine extraterrestre. Origine extraterrestre? Accidenti, invece di leggere un romanzo o vedere un film su invasioni di terribili e agguerriti extraterrestri, basta leggere una notizia sulle previsioni del tempo! Viene anche specificato che non è un soggetto da film di fantascienza ma una realtà che potrebbe aggredire l’Italia, come accade agli Stati Uniti del film catastrofico del 2004, The Day After Tomorrow diretto da Roland Emmerich. Non è certo un fenomeno da prendere alla leggera: Questo scenario non è da prendere alla leggera: strade trasformate in piste di pattinaggio, rischi per la salute dei senza tetto e disagi generalizzati sono solo alcune delle conseguenze possibili”. E poi, a rincarare: La vita quotidiana potrebbe subire notevoli stravolgimenti: scuole chiuse, negozi con serrande abbassate e trasporti pubblici in tilt sono scenari che potrebbero diventare realtà. In un contesto simile, la solidarietà diventa un valore imprescindibile. È il momento di dimostrare che la comunità sa stare unita e supportare, chi si trova in condizioni di maggiore vulnerabilità. Ma l’Italia, come afferma l’articolo in caratteri più grandi, non si lascia intimidire!. Come di fronte al terribile Covid, così di fronte a un gelo extraterrestre (chissà se avrà le sembianze del mite ET oppure del terribile Alien), l’Italia resta unita, l’amor di patria vincerà!
Ma la nostalgia, alla fine, sembra avere il sopravvento sull’allarmismo che si stempera qui, in un articolo del 5 dicembre (appena tre giorni dopo), in una dimensione poetica e favolistica: Il gelo siderale, fenomeno meteorologico raro e affascinante, stava per far sentire la sua presenza in modo indimenticabile. L’onda di freddo proveniente dallo spazio sembrava danzare attraverso l’atmosfera terrestre, dipingendo il cielo di una tinta di ghiaccio e promettendo un’esperienza invernale come mai prima d’ora. Infatti, Gli esperti meteorologi prevedevano che l’Italia sarebbe stata pesantemente colpita. Temperature drasticamente al di sotto dello zero si preparavano a fare la loro entrata, portando con sé la magia della stagione invernale. Ma anche le regioni centrali e meridionali avrebbero assaporato l’incanto del gelo siderale, con un’atmosfera che si sarebbe trasformata in un tableau di cristalli di ghiaccio. Ma così non sarà, ahimè. È vero che quest’ultimo articolo si riferisce al Capodanno e non a gennaio, ma sembra assai improbabile che possa arrivare questa tanto attesa e auspicata invasione extraterrestre di gelo.
Quel che è certo è che ci apprestiamo a trascorrere un Natale che sembra primavera, come sempre più spesso negli ultimi anni. Ma i media, in questi giorni, passata l’emergenza Covid e gli spauracchi di un Natale passato, quello del 2020, sembrano tutti impegnati a mostrare bella gente indaffarata nelle compere dei regali, a far cenoni e a mangiare panettoni. A nessuno sembra interessare che siamo ormai entrati in una fase quasi irreversibile di cambiamento climatico mentre i potenti sono solo buoni a inscenare conferenze-pagliacciate come quella recente di Dubai. Non dobbiamo però dimenticare che, come scrive Amitav Ghosh nel suo fondamentale saggio Il cambiamento climatico e l’impensabile, “la crisi climatica” è “anche una crisi della cultura e pertanto dell’immaginazione”.
gvs
(in copertina un fotogramma da The Day After Tomorrow)