Meduse e fumi di navi
Ulderico si era trasferito a Citorno con la sua famiglia perché i medici avevano detto che l’aria salubre e pulita del mare avrebbe giovato tantissimo all’asma di cui soffriva Michelino. E allora, un bel giorno, aveva fatto i bagagli e si era fatto trasferire dal suo ufficio pubblico, che si trovava in una delle zone più trafficate di Girenze, in un altro ufficio di Citorno, dalle cui vetrate poteva vedere anche il mare. La moglie Sofonisba e i due bambini, Michelino e Michelone, erano felicissimi di questa nuova vita che si prospettava nella città di Citorno, tanto più che il trasferimento avveniva all’inizio dell’estate: li aspettavano paradisiaci bagni in mare, passeggiate al tramonto nell’aria pulita, escursioni sulle colline e nei parchi cittadini. Ulderico aveva visto decine e decine di depliant turistici, aveva consultato siti su siti dedicati a Citorno e al suo mare e alla fine aveva deciso: quello sarebbe stato il luogo ideale per la guarigione di Michelino. Le foto mostravano lungomare radiosi, circonfusi di tramonti di un colore rosa pallido, stabilimenti balneari con le pagode e le bandiere colorate al vento, terrazze sul mare piene di luce. Aveva anche trovato una sistemazione che non era malaccio: un appartamentino al primo piano di un palazzo dell’immediata periferia della città, che dava su un parco pieno di alberi.
I giorni passavano e si facevano sempre più torridi: la famigliola si rinfrescava con lunghi bagni agli stabilimenti balneari cittadini, con passeggiate sulle colline, alla valle Pocodetta a far scorpacciate di pappardelle al tartufo dopo escursioni nei boschi. La salute di Michelino inizialmente era migliorata ma poi, all’improvviso, ebbe un tracollo. La sua asma si era notevolmente aggravata e il ragazzino veniva assalito da violenti attacchi di tosse. Lo stesso Ulderico aveva cominciato a tossire, avvertendo alcune volte nell’aria un odore acre e fumigante, simile a quello dei gas di scarico delle automobili. Cavolo! Avrebbe dovuto sentirne assai di più dalle finestre del suo ufficio vicino agli svincoli superstradali di Girenze! Eppure, paradossalmente, lo avvertiva a Citorno!
Un brutto giorno, allo stabilimento balneare dove Sofonisba e i bambini si recavano tutti i giorni, raggiunti da Ulderico non appena usciva dal lavoro, tutte le persone non potevano più fare il bagno in mare e se ne stavano a sporgersi dagli scogli a vedere la distesa azzurra che pullulava di meduse, alcune piccole e rosse, altre enormi e biancastre. Cosa era successo? Un’invasione di meduse, come mai si era visto in passato, una tropicalizzazione del Mediterraneo dovuta ai cambiamenti climatici! Eppure nessuno sembrava dare la colpa all’inquinamento e ai cambiamenti climatici, tutti pensavano soltanto al proprio bisogno di fare il bagno: le meduse venivano a riva perché erano degli esseri malvagi che volevano impedire ai poveri citornesi il loro bagno nel loro mare. Dappertutto si creò quindi un vero e proprio ‘allarme meduse’: nessuno faceva più il bagno in mare, le piscine degli stabilimenti balneari strabuzzavano di persone, tutti si erano improvvisati cacciatori e avvistatori di meduse e se ne stavano a guardare dal lungomare con cannocchiali e binocoli; venne istituita persino una nuova figura di pubblica sicurezza, il “medusiere”, che girava i lungomare e gli stabilimenti balneari con un cappellino bianco a visiera, un binocolo e un retino con il quale issava le meduse a terra e le condannava a una morte atroce.
Ma Ulderico, con la sua sagacia, aveva notato, insieme all’odore acre che li seguiva dappertutto (persino alla valle Pocodetta, sulle colline, al santuario di Montebianco, alla villa Capannotti a un incontro col famoso scrittore Chiarati) una specie di chiazza nel cielo, a forma di medusa gigante. L’odore era sempre più forte ma nessuno sembrava accorgersene, tutti sembravano interessati esclusivamente all’emergenza meduse, quelle bianche che stanno in mare. Da dove mai veniva questo odore? Spesso, il suo apparire – se ne erano accorti tutti, Sofonisba, Michelino e Michelone – era accompagnato da un uuuu, uuuu, un suono cupo e terribile che si ripeteva a qualsiasi ora del giorno e della sera, e arrivava persino sui poggi della valle, fra i tavoli della trattoria delle pappardelle al tartufo, persino nei sentieri verdicanti di collina. Era il lugubre canto dei bastimenti, pensò Ulderico, un suono che a Girenze mai aveva udito. Erano navi mercantili, che passavano all’orizzonte, davanti ai bagni, cariche di container o di petrolio, ed erano le navi da crociera, enormi città galleggianti, dalle quali uscivano a frotte paonazzi americani in ciabatte, con le pance rosse a forma di hot dog, accompagnati da matrone dai culi spaziali e grassi bambini che bevevano coca cola dall’alba al tramonto. Dai fumaioli di queste navi uscivano neri rigagnoli di fumo che se andavano a formare la nera medusa che si vede lassù.
Se i reparti di dermatologia dell’ospedale si riempivano di bagnanti urticati dalle meduse, anche quelli di pneumologia non da meno erano saturi di cittadini con difficoltà respiratorie. Anche il povero Michelino venne ricoverato (bel guadagno venire a Citorno, pensò Ulderico!) e dovette passare in ospedale diversi giorni. La medusa nel cielo diveniva sempre più grande e più nera ma nessuno se ne accorgeva, nessuno la vedeva, perfino il medusiere disse che non era niente, semplicemente un addensamento di nuvole tempestose che passavano lontane e le difficoltà respiratorie erano provocate dal caldo terribile. Il primo agosto iniziavano le sue ferie e Ulderico non trovò di meglio che spendere tutti i suoi risparmi per fare installare un condizionatore nel suo appartamentino e passarle chiuso in casa con la sua famiglia: in questo modo si sarebbero risparmiati i fumi tossici della medusa gigante. Alle pareti di casa attaccò immagini e poster del mare, dei bagni, della valle Pocodetta e delle pappardelle: almeno se ne sarebbero stati al fresco e Michelino, con l’aria del condizionatore, sarebbe definitivamente guarito.
gvs
(continua domenica prossima)