MES, discussioni accese sulla punta dell’iceberg
Ci sono due generi di errori sul MES che ricorrono in queste settimane: il primo è legato alla convinzione che la giuridificazione del dibattito, l’eccessiva esposizione del dettaglio tecnico, spieghi effettivamente la natura del problema da risolvere ponendo il piano giuridico come quello della soluzione. Il secondo sta al polo opposto: ragiona in termini di politicizzazione ovvero la spiegazione del MES come errore politico che va risolto in qualche modo (tra stati o all’interno dello spazio nazionale) . Eppure, al momento, entrambe le dimensioni, la politica e il diritto, sono scatole semivuote che contengono tanti dubbi, pochi concetti e nessuna soluzione.
Infatti, produrre errori, per la politica e il diritto, sembra essere oggi l’unico modo per sopravvivere trovando ascolto.
In entrambe le dimensioni c’è infatti lo stesso problema di fondo: aver completamente mancato il rapporto tra dinamiche conflittuali, distruttive che sono l’anima dei mercati finanziari e comportamento delle banche centrali. Con la conseguenza di avere poche vere idee su come operare in questo rapporto che incide, anche in modo violento, sulle politiche nazionali e sulla governance europea. Perchè il cuore dei problemi sta nel rapporto, animale, tra mutazione dei mercati finanziari ed evoluzione delle banche centrali. La regolazione , dove trovano posto politica e diritto, rincorre solo molto faticosamente questa realtà che cambia. Si capisce così perché si è svuotato, per il diritto e per la politica, l’arsenale delle armi a disposizione. Il resto è retorica per ottenere un pò di consenso, nascondere le proprie responsabilità o drammatica sottovalutazione del problema visto come risolvibile tirando fuori qualche slogan del passato. Slogan naturalmente inutili che non spiegano cose elementari come il fatto che, nonostante le discussioni sul MES, gli spread siano rimasti bassi. Ma diamo un pò di occhiate a cosa accade nel mondo reale.
1) Veniamo al MES. Stiamo parlando di uno strumento, il fondo salva stati, che è stato approvato dai paesi Ue nel 2012. Dopo il triennio 2008-2011 che ha scatenato la crisi Lehman Brothers e quella del debito europeo. Il MES è un fondo intergovernativo che, all’epoca, è stato pensato per rimettere a razionalità ordoliberista ogni bilancio statale in grado di mettere in crisi governance europea e stabilità dell’euro. In poche parole, secondo questa logica, se arriva un attacco finanziario che mette in crisi un bilancio statale debole, secondo l’accordo tra stati del 2012, il MES interviene per drenare le risorse di un paese e “razionalizzare” il bilancio pubblico. Inutile dire che le trattative per la sua riforma, a livello istituzionale, erano note da tempo. Certo, con I soliti metodi da governance autoritaria (es. riunioni dove si informa la maggioranza, allora gialloverde, di cosa accade dove le persone non devono fare foto o screenshot dei documenti ma solo prendere appunti..) ma quando sta accadendo era noto ai due ultimi governi e a tutti i partiti presenti in parlamento. Quali sono i problemi? Non tanto le clausole del trattato, l’Italia ha diritto di veto sulle politiche del nuovo MES in quanto grande azionista, e nemmeno sulla quota da pagare nel club (125 miliardi non sono pochi ma quando hai diritto di veto sulle politiche li puoi indirizzare in modo da favorirti). Certo qualcosa di serio da accomodare c’è, perchè il MES è una struttura di commissariamento del bilancio pubblico, ma non c’è niente di clamorosamente peggiorativo rispetto a quanto di pessimo votato nel 2012. C’è però la questione, oggetto di trattativa in Europa, dell’intervento del MES nelle crisi bancarie. Anche qui fatto già avvenuto per il salvataggio delle banche spagnole (o, meglio, degli interessi tedeschi nelle banche spagnole) ma che ha fatto sollevare dubbi sulla capacità del MES di intervenire nelle crisi. E ha fatto formulare al centrodestra lo slogan “i soldi degli italiani per le banche tedesche” (capirai, 125 miliardi se le banche tedesche crollano servono al massimo per chiuderne le sedi..). Ma cosa sta succedendo davvero? Facciamo un ulteriore passo.
2) Eppure se vediamo chi sta strillando tanto, a parte il centrodestra al quale si sono aggiunti Di Maio e Di Battista, emerge un grosso problema del MES. E lo fa notare Patuelli, già latinista e segretario del PLI nella prima repubblica, oggi segretario della ABI (associazione bancaria italiana) con una frase urlata ai giornalisti italiani presenti a Bruxelles
“Se la riforma del Mes dovesse passare così com’è, non compreremo più titoli di stato”
Cosa? Come? Le banche italiane minacciano in Europa di non comprare più titoli italiani a seconda di come passa la riforma del MES? Cosa sta accadendo? E qui entriamo, per la prima volta, nel rapporto tra mercati finanziari, banche e BCE, che ci spiega davvero come stanno i fatti.
Come sappiamo spread e tassi di interesse sono bassi. Questo avviene a causa dell’altro grande strumento di raffreddamento delle crisi dovute ad attacchi finanziari e depressione del mercato finanziario: il Quantitative Easing della BCE. Il che significa, grosso modo, stampare denaro dal nulla da parte della banca centrale europea e comprare titoli di stato per prevenire attacchi finanziari (e fare guadagnare amici ma si andrebbe lontano..). Il QE della BCE ha portato molti bond di paesi europei a tassi negativi. In poche parole se presti 100 euro allo stato tedesco questo te ne renderà 99. Tutti i soggetti finanziari privati in questo modo prendono soldi gratis, o addirittura con un margine di profitto, dalla banca centrale ma sono, a causa dei tassi negativi, in cerca di occasioni di guadagno nelle borse globali. Vogliamo sapere a chi riesce meglio guadagnare, con questo sistema, in Europa? Alle banche italiane, quelle dell’ABI di Patuelli, che, per semplificare, prendono i soldi gratis dalla BCE e comprano bond italiani che, avendo un minimo di spread con i bund tedeschi (che danno invece rendimenti negativi), il loro guadagno lo fruttano. Così, facendosi prestare i soldi a costo zero, comprando bond italiani che un minimo lo fruttano, senza colpo ferire le banche tricolori guadagnano arrivando a detenere il 70 per cento del debito pubblico italiano. Insomma, farsi prestare denaro stampato dal nulla dalla BCE e reinvenstirlo nel debito pubblico nazionale un minimo apprezzabile, alle banche italiane, ancora rende. E chi ha favorito questa politica? Draghi. Come? Su pressione delle banche tedesche che, all’epoca, trovavano conveniente la nazionalizzazione del debito e ora hanno cambiato idea. E cosa c’entra il MES? Semplice, la riforma di cui si parla, oltre all’intervento del MES nelle crisi bancarie, prevederebbe, il condizionale è d’obbligo, un tetto per il possesso dei bond nazionali da parte delle banche del proprio paese. Ecco perché Patuelli urla come un dannato: perderebbe una grossa fetta di mercato a danno di banche estere e fondi a caccia del miglior investimento rispetto a quello di titoli obbligazionari di stato che, come in Germania, danno tassi di interesse negativi. Quindi quello che sta accadendo – con le proteste del centrodestra con l’esposizione del M5S con l’agitarsi delle varie sinistre che non sanno bene di cosa parlano – altro non è che un fuoco di sbarramento, sia consapevole che inconsapevole, a copertura degli interessi dell’ABI. Mentre la Banca d’Italia, si veda la relazione di Visco, difende il MES. E anche questo è normale. Le banche centrali intervengono per tutelare i mercati finanziari le banche private hanno difficoltà a navigare nei mercati finanziari, visto che il loro modello di business è in crisi, e nello mondo mondo a tassi zero . Hanno infatti bisogno di margini, anche piccoli di rendita. Quando li trovano, come ha fatto Patuelli, li difendono strenuamente.
Poi c’è la politica, la parte destra che alza polveroni per difendere interessi del genere e rendita elettorale e il residuo di parte sinistra che prova ad adattare le proprie narrazioni fantasy a quanto sta accadendo ottenendo consenso elettorale zero. Ma la questione MES va finita di inquadrare per come è: la classica discussione su come è fatto un iceberg guardando solo alla punta. Qui si discute di clausole e di ristrutturazione del debito, comunque prevista dall’accordo 2012, mentre non si avverte il peso di una parte, consistente, non emersa dell’iceberg: la dolorosa fase delle banche italiane. Di un dolore tale di quelli trasmessi alla politica che l’ha razionalizzato quanto possibile: qualcuno ci fa campagna elettorale qualcuno aggiorna i propri racconti fantasy.
3) Veniamo a cosa conta più del MES, la vera parte gigantesca, non emersa, dell’iceberg. Come abbiamo detto il MES è uno strumento di razionalizzazione ordoliberista di bilanci statali Ue entrati in forte criticità o sotto attacco dei mercati finanziari. E’ un fondo intergovernativo regolato, nei rapporti tra stati, secondo la logica complessa della governance sovranazionale. Ma, con il MES, qualcosa di questi accordi ancora arriva ai parlamenti nei quali, come abbiamo visto, alcune forze politiche fanno un po’ di tribuna per ottenere consenso. Il punto è che con il QE, lo strumento successivo al MES per mettere a razionalità ordoliberista le criticità finanziarie dell’UE e dell’eurozona, accade qualcosa per cui il passaggio parlamentare semplicente non esiste. E stiamo parlando del grosso dell’iceberg. Il MES in questo modo appare più come lo strumento giuridico per regolare i comportamenti dei paesi a rischio per la governance ordoliberista che un vero strumento finanziario. 700 miliardi in dotazione al MES infatti non sono molto rispetto a quanto stampato dal nulla dal QE (che ha acquistato negli ultimi anni 2300 miliardi complessivi di debito pubblico e ha fatto crescere un bilancio della BCE che da solo è oltre il 40 per cento del pil dell’Eurozona). Insomma le armi finanziarie vere, la liquidità monetaria da sparare in caso di criticità finanziarie Ue e eurozona, è sempre affare in mano alla Bce, tramite il QE, non al MES che è un organismo intergovernativo. E il QE agisce senza bisogno di nessun passaggio politico, sceneggiate in parlamento o referendum sovrani. Semplicemente, quando lo ritiene, stampa denaro dal nulla e compra debito pubblico, compra anche asset aziendali orientando i mercati. E’ questo il motivo per cui alle criticità politiche sul MES non è seguita una nuova crisi dello spread. Perchè nei mercati finanziari si sa benissimo che attaccare l’eurozona oggi è difficile vista la risposta, in termini di armi finanziarie, della Bce. Allo stesso tempo i tassi bassissimi della Bce, una misura legate al QE, vanno benissimo ai mercati finanziari. Perchè permettono di farsi prestare liquidità a costo zero. Poi però questi soldi vanno investiti e le bolle finanziarie si gonfiano.
La parte grossa, vera dell’iceberg si chiama quindi QE. E spiega non solo gli spread bassi ma anche perché paesi come la Francia (100 per debito rispetto al Pil) e il Portogallo (120 per cento molto vicino al nostro) hanno firmato il MES. Perchè in caso di grossa crisi i soldi arrivano da Francoforte ma non dal MES , che ha pure sede nella city finanziaria tedesca, che rimane uno strumento minore ma direttamente dalla stamperia della banca centrale europea.
Quanto ai soldi italiani alle banche tedesche – a parte i ragionamenti di poveretti come Salvini e Meloni più qualche complottista “de sinistra” di complemento – si può stare tranquilli. In caso di crollo delle banche tedesche, o piu’ realisticamente di necessità di rifinanziamento, ci penserà, appunto, la premiata, efficiente stamperia della banca centrale europea . Ovviamente qui i problemi sono tre a) quanto e quando il MES lega l’Italia a comportamenti ordoliberisti b) che tipo di economia continentale esce da strumenti come il QE c) quando può durare questa situazione dove non solo la BCE ma tutte le banche centrali stampano denaro dal nulla come indemoniate.
Insomma, siamo in una situazione decisamente inedita. Ma anche una situazione del tutto chiara se si guarda al rapporto tra finanza globale, banche e banche centrali. La prima, ormai sganciata dai cicli economici, costruisce una crescita degli indici di borsa basata sul denaro stampato dal nulla e sugli interessi zero delle banche centrali, le banche senza l’aiuto di BCE, Fed etc non sopravvivono, il loro modello di business è in seria discussione, mentre le banche centrali devono assecondare finanza e banche pena la distruzione, vera, del sistema. Certo, il capitalismo del futuro, vista l’evoluzione tecnologica, può vivere quasi senza banche. Ma non può vivere senza che le banche centrali si sbilancino a favore delle esigenze della finanza globale. Si capisce che strumenti come il MES sono importanti, ad esempio per capire quando l’Italia sia condizionata in un’ottica ordoliberista, ma stiamo parlando di questioni collaterali. L’Italia può firmare, non firmare, manifestare, fare dichiarazioni di orgoglio sovrano, invocare la costituzione più bella del mondo, il Var al momento della firma dei trattati, quello che vuole. Se accade qualcosa le armi, il potere di togliere o meno l’ossigeno dei flussi finanziari a un paese, le ha la BCE tramite il QE oppure i mercati finanziari quando si mettono in modalità di attacco. Il resto è spettacolo elettorale, illusioni su una mitica Europa dei popoli che prende in mano il proprio destino con la coscienza risvegliata, qualche plebiscito e feste di piazza, quello che si vuole. Certamente, finita l’immaginazione, siamo nell’epoca della crisi infinita della regolazione giuridica e politica delle dinamiche finanziarie. Una crisi tale da far pensare che forse proprio il concetto di regolazione, giuridica e politica, è oggi sbagliato alla radice di fronte a un problema cosi’ gigantesco. Nel frattempo gruppi di più o meno generosi di arruffapopolo si accaniscono sulla punta di un iceberg poco compreso nelle dimensioni come nella effettiva pericolosità.
Per codice rosso, nique la police
(nell’immagine. Giambattista Tiepolo, nobiltà e virtù abbattono l’ignoranza, particolare, 1745)