Internazionale

Milei elogia il modello cileno

E oggi il governo di Gabriel Boric, nonostante le sue prese di posizione in campagna elettorale contro il modello neoliberista, è diventato un virtuale sesto governo della Concertación, consegnando i suoi ministeri chiave (a partire da quello dell’impresa) a note figure storiche di questo blocco.

Felipe Portales 15/08/2024

L’8 agosto u.s. –in visita in Cile- il presidente dell’Argentina, l’esponente dell’ultradestra Javier Milei, ha elogiato il modello economico che da decenni viene attuato nel nostro Paese.

In questo senso ha dichiarato che “per noi (Argentina) il Cile è stato un chiaro esempio di quello che si deve fare per sostenere lo sviluppo economico nel tempo. Sia per la sua sana relazione tra il pubblico e il privato che per la sua politica economica innegoziabile che è proseguita nonostante i cambiamenti di segno politico (nel Paese)”(El Mercurio; 9-8-2024). Ed ha aggiunto che “questi valori permettono al Cile di annullare il ritardo e avviarsi verso un modello di prosperità. Anche noi (Argentina) abbiamo finalmente cambiato e anche noi crediamo in questi valori” (Ibid.).

Per quanto possa essere clamoroso che questo sincero elogio venga dal presidente più all’estrema destra nel mondo in materia economica a memoria d’uomo, non dovrebbe esserlo così tanto se ricordiamo le numerose apologie che abbiamo ascoltato, da qualche tempo, da parte di rilevanti economisti, imprenditori e politici di destra –nazionali e internazionali- rispetto a quel modello. E specialmente quelle relative ai 20 anni ininterrotti di governi (1990-2010) della nominale alleanza di centro-sinistra (la Concertación de Partidos por la Democracia) che ha svolto un ruolo cruciale nella legittimazione, nel consolidamento e nell’approfondimento di questo modello imposto dalla dittatura di Pinochet. E, ancor di più, quanto realizzato dal “socialista” Ricardo Lagos dopo il suo governo tra il 2000 e il 2006.

Così abbiamo il collega di Milton Friedman nella Scuola di Economia dell’Università di Chicago, Arnold Harberger, il quale dichiarò nel 2007 di essere “stato in Colombia l’estate scorsa per partecipare a una conferenza, e chi ha parlato immediatamente prima di me è stato l’ex presidente Ricardo Lagos. Il suo discorso lo poteva aver fatto un professore di economia del grande periodo dell’Università di Chicago. Lui è economista e ha spiegato le cose con le nostre stesse parole. Il fatto che partiti politici di sinistra abbiano finalmente abbracciato le lezioni della buona scienza economica è una benedizione per il mondo” (El País, España; 14-3-2007).

E in seguito in una visita in Cile nel 2010 –alla fine del primo governo di Michelle Bachelet- disse: “Credo che ci sia stata una grande evoluzione di politica economica in Cile durante il periodo del governo militare, e una volta creata la squadra di Patricio Aylwin con Alejandro Foxley e altri, loro hanno seguito la stessa rotta dei governi precedenti, e questo che io sappia è proseguito fino ad oggi” (El Mercurio; 19-12-2010).

A sua volta, alla fine del governo di Lagos, il presidente della confederazione dei grandi imprenditori cileni, Hernán Somerville, ha dichiarato che “tutti i miei imprenditori lo amano (Lagos), sia nell’APEC (il Forum di Cooperazione Asia-Pacifico) che qui (in Cile) perché veramente hanno per lui una grandissima ammirazione per il suo livello intellettuale superiore e perché si vede largamente avvantaggiato dal fatto che il Paese venga percepito da tutti come un modello” (La Segunda; 14-10-2005). Inoltre l’importante economista e imprenditore César Barros ha definito Lagos -il giorno della sua assunzione della carica- come “il miglior Presidente di destra di tutti i tempi” (La Tercera; 11-3-2006). A sua volta, il dirigente della ultraconservatrice Unión Demócrata Independiente (UDI), Herman Chadwick, ha dichiarato che “il Presidente Lagos ci ha restituito l’orgoglio di essere cileni” (El Mercurio; 21-3-2006). E il noto imprenditore pinochetista Ricardo Claro ha dichiarato nel 2008 che “Lagos è l’unico politico in Cile con una visione internazionale, ed è molto aggiornato. Non trovo nessun altro nella destra o nella DC” (El Mercurio; 12-10-2008).

Inoltre, in termini più generali il politico pinochetista Hermógenes Pérez de Arce ha detto che “la destra ha visto come il modello di sviluppo economico-sociale che mettono in pratica i successivi governi concertazionisti somiglia molto di più a quello che da sempre ha promosso rispetto a quelli propri e originari della sinistra (socialismo marxista-leninista) e della DC (socialismo comunitario)” (El Mercurio; 19-3-2006). E ancora più eloquente è stato lo scienziato politico della conservatrice Renovación Nacional (RN) Oscar Godoy, che alla domanda se osservasse un disorientamento nella destra per “la capacità che ha avuto la Concertación di appropriarsi del modello economico”, rispose: “Sì. E credo che questo dovrebbe essere un motivo di grande allegria, perché è la soddisfazione che produce in un credente la conversione dell’altro. Per questo ho tanti amici nella Concertación; ai miei tempi eravamo antagonisti e vederli ora pensare come liberali, impegnati in un progetto di sviluppo di una costruzione economica liberale, mi dà molta soddisfazione” (La Nación; 16-4-2006).

Queste apologie sono proseguite nel tempo. Espressione di ciò sono –tra le altre- le parole dell’allora capogruppo dei senatori della UDI nel 2019, Ena von Baer, la quale ha assicurato che “Chile Vamos (il nome che aveva acquisito all’epoca l’alleanza dei partiti di destra) è l’erede della Concertación, perché siamo orgogliosi del Paese che la Concertación ha costruito insieme a noi” (La Tercera; 20-4-2019). Dichiarazioni che per l’allora deputato e presidente di RN, Mario Desbordes, costituivano “un’analisi molto veritiera” (Ibid.).

E oggi il governo di Gabriel Boric, nonostante le sue prese di posizione in campagna elettorale contro il modello neoliberista, è diventato un virtuale sesto governo della Concertación, consegnando i suoi ministeri chiave (a partire da quello dell’Impresa) a note figure storiche di questo blocco. E utilizzando le proprie prerogative presidenziali, Boric ha continuato a integrare il Cile in modo solitario e subordinato nella globalizzazione neoliberista. In questo senso ha proceduto a completare l’entrata del Chile nel TPP11, nonostante che Boric e il Frente Amplio (la sua coalizione) fossero, quando erano all’opposizione, completamente contrari. Inoltre ha continuato a promuovere il progetto di trattato solitario del Paese con l’Unione Europea, nonostante che in questo preciso momento anche il Mercosur stia negoziando un trattato con la UE! E l’anno passato si è espresso contro i tentativi di Lula di rimettere in piedi l’Unione delle Nazioni Sudamericane (Unasur) che si è disintegrata alcuni anni fa. E sicuramente quest’ultima cosa Milei la sa…

Fonte: www.rebelion.org

Traduzione per Codice Rosso di Andrea Grillo