Miss Marx di Susanna Nicchiarelli: parole, corpi, sguardi in una lotta di classe al femminile
Miss Marx di Susanna Nicchiarelli è ben più di un biopic su Eleanor, la figlia minore di Karl Marx chiamata familiarmente Tussy: è un film che mette in scena il corpo e la parola in una dimensione scenica dal forte impianto teatrale. Il corpo della protagonista ci viene svelato, fin dalle prime inquadrature (che la mostrano al funerale del padre) quasi come l’incarnazione della lotta di classe. Un corpo che diviene anche l’antesignano della lotta delle donne per i loro diritti. Se, come scrive Rachel Holmes, la biografa ufficiale di Eleanor, “Tussy e il Capitale crebbero insieme”, il film ci mostra la forte presenza fisica del personaggio quasi come se fosse l’incarnazione del Capitale stesso, dell’ideologia marxiana declinata al femminile. L’attrice Romola Garai, nei panni di Eleanor, riesce meravigliosamente a portare in scena una forte presenza corporea che riempie sempre le inquadrature caricandole di significato: è una ben precisa presenza di genere, ideologicamente connotata, a esibirsi davanti ai nostri occhi.
La presenza corporea viene coadiuvata da due importanti elementi sonori: la parola e la musica. Le immagini offerte dalla Nicchiarelli si trasformano, a volte, in un vero e proprio cinema di parola: sono le parole di Marx che, allora, riempiono le inquadrature da un punto di vista sonoro, nei momenti in cui viene mostrato il volto monologante di Eleanor. Oltre che pronunciare, come sulla scena di un teatro, le parole del padre, ella pronuncia anche le sue nuove parole di lotta per una società più giusta che tuteli i diritti dei lavoratori (persino nella piaga del lavoro minorile) ma anche delle donne. Il corpo diventa parola e il cinema dà voce alla lotta: Eleanor non smette mai di parlare con forza e con irruenza di fronte agli operai e alle classi disagiate mentre, in montaggio alternato con i suoi primi piani, scorrono sullo schermo immagini di archivio di scontri e di lotte che hanno attraversato la modernità, dalla Comune di Parigi fino a quelle degli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Il corpo e la parola, quindi, permettono al personaggio di uscire dagli schemi di una eroina vittoriana che agisce sullo sfondo di un’epoca ben precisa, quella vittoriana appunto, che sotto il suo aspetto di rispettabilità, nel suo centro culturale ed economico, Londra, covava follie e mostruosità di ogni genere che hanno attraversato l’immaginario collettivo, da Jack lo Squartatore a Dracula, come dimostra Franco Pezzini in un suggestivo volume dal titolo Victoriana. Maschere e miti, demoni e dèi del mondo vittoriano (Odoya, 2016). Eleanor non è quindi la quintessenza romantica e melodrammatica di un’epoca e di una città nella quale le donne venivano uccise da Jack lo Squartatore o si trasformavano in folli vampire assetate di sangue: il suo è un personaggio fuori dal tempo, straordinariamente moderno e contemporaneo, che racchiude in sé la vitalità e l’irruenza delle lotte femministe della modernità. Come scrive l’autrice in una nota di regia, la storia di Eleanor mi ha dato l’opportunità di esplorare temi incredibilmente contemporanei in un contesto d’epoca, ma ho ritenuto necessario capovolgere i clichés del dramma in costume. Ho cercato di sovvertire l’immagine dell’eroina vittoriana e sostituirla con quella emblematica e moderna di una donna che combatte sul fronte personale e pubblico. Credo che la storia di Eleanor richieda di essere raccontata con delicata ironia: la sua vita sentimentale fu assurda e tragica, i suoi guai condivisibili anche per le donne di oggi. Ma questa storia richiede anche un profondo rispetto: le battaglie di Eleanor e dei suoi compagni risultano più che mai attuali e urgenti, oggi come ieri.
Controcanto delle parole di lotta è la musica: il rock e il punk che sentiamo in abbondanza durante tutto il film sono la somatizzazione sonora della contestazione e della resistenza. Questi generi musicali vengono quindi riconfermati nella loro funzione più importante, cioè quella della contestazione di una società di tipo ‘borghese’ e tradizionale. Associando il rock e il punk alla figura di Eleanor – la quale assume, come già detto, in diversi momenti il valore di rappresentazione simbolica del padre Karl – la potenzialità corporea del personaggio viene aumentata di valore e di forza. E comunque, la forza contestataria femminista di Eleanor si spinge anche oltre il padre, contro ogni forma di patriarcato. Violenta e incontrollata, infatti, è la sua reazione di ribellione alla figura paterna nel momento in cui Engels morente le rivela della relazione adultera di Karl con Helene Demuth; ugualmente violente e cariche di un sentimento antimaschilista sono le sue reazioni nel momento in cui apprende che il compagno Edwuard Aveling, dopo la morte della prima moglie, si era sposato segretamente con un’attrice utilizzando il proprio nome d’arte. Presosi gioco di Eleanor e della giovane attrice, il socialista Aveling diventa il nuovo bersaglio della parola di miss Marx: una parola che si eleva chiara e scandita come prima, ma adesso dichiaratamente schierata a fianco di una lotta di classe di genere. Insieme alla parola, torna di nuovo protagonista il corpo: Eleanor si abbandona ad una danza sfrenata sulle note di Dancing in the dark di Bruce Springsteen rivisitate dai Downtown Boys (a completare la bella colonna sonora del film è poi la consueta collaborazione della Nicchiarelli con i Gatto ciliegia contro il grande freddo). Adesso, quello stesso corpo non emette parole ordinate e composte, bensì diviene esso stesso quasi materia magmatica, pura rappresentazione fisica profondamente umana.
La significativa dimensione teatrale che avvolge il film è evidente soprattutto nel momento in cui Eleanor e Edwuard stanno interpretando Casa di bambola di Ibsen, un testo che, all’epoca, sollevò molte critiche all’interno della società vittoriana, in quanto mostra l’abbandono del marito da parte della moglie e il suo rifiuto a svolgere il ruolo predeterminato di donna sottomessa e ubbidiente (Eleanor interpretò veramente, nel 1886, la parte di Nora Helmer in una rappresentazione del testo di Ibsen a Londra, mentre Aveling interpretò Torvald Helmer e George Bernard Shaw la parte di Krogstad). All’inizio non si capisce che si tratta di una rappresentazione teatrale e sembra che Eleanor, nei panni della protagonista Nora, stia veramente lasciando Edwuard. L’interpretazione della ribelle Nora diventa quindi una sorta di anticipazione simbolica della ribellione di Eleanor nei confronti del compagno. Lo sguardo, in questi momenti metateatrali, assume un ruolo estremamente importante come del resto lo ha in tutto il film. Gli sguardi che i personaggi si scambiano assumono una dimensione fortemente corporea, si trasformano in abbracci e ferite, come scrive Jean Starobinski riguardo ai personaggi tragici di Racine.
Miss Marx è un altro dei significativi personaggi femminili che lottano per difendere i propri ideali offerti dal cinema della Nicchiarelli. Come Luciana, la bambina comunista convinta che la rivoluzione trionferà ovunque, nell’Italia della fine degli anni Cinquanta delicatamente affrescata con toni da fiaba in Cosmonauta (2009) o come Nico, la cantante dei Velvet Underground mostrata nel momento del suo decadimento artistico in Nico, 1988 (2017), così anche Eleanor è una donna che, contemporaneamente, lotta per se stessa e per tutte le altre donne. Miss Marx, film scritto e diretto da una donna, che parla di una donna che si è distinta nella modernità per l’originalità e la tenacia della sua lotta, è perciò un film importante, che merita di essere visto: non tanto, lo ripetiamo, come un esercizio filologico o storico. Non ci interessa la dimensione di realismo e verità (pure presente, con tutti i crismi) nell’affrescare un contesto storico, non ci interessano i risvolti privati e ‘scandalosi’ che avvolgono la vita di un’eroina vittoriana (la rappresentazione della figura della protagonista – è bene sottolinearlo – rifugge ogni dinamica spettacolare). Perché Eleanor non è un’eroina ma una donna come tante, come tante che oggi continuano a subire oltraggiose violenze, fisiche e psicologiche, che spesso passano sotto silenzio. Eleanor – e poco importa, allora, che si tratti della figlia di Marx – con la sua lotta e il suo dolore, col suo sguardo, il suo corpo e le sue parole è una donna profondamente e significativamente contemporanea.
gvs