Per quanto tollereremo l’onnipotenza dei giganti farmaceutici?
di Marc Vandepitte 27/01/2021
In questi giorni c’è stato un grande clamore per l’annuncio di Pfizer e AstraZeneca che avrebbero fornito meno vaccini di quanto contrattato in Europa. La decisione unilaterale, la motivazione banale e la comunicazione brusca hanno mostrato ancora una volta le brutali relazioni di potere alle quali siamo sottoposti nel settore della salute. Non è l’ora di mettere in ordine casa nostra?
“Il risultato di questo processo è un’oligarchia del capitale privato il cui enorme potere non si può controllare con efficacia neanche in una società organizzata politicamente in modo democratico”
Albert Einstein
Alla mercé dei monopoli
Ci troviamo ad affrontare la più grande crisi sanitaria degli ultimi cento anni. Ogni sei secondi qualcuno muore di COVID-19. La somministrazione di un vaccino a gran parte della popolazione mondiale è cruciale per controllare questa crisi.
Tuttavia la realtà è che dipendiamo quasi totalmente da pochi giganti farmaceutici per questa campagna di vaccinazione. Accaparrano tutta la produzione, determinano i prezzi e si incaricano della distribuzione dei vaccini. L’unica cosa che gli interessa è il profitto. I nostri governi si limitano ad osservare passivamente.
Può darsi che ci siamo abituati, ma in realtà è improbabile e inaccettabile che dipendiamo completamente da manager di imprese non eletti, che oltretutto sono guidati da aspetti economici, per ottenere farmaci e vaccini salvavita.
Una vera macchina per i profitti
L’industria farmaceutica è molto concentrata e chi comanda è una decina di compagnie. Per la produzione dei vaccini la concentrazione è persino maggiore: quasi tutta la conoscenza è in mano ad appena quattro imprese: GSK, Johnson & Johnson, Pfizer e Sanofi.
Poche industrie sono coccolate quanto l’industria farmaceutica. Quasi tutta la Ricerca & Sviluppo si fa in laboratori governativi e universitari, pagati dai contribuenti. Il settore conta anche su crediti fiscali e altre concessioni finanziarie per coprire possibili rischi. Una volta che vengono sviluppati i farmaci si possono brevettare. A quel punto ai consumatori e al governo vengono richiesti prezzi alti.
Non sorprende che i giganti dell’industria farmaceutica abbiano i margini di profitto più alti di tutte le industrie. Il loro rendimento è del 17,3% rispetto a una media dell’11,5% nelle altre industrie. Spesso si “dimenticano” di pagare le tasse sui loro altissimi profitti. Solo i quattro giganti farmaceutici più grandi stanno eludendo 3 miliardi e 800 milioni di dollari di tasse l’anno.
Se questi superprofitti fossero utilizzati per l’innovazione e gli investimenti si potrebbero ancora difendere. Sfortunatamente è vero l’opposto. I giganti farmacologici stanno spendendo di più nel pagamento di dividendi e il riacqusito delle loro stesse azioni che in ricerca e sviluppo. Inoltre, quasi un quinto di tutti i profitti vanno in marketing e pubblicità. Infine, di tutta la ricerca e sviluppo in Europa solo un decimo è veramente innovativo. L’altro 90% sono i cosiddetti “farmaci d’imitazione” (in inglese “me-too drugs”) o farmaci con piccoli cambiamenti rispetto a un farmaco già esistente.
Approfittare dello stato d’emergenza
Dalla diffusione della SARS nel 2002, un altro coronavirus, gli scienziati ci hanno avvertito ripetutamente di una nuova pandemia. Nel 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito i coronavirus tra le otto principali minacce virali, che avrebbero richiesto più ricerca. Ma le grandi imprese farmaceutiche si sono rifiutate di fare qualsiasi ricerca su questo perché in quel momento non c’erano aspettative di profitto.
Come risultato, l’anno passato non eravamo preparati per l’arrivo del SARS-CoV-2, il più recente coronavirus. Questa volta, però, i giganti farmaceutici erano disposti a lanciarsi nella ricerca. In pratica, l’hanno vista come un’opportunità unica per ottenere dei megaguadagni. Vaccinare tutti gli abitanti del mondo rappresenta un mercato di diverse decine di miliardi di dollari. È una cosa che non volevano lasciar passare, specialmente quando i governi sono disposti a coprire molti rischi e aiutare con generosi sussidi.
Dato lo stato d’emergenza e urgenza, hanno potuto fare contratti vantaggiosi e segreti con i governi dalla loro posizione di monopolio. Per esempio, le compagnie farmaceutiche sono protette dai possibili effetti secondari negativi del vaccino. Il fatto che il prezzo dei diversi vaccini oscilli tra i 2 e i 18 euro dimostra che si fanno superprofitti. Moderna, per esempio, annuncia profitti per quest’anno di 13 miliardi e 200 milioni di dollari. Questo è 220 volte il volume totale degli affari che hanno avuto l’anno passato…
Bancarotta morale
I primi vaccini sono stati sviluppati a un ritmo record. Di per sé è un fatto positivo ed era anche necessario, per quanto diverse domande rimangano senza risposta. Ma lo sviluppo del vaccino è una cosa, la sua produzione e distribuzione è un’altra. In questi giorni abbiamo visto che le cose sono andate male sotto questo aspetto. E non è una coincidenza.
Data la scala e l’urgenza del problema, necessita un’enorme capacità di produzione. Secondo il professor Oertzen dell’Università di Lüneburg, i fabbricanti di vaccini hanno poco interesse ad aumentare in modo veloce e massiccio la loro capacità di produzione. Se aumentassero la loro capacità di rifornire tutto il mondo in sei mesi, le fabbriche appena costruite rimarrebbero vuote immediatamente dopo. Questo significherebbe un guadagno molto minore rispetto alle previsioni attuali, nelle quali le fabbriche esistenti producono per anni alla loro attuale capacità.
E non hanno neppure interesse a liberare il vaccino. Ora i giganti farmaceutici mantengono segreti i risultati delle loro ricerche, il che significa che la produzione di vaccini continua a rimanere nelle loro mani, ma è anche ridotta. Se condividessero il loro vaccino con altri produttori, sarebbe possibile una distribuzione rapida e accessibile dei vaccini così necessari.
La mancanza di capacità produttiva non danneggia solo il personale sanitario dei nostri ospedali e i nostri concittadini. Danneggia ancora di più gli abitanti dei Paesi del Sud. Nella situazione attuale 9 persone su 10 nei Paesi più poveri non saranno vaccinate quest’anno. 50 esperti del nostro Paese [l’Olanda n.d.t.] hanno dichiarato in una lettera comune: “Oltre alla sofferenza umana che questo ritardo provocherà, darà al virus più tempo per propagarsi e mutare”. Il capo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità avverte che il mondo è sull’orlo di una “bancarotta morale catastrofica”.
Il mercato ha dei limiti
Ci sono tre modi di evitare questo fallimento morale. Possiamo coccolare ancora di più i giganti farmaceutici dando loro sussidi addizionali e premi per consegne più veloci. Probabilmente non ci vuole molto coraggio per questa scelta. Oltretutto rafforzerebbe ancor di più lo squilibrio di potere.
La seconda opzione: possiamo togliere i brevetti e condividere i vaccini con altre istituzioni di ricerca e imprese interessate, con o senza pagamento di risarcimenti. Questo è il modo in cui il vaccino contro l’influenza è stato prodotto negli ultimi 50 anni. E questo dovrebbe essere il minimo .
Terza opzione, possiamo andare ancora più veloci e, come in un’economia di guerra, possiamo mettere le imprese al lavoro per fornire la produzione necessaria. Questa via è probabilmente l’unica che garantirà una capacità di produzione sufficiente. È la via che ha scelto la Cina massicciamente all’inizio dell’epidemia per fabbricare le mascherine, respiratori e altri dispositivi di protezione. È la strada che seguono oggi gli Stati Uniti. Di recente, l’amministrazione Biden ha invocato la Legge di Produzione di Difesa per obbligare il settore privato ad accelerare la produzione e distribuzione di vaccini.
La questione della lentezza della produzione e distribuzione di vaccini mette in rilievo una volta di più l’incapacità del settore privato e delle forze del mercato di sfruttare al massimo il potenziale di produzione esistente e dare la priorità ai bisogni più urganti. Questo è già apparso chiaro nel primo lockdown quando ci fu una grande scarsità di mascherine e di attrezzature per fare i test.
Due doveri per i giganti farmaceutici
È indecente che le imprese farmaceutiche approfittino di una situazione d’emergenza per ottenere grandi profitti. Il fatto che stiano provocando un ritardo nella campagna di vaccinazione in ossequio ai profitti si potrebbe definire criminale.
Il minimo che dovremmo pretendere da queste imprese, oltre alla liberazione dei vaccini, è che condividano i loro profitti. È esattamente quello che chiede Moon Jae-in, il presidente della Corea del Sud. I profitti dovrebbero andare in primo luogo a Covax. È un programma il cui obiettivo è di fornire vaccini accessibili ai Paesi del sud. Inoltre, questi fondi possono servire per ridurre le disuguaglianze createsi come risultato della pandemia.
Ma dobbiamo anche guardare al futuro. Il coronavirus sta mutando e continuerà a mutare. Non è ancora chiaro se i vaccini attuali ci proteggono contro queste mutazioni e in che misura. In ogni caso abbiamo bisogno di qualche tipo di vaccino universale contro il coronavirus che offra sufficiente protezione contro tutte le varianti possibili, e se è possibile anche contro Sars e Mers. Questo richiede una ricerca fondamentale.
Se l’industria farmaceutica vuole mantenere la sua credibilità, dovrà fare qualcosa in merito. E se non ci riesce, dovremmo chiederci se non sarebbe meglio che fosse il governo a farsi carico del settore. La posta è troppo alta.
Allegato: domande senza risposta
A causa della breve durata della fase di sviluppo, non si può sapere per quanto tempo continuerà ad essere efficace il vaccino. Basterà un solo vaccino o ci sarà da farlo regolarmente, come nel caso del vaccino contro l’influenza? Inoltre non si sa (ancora) se il vaccino fermerà il contagio o se lo riduce soltanto. I primi vaccini prodotti sono stati progettati principalmente per ridurre al massimo i sintomi del COVID-19 e non per fermare la trasmissibilità. Finora non si sa neanche se il vaccino è efficace in tutte le fasce d’età, compresi bambini e anziani. Neanche se è efficace in persone con fattori di rischio compresenti.
In Occidente si è potuto sviluppare un vaccino più rapidamente perché c’erano e ci sono molte più infezioni, cosa che è positiva e necessaria per il processo di ricerca. I Paesi asiatici (o Cuba), al contrario, necessitano molto meno questo vaccino e per questo si possono permettere il lusso di prendersi più tempo per avviare una campagna di vaccinazione. Nel frattempo possono sfruttare l’esperienza acquisita in Occidente. In un certo senso, ci stanno guardando sperimentare e stanno aspettando per vedere come ci andrà.
Tradotto dall’olandese da Sven Magnus
Tradotto dallo spagnolo da Andrea Grillo per Codice Rosso