Poste e immigrati
[Pubblichiamo questa testimonianza di un immigrato che chiameremo con la lettera K, evocatrice d’inquietanti e surreali burocrazie kafkiane che, quotidianamente, devono essere superate dagli immigrati per mettersi in regola con il permesso di soggiorno in un paese come l’Italia. Non per nulla, nel film di animazione del 1976, “Le dodici fatiche di Asterix”, la fatica peggiore di tutti è proprio l’avere a che fare con la macchina burocratica della pubblica amministrazione. In questa testimonianza si parla di poste ma, in generale, in Italia, si può notare una sorta di doppio comportamento della pubblica amministrazione nei confronti degli immigrati e degli italiani, a cominciare dal controllore sul treno, che di solito si rivolge educatamente e dando del “lei” ai ‘bianchi’ e agli italiani, mentre ai viaggiatori dalla pelle scura è spesso riservato un “tu” e un modo di fare meno educato. Non a caso, quello in cui viviamo è un paese in cui hanno sempre profondamente covato le radici di quel governo di destra che è appena salito al potere. Un paese in cui la premier incaricata, al suo debutto al Parlamento europeo, ha posto in primo piano la necessità di “difendere i confini nazionali” dall’arrivo dei migranti e in cui circolano immagini di un viceministro con la svastica sul braccio. E abbiamo detto tutto. Quindi, probabilmente la situazione sarà destinata a peggiorare. Ma, nonostante questo, non possiamo perderci d’animo e rinnoviamo l’invito che, anni fa, avevamo visto scritto su un muro: “Immigrati, per favore, non lasciateci soli con gli italiani!”]
Mi chiamo K e sono straniero in Italia. Per questo non ho diritto di dire quello che un cittadino italiano potrebbe normalmente denunciare. Mi darebbero del sobillatore, dell’eversivo. Abito nella periferia di una grande città; qui noi stranieri viviamo come in sordina. Non è questo, però, che oggi volevo raccontarvi. Vorrei parlarvi di episodi avvenuti recentemente nella mia vita, che non mi sembrano assolutamente casuali. La stessa esperienza l’hanno avuta molti miei conoscenti e amici, stranieri come me. Li definirei eventi xenofobi. Dunque, come straniero, sapete che ogni anno o due devo rinnovare il permesso di soggiorno in Italia, andare all’ufficio postale che mi dà l’appuntamento in questura. Dalla scorsa primavera è cominciata la caccia all’ufficio postale che ha in dotazione quei moduli che permettono di fare la domanda per il permesso di soggiorno. Sì, perché il personale sportellista ci dice quasi sempre che li hanno finiti e, caso forse strano, soprattutto quando l’ufficio è pieno di gente in coda. E ciò accade a Milano e nell’hinterland di Milano. Non so come sia la situazione al centro e al sud. Ci dicono che arriveranno, ci dicono di passare, per esempio, lunedì, e quando passiamo ancora non ci sono. Oppure ci dirottano in un altro ufficio: provate ad andare a… La fatica e il tempo perso per trovare, dopo mesi, un ufficio che abbia questi benedetti moduli ci causa molti problemi. Perché avere il permesso di soggiorno scaduto causa a catena altri problemi burocratici ed economici.
Chiedo a Poste Italiane, come cittadino straniero, lavoratore e rispettoso del paese in cui vivo, i motivi del nostro disperato pellegrinaggio.