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Riprende il calcio: cronache di un simulacro

Dopo settimane di avvisi su Telegram su proposte di possibili bombe da giocare sul campionato bielorusso, di amici che ti segnalano partite del passato che deprimono al solo  pensiero di guardarle, ecco che, con il fine settimana, arrivano le prime segnalazioni in stile vita precovid.

Sabato mattina una delle app che uso/usavo per monitare i campionati comincia a mandarmi messaggi: proponeva due incontri del campionato sudcoreano (brividi..) all’ora di colazione. La K-League è da anni monopolio dello Jeonbuk Hyundai Motors Football Club, di Jeonju,  e non ho mai capito cosa siano le partite con lo Ulsan Hyundai Football Club di Ulsan. Insomma, non so se si tratti di una partita tra le tante, in Corea le squadre si scontrano modello scozzese 4 partite a stagione, un acerrimo derby tra due squadre sponsorizzate Hyundai, un incontro cavalleresco tra team della stessa scuderia.  Scarto decisamente l’ipotesi di guardare anche solo il calcio d’inizio, le partite del campionato sudcoreano sono tristissime, si giocavano già in impiati moderni quanto anonimi e semideserti prima del covid . Certo dalla Corea del Sud sono usciti buoni giocatori ma da un paese che ha, come sport nazionale il Taekwondo e a ruota subito dopo il baduk (una specie di dama alla quale sono dedicati due canali televisivi nazionali), difficile pensare che produca tanti calciatori da fare un campionato di quelli intensi. Tra l’altro le maglie delle squadre coreane, compatibili con l’estetica locale, non hanno proprio colori e forme da guerra del calcio, nonostante gli animali aggressivi che hanno, immancabilmente come singolo. Inutile parlare degli ultras del luogo, imitazione non proprio appassionante degli ultras di tutto il mondo. Risultato: dal cervello non parte neanche il più pallido fremito per connettersi a un paio di minuti di queste partite.

Nel pomeriggio si gioca la Bundesliga con la quale ho un rapporto particolare: grande attenzione alla storia sociale del calcio tedesco, ricchissima, all’organizzazione sia giovanile che dilettantistica, alla struttura dei club, all’impiantistica,  alla storia di qualche club caduto in disgrazia ( Monaco, 1860, Bayer Uerdingen, Hansa Rostock, Magdeburgo..) ma le partite del massimo torneo tedesco mi fanno comunque sbadigliare. Al contrario, in campo internazionale, di club o nazionali, i crauti valgono da sempre il prezzo dell’attenzione. Insomma, vinco la tradizionale riluttanza a guardare la Bundesliga e mi convinco che, forza dell’astinenza brutale, sarà decisamente meglio che vedere Seongnam-Incheon della K-League.

Dopo pochi minuti di attenzione a Borussia DortmundSchalke, che nel mondo vero è un derby accesissimo, realizzo che questo simulacro di calcio, con giropalla da droghe di scarsa qualità,  non solo non placa l’astinenza ma la alimenta e, in aggiunta, innervosisce pure. Il campionato tedesco ha ripreso per gli stessi motivi per i quali il campionato italiano prova a riprendere, in questo caso 300 milioni di euro di diritti tv, ma quello che si vede non è calcio: è un tentativo di rimescolare elementi di elementi un tempo di successo con delle limitazioni che rendono il prodotto inguardabile. Anzi, guardabile come simulacro.

E così la Bundesliga mi rimanda all’antichissimo Baudrillard  e alle sue teorie sullo stadio del simulacro. A parte il primo stadio, che non interessa a nessuno, mi chiedo a quale livello del simulacro sia collocabile quello che ho visto, scappando dopo pochi minuti, in Borussia-Schalke. Il secondo? Sarebbe quello che Baudrillard definiva come “ordine malefico”, nel quale l’immagine si manifesta come perversione della realtà. Il terzo? E’ quello che Baudrillard chiamava “ordine della stregoneria”, nel quale l’immagine è, letteralmente, gonfiata per apparire reale pur restando senza significato. C’è poi il quarto stadio, quello in cui il simulacro non ha alcun riferimento alla realtà, in cui i prodotti non devono nemmeno fingere di essere reali tanto verranno comunque consumati.

Insomma, scartando il primo, quale cancello è il migliore per entrare in Borussia-Schalke? Con una certezza: siamo andati in cerca di una partita di calcio e siamo arrivati sul terreno lisergico del simulacro. Tornare indietro? Non sia mai, come insegna Lewis Carroll, uno che di passaggi dalla realtà ad altre dimensioni se ne intendeva, è  “sufficiente aprire gli occhi per tornare alla sbiadita realtà senza fantasia degli adulti.”. Qualsiasi oggetto sia la Bundesliga oggi  ne basta qualche minuto per farti fare, almeno, un po’ di giri a spirale con la mente. Certo ha a che fare col calcio quanto lavare l’insalata col preparare un cappuccino ma che il mondo dopo il lockdown sarebbe stato allucinato era annunciato.

 

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