Comunicazione e culture

Vendita del Livorno: l’informazione locale è in bolla

La vicenda della trattativa su Livorno fa emergere una questione già evidente dalla fine delle elezioni amministrative: l’informazione locale è in bolla, fa proliferare le stesse notizie e gli stessi punti di vista istituzionali in modo quasi ossessivo su più piattaforme, e sui social, creando un effetto occupazione della realtà che funziona fino a quando per la versione ufficiale non ci sono smentite. Poi la bolla esplode, generando crollo delle aspettative e fenomeni di frustrazione, alla lunga, politicamente perversi e socialmente nocivi per un territorio in crisi. E’ qualcosa di diverso da cosa accadeva negli anni ’90 -un partito egemone che controllava tv e stampa locale – e qualcosa di molto più pervasivo di allora nonostante la debolezza della politica e la crisi, per certi versi terminale, di stampa e tv. Del resto c’era da aspettarselo: eletto un collega a sindaco, e con una redazione televisiva di riferimento, il resto dei media locali (tradizionali ma anche testate web fino alle pagine facebook) ha fatto sistema attorno al collega e alla sua tv. E come negli anni ’90 i media territoriali, trasformati, hanno cominciato a veicolare versioni ufficiali, punti di vista istituzionali, giudizi positivi sull’operato della giunta in un unico coro ma con una penetrazione impensabile nel passato grazie al ruolo dei social. La vicenda della trattativa del Livorno ci ha mostrato la parodia di questo modo di operare: dalle prime indiscrezioni apparse sui social sulla riunione genovese dedicata alla vendita della squadra, che orientavano il lettore verso un giudizio positivo della vicenda, agli articoli sulle testate web, agli articoli celebrativi del Tirreno (che a questo punto possiamo definire come molto fantasiosi, con dettagli imbarazzanti) su una vendita data per fatta, per arrivare al comunicato del sindaco, la persona che chiude le bolle, che certificava “il salvataggio del titolo sportivo del Livorno” (parole del primo cittadino). Il giorno dopo, sempre sul Tirreno, quando la bolla informativa si stava sgonfiando, sul Tirreno un giornalista, per provare a contenere l’effetto delusione, ha scritto che la trattativa aveva comunque “la benedizione del sindaco”: pescare nei lontani ricordi del catechismo non cambia pero’ di un millimetro la realtà ovvero che i media livornesi, dalla tv ai social, esistono non per riportare fatti e analizzare problemi ma per amplicare, sostenere e gonfiare le posizioni del primo cittadino. La realtà che si adegui, insomma. Ora è naturale sperare che la trattativa vada a buon fine e che il Livorno diventi un importante traino di sviluppo per la città visto che può farlo. Ma la vicenda della vendita data per fatta, della bolla informativa fatta con cori e peana surreali nei confronti del primo cittadino, ci lascia testimonianza delle gravi malattie del sistema della comunicazione livornese.

Una parte della sinistra locale si era già genuflessa alla stampa territoriale da prima della conclusione delle elezioni dello scorso anno. Pace, è evidente che solo cambiando, in profondità, l’ecosistema dei media locali a Livorno è possibile produrre comunicazione all’altezza di un territorio che deve imboccare il sentiero dell’inversione della crisi: un bel compito perchè solo la qualità dell’informazione è indice di uscita economica dalla crisi. Il resto è la miseria di oggi ovvero il rapporto discrezione col giornalista, col capocronaca, con curiale rispetto dei rapporti di potere che queste figure rappresentano: un modo arretrato e provinciale di fare politica che non porta da nessuna parte. La stessa direzione, se si guarda dietro la propaganda, della giunta Salvetti visto che testate che gli ruotano attorno hanno licenza letteraria ma i dati macroeconomici no. E quelli sono una sentenza destinata a passare in giudicato.

 

a cura di codice rosso