Memorie

“Volunteers” – Rivoluzione, LSD, Trump, Apple e futuro.

“Una generazione è diventata vecchia
Una generazione ci ha messo l’anima
Questa generazione non ha nessuna meta da raggiungere
Basta piangere
È giunto il momento per te e per me
C’è la rivoluzione, vai alla rivoluzione
Forza adesso stiamo avanzando verso il mare
C’è la rivoluzione, vai alla rivoluzione
Chi continuerà (la rivoluzione) dopo di te?
Lo faremo noi, e noi chi siamo?
Siamo i volontari d’America
Volontari d’America”

(“Volunteers”- Jefferson Airplane)
Nel video brano e immagini significative del periodo: https://www.youtube.com/watch?v=SboRijhWFDU      

Dalla lontana America del 1969, tra un protesta per la guerra in Vietnam e tra un uso conclamato di LSD per allargare le coscienze siamo arrivati a ben altro: proprio in quel momento storico l’attuale Presidente degli Stati Uniti iniziava la propria carriera immobiliare  (o meglio entrava a far parte dell’azienda del padre..). E ironia della sorte o gioco inventato, la stagione dei fiori o la “summer of love” partiva proprio dalla baia di San Francisco, dove adesso hanno sede i colossi della tecnologia digitale ( come Apple il cui Guru Steve Jobs si riconosceva come un visionario che proveniva dal mondo freak ..) e riguardava un movimento di nuove generazioni che non accettava la società di massa imposta dal consumismo americano e iniziava una serie di proteste contro guerra, denaro e morale. Inoltre questo movimento si alimentava con canzoni psichedeliche, acido lisergico, raduni memorabili come quello del 1967 a Golden Gate Park , presidiato da Allen Ginsberg, comuni nelle periferie delle città californiane, sessualità liberata, il richiamo continui ai poeti della beat generation, jam interminabili come quelle dei Grateful Dead. Si trattava probabilmente di “ suoni e rumori di un esistenzialismo americano” (Il juke box della libertà – Matteo Fratti) che poteva sfociare soltanto in una proposta estetica e non politica.
“Volunteers” ( pubblicato proprio 50 anni fa al termine del 1969) arriva quasi alla fine di quella stagione ed  è un disco più maturo sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista politico con riferimenti precisi contro la guerra e ad un altro tipo di relazione tra uomo e natura. In “Volunteers” vi è un equilibrio tra testi, suoni e armonie con richiami misteriosi alla tradizione rurale e inni alla pace. I cori di Grace Slick (una voce cristallina che rimarrà indelebile nella storia del rock) e Paul Kantner si fondono bene con la parte più strettamente blues rock di Kaukonen e Casady. Una mano per innalzare il livello del disco la fornisce David Crosby con la magica ed soffice “Wooden ships”. Certo era una stagione di proteste destinata a finire presto per evidenti limiti politici e strutturali e pronta a riempire le tasche dei soliti produttori che fiutavano affari a non finire nella musica rock degli anni 70.
Ma al di là dei limiti politici e sociali di quell’estate  dell’amore e dei fiori ( e di molte altre stagioni e movimenti di periodi più recenti..) e nonostante tutte le narrazioni moraliste o puriste ricamate intorno a quel momento storico bisogna saper leggere e ascoltare quel periodo e soprattutto quella musica come un invito a quella “comunità inconfessabile” ( Blanchot) fatta di storia, mito, tentativi, relazioni, poesia e suoni; inoltre, in misura maggiore,  si tratta di riscoprire e rigenerare le forze rivoluzionarie dei sogni presenti in alcuni periodi della storia e creare quelle nuove e originali linee sociali, culturali, politiche, reali ed immaginarie al tempo stesso, che possano fornire linfa vitale al futuro delle nuove generazioni. Perché  il problema rimane quello .. “Chi continuerà (la rivoluzione) dopo di te?”