Internazionale

Afghanistan, analisi del paese

L’Afghanistan si trova nell’Asia centro-meridionale e fa da “stato cuscinetto” tra 3 diverse macroregioni: Asia Centrale, Asia Occidentale (Medio Oriente) e Asia Subcontinente indiano. I suoi confini sono: a nord con Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan; a nord-est con la Repubblica Popolare Cinese, a sud-est col Pakistan e a ovest con l’Iran.

Cenni storici

L’Afghanistan storicamente ha rivestito una posizione geostrategica molto importante perché attraversato dalle Antiche vie della seta, rotte carovaniere che collegavano l’estremo Oriente con l’Europa, ma che nessun impero è mai riuscito a sottomettere e, per questo, è chiamato la ‘’Tomba degli Imperi’’. L’Afghanistan nei secoli è stato al centro di diversi scontri, uno dei quali è stato il ‘’Grande Gioco’’ del XIX secolo, il conflitto geopolitico tra la Russia Zarista e l’Impero Britannico per il controllo dell’Asia centrale. Poi dal 1979 al 1989 ha subito l’invasione sovietica, alla quale il popolo afghano è riuscito a resistere. Purtroppo dal 1993 al 1996 è avvenuta una tremenda guerra civile, tra i ‘’Signori della Guerra’’ con le loro milizie, dalla quale sono usciti vincitori i Talebani; fondamentalisti islamici con una visione oscurantista del Corano. Con la vittoria dei Talebani è stato dichiarato l’Emirato Islamico dell’Afghanistan, poi rovesciato dall’arrivo degli USA e della NATO nel 2001 a seguito dell’attacco alle torri gemelle l’11 settembre. Dopo una guerra durata 20 anni, il 15 agosto 2021 sono tornati i Talebani al potere a seguito del ritiro NATO; l’Afghanistan è quindi tornato a essere l’Emirato Islamico dell’Afghanistan.

 

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Figura 1: carta fisico-politica dell’Afghanistan

 

Uno sguardo d’insieme

Il Paese ha quindi adottato come organizzazione politica lo Stato teocratico, ovvero la legge dello stato è quella religiosa, la Sharia. A capo c’è la Guida Suprema il Mullah Akhundzada, il Primo ministro è il Mullah Hassan Akhund e il leader politico è Ghani Baradar, anche capo della Delegazione Talebana ai negoziati di Doha che hanno portato al ritiro della Nato.
La superficie è più del doppio dell’Italia, la popolazione è di circa 38 milioni di abitanti, con una densità medio-bassa di 60 ab/km2. Il suo Pil totale si aggira intorno ai $19 000 milioni di $ e ha un Pil/Pro capite di $ 545, mentre l’ISU è 0,511 pari alla 169 posizione su 189 paesi.
È uno stato principalmente montuoso con ⅔ del paese ricoperto da montagne e la popolazione è distribuita in modo disomogeneo: si trova infatti principalmente nella fascia pedemontana e nelle valli dei fiumi, le zone più fertili del paese.

Il territorio

Passando ad analizzare la geografia fisica, dal punto di vista morfologico l’Afghanistan può essere diviso in 3 sezioni geomorfologiche:
Sezione Centrale, principalmente montuosa, è composta da 3 catene montuose allineate, da nord-est verso sud-ovest troviamo: l’Hindu-Kush (la più importante del paese), il Kui-I-Baba e il Paropamisus.
Sezione Settentrionale, caratterizzata dalla fascia pedemontana che scende a picco sulla pianura dell’Amu Darya, il grande fiume settentrionale. Questa zona è una delle più abitate, perché sono presenti anche diverse valli fluviali e oasi agricole.
Sezione Meridionale, formata da catene montuose parallele tra di loro che portano verso la conca del Sistan, un avvallamento in altitudine nel quale confluiscono molti fiumi.

Analizzando invece l’idrografia, rileviamo la presenza di un fulcro idrografico, il massiccio del Kui-i-baba, da cui originano la maggior parte dei corsi d’acqua. Il paese è caratterizzato da una prevalenza di bacini endoreici, cosiddetti perché non raggiungono il mare, salvo il fiume Kabul che confluisce nell’Indo.
I fiumi generalmente sono a carattere torrentizio e il loro regime dipende dal clima e dal tipo di approvvigionamento idrico. I fiumi alimentati, oltre che dalle scarse piogge, anche dallo scioglimento delle nevi hanno un regime più regolare.
Per quanto riguarda invece i laghi, il principale è l’Hamun-i-sabara, salato e poco profondo.

La climatologia è influenzata da tre fattori principali: la continentalità, l’altitudine e la disposizione dei rilievi.
Il clima ha caratteristiche continentali con forte aridità, inverni freddi ed estati torride e serene, condizioni tipiche della steppa. Sono presenti, tuttavia, varie zone climatiche: a nord-est, nella zona dell’Hindukush, un clima continentale freddo, con inverni rigidi e asciutti. Nella fascia pedemontana il clima risulta più temperato e addirittura sub-tropicale, entrambi con spiccata continentalità. La zona al confine orientale con il Pakistan ha un clima influenzato dal monsone estivo che la rende la più piovosa del paese. A nord e, soprattutto, a sud, il è clima continentale arido con presenza di deserti.

La geografia umana

Passando all’analisi della popolazione, l’Afghanistan, con 38 milioni di abitanti circa, presenta una popolazione molto giovane, infatti il 40% ha meno di 14 anni e il 60% meno di 24 anni. Inoltre, in Afghanistan si è verificata una fortissima crescita demografica negli ultimi 30 anni che ha fatto triplicare la popolazione.
In Afghanistan il tasso di urbanizzazione è circa il 26%, con il principale agglomerato urbano che è quello di Kabul, le altre città importanti sono Kandahar, Mazar-i shariff, Jalalabad, Kunduz e Herat.

Passando alla suddivisione etnica, in Afghanistan sono presenti diverse etnie, ma nella costituzione del 2004 ne sono state riconosciute solo 14:

  • I Pasthun 42% si trovano a sud e a est.
  • I Tagiki 27% si trovano a nord.
  • Gli Hazara 15% si trovano nella parte centrale e sono musulmani sciiti.
  • Gli Uzbeki 9% si trovano a nord.
  • Gli Aimak 4% si trovano a ovest.
  • I Turkmeni 3%.
  • I Baluci 2% si trovano nel Belucistan una zona meridionale che si estende tra Pakistan e Afghanistan

La suddivisione delle lingue è meno articolata rispetto a quella etnica, sono presenti 2 lingue ufficiali entrambe di origine indoiranica:

  • Il Dari parlato da oltre il 50% della popolazione soprattutto al centro, a ovest e a nord da Aimak, Tagiki e Hazara.
  • Il Pashto parlato dal 35% della popolazione a sud e a est.
  • Le lingue di origine turca (uzbeko, turkmeno e kirghizo) sono parlate dall’11% della popolazione.

Il 99% degli afghani professa la religione islamica, tra la quale l’85% e sunnita e il 15% sciita. Sono presenti anche delle minoranze religiose come il Buddismo.

Il quadro sociale dell’Afghanistan è molto critico a causa delle guerre e dell’arretratezza economica.
La mortalità infantile è addirittura aumentata da 104‰ (2020) a 106‰ (2021), la speranza di vita media è di 53 anni, l’alfabetizzazione da 15 anni in su è bassa, solo il 43% (per i maschi 55% e per le donne 30%), i bambini sotto i 5anni sono sottopeso per il 20% e la povertà è raddoppiata dal 23% (2002) al 55% (2020)

Percentuale di popolazione in povertà

Periodo: 2002 – 2020

2002

2003

2009

2011

2018

2019

2020

23

53

36

35,8

54,5

54,5

54,5

Fonte: https://www.indexmundi.com/g/g.aspx?c=af&v=69&l=itCIA World Factbook 

 

L’aspetto più grave è la presenza di 13 milioni di persone che soffrono d’insicurezza alimentare, perché lo Stato non è capace di garantire il soddisfacimento del fabbisogno di cibo e negli ultimi due anni la situazione è peggiorata a causa dell’intensificarsi del conflitto e della pandemia da covid-19.
I servizi sanitari sono disastrosi, a causa dell’accaparramento dei fondi internazionali destinati alla sanità da esponenti del governo, abbiamo solo 0,28 medici e 0,4 posti letto su mille abitanti. Per fortuna sul territorio è presente Emergency, un’associazione italiana che si occupa di curare le persone negli Stati a cui la sanità statale non fornisce le cure essenziali. Inoltre, l’Afghanistan è il peggiore paese per mortalità infantile, l’unico a superare il 100‰.

Infine, passiamo ad analizzare l’economia del Paese che risulta poco sviluppata, al pari di quelle dell’Africa, sub-sahariana, tutto questo dovuto all’arretratezza strutturale e alle vicende politico-militari degli ultimi 40 anni che hanno impedito lo sviluppo economico.
L’unico settore a restare in piedi è quello illegale dell’oppio e risulta che l’Afghanistan è il primo produttore mondiale; questo causato dai Signori della Guerra che con la produzione e il commercio hanno finanziato le loro milizie; a questo devono aver contribuito anche le truppe della NATO visto che nei 20 anni di occupazione, secondo l’Onu, la coltivazione è aumentata 3.200 ton del 2000 a 9.000 ton nel 2017.

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Figura 2: produzione di oppio in Afghanistan periodo: 1994-2020

Dando uno sguardo all’occupazione e al PIL prodotto per settore economico possiamo dire che il settore primario per l’occupazione assorbe il 43% della popolazione attiva, il secondario 18% e il terziario 39%, per la quota di partecipazione al PIL invece, il primario 21,5%, secondario 24,5% e terziario con 54%
L’agricoltura, come detto, non riesce a garantire il soddisfacimento del fabbisogno alimentare, ciò a causa di condizioni avverse come l’aridità del clima, il carattere morfologico montuoso, la scarsa fertilità del suolo e la presenza di mine antiuomo non ancora rimosse. I prodotti coltivati sono riso, grano e frutta ma soprattutto papavero da oppio che secondo un rapporto ONU del novembre 2021 rappresenta l’85% della produzione globale con un volume di affari stimato tra il 9% e il 14% del PIL afghano, un valore che supera perfino quello dei beni esportati legalmente.
Fino al 2013 l’economia ruotava intorno alla presenza dei militari occidentali, dopo di che con la riduzione dei contingenti NATO dal 2014 si è verificato un rallentamento economico.

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Figura 3: Variazione annua percentuale del Pil afghano 2010-2021 Fonte Cia-factb

 

Il PIL pro capite, infatti, negli ultimi anni non è cresciuto, anzi è calato dal 2014, a causa di una crescita della popolazione maggiore rispetto a quella economica. Inoltre l’Afghanistan presenta un gravissimo disavanzo commerciale, nel 2019 il totale delle importazioni è stato di 7310 ml $ con un totale di esportazioni di 1050 ml $, causando così un deficit di -6260 ml $ (pari addirittura al 31% del PIL), indubbio indice di debolezza economica e di dipendenza dall’estero. Le principali esportazioni sono: prodotti e materie prime agricole, manufatti e minerali.
L’unico gasdotto attivo in tutto il Paese è collegato all’Uzbekistan ed è lungo 120km; è in via di costruzione un secondo, quello del Tapi, che dal Turkmenistan, attraversando l’Afghanistan, raggiungerà il porto di Karachi in Pakistan.
Le reti di comunicazioni sono molto carenti e mancano le ferrovie; la rete stradale è scarsa (45.500 km), le strade asfaltate sono solo il 25% del totale e i veicoli sono quadruplicati da 400.000mila a 1,6 milioni

Quadro economico e sociale riassuntivo

Riassumendo quanto scritto, facciamo un quadro della situazione attuale, dopo 20 anni di occupazione Nato, che risulta disastrosa dal punto di vista economico e sociale:

  • La speranza di vita e la mortalità infantile sono all’ultimo posto delle graduatorie mondiali.
  • Il PIL PRO-CAPITE è appena raddoppiato da 280$ a 545$ popolazione e si posiziona al 182° posto su 193.
  • L’ISU è passato da 0,350 a 0,511 ed è al 169° posto su 189.
  • Il PIL ha avuto una fase espansiva fino al 2013 e un rallentamento dal 2014 con due anni di recessione (2015 e 2020) questo dovuto principalmente dalla ritirata delle truppe NATO.
  • La povertà è salita da 23% del 2002 a quasi 55% nel 2020.

Conclusioni

Come conclusione si può affermare che dalla fine del primo regime talebano, la società è molto cambiata, ovvero le donne erano riuscite, almeno nelle aree urbane, a riprendersi i diritti che avevano perso; a oggi, tutto quello che avevano realizzato e intrapreso è stato abbattuto e negato con forza dai talebani dopo che hanno ripreso il controllo del Paese il 15 agosto 2021.
Per fermare la crisi umanitaria, tre mesi fa si sono radunati tutti i “grandi della terra” nel vertice del G20, con la priorità di dare una risposta; al termine hanno annunciato un pacchetto di sostegno del valore di circa 1miliardo di euro per il popolo afghano e anche gli USA sono pronti a mettere sul tavolo 800milioni di dollari. A conferma della gravità della crisi umanitaria, in una sua intervista una donna dell’Associazione Rivoluzionaria delle Donne Afghane afferma che se non vengono forniti subito aiuti internazionali, il 97% della popolazione entro il 2022 rischia di cadere in povertà e, infine, con tristezza dice che i talebani ancora oggi menzionano le regole della Sharia, questo significa che il sistema di restrizioni e regolamenti diventerà sempre più duro fino a che non soffocherà la popolazione.
Il più grande problema dell’Afghanistan è stata la presenza di instabilità e guerre negli ultimi anni, che lo hanno danneggiato fortemente. Nemmeno la presenza della Nato ha aiutato il paese, infatti lo ha ulteriormente danneggiato rendendolo ancora più povero; quello che i dati fanno notare è che la povertà dell’Afghanistan è più che raddoppiata dopo l’arrivo della Nato e l’economia si è sviluppata in misura minore rispetto ai paesi che nel 2001 erano più arretrati, come ad esempio il Ruanda e l’Etiopia.

 

Nicholas Simonelli, Ambra Montchs, Marco Marini, Anna Maria Narducci, Pietro Pirelli, Alessio Rognini.