Editoriali

La cornice culturale

Il tramonto economico sociale e culturale di Livorno è un fatto oggettivo. Le cause di questo declino sono diverse e concorrenti tra loro. C’è l’incapacità congiunta al basso livello culturale della classe politica livornese; ci sono gli effetti della crisi che hanno potenziato e accelerato la disgregazione della struttura produttiva della città creando alti tassi di disoccupazione ed ampie fasce di povertà; c’è la questione abitativa che si lega al blocco dell’edilizia pubblica e al recupero del già costruito ai fini di abbattere il fabbisogno abitativo delle fasce più deboli ed emarginate; c’è l’oscuramento del legame sociale congiunto ad un ipertrofico individualismo centrato sulla cura esclusiva dei propri interessi e bisogni personali; c’è una evidente frantumazione delle varie componenti sociali con la produzione di antagonismi tribali tra i diversi gruppi; c’è un modello economico che fa acqua da tutte le parti e picchia duro sulle fasce più povere ed emarginate; c’è l’assorbimento acritico del pensiero neoliberista da parte dell’arco politico fatta eccezione per piccole frange estremiste che guardano a un passato glorioso non più credibile. Gli assi economico-strutturali sono rimasti praticamente invariati fatta eccezione per l’ambito portuale che ha comunque registrato uno sviluppo in termini di merci e passeggeri. Quest’ultimo senza ricadute visibili sull’economia livornese a causa della mancanza completa di sensibilità verso il turismo e di valorizzazione del territorio. Come pure non può passare sotto silenzio il calo demografico della città che nonostante l’immigrazione nel giro di pochi anni ha perso oltre 3000 abitanti. C’è un forte tasso di invecchiamento della popolazione dove gli anziani rappresentano il 25% degli abitanti. Da un punto di vista culturale le cose non vanno meglio il nostro territorio risulta essere fortemente arretrato rispetto ad altre realtà della regione. Questo quadro tracciato per sommi capi ci spinge a fare qualcosa per cercare di riattivare il tessuto culturale sociale ed economico di Livorno. Occorre capire perché le classi popolari siano così facile preda delle suggestioni neoliberali e quali antidoti si possono utilizzare per cercare di far fronte al declino della città per rovesciare queste linee di tendenza e cercare di tessere una nuova trama del tessuto culturale e sociale livornese.

Pertanto il nostro progetto culturale inclusivo, partecipativo, antifascista, antirazzista, libertario, antiliberista, di parità di genere, denominato Codice Rosso si pone lo scopo di muoversi sugli assi della reciprocità e della solidarietà di classe, dell’antagonismo al feticismo della merce a al capitalismo contro le logiche del profitto che divorano ambiente, servizi, cultura, salute, lavoro e relazioni sociali. Il nostro è un tentativo di costruire strumenti critici in grado di leggere il presente, valutare il passato per costruire il futuro. Nel dare attuazione alle nostre finalità ci avvarremo di diversi strumenti volti a recuperare l’aggregazione sociale, il mutualismo, la cooperazione, la laicità, autorganizzazione, l’autogestione, le azioni collettive, i beni comuni e la partecipazione. Naturalmente la nostra non può essere una semplice azione pedagogica e formativa, ma deve trovare momenti in cui teoria e pratica si uniscono in azioni e sperimentazioni concrete sul territorio. In tale ambito si dovrà agire con una strategia municipalista che mette al centro la mobilitazione dei quartieri. I nostri riferimenti fanno capo alle esperienze di partecipazione del sud America, dell’ecologia sociale del Rojava, delle economie senza denaro. Le strutture attraverso le quali agiremo dovranno essere spazi sociali e digitali che rilancino progetti e relazioni umane. Il nostro progetto unitario si articola su diverse direttrici e piani di azione che hanno il denominatore comune di mettere in discussione il potere e le sue tecniche di affermazione, di creare centri di resistenza e di contro condotta che dal basso e siano capaci di dare luogo ad aggregazioni organizzative la cui azione politica sia volta alla realizzazione concreta a tutti i livelli della parità di genere, al recupero della nozione di classe, alla giustizia sociale, all’eguaglianza economica. l’economia politica dovrà collocarsi tra i fuochi della nostra attività al fine di poter tentare di ricostruire una soggettività collettiva politica organizzata di classe non di natura linguistica ma concreta frutto della praxis. Occorre formare delle contro condotte che siano in grado di produrre nuove abitudini, sapere e narrazioni antisitemiche. Infine sul piano della ricerca di un modello di sviluppo alternativo a quello presente è necessario poter mostrare con un attento studio come si possano sviluppare i tre fuochi dell’attrazione di risorse economiche, tecnologiche e umane compatibilmente ad uno sfondo economico ecologico municipalista libertario al di fuori degli attuali modelli di sviluppo e svincolati dalla gabbia liberista. Quest’ultima scommessa risulta centrale per la tenuta di tutta la struttura del nostro progetto.