Ucraina: dietro la Brigata Azov ci sono un movimento e una tradizione fascista – Alex De Jong
“Per favore smettetela di parlare continuamente e a caso della Brigata Azof” supplicano le sinistre dell’Europa dell’est da qualche settimana. Certo è vero che la Brigata Azov, un’unità militare ucraina di estrema destra focalizza l’attenzione, soprattutto perché il governo russo usa citare questo gruppo come prova che in Ucraina è al potere un regime nazista, ma spiegano i militanti della sinistra “L’importanza che gli viene attribuita è sproporzionata e distoglie l’attenzione dalla vera causa della guerra in corso, l’imperialismo russo”. Ciononostante, poiché l’attrazione esercitata da questa formazione militare perdura, è utile analizzare anche il “Movimento Azov”, organizzazione composta da pericolosi fascisti che devono essere denunciati e combattuti. Una discussione basata sui fatti è il miglior antidoto contro i miti diffusi a piene mani sia da Azov stesso che da Mosca, pertanto diamo un’occhiata al recente lavoro del giornalista Michael Colborne intitolato “From the Fires of War : Ukraine’s Azov Movement and the Global Far Right”1 , che offre un buon punto di partenza. Colborne segue l’estrema destra ucraina da diversi anni e nel suo libro offre una panoramica precisa della crescita, della struttura, dell’ideologia e delle dimensioni di tale movimento. Va detto che questo autore difficilmente può essere accusato di fare il tifo per Putin: in passato ha fatto parte della rete di giornalisti investigativi “Bellingcat & Bellingcat” e ha attirato su di se gli strali dei regimi Putin e di Assad; ora da quando scrive report critici sull’estrema destra anche quelli del Movimento Azov ( certo ci sono dei nemici di cui essere orgogliosi). “From the Fires of War” è prima di tutto una narrazione di fatti. Il primo capitolo tratta di quello che Colborne chiama “il Movimento Azov”. Infatti, oltre all’unità militare ben conosciuta , vi è tutta una rete di organizzazioni politiche e culturali messa in piedi da militanti di estrema destra nel corso degli anni al fine di diffondere la loro ideologia e rafforzare la propria influenza e il proprio potere. L’unità militare fu inizialmente creata in seguito alla precedente invasione russa del 2014. Contrariamente a oggi, allora l’esercito ucraino fu sconfitto in breve tempo dagli invasori. I civili ucraini avevano allora formato delle unità volontarie che comunque non erano riuscite a far fronte all’esercito russo e spesso avevano subito pesanti perdite. Quello che si chiamava allora “Battaglione Azov” fu creato da militanti di estrema destra diversi dei quali avevano precedenti esperienze belliche. Il battaglione Azov comprendeva anche membri non ucraini, principalmente fascisti che avevano combattuto a fianco dei croati durante la guerra nell’ex Jugoslavia. Ironicamente la maggior parte degli stranieri erano di origine russa; si trattava per lo più di militanti fascisti ricercati in Russia per episodi di violenza. L’esperienza nella violenza tornava certo utile, così da una cinquantina di membri, Azov passa a 800 alla fine del 2014 e viene ufficialmente inquadrato nei ranghi della Guardia Nazionale Ucraina. Da allora il Movimento ha sfruttato ampiamente il prestigio acquisito in seguito alla sua partecipazione alla guerra. Tuttavia la specifica ideologia che il movimento diffonde e a cui si richiama viene da più lontano cioè dagli anni 20 e 30 dello scorso secolo. Per comprendere tale ideologia e il movimento da essa motivato è necessaria una esposizione del contesto storico.
RIPERCORRIAMO UNA STORIA TORMENTATA
Fra il 1917 e 1l 1921, i nazionalisti ucraini combatterono, per conquistare un proprio Stato contemporaneamente contro i nemici tedeschi, polacchi, austro ungarici e bolscevichi! Alla fine i nazionalisti vennero battuti, una parte di quella che oggi è Ucraina divenne territorio polacco, mentre la maggior parte del territorio entrava a far parte dell’Unione Sovietica con il nome di Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina. Due altre piccole regioni in cui gli ucraini erano maggioranza furono integrate nella Romania e nella Cecoslovacchia. In Polonia e in Romania gli ucraini furono presto vittime di una politica di integrazione forzata. Durante gli anni 20 invece la Repubblica Socialista Sovietica di Ucraina disponeva di un certo grado di autonomia nell’ambito della quale la lingua e la cultura ucraine potevano esprimersi. Benché l’autonomia politica fosse limitata (una vera secessione dall’Unione Sovietica era impensabile) numerosi ucraini di altri stati osservavano con ammirazione una certa rinascenza della lingua e della cultura ucraina nella repubblica sovietica, infatti prima del 1917 non vi era alcun insegnamento dell’ucraino né alcun corso che si svolgesse in questa lingua, mentre all’inizio degli anni ‘30 il 97% degli ucraini aveva ricevuto un’istruzione nella propria lingua.
LA PESANTISSIMA RESPONSABILITÀ STALINISTA
Ma purtroppo l’atmosfera relativamente aperta della Repubblica Sovietica d’Ucraina non doveva durare a lungo. Nel 1932, Stalin ordinò la distruzione del “nazionalismo borghese ucraino”: Il dissidente Ucraino Ivan Dzyuba ebbe a scrivere 36 anni dopo che tale attacco: ”Arrivo ad annientare ogni forma di identità, di vita e di cultura ucraina e a liquidare i quadri operanti nel campo dell’istruzione e della scienza”. Migliaia di Ucraini furono uccisi, prima ancora che le (tristemente note) purghe sanguinose dilagassero nel resto dell’Unione Sovietica. Era il periodo in cui iniziava la politica di collettivizzazione forzata dell’agricoltura. Per spezzare ogni resistenza le autorità sovietiche deportarono 850.000 contadini con le loro famiglie “spesso nell’entroterra arretrato del nord e dell’est dell’URSS, in condizioni disastrose a cui molti non sopravvissero” ha scritto Marc Jansen in “Grensland. Een geschiedenis van Oekraïne” – (Paese di confine. Una storia dell’Ucraina-2014). Così nel 1932 a causa della collettivizzazione forzata scoppiò un carestia di cui ancora oggi in Ucraina, col nome di Holodomor, si conserva il ricordo come trauma nazionale e che, in quanto tale, gioca un ruolo primario nell’avversione al passato sovietico. Allo scopo di sostenere l’esportazione dei cereali ne furono confiscate quantità eccessive provocando la morte per fame di grandi masse di contadini e dei loro familiari. Non solo le richieste d’aiuto furono ignorate da Stalin, ma la politica sovietica aggravò il disastro. Così Timothy Snyder in “Bloodlands: Europe Between Hitler and Stalin (Basic Books, 2010)” racconta come, alla fine del 1932, le autorità sovietiche avessero compilato una lista nera di fattorie collettivizzate che non avevano rispettato la quota di produzione cerealicola. A mo’ di punizione esse dovettero consegnare enormi quantità di cereali. E sicuramente non potettero farlo se non subendo la confisca di tutto il cibo. Inoltre ai villaggi inseriti in quella lista nera non era consentito alcun tipo di commercio o di ricevere rifornimenti. Senza cibo, tagliati fuori dal resto del paese, questa gente fu quindi condannata a morire di fame. Le stime delle vittime della carestia variano da 2 milioni e mezzo di persone a 4 milioni. Ancora negli anni venti molti ucraini guardavano all’Unione Sovietica con simpatia e il Partito Comunista dell’Ucraina Occidentale (CPWO) era oggetto di un consistente sostegno nelle zone occupate dallo stato polacco. La repressione e la carestia mettono fine a tutto questo e, nel 1938, il CPWO si scioglie per ordine di Stalin. Nel 1925 era già stato sciolto il partito comunista d’Ucraina (Ukrainska Komunistychna Partiia, altrimenti detto Ukapisty) una formazione pro-sovietica, ma favorevole all’autodeterminazione ucraina.
…COS’È CHE FAVORISCE LA CRESCITA DELLA DESTRA UCRAINA
A beneficiare di questa situazione sono stati i movimenti di destra. Già negli anni venti i nazionalisti ucraini di destra avevano fondato un’organizzazione armata clandestina che attaccava obbiettivi polacchi, sovietici, cecoslovacchi e rumeni. Nel 1929 questo gruppo, insieme ad altri nazionalisti, fra cui L’Unione dei Fascisti Ucraini, diede vita all’Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini (OON). L’OON aveva un’ideologia fascista classica come si può leggere, ad esempio, nella pubblicazione del suo ideologo Mykola Stsiborskyi “Nation”. Sotto questo titolo Stsiborskyi illustra l’obbiettivo dell’OON: “ Una dittatura nazionale, antidemocratica, antisocialista e gerarchica”. Inscrivendosi pienamente nella tradizione fascista, egli esalta il fanatismo irrazionale, la violenza e la guerra. Secondo Stsiborskyi una nazione è viva se è aggressiva e guerriera. Nel 2020 il libro è stato ripubblicato in traduzione tedesca con prefazione dell’ideologo e dirigente Di Azov Mykola Kravchenko. Kravchenko, morto il 14 marzo nella battaglia di Kiev, in questa prefazione qualifica le idee di Stsiborskyi come base per lo sviluppo di un “ Movimento nazionalista contemporaneo” in Ucraina. L’OON è tristemente famosa per la sua collaborazione con la Germania nazista durante la Seconda Guerra mondiale. Il movimento auspicava che la Germania sconfiggesse la Polonia e l’URSS così da permettere la creazione di uno Stato Ucraino. Nel giugno 1941 la corrente dell’OON diretta da Stepan Bandera proclamava uno Stato Ucraino alleato della Germania nazista. Altri stati satelliti erano governati da movimenti fascisti locali sotto protezione tedesca, come in Slovacchia e in Croazia. Ma la nascita dello Stato Ucraino non rientrava nei piani dei nazisti i quali prevedevano lo sterminio di gran parte delle popolazioni di questa parte dell’Europa e la riduzione in schiavitù dei sopravvissuti al servizio di futuri coloni tedeschi. Stepan Bandera e altri dirigenti dell’OON furono arrestati dai nazisti, ma beneficiarono di particolari privilegi in quanto “Ehrenhäftlinge” (prigionieri importanti). I membri dell’OON e la branca militare del movimento , l’Esercito Dei Partigiani Ucraini (OPL), in collaborazione con unità tedesche o in maniera autonoma hanno perpetrato espulsioni e stragi di notevole vastità di presunti nemici della nazione ucraina come Ebrei e Polacchi. Già nelle prime settimane di guerra decine di migliaia di persone erano state assassinate nel corso di numerosi progrom. L’OON e l’OPL pretendevano di agire in nome del popolo ucraino, esattamente come vorrebbe fare oggi il Movimento Azov, ma in realtà allora l’atteggiamento della maggioranza degli ucraini nei confronti delle truppe tedesche si avvicinava piuttosto all’attendismo. Un piccolo movimento, minoritario nell’OON, aveva anche rotto con Bandera a causa del suo sostegno alla Germania nazista e si era spostato a sinistra. Durante la guerra centinaia di migliaia di ucraini errano stati coinvolto con l’OON e l’OPL. D’altra parte si calcola che 4 milioni e mezzo di ucraini abbiano combattuto nell’Armata Rossa. Emblematicamente una delle unità che ha liberato il campo di sterminio di Auschwitz era comandata da un ebreo ucraino, Anatoly Shapiro.
LA GUERRA DEL 2014 E LA CRESCITA DEL MOVIMENTO
La propaganda russa esagera grossolanamente l’influenza e il seguito di movimenti come quello di Azov. L’espressione elettorale del Movimento Azov, il Corpo Nazionale, è stata secondo le parole di Colborne, «un flop». L’alleanza di questo partito con gli altri partiti di destra Pravyï Sector e Svoboda ha ottenuto poco più del 2% dei voti alle legislative del 2019, ben al di sotto dello sbarramento del 5%. In quell’anno il capo del partito, Andriy Biletsky, ha deciso di non partecipare alle presidenziali dopo che i sondaggi gli avevano attribuito lo 0,2 per cento delle preferenze, mentre in quella tornata elettorale l’altro candidato dell’estrema destra Ruslan Koshulynskyi (Svoboda) ha ottenuto l’1,6%. Nondimeno, il Movimento riesce a esercitare una certa influenza che sarebbe un errore sottovalutare basandosi solo sui risultati elettorali. Per esempio Colborne sottolinea il ruolo dei movimenti di estrema destra durante le proteste di Maidan nel 2014. Nel corso di queste manifestazioni il gruppuscolo predecessore di Azov faceva parte di Pravyï Sector un’organizzazione che, secondo Colborne, comprendeva dai 300 ai 500 membri. Poiché l’estrema destra si trovo letteralmente in prima linea nell’affrontare la polizia, acquisì un prestigio e un’influenza sproporzionati. Paradossalmente fu proprio dopo Maidan che i risultati elettorali di una formazione come Svoboda iniziarono ad abbassarsi. Dopo Maidan Svoboda ha tentato invano di combinare il proprio nucleo fascista e antisemita con una facciata più rispettabile, mentre Pravyï Sector, giocando la carta opposta, perdeva il confronto con il nuovo governo e disperdeva il sostegno dei militanti. Una parte di queste defezioni si dirigeva verso il Movimento Azov il quale ha iniziato a svilupparsi, dopo la guerra del 2014, con iniziative varie come la fondazione di un’organizzazione giovanile, una casa editrice, riunioni pubbliche regolari, strutture sportive e una branca più politica. Colborne attribuisce buona parte del relativo successo del Movimento a questa strategia. Anche se il movimento ci tiene a presentarsi come radicale, non si confronta mai direttamente con lo stato . Ispirandosi ai fascisti francesi Dominique Venner e Guillaume Faye, esso punta a costruire una rete di organizzazioni idonee a favorire un radicamento sociale e culturale. Il Movimento Azov sta costruendo cioè quella che l’ideologo Olena Semenyaka chiama “ Uno stato nello Stato”. Non è una coincidenza che nei Paesi Bassi Thierry Baudet ha elogiato il lavoro di de Venner et Faye, e gli sforzi di “Forum voor Democratie” per costruire una propria versione possono essere considerati la versione olandese di tale strategia. Ma mettere in piedi un tale organizzazione costa un bel po’ di denaro. Colombe riferisce il Movimento Azov raccoglie fondi nella diaspora ucraina e che si comporta come una vera e propria gang nell’ambito dell’encomia sommersa. Una buona parte della sua crescita si spiega poi con i legami con certi settori dell’apparato statale: la sede del movimento, un edificio di tre piani, gli è stata assegnata dal governo. Nel corso degli anni l’imprenditore e uomo politico Arsen Avakov è stato un importante mecenate del movimento. Avakov deve le sue fortune alle privatizzazioni selvagge degli anni novanta. Agli inizi degli anni 2000 si è buttato in politica intrattenendo rapporti con un gruppo precursore del Movimento Azov che funzionava per lui come una gang. Egli è stato accusato a varie riprese di estorsione e di truffa ed è stato un ricercato dell’Interpol nel 2012. È scampato alle accuse grazie alla sua posizione di parlamentare e anzi, nel 2014, è diventato ministro dell’interno, una posizione di potere da cui ha avuto la possibilità di proteggere i militanti di Azov. Nel luglio del 2021 si è inaspettatamente dimesso da ministro e, sebbene il Movimento Azov non dipendesse da un solo individuo, i militanti fascisti sembrano da allora aver beneficiato di una minore protezione. Come indica il sottotitolo del libro di Colborne, il Movimento Azov coltiva anche ambizioni internazionali. Per un certo periodo esso si è presentato come un punto di riferimento internazionale per i fascisti. Durante la guerra del 2014 ha attirato numerosi miliziani fascisti stranieri. Colborne cita un rapporto americano del 2019 nel quale si afferma che circa 17.000 stranieri hanno preso parte ai combattimenti i Ucraina dal 2014. 13.000 di questi avrebbero combattuto nel campo filorusso, spesso reclutati da organizzazioni di estrema destra come il “Movimento di Liberazione Nazionale” del parlamentare russo Evgueni Fiodorov ed il “Movimento Imperiale Russo” di Stanislav Vorobyev. Si stima che centinaia di fascisti stranieri abbiano combattuto con Azov.
IL PESO DEL PASSATO
Il fatto che un movimento che si pone nella tradizione dell’OON possa incontrare un relativo successo ha molto a che fare con la tormentata storia dell’Ucraina, paese di frontiera fra la Germania Hitleriana e l’Unione Sovietica staliniana. I simboli comunisti, per esempio, sono quelli delle truppe che hanno sconfitto la Germania nazista, ma che hanno dall’altro lato seminato il terrore durante gli anni precedenti alla formazione dell’attuale Ucraina. La legge del 2015 conosciuta come “decomunisticizzazione” ha suscitato molta attenzione in occidente. Questa norma vieta l’uso e l’esposizione di simboli come la falce e martello o la stella rossa e sulla base di essa il Partito Comunista Ucraino è stato messo fuorilegge. La stessa legge vieta altresì l’uso di simboli nazisti come la croce uncinata, ma dato il frequente e manifesto utilizzo del “sole nero” nazista da parte, fra gli altri, del movimento Azov, tale norma appare molto poco equamente applicata. In particolare dopo l’inizio di questo secolo, le riabilitazioni edulcorate dell’OON e dei leader come Stepan Bandera vengono giustificate come “punti di riferimento alternativi utili a una versione antisovietica della storia nazionale”. I suoi capi e i suoi ideologi vengono presentati come patrioti ucraini che si sarebbero opposti a dei regimi “totalitari” nello specifico alla Germania nazista e all’Unione Sovietica. Ma se da un lato la riabilitazione dell’OON si basa in parte sull’oscuramento del suo carattere fascista e antisemita, dall’altro dà spazio a quelle forze che sono ben consce di questo aspetto della storia. Cosicché ideologi come Semenyaka e Kravchenko possono fare l’elogio dei fascisti ( sia dell’anteguerra che contemporanei) e invocare davanti al loro pubblico l’abbattimento della democrazia. Quando lo storico Grzegorz Rossoliński-Liebe, autore di una biografia critica di Stepan Bandera, ha intrapreso un ciclo di conferenze per la presentazione del suo libro, la maggior parte di esse sono state impedite dai militanti di Azov che lo hanno accusato di essere un “fascista liberale”. D0altra parte neanche quello che fu il lavoro degli storici sovietici si pone come contrappeso efficace alla falsificazione nazionalista della storia. Tali lavori perpetuano infatti altri miti come ad esempio i benefici portati dall’URSS, ed etichettano come “fascista” qualsiasi aspirazione all’autodeterminazione dell’Ucraina. Ne abbiamo ascoltata l’eco nel discorso di Putin circa la necessità di “denazificare” l’Ucraina attuale. In un articolo recente l’attivista ucraino di sinistra Sergiy Movchan ha messo in guardia dalla sottovalutazione dell’estrema destra sulla base dei suoi scarsi risultati elettorali; ciò che da potere all’estrema destra e le permette di influenzare le politiche del paese senza essere presente in parlamento (a volte perfino più efficacemente dei gruppi parlamentari) sono la sua integrazione in settori della funzione pubblica, i servizi resi sul terreno militare e su quello del mantenimento dell’ordine pubblico, l’accesso alle armi, la struttura costruita nel corso degli anni, la disponibilità di risorse finanziarie ( comprese quelle statali o municipali), il controllo totale della piazza e l’egemonia di un discorso nazionalista che legittima le sue azioni violente. I militanti della sinistra riferiscono che le loro riunioni vengono attaccate sotto l’occhio benevolo della polizia, se non a volte con la sua collaborazione. Colborne sostiene che senza la guerra del 2014 il Movimento Azov non sarebbe mai potuto diventare la forza che è oggi. È ancora presto per dire quale sarà l’effetto della guerra in corso sullo sviluppo dell’estrema destra. Contrariamente al 2014 il ruolo della Brigata nella difesa dall’esercito russo è relativamente più debole. Ma il sentimento nazionalista e antirusso, già in crescita prima dell’invasione, minaccia oggi di intensificarsi ulteriormente. L’organizzazione socialista ucraina Sotsyalnyi Rukh (SR, Movimento sociale) nella sua dichiarazione relativa alla recente messa al bando di partiti “filorussi” ha denunciato il tentativo del governo di “abusare della situazione bellica per attaccare i diritti dei lavoratori ucraini” e per restringere i diritti politici e civili. Gruppi della sinistra radicale come SR giocano un ruolo attivo nella difesa dell’Ucraina. La loro lotta per un’Ucraina indipendente, il cui futuro non può essere deciso che dagli ucraini stessi, è inestricabilmente legato alla lotta contro l’estrema destra, contro il fascismo e l’antisemitismo. Questa lotta merita la solidarietà internazionale, una solidarietà che può esprimersi politicamente col sostegno alla richiesta di cancellazione del debito estero del paese, con la diffusione delle dichiarazioni e delle analisi della sinistra Ucraina e, praticamente, con iniziative di solidarietà come quelle di operation-solidarity.org
Un’Ucraina libera e indipendente è una prima tappa necessaria per battere il fascismo.
Traduzione dal francese di Lillo Cannarozzo
Link all’articolo originale https://www.gaucheanticapitaliste.org/derriere-la-brigade-azov-un-mouvement-et-une-tradition-fasciste-en-ukraine/
Note:
1. Michael Colborne, «From the Fires of War : Ukraine’s Azov Movement and the Global Far Right» 179 pages.