Grande è la confusione sotto il cielo, e la situazione è eccellente
Trump riporta in auge il celebre aforisma di Mao Tse Tung degli anni ’60
Cronaca di una settimana di straordinaria follia: prima innesca un botta e risposta con Pechino a colpi di dazi e poi ne annuncia la sospensione verso i paesi colpiti da aliquote superiori al 10%, salvo quelli sui prodotti cinesi che ha portato al 145%
Non erano passate più di 24 ore, da quando il Giga aveva pubblicato un articolo sul lunedì nero di borsa, il 7 aprile, il cui sottotitolo poneva la non retorica domanda “Mira realmente a un ardua reindustrializzazione o i dazi sono solo un arma contrattuale?”[1], che lo stesso Trump non ha tardato a fornire esaustiva risposta, previa giornata ricca di colpi di teatro sopra le righe, addirittura oltre il suo solito standard.
Gli antefatti. Trump non ha digerito che la Cina, fatto salve le prime due tranche del 10%, abbia controbattuto in egual misura a ogni pesante mano di dazi impostagli da Trump, a partire dal 34% di mercoledì 2 aprile. Pechino ha, quindi, replicato prima con un 34% e restrizioni all’export delle terre rare verso Washington, e dopo il diretto destro di Trump da 50% di martedì 8, ha risposto in egual misura agli Usa, portando l’entità totale all’84%.
Trump comincia la mattinata di mercoledì 9 innalzando i dazi contro la Cina al 104%, rea di aver specularmente risposto all’aumento del 50%, per poi nel pomeriggio aumentarli di altri 21 punti fino al 125%, aliquota alla quale sommando il 20% già introdotto in precedenza, si arriva cosi al 145%.
Uno scontro inedito per frequenza di colpi e pesantezza delle bordate, più simile a un incontro di boxe dei pesi massimi degli anni ’70 che a una diatriba commerciale fra superpotenze economiche.
Le tensioni sono salite alle stelle e i mercati asiatici, escluso quelli cinesi, e quelli europei hanno “chiuso” le contrattazioni tutti con un pesante passivo.
Ma la giornata doveva ancora riservare le “perle” migliori.
Dopo aver preso atto dell’apertura in terreno negativo anche dei listini azionari e obbligazionari di Wall Street, della debolezza del dollaro e, soprattutto, delle tensioni sui Treasury bond che avevano fatto salire il tasso del decennale sopra il 4% (grafico 4), scrive sul suo social network Truth alle 9.38 locali, corrispondenti alle nostre 15,38, un breve ed esplicito “È UN GRANDE MOMENTO PER COMPRARE!!! DJT”. Successivamente, alcune ore dopo in conferenza stampa, affermando che bisogna “essere flessibili”, annuncia la sospensione per 90 giorni dei dazi del Liberation day (2 aprile), entrati in vigore alla mezzanotte dell’8, a eccezione: della tassa base del 10%, che resta per tutti, di quelli contro Cina al 145%, e quelli su autovetture, acciaio e alluminio, questi ultimi tutti parimenti colpiti da una aliquota 25%.
Le dichiarazioni di Trump vengono rilasciate a “mercati statunitensi appena aperti” pertanto i listini, partiti in deciso terreno negativo, invertono immediatamente la tendenza, imboccando un’improvvisa impennata fino a chiudere il Dow Jones a +7,9%, lo S&P 500 a 9,6% e il Nasdaq addirittura a 12,1% (grafico 1). Una delle migliori performance giornaliere dalla crisi del 2008 e, secondo Ansa, la più rilevante dal 2020[2].
Ciò ha consentito agli investitori di rientrare sul mercato a prezzi vantaggiosi, di comprare e vendere in giornata conseguendo cospicue plusvalenze, e a fine giornata una decisa rivalutazione della capitalizzazione dei pacchetti azionari dei possessori di aziende.

Come ha dichiarato lo stesso Trump nello studio ovale, in base al video che è stato diffuso dalla consigliera della Casa Bianca, Margot: “Oggi ha guadagnato 2,5 miliardi di dollari” indicando l’investitore Charles Schwab e poi Roger Penske aggiungendo “Lui 900 milioni, non male”[3].
D’altronde il primo a trarne beneficio è stato lo stesso Trump, con le azioni della Trump Media & Technology Group, possedute per il 53% del capitale sociale dalla sua famiglia, che hanno registrato un’impennata superiore al 22%, con un aumento del valore di capitalizzazione di circa 2,2 miliardi di dollari[4]. Le accuse di inseder trading a carico di Trump non sono tardate ad arrivare.
L’imprevisto dietro-front di Trump, che fino al giorno prima continuava a dichiarare che dai dazi non si torna indietro, è opinione diffusa tra gli analisti sia riconducibile alle pressioni dei mercati, soprattutto sui Treasury bond, alle voci critiche che iniziavano a sollevarsi dall’interno dello stesso partito repubblicano, in primis il senatore Ted Cruz[5], e, dentro la sua amministrazione, alla posizione di Musk che ha espressamente richiesto la revoca della politica dei dazi, essendone Tesla una delle principali interessate[6]. E anche alla moral suasion del segretario al Tesoro, Scott Tessent, che ha fatto leva sugli effetti negativi dell’aumento dei tassi sui titoli di stato[7].
Sul traino del rimbalzo di Wall street del giorno precedente, giovedì 10, le borse asiatiche e quelle europee chiudono in marcato rialzo[8] (grafico 2). Nel nostro pomeriggio, nonostante l’Ue abbia preannunciato la sospensione dei dazi di ritorsione programmati in precedenza ai danni degli Usa, a causa dell’entrata in vigore dei dazi dell’84% da parte della Cina contro i prodotti statunitensi e dei realizzi che hanno preferito incassare gli investitori dopo il botto del giorno prima, Wall street ripiega in tutti suoi listini[9]. L’amministrazione Trump intanto, ci mette del suo rimarcando che i dazi ai danni della Cina sono in realtà al 145%, nel caso qualcuno lo avesse dimenticato.

La fase di straordinaria incertezza innescata sui mercati dai provvedimenti trumpiani continua a riflettersi in una marcata volatilità delle piazze finanziarie con gli investitori che cercano di approfittare dell’ “altalena” dei listini. Anche la giornata di venerdì 11 si presenta pertanto sotto la solita insegna, con le borse di Tokyo e Seul in arretramento, ma non quelle cinesi[10], e quelle europee, salvo Londra +0,65%, in scia[11] ma che recuperano parzialmente in finale di giornata le perdite dopo l’apertura contrastata di Wall street.
Secondo gli analisti, i mercati in generale hanno risentito principalmente del botta e risposta fra Stati Uniti e Cina con quest’ultima che ha replicato, al mega dazio del 145%, con l’annuncio dell’innalzamento delle tasse doganali del 125%.
Tuttavia, la chiusura di Wall street a fine giornata risulta positiva col il Dow Jones a +1,56%, lo S&P 500 a +1,81% e il Nasdaq +2,06%[12].
L’aspetto significativo da evidenziare, è che in questa fase di “montagne russe” spericolate dei listini di tutte le piazze finanziarie mondiali, il dollaro continua perdere valore rispetto alle principali valute, con l’euro che lunedì 14 segna il record degli ultimi 3 anni arrivando a 1,14 (grafico 3), per poi ripiegare leggermente, e il franco svizzero ai massimi dell’ultimo decennio sul biglietto verde[13].

Il deprezzamento del Dollaro rappresenta una strategia di lungo di periodo di Trump per cercare di invertire la strategia commerciale mantenuta da Washington dal Dopoguerra sino a oggi[14], e che viene ricondotta anche agli investitori europei i quali, secondo Peter Kinshella responsabile globale della strategia forex di Union Bancaire Privéw (UBP), “Stanno vendendo attività denominate in dollari e rimpatriano il capitale nell’Eurozona“[15].
Sulla stessa linea, e ovviamente non è il solo, anche Frantisek Tabory, forex strategist EMEA di ING, in una nota pubblicata venerdì 11: “La domanda su una potenziale crisi di fiducia del Dollaro ha trovato ora una risposta definitiva: ne stiamo vivendo una in piena regola”, aggiungendo che “Il cross-asset price action[16] di ieri ha dimostrato un radicale allontanamento dagli asset statunitensi, con azioni e Treasury in calo”.
Secondo Greg Mayer, economista senior di Allianz Global Investitors, la debolezza del Dollaro potrebbe celare anche un’accelerazione del processo di de-dollarizzazione: “Se le istituzioni statunitensi sono diventate strutturalmente meno affidabili, il capitale globale dovrebbe naturalmente spostarsi altrove. Ciò potrebbe erodere lo status di riserva globale del Dollaro”.
L’attenzione dell’amministrazione Trump è tuttavia concentrata sui Treasury bond, le cui quotazione sono calate la scorsa settimana, con i rendimenti a lungo termine in ascesa: sul decennale dal 3,9% hanno sfiorato il 4,5% (grafico 4) e il trentennale il 5%. In sostanza gli investitori stanno abbandonando praticamente tutte le topologie di titoli denominati in dollari per timore di una imminente recessione causata dai dazi che porterebbe a un deprezzamento generalizzato degli asset statunitensi, secondo il sito specializzato investire.biz.

In pratica sarebbe in atto una vendita aggressiva dei titoli a reddito fisso Usa da parte degli investitori privati, mentre, sempre secondo lo stesso sito, ancora non è possibile confermare i rumors sulle vendite da parte di Giappone e Cina, primi due paesi possessori di Treasury, fino a quando non saranno rese pubbliche il prossimo mese le riserve possedute dalla Cina. Con ulteriore conferma che potrebbe arrivare il 18 giugno quando l’amministrazione Usa pubblicherà i flussi di portafoglio.
Conseguentemente, gli analisti hanno opinioni divergenti sulle possibili vendite di Treasury da parte di Tokio e Pechino, benché quest’ultima negli ultimi 15 anni abbia gradualmente ridotto la posizione sui titoli del Tesoro Usa[17].
Il debito federale è una delle principali preoccupazioni di Trump, vista l’irrefrenabile trend di crescita che lo ha portato a inizio 2025 a 36.200 miliardi di dollari (grafico 5), dei quali 28.630 miliardi coperti da varie tipologie di titoli di stato[18], con un costo degli interessi, quasi raddoppiato durante la presidenza Biden, arrivato nel 2024 a circa 950 miliardi di $.

Come detto in precedenza, le decisioni di Trump sui dazi hanno sollevato malcontento da parte di vari settori sia politici che economico/finanziari, e in particolare dall’ambito delle Big Tech[19] che peraltro avevano sostenuto la campagna elettorale di Trump. Queste ultime, hanno ovviamente esercitato le loro pressioni sull’amministrazione dall’esterno, oltre, come detto, da Musk dall’interno. Conseguentemente nella tarda serata di venerdì 11 l’Agenzia delle Dogane e della Protezione delle Frontiere degli Usa (US Customs and Border Protection) ha annunciato la sospensione dei dazi su 12 categorie merceologiche tra cui smartphone, computer portatili e relativa componentistica[20] e anche sui macchinari utilizzati per la produzione dei semiconduttori.
Negli ultimi decenni queste produzioni da parte delle multinazionali statunitensi sono state abbondantemente delocalizzate nei paesi emergenti, in Cina in particolare, riducendo i costi produzione, rispetto alla loro produzione in ambito domestico.
È alquanto probabile che società come HP, Dell, Microsoft e Apple che producono buona parte dei loro prodotti elettronici all’estero abbiano fatto sentire la propria voce, ottenendo la sospensione sopra citata. Nello specifico, Apple è particolarmente esposta sulle filiere estere, soprattutto in Cina dove, secondo il Financial time, vengono prodotti circa l’80% degli Iphone, nonostante la società stia progettando una parziale rilocalizzazione in India.
Lunedì 14, l’Unione Europea, dopo annuncio e dietrofront di Trump dei giorni precedenti, ha approvato due atti giuridici consecutivi: il primo per introdurre i controdazi ai danni degli Usa, come dichiarato in precedenza, e il secondo per sospenderli per 90 giorni fino al 14 luglio, ufficialmente per dare tempo e spazio ai negoziati con Washington.
Si inasprisce invece lo scontro con la Cina alla quale Trump ha mantenuto i dazi al 145% e che, decisa a non chinare la testa, sta varando tutta una serie di misure di risposta, come il blocco delle terre rare, delle quali ne produce il 99% a livello mondiale oltre al 90% dei magneti ad alta potenza, non solo verso gli stati Uniti, ma anche Giappone e Germania. Le nuove norme prevedono il rilascio di future speciali licenze e le aziende Usa temono ora una carenza di approvvigionamento[21]. Inoltre il governo di Pechino ha dato ordine alle compagnie aeree cinesi di non accettare ulteriori consegne da parte del colosso dell’aeronautica statunitense Boeing, il quale si è improvvisamente trovato con il mercato in forte contrazione, considerato che gli ordini cinesi rappresentavano 1/4 delle consegne totali. Pechino ha dichiarato di ovviare ai prodotti di Boeing ricorrendo all’europea Airbus e la cinese Comac.
Si chiude così, in un clima di totale incertezza con annunci clamorosi e retromarce improvvise che mandano in fibrillazione i mercati finanziari, ma che si ripercuotono negativamente anche sulla sostenibilità del debito e sul ciclo economico degli stessi Stati Uniti.
È molto probabile che Trump continui a subire pressioni, sia dall’interno che dall’esterno della sua amministrazione, ma le sue dichiarazioni contrastanti persistono nel creare scompiglio sui mercati, tant’è che lunedì 14 ha preannunciato che introdurrà nuovi dazi sui chip e sui prodotti farmaceutici e martedì 15 ha ventilato un possibile dietrofront sui dazi alle auto. Il caos regna sovrano.
È plausibile che Trump non abbia ben valutato gli effetti dell’introduzione dei draconiani dazi e abbia innescato il terremoto sopradescritto senza esserne stato realmente intenzionato, ma il dubbio che le fibrillazione dei mercati, con i listini costantemente sulle “montagne russe”, giovino agli investimenti del suo entourage e di chi lo sostiene inizia a farsi strada.
Per l’appunto, anche per Trump “Grande è la confusione sotto il cielo, e la situazione è eccellente”.
Andrea Vento
15 aprile 2025
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
NOTE:
- Lunedì nero: i dazi di Trump affondano le borse mondiali ↑
- Wall Street vola con Trump, balzo maggiore dal 2020 – Notizie – Ansa.it ↑
- https://www.rainews.it/video/2025/04/virale-il-video-in-cui-trump-celebra-i-guadagni-degli-amici-nello-studio-ovale-nella-casa-bianca-bd4a2666-08af-4c59-a7ef-d50cd2a270ad.html ↑
- https://www.affaritaliani.it/economia/trump-wall-street-insider-trading-guadagni-societa-964784.html ↑
- https://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/dazi-allarme-senatore-cruz-repubblicani-rischiano-bagno-di-sangue-a-elezioni-nRC_05042025_1038_204204847.html ↑
- https://www.milanofinanza.it/news/dazi-elon-musk-chiede-a-donald-trump-di-revocare-le-tariffe-usa-202504081035139853 ↑
- https://www.cdt.ch/news/mondo/bessent-ha-fatto-ragionare-trump-sui-dazi-focalizzandosi-sulla-crisi-dei-titoli-390742 ↑
- Chiusura borse europee giovedì 10: Milano +4,73%,, Francoforte +4,67%, Madrid +4,32%, Parigi +3,8%, Londra +3,0%https://it.tradingview.com/news/invezz:f2638323c6c55:0/ ↑
- Chiusura listini Wall street giovedì 10: Nasdaq -3,8%, S6P 500 -3,2% e Dow Jones -2,6%. https://it.tradingview.com/news/invezz:f2638323c6c55:0/ ↑
- A seguito di una politica ad hoc varata da Pechino – https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2025/04/11/la-cina-rialza-i-controdazi-sui-beni-usa-al-125-trump-ottimista-su-un-accordo_a7c072ea-de6c-4e6b-bccf-602494cde457.html ↑
- Chiusura principali borse europee: Milano -0,7%, Francoforte -1% e Parigi -0,3% ↑
- https://www.soldionline.it/notizie/mercati-esteri/indici-usa-11-aprile-2025 ↑
- https://www.morningstar.it/it/news/263499/cambio-dollaro-euro-ai-minimi-da-3-anni-sotto-i-colpi-della-guerra-commerciale.aspx ↑
- https://www.wired.it/article/stephen-miran-dazi-trump/ ↑
- https://www.morningstar.it/it/news/263499/il-dollaro-tocca-i-minimi-da-3-anni-contro-leuro-nelle-turbolenze-della-guerra-commerciale.aspx ↑
- Il “Cross-asset price action” (azione del prezzo su asset diversi) si riferisce all’analisi e alla comprensione del comportamento dei prezzi dei diversi asset finanziari contemporaneamente, invece che concentrarsi su un singolo asset. Questo metodo aiuta i trader a identificare i movimenti correlati e le dinamiche tra asset diversi ↑
- https://investire.biz/economia-e-finanza/titoli-di-stato-usa-ruolo-cina-nel-sell-off ↑
- Per i dettagli più aggiornati sul debito Usa: https://www.exportusa.us/detentori-debito-pubblico-americano.php ↑
- Sono le aziende tecnologiche più grandi e influenti del Pianeta: Goolgle, Apple, Meta, Amazon e Microsift ↑
- Dischi rigidi, processori, macchine automatiche per l’elaborazione dell’informazione e chip di memoria.https://www.milanofinanza.it/news/dazi-trump-esenta-smartphone-computer-e-altri-dispositivi-elettronici-202504121557032730?refresh_cens ↑
- https://www.msn.com/it-it/notizie/mondo/la-cina-sospende-l-esportazione-di-terre-rare-e-magneti-la-ritorsione-di-xi-ai-dazi-di-trump/ar-AA1CUbgC ↑