Ai confini della realtà: la giunta di Livorno contro Vito Borrelli
Ho conosciuto Vito Borrelli durante la campagna elettorale per le amministrative 2024. Sono diverse le cose che non condivido con lui, praticamente zero se si parla del calcio a Livorno, ma le volte che mi è capitato di parlarci ho trovato un interlocutore corretto e gentile molto lontano dallo stereotipo del leghista che ha lasciato le fila del Carroccio. Di sicuro Borrelli non poteva sapere che, nel suo passaggio dal centrodestra al Primo polo durante le amministrative, come personaggio pubblico avrebbe subito, nella “comunicazione” politica locale ben due trasformazioni: la prima da semplice cittadino non candidato in spaventapasseri e la seconda, dopo le elezioni, da spaventapasseri in corvo. Andiamo per gradi.
1) L’invenzione dello spaventapasseri. Borrelli si occupa da anni dalla sua pagina Facebook di edilizia, trasformazioni urbanistiche e, più in generale di trasformazioni del territorio in forza, anche, di decine di anni di servizio presso l’amministrazione locale . Non sa una cosa: durante la campagna elettorale, per alcuni, diciamo, influencer in cerca di figure da denigrare, l’unica cosa che conta, nella “comunicazione” politica, è la provenienza sulla quale speculare. Per cui Borrelli, da quel momento, diviene “il dirigente leghista”, la prova provata dell’esistenza di un anello di collegamento tra il centrodestra e il Primo Polo. Si tratta ovviamente di una invenzione -i voti del centrodestra arriveranno sì ma al centrosinistra nella misura di oltre il 20 per cento per Fdi e FI subito al primo turno – però lo spaventapasseri, per mettere in fuga gli elettori, funzionerà assieme ad una serie di figure costruite per questa scadenza. Tecnicamente si tratta dell’effetto Flak – la contraerea che abbatte la credibilità dei personaggi ritenuti vicini all’avversario nel gergo della comunicazione elettorale – in concreto di un vero e proprio processo di denigrazione che ha toccato Borrelli assieme agli “ecologisti che sono solo Nimby” e “gli ambientalisti che portano i licenziamenti” “i grillini che sono quelli del Conte 1” etc. Arrivano le elezioni e si sciolgono le campane a festa: con l’otto per cento in meno di votanti rispetto alla media nazionale e un serio afflusso di voti dal centrodestra, il centrosinistra a Livorno vince elezioni al primo turno tra l’altro con la percentuale di astensioni desiderata dalle proiezioni che che circolavano al suo interno pochi giorni prima del voto.
2) i confini della realtà si restringono: la trasformazione di Vito Borrelli da spaventapasseri in corvo.
Se l’invenzione di Borrelli “dirigente leghista” nel polo civico e progressista, e la sua trasformazione in spaventapasseri, stava fuori dal recinto del reale con il provvedimento di querela del sindaco di Livorno, votato all’unanimità dalla giunta nei confronti di Borrelli per due post su Facebook, i confini della realtà, nella politica istituzionale livornese finiscono per restringersi pericolosamente.
Il provvedimento di giunta, il numero 72 del 12 novembre 2024, incarica il sindaco di querelare Borrelli per diffamazione aggravata e la richiesta di risarcimento per danni di immagine di “rilevantissima entità” (testuale) a causa di due post dell’ottobre del 2024. Sono andato a vedere i post e -invece di fuoco, fiamme e dossier falsificati con la AI- ho trovato un giudizio sulla politica urbanistica del primo cittadino, “sciagurato”, che sta ampiamente nei limiti dell’opinione di chi ha un’idea di politica urbana completamente diversa, e poi, quello sì rilevante, il nome di un famoso imprenditore cittadino i cui interessi si ritiene siano in ballo in questo genere di politica. Non la metto sul piano giuridico, anche se ci sono sentenze che declassano comunque questo genere di danno di immagine, ma su quello politico: cosa significa una intera giunta -che può parlare a giornali e media e social h24- che vota una querela per diffamazione nei confronti di un privato cittadino che usa una pagina Facebook con molti amici ma a bassa interazione? Perché, il primo cittadino non risponde direttamente ai post, o con articoli che dimostrano il suo punto di vista, ma fa querelare Borrelli, ormai trasformato in corvo della “comunicazione” politica livornese, per rilevanti danni di immagine?
Mettendo da parte il piano giuridico, politicamente la querela delle istituzioni nei confronti di un privato cittadino ha senso solo se rimette in sesto una situazione di squilibrio. Ma come può esserci squilibrio a favore di Borrelli quando giornali, siti, stampa, radio, tv e social sono ampiamente a disposizione del primo cittadino per ogni genere di esternazione? Cosa significa dare istituzionalmente la patente del presunto corvo a Borelli, segnalandolo come tale al circuito dei media locali e dei social vicini alla maggioranza? Quale è il significato politico di questo tutti contro uno? Sono domande alle quali bisogna saper rispondere con intelligenza e senso dei fatti.
Un problema politico
Sono dell’idea che chi ha perso le elezioni, compreso lo schieramento che ho sostenuto, farà ancora fatica per dare una spiegazione pubblica, utile a far progredire la vita municipale, di quanto accaduto a giugno. Uno dei motivi di questa fatica è il brutto stato di salute proprio della vita politica municipale nonostante che, nel corso degli ultimi anni, una delle espressioni più usate a Livorno sia proprio la parola “civismo”. Ma anche chi le elezioni le ha vinte non può raccontare di aver animato chissà quale politica di partecipazione: quanto i comitati di quartiere vengono votati da meno del 3 per cento degli aventi diritto e chi vince le elezioni lo fa con un tasso di astensione di otto punti inferiore alla già bassa media nazionale è evidente che la vita politica municipale non è in salute. Di solito a chi vince questo non interessa solo che è un problema di tutti, di anticorpi rispetto alla crisi permanente che Livorno mostra di non avere.
Si può cominciare a cambiare le cose? Un modo per farlo sarebbe poter frequentare la pagina di Vito Borrelli sapendo che non è sotto querela per “rilevantissimi danni”. La stagione della necessità di inventarsi spaventapasseri è finita e quella dei corvi non serve proprio a nessuno.
per Codice Rosso, nlp