Dall’Ippodromo ai bungalow! Fermare il declino di Livorno
“La città è di per sé un ambiente educativo e si può usare la città per educarsi, che si impari grazie alla città, su di essa, che si impari a usarla, controllarla o trasformarla.”
(Colin Ward – Il bambino e la città)
Negli ultimi mesi si è parlato molto di luoghi da ristrutturare e restituire alla città di Livorno:
dal distretto sanitario di Via del Mare che sembra ormai uno scheletro all’Ippodromo Caprilli, dove ora è spuntato un progetto di spiaggia, albergo, piscina e bungalow oppure dove bisognerebbe far ripartire le corse dei cavalli; dal Tiburon, prima baracchina sul mare che deve essere demolita per costruirci tre panchine allo Skate Park che sorgerà in Banditella dopo alcune proposte respinte sulla sua locazione.
Livorno, la sua amministrazione attuale e quello che rimane della politica sembrano non vedere le rovine economiche, sociali e culturali che stanno lasciando la città in un declino inesorabile e pericoloso.
Patrimonio pubblico
Il patrimonio pubblico e una sua corretta gestione si configura come strumento per combattere le disuguaglianze e innalzare la qualità dell’ambiente e il benessere dei cittadini. Per indirizzare una gestione che vada oltre l’aspetto contabile e amministrativo dei beni, occorrono alcuni elementi fondamentali:
- una conoscenza dettagliata del patrimonio che è enorme ed eterogeneo da parte dell’amministrazione locale,
- una conoscenza accurata della realtà sociale economica e culturale cittadina,
- una valorizzazione verso usi compatibili, specie per i beni vincolati,
- una regia pubblica per individuare usi compatibili e destinazioni d’uso del patrimonio pubblico in base a reali prospettive di sviluppo economico del territorio,
- decisioni trasparenti e partecipate e rassegna di tutti gli interessi mobilitabili
Occorre una progettualità che investa il settore Patrimonio, mentre si continua ad affrontare la questione in un’ottica prevalentemente finanziaria.
Sanità, scuola e sport.
Il distretto sanitario di Via del Mare non può rimanere in questo stato scheletrico di abbandono e di stallo; ma il problema fondamentale è la mancanza di una politica realmente progettuale che tenga conto della nuova città a venire, delle sue crisi economiche, sanitarie e sociali e del futuro che ci aspetta. Gli spazi di una città devono essere inseriti in un progetto interdisciplinare che tenga conto della realtà economica sempre più devastata della città, del reddito pro capite dei livornesi, in cui le pensioni dei nonni e i risparmi delle famiglie non possono più essere sufficienti a colmare i vuoti e i disastri derivanti da anni di ristrutturazioni selvagge, cartelli finanziari e rivoluzioni tecnologiche. È necessario un censimento serio e organico di tutti quei luoghi che possono diventare unità territoriali di supporto alla sanità, alla scuola e alle società sportive. Scuola, sanità e sport costituiscono un insieme unico per affrontare un progetto di riorganizzazione e di rigenerazione degli spazi cittadini.
Riguardo le destinazioni degli immobili di uso socio-sanitario basti citare la dismissione e alienazione prevista dalla variante comunale del 2013, legata al nuovo ospedale, dei presidi di via del Fagiano, via San Gaetano e viale Marconi, via della Fiera di Sant’Antonino, cui si deve aggiungere l’Ex distretto di via Ernesto Rossi, in vendita in base al programma “Invest in Tuscany”. Si tratta d’immobili che avrebbero enormi potenzialità e che invece sono lasciati all’abbandono, dei veri e propri vuoti urbani. La soluzione non può essere soltanto la dismissione.
Il gioco, il bambino e la città.
Bisogna ripensare una città in funzione della capacità di ogni bambino di esplorare, conoscere e cambiare la propria città: Tiziana Villani ci dice che bisogna coniugare le conoscenze “adulte” con quelle infantili, seguirne il percorso piuttosto che addestrarlo. Non è solo la scuola, l’istruzione a essere entrata in crisi quanto la disposizione a condividere esperienze e saperi in un ambito di comunità, lo screditamento della capacità critica, dell’agire in modo autodeterminato e il più possibile consapevole, è lo svilimento che si è diffuso tra le molte pieghe del sociale e attraversa le classi. Conoscere non è più sinonimo di possibile emancipazione, ma di superfluo.” È necessario restituire desideri, sogni e possibilità alle generazioni rubate a partire degli spazi cittadini. Uno skate park isolato dal contesto sociale e culturale di una città, abbandonata e svuotata ormai di tutto, non ha alcun senso se non inserito in un progetto generale di rigenerazione di parchi, impianti sportivi, isole periferiche.
Si pensi al sistema di aree verdi attrezzate, ai complessi sportivi e le loro pertinenze, alle aree sportive, alle attrezzature generali, ai parcheggi di servizio, agli immobili scolastici e loro pertinenze con palestre, giardini e aree verdi, si tratta di un immenso patrimonio pubblico che deve essere posto al centro della pianificazione e programmazione finanziaria territoriale, si tratta d’individuare migliori strategie di recupero e soprattutto gestione rispetto a quanto fatto fino a oggi.
L’Ippodromo e la Cittadella dello sport.
Negli ultimi giorni abbiamo sentito di tutto: da un progetto ben delineato che mira a costruire un parco delle onde, con piscina con vasca interrata, spiaggia adiacente, campi da beach tennis e beach volley, albergo, ristorante al Sindaco di Livorno che si era interessato per far ripartire la stagione delle corse dei cavalli al Caprilli, come suggerito anche da uno storico allenatore di cavalli che afferma che, solo riportando i cavalli, l’Ippodromo potrà rinascere. Ora, nel 2021, dopo una società profondamente trasformata per una serie di crisi economiche, sociali, culturali e anche sanitarie, è ormai necessario inserire l’area del Caprilli in un progetto di una Cittadella dello sport, legata alla ristrutturazione dello stadio, del campo scuola e degli impianti sportivi vicini, che possa diventare il cuore pulsante dell’intera città, luogo di relazioni e d’incontro di fantasia e di creatività per tutti i cittadini di ogni ordine e fascia d’età In quella che è una delle più belle aree dell’intero litorale del Tirreno. Si tratta di creare una zona fruibile tutto il giorno con l’apporto di progetti sociali e studi di settore coinvolgendo cittadini, associazioni sportive del territorio, non solo quelle legate all’Ippica, culturali, musicali, teatrali e infine piccole imprese individuali locali.
Qualsiasi ipotesi di riuso o valorizzazione dell’area pubblica dell’ippodromo dovrebbe passare da una cooperazione e compartecipazione di più interessi che abbia come riferimento il contesto territoriale e una chiara strategia, con indirizzi e priorità da perseguire che l’amministrazione ha il compito di delineare.
Il caso dell’ippodromo e della proposta di valorizzazione da parte del soggetto privato è un esempio di meccanismo opposto. Si tratta di patrimonio pubblico, il Comune deve farsi garante d’interessi generali prima di tutto, valutando tutte le possibili alternative con reali prospettive di sviluppo economiche, non può limitarsi a valutare la proposta privata senza esercitare il ruolo di guida e indirizzo per il futuro dell’area.
Al di là d’ipotesi di valorizzazione avanzate da singoli privati, c’è da capire se sia percorribile l’ipotesi di conservazione e tutela per finalità totalmente pubbliche, a parco pubblico, dato il valore storico e ambientale. Serve comprendere quali elementi impediscono una sua destinazione e mantenimento a verde pubblico, sia a livello economico che sociale. Qualsiasi piano di valorizzazione e gestione del “bene ippodromo” deve tener conto dei molteplici interessi collettivi e far sì che il bene dallo stato attuale d’inaccessibilità torni a essere utilizzato da tutti.
Baracchine sul mare, progetti e partecipazione.
Il Tiburon, il primo chalet sul Viale Italia, progettato e messo in piedi non molto tempo fa, sarà buttato giù e al suo posto nasceranno tre panchine… La demolizione come soluzione ultima mette in luce la necessità di migliorare la gestione per la cura degli immobili pubblici.
Ancora una volta sembra mancare una visione d’insieme che tenga conto degli abitanti del quartiere, con i tanto decantati processi partecipativi che non sono mai realmente stati adottati, una mancanza di studi di settore legati agli elementi urbanistici, architettonici, sociali e tecnologici della città, in questo caso di una parte del lungomare spesso abbandonata a se stessa e distrutta da interventi parziali e legati a interessi del momento.
Fermare il declino strutturale, sociale, culturale del territorio livornese e ripensare Livorno, i suoi quartieri e i suoi luoghi diventa ormai un dovere per tutti, nessuno escluso.
Per Codice Rosso Simona Corradini e Coltrane59