Economia di guerra oggi. Parte XX
Sipri: nel 2023 le spese militari mondiali crescono contemporaneamente in tutte le 5 macroregioni mondiali
La guerra in Ucraina spinge l’Europa al maggior incremento in valore assoluto
La perversa spirale riarmo, aumento del commercio di armamenti e conflitti
Dopo aver esaminato nella prima parte del saggio[1], la dinamica delle spese militari a livello mondiale e nelle prime due macroregioni geografiche per ordine di esborso, procediamo all’analisi delle tre restanti, evidenziando come tutte le cinque non registravano contemporaneamente un aumento addirittura dal 2009 (tabella 1).
L’incremento delle spese globali ha evidenziato nel 2023 una sensibile accelerazione salendo al +6,8%, dal +3,9% dell’anno precedente a causa principalmente dai conflitti nel Mondo Arabo-islamico, Africa Settentrionale (+38%) e Medio Oriente (+9%), e nell’Europa Orientale (31%).
In Europa il più elevato incremento in valore assoluto
Il secondo anno di guerra in Ucraina con le conseguenti politiche di riarmo, spinge nel 2023 l’Europa al più consistente aumento macroregionale in valore assoluto, nell’ordine di ben 108 miliardi di $, attestandosi a 588 miliardi di $, il 24% della spesa globale, accorciando a soli 7 miliardi da Asia e Oceania (tab. 1).
Tabella 1: spesa militare mondiale, nelle macroregioni e nelle sub-regioni nel 2023. Fonte Sipri
Ripartizione della spesa militare per macroregioni e sub-regioni | ||||
Macroregioni e subregioni | Spesa militare 2023 | % incremento 2022-2023 | % incremento 2014-2023 | % di spesa mondiale |
Totale mondiale | 2.443 | 6,8 | 27 | 100 |
Africa | 51,6 | 22 | 1,5 | 2,1 |
Africa Settentrionale | 28,5 | 38 | 41 | 1,2 |
Africa Sub-sahariana | 23,1 | 8,9 | -22 | 0,9 |
Americhe | 1.009 | 2,2 | 10 | 41 |
America Settentrionale | 943 | 2,4 | 11 | 39 |
America Centrale | 14,7 | -0,4 | 54 | 0,6 |
America Meridionale | 50,7 | -0,3 | -7.2 | 2,1 |
Asia e Oceania | 595 | 4,4 | 46 | 24 |
Asia Centrale | 1,8 | -5,3 | -16 | 0,1 |
Asia Orientale | 411 | 6,2 | 62 | 17 |
Asia Sud-Orientale | 47,8 | -1,6 | 24 | 2 |
Asia Meridionale | 98 | 3,2 | 38 | 4 |
Oceania | 35,5 | -0,9 | 36 | 1,5 |
Europa | 588 | 16 | 62 | 24 |
Europa Centro-Occiden | 407 | 10 | 43 | 17 |
Europa Orientale | 181 | 31 | 118 | 7,4 |
Medio Oriente (stime) | 200 | 9,0 | 5,2 | 8,2 |
La quota di incremento annuo del 16% è risultata indubbiamente elevata nonché in crescita dal 13% del 2022. Tuttavia, l’aver riportato l’incremento più elevato fra le macroregioni mondiali nel decennio precedente (2014-2023), pari al 62% (tab. 1), indica che la politica di riarmo in Europa è fenomeno di medio-lungo periodo, soprattutto nella parte Est del continente ove l’aumento è stato addirittura del 118%.
L’inizio del conflitto nel Donbass proprio nel 2014 ha impresso un’accelerazione alla spesa militare, in primis in Ucraina la quale, sempre nel decennio (2014-2023), sotto la spinta della presenza Nato nel paese[2], aumenta addirittura del 1.271%, ma anche negli altri paesi dell’area, e in particolare in Polonia dove l’incremento decennale ha toccato il 181%. Risultato record, solo dietro all’Ucraina, per Varsavia determinato principalmente da una imponente politica di riarmo nel 2023, con uno dei più elevati aumenti a livello mondiale, pari al 75%, arrivando a una spesa annua di 31,6 miliardi di $ che le consente di accedere nella top 15 degli spenditori. Un esborso importante per le casse statali polacche visto che la spesa militare in rapporto al Pil nel 2023 è salita al 3,8%, fra valori più elevati in Europa, dal 1,9% del 2014 (tab. 2).
Anche l’Europa Occidentale, registrando nel 2023 un incremento annuo del 10% leggermente superiore alla media mondiale (9%), si attesta a 407 miliardi di $, consolidando la terza posizione per valore assoluto fra le sub-regioni mondiali dopo Nord America (943) e Asia Orientale (411).
Un’area compatta dal punto di vista geopolitico e militare, data l’appartenenza all’Ue e alla Nato della quasi totalità dei suoi Paesi[3], che evidenzia nel medio-lungo periodo una marcata tendenza al riarmo visto l’aumento su base decennale del 43%, rispetto a una media mondiale del 27%, principalmente frutto delle linee politiche dell’Alleanza Atlantica varate nel 2014 tese a far innalzare la quota delle spese militari sul Pil dei suoi membri ad almeno il 2%.
L’Europa Occidentale annovera ben quattro stati nella top 15 degli spenditori: il Regno Unito al 6° posto con 74,9 miliardi di $ nel 2023 e incremento annuale del 7,1%, seguita dalla Germania al 7° con 68,8 miliardi e aumento annuo del 9% il più elevato fra i principali paesi della sub-regione, frutto del piano pluriennale di riarmo da 100 miliardi di euro approvato dal governo Schloz nel 2022. Quindi la Francia al 9° posto con a crescita annua del 6,5% e, infine, l’Italia all’12° con un esborso di 35,5 miliardi e un incremento decennale del 31%, il secondo più rilevante fra i principali paesi dell’Europa Occidentale, dietro solo alla Germania col 48%. Il Sipri riporta una diminuzione della spese militari italiane nel 2023 del -5,9% che secondo la Rete pace e disarmo “non appare invece nelle cifre di Bilancio ufficiali e che probabilmente deriva da trasformazioni relative al (tasso) di cambio della e dell’inflazione”.[4]
Tabella 2: spesa militare dei principali 15 paesi per esborso nel 2023. Fonte Sipri
I primi 15 stati per spese militari nel 2023 | ||||||
Stato | Spesa militare in miliardi $ | % di spesa globale | % incremento 2022-2023 | % incremento 2014-2023 | 2023 spesa militare
in % sul Pil |
2014 spesa militare
in % sul Pil |
Stati Uniti | 916 | 37 | 3,4 | 9,9 | 3,4 | 3,7 |
Cina | 296 | 12 | 6,0 | 60 | 1,7 | 1,7 |
Russia | 109 | 4,5 | 24 | 57 | 5,9 | 4,1 |
India | 83,6 | 3,4 | 4,2 | 44 | 2,4 | 2,5 |
Arabia Saudita | 75,8 | 3,1 | 4,3 | -18 | 7,1 | 11 |
Regno Unito | 74,9 | 3,1 | 7,9 | 14 | 2,3 | 2,2 |
Germania | 68,8 | 2,7 | 9,0 | 48 | 1,5 | 1,1 |
Ucraina | 64,4 | 2,7 | 51 | 1.272 | 37 | 3,0 |
Francia | 61,3 | 2,5 | 6,5 | 21 | 2,1 | 1,9 |
Giappone | 50,2 | 2,1 | 11 | 31 | 1,2 | 1,0 |
Corea del Sud | 47,9 | 2,0 | 1,1 | 34 | 2,8 | 2,5 |
Italia | 35,5 | 1,5 | -5,9 | 31 | 1,6 | 1,3 |
Australia | 32,3 | 1,3 | -1,5 | 35 | 1,9 | 1,8 |
Polonia | 31,6 | 1,3 | 75 | 181 | 3,8 | 1,9 |
Israele | 27,5 | 1,1 | 24 | 44 | 5,2 | 5,6 |
Totale primi 15 | 1974 | 81 | ||||
Restanti stati | 19 | |||||
Totale globale | 2.443 | 100 | 6,8 | 27 | 2,3 | 2,4 |
2023: nel Medio Oriente di nuovo in fiamme si impennano le spese militari
L’attacco militare israeliano a Gaza, in risposta al raid del 7 ottobre della resistenza palestinese, ha impresso una spinta alla spesa militare di Tel Aviv e, dall’altro, ha finito per scatenare focolai di guerra in buona parte del Medio Oriente da parte delle formazioni dell’Asse sciita sostenuto dall’Iran, principalmente in Libano e nello Yemen. Conseguentemente le spese militari della macroregione nel 2023 crescono di un corposo 9% portandosi a circa 200 miliardi di $.
L’Arabia Saudita, principale spenditore mediorientale e 5° a livello mondiale con 75,8 miliardi di $, aumenta la spesa annua del 4,3%, mentre su base decennale la diminuisce di ben il -18%.
Dopo la politica di riarmo implementata fino al 2015 funzionale alla guerra in Yemen nella quale è stata direttamente coinvolta fra il 2015 e il 2022, Riyad, dagli 80 miliardi di dollari del 2014 e gli 87 del 2015, riduce la propria spesa a una media di 64 miliardi nel triennio 2019-2021[5], a seguito di parziale disimpegno. Infine, il riaccendersi delle tensioni e dei conflitti nella macroregione spinge nuovamente al rialzo la spesa saudita nel biennio successivo, fino a sfiorare, come detto sopra, i 76 miliardi di dollari, nel 2023 (grafico 1).

Pur mantenendosi al 15° della graduatoria mondiale, Israele riporta un aumento di spesa addirittura del 24%, arrivando ai 27,5 miliardi di $, al netto dei 3,8 miliardi di $ dollari annui stanziati dagli Stati Uniti per il periodo 2019-2028[6] e degli aiuti straordinari che sono arrivati regolarmente dopo il 7 ottobre[7] (grafico 2). Secondo il Sipri Israele ha speso nel quinquennio 2018-2022, quindi prima della guerra a Gaza, l’esorbitante cifra di 2.535 $ pro capite, posizionandosi a livello mondiale solo dopo il Qatar[8]; con una spesa in rapporto al Pil che nel 2023 si è attestata al 5,2%, secondo valore più elevato nella top 15 dopo l’Arabia Saudita (7,1%) e ovviamente Russia (5,9%) e, soprattutto, Ucraina (31%). Una quota molto elevata per lo stato della nazione ebraica, come definito dalla sua 14esima Legge Fondamentale del 2018, ma tuttavia non record per la sua storia, visto che solo nel 2014 la percentuale era del 5,6%.
Israele ha fatto della potenza militare l’architrave della sua politica espansiva sin dalla sua fondazione nel 1948, dotandosi col tempo anche di armi nucleari, seppur ufficialmente non dichiarandole, e di un apparato militar-industriale tecnologicamente molto avanzato che l’ha elevato a principale potenza regionale. Ciò anche a seguito del progetto strategico dell’amministrazione Bush Jr di un “Nuovo Medio Oriente” che ha determinato la caduta di Saddam Hussein in Iraq nel 2003, di Gheddafi in Libia nel 2011 e di Assad in Siria nel 2024, oltre al ridimensionamento delle difese contraeree e dell’influenza regionale dell’Iran con l’attacco israeliano dell’ottobre 2024, concordato con Washington.

La Turchia si conferma il terzo attore militare del Medio, e 22° a livello mondiale, attestandosi nel 2023 a 15,8 miliardi di $, pari all’1,15% del Pil, grazie a un corposo incremento annuo del 37%[9], frutto della politica espansionistica, definita “neo-ottomana”, di Erdogan. Ankara costituisce il pilastro sud-orientale della Nato e ospita 6 stati basi militari Usa/Nato con tanto di dotazione di ordigni nucleari, ovviamente sotto comando di Washington.
Quarto paese per spese militari della sub-regione con 10,3 miliardi di $, l’Iran ha rivestito ruolo di potenza militare regionale di primissimo piano e architrave dell’Asse sciita, fino a che la caduta di Assad, l’indebolimento politico e militare del libanese Hezbollah e l’attacco israeliano sopracitato ne hanno ridimensionato la proiezione geopolitica regionale. Resta in ballo l’annosa questione del nucleare con gli Stati Uniti, dopo che Trump nel 2018, durante il suo primo mandato, è uscito unilateralmente dall’Accordo sottoscritto da Obama nel 2015 con Teheran, il JCPOA.
Africa: riprendono a crescere le spese militari sotto l’impulso delle guerre intraregionali
L’Africa, nel suo complesso, pur registrando un corposo aumento del +22%, il più elevato nel 2023 su scala globale, evidenzia la minor spesa fra le macroregioni censite dal Sipri con 51,6 miliardi di $, pari al 2,1% del totale mondiale.
La maggior spesa, con 28,5 miliardi di $, e l’incremento annuo più corposo, del 38%, vengono registrati nella sub-regione Settentrionale (quella mediterranea), la più sviluppata economicamente ma, anche, quella più direttamente coinvolta, sia geograficamente che etnicamente, nei conflitti dell’adiacente Medio Oriente.
Determinante in questo contesto il ruolo dell’Algeria, la quale con un incremento annuo record del 76%, arriva ai 18,3 miliardi di $ di uscite per le proprie forze armate, facendo leva sul significativo aumento delle entrate dell’export del gas verso i paesi europei, Italia in primis.
L’Africa Sub-Sahariana con 23,1 miliardi di $ risulta anche nel 2023 la seconda sub-regione con minor spesa a livello mondiale (0,9%), dietro all’America Centrale. L’Africa Nera nel contesto di una tendenza decennale di sensibile riduzione, -22% fra il 2014 e il 2023, registra un’improvvisa impennata annuale del +8,9%.
Tale dinamica espansiva congiunturale origina principalmente dalla ripresa nel 2021 della guerra, sotto l’avanzata delle milizie filo-ruandesi del M23, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, nella quale l’incremento annuo è stato il maggiore fra tutti gli stati del contesto mondiale nel 2023 di ben il 105%.
Anche il Sud Sudan, il paese in peggiori condizioni socio-economiche dell’intero continente, riporta un aumento della spesa del paese del 78%[10], riconducibile a un aumento delle tensioni interne e come riflesso dallo scoppio della guerra civile nell’adiacente Sudan il 15 aprile 2023[11]. Il principale spenditore in valore assoluto della sub-regione, la Nigeria, con 3,2 miliardi di dollari registra un aumento del 20% anche in questo caso a seguito di instabilità interna al Paese[12].
Si tratta di cifre indubbiamente ridotte in valore assoluto ma con incrementi percentuali molto elevati che vanno a incidere su situazioni economiche e sociali molto precarie.
Breve sguardo sinottico sul 2023
L’aumento delle tensioni geopolitiche, sia su scala globale che regionale, e dei conflitti armati ha impresso nel 2023 un’accelerazione del +6,8% al trend rialzista annuo delle spese militari globali, le quali a seguito del nono anno consecutivo di incremento raggiungono il record storico di esborso a livello mondiale a quota 2.443 miliardi di dollari.
Dalla fine della Guerra fredda il totale globale è praticamente raddoppiato. Inoltre, è significativo rilevare come le tensioni e i conflitti abbiano interessato tutte le macroregioni classificate dal Sipri che tornano a incrementare contemporaneamente per la prima volta dal 2009 (tab. 1).
L’effetto traino sul commercio di armamenti
Il nono anno consecutivo di aumento delle spese militari, inevitabilmente si è riflesso anche nel 2023 nell’espansione del commercio di armamenti. Le principali 100 aziende del settore hanno totalizzato, in base ai dati del Sipri[13], un valore delle vendite pari a 632 miliardi di dollari con un incremento in termini reali del 4,2%, rispetto all’anno precedente. Fra queste, 73 hanno visto crescere i loro fatturati rispetto all’anno precedente, quando l’aumento ne aveva interessate 47, e in particolare ha riguardato quelle posizionate nella seconda parte della graduatoria delle Top 100, mettendo in evidenza una generalizzata espansione del comparto.
Le 41 aziende di nazionalità statunitense hanno totalizzato un fatturato di 317 miliardi di $, esattamente la metà della Top 100, al cui vertice dal 2018 vi sono costantemente collocate 5 loro aziende. Tuttavia, 11 di queste non hanno aumentato il loro fatturato nel 2023 e in particolare la Lockheed Martin e la RTX, principali due società mondiali, tant’è che l’incremento medio delle 41 statunitensi è risultato del +2,5%, sotto la media delle Top 100 di +4,2%. Nonostante ciò, Washington resta ben saldo al vertice della produzione e del commercio di armamenti a livello mondiale, come d’altronde per la spesa militare (916 miliardi $), staccando nettamente la Cina (296 miliardi), le cui aziende si collocano in seconda posizione ben distanziate col 16% del totale dei ricavi, e tutti gli altri principali stati che si attestano al di sotto del 7,5% del Regno Unito (grafico 3)[14].

Conclusioni
Stiamo attraversando una fase di passaggio dall’ordine geopolitico mondiale delineatosi agli inizi degli anni ’90, basato sull’egemonia unilaterale degli Stati Uniti, verso un riequilibrio degli assetti globali su base multilaterale che sta determinando un aumento delle tensioni, soprattutto nello scacchiere est europeo, medio orientale e dell’Asia-Pacifico, e dei conflitti, con riflesso diretto sull’aumento delle spese militari e del valore del commercio di armamenti.
Le spese per il riarmo aggravando i bilanci pubblici degli stati, comportano inevitabilmente una pressione sulle spese sociali, in una perversa spirale nella quale l’aumento delle spese militari e delle produzioni di armamenti, finiscono per alimentare i conflitti armati. Come ha più volte dichiarato Papa Francesco denunciando, senza parafrasi, come il commercio di armi “muove i fili delle guerre con tutti i soldi pubblici destinati agli armamenti” e che “la gente non vuole armi ma pane”[15].
La stessa classe politica europea e mondiale che sta alimentando il riarmo principalmente a scapito delle spese sociali e in larga misura ha partecipato al suo funerale sperticandosi nell’esaltarne la levatura morale e il suo messaggio di pace, sarebbe opportuno che facesse del suo instancabile monito un’eredità preziosa da portare avanti.
Passata la festa (il funerale di Francesco), gabbato lo santo (il messaggio di Bergoglio) recita un vecchio adagio, purtroppo sempre attuale.
Andrea Vento
4 maggio 2025
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
NOTE:
- Economia di guerra oggi. Parte XIX Sipri: le spese militari mondiali si impennano nel 2023 ↑
- Jens Stoltemberg, segretario generale Nato: “La guerra non è cominciata nel febbraio dello scorso anno (2022, ndr) ma dal 2014. E dal 2014 gli alleati Nato hanno dato supporto all’Ucraina, con addestramenti ed equipaggiamenti”. ↑
- Nel 2023 i membri della Nato, con l’ingresso della Finlandia, ammontavano a 31 dei quali 28 erano europei (esclusi Canada, Usa e Turchia) e 22 facevano parte dell’Ue (a eccezione di Albania, Islanda, Macedonia del Nord, Montenegro, Norvegia, Regno Unito). Nel 2024 entra anche la Svezia portando i membri della Nato ai 32 attuali.https://www.nato.int/nato-welcome/index_it.html ↑
- https://retepacedisarmo.org/spese-militari/2024/il-mondo-aumenta-le-spese-militari-e-il-pericolo-di-guerra-2-443-miliardi-di-dollari-nel-2023-serve-disarmo-per-salvare-persone-e-pianeta/ ↑
- https://it.tradingeconomics.com/saudi-arabia/military-expenditure ↑
- https://www.terrasanta.net/2024/11/armi-usa-a-israele-rifornimento-continuo/ ↑
- https://www.notiziegeopolitiche.net/israele-washington-approva-invio-di-3-5mld-a-tel-aviv-per-acquistare-armi-made-in-usa/ ↑
- https://euroborsa.it/difesa-2024-spesa-armamenti.aspx ↑
- https://www.agenzianova.com/a/6628ab241fcbe4.34171098/5189293/2024-04-22/difesa-sipri-spese-militari-turchia-aumentate-del-37-per-cento-nel-2023 ↑
- https://it.tradingeconomics.com/south-sudan/military-expenditure ↑
- https://it.wikipedia.org/wiki/Conflitto_in_Sudan_del_2023 ↑
- https://www.nigrizia.it/notizia/spese-militari-sipri-usa-cina-congo-sudan-russia-ucraina-israele-italia ↑
- https://www.sipri.org/media/press-release/2024/worlds-top-arms-producers-see-revenues-rise-back-wars-and-regional-tensions ↑
- https://www.rivaluta.it/industria-maggiori-aziende-armi-2023/ ↑
- https://vocetempo.it/il-grido-del-papa-contro-il-commercio-delle-armi-che-muove-i-fili-delle-guerre/ ↑