Giorgio Bertani Editore Ribelle
“Giorgio Bertani, editore ribelle” a cura di Marc Tibaldi, Milieu.
“Spesso nella storia i sogni di costruire un mondo migliore sono stati sconfitti. Ma hanno continuato a lavorare sotterraneamente. E alla fine hanno contribuito a cambiare davvero”.
Questa è l’epitome per gli anni settanta con cui si chiude l’intervento di Carlo Rovelli, ultimo degli illustri intellettuali italiani che hanno in qualche modo gravitato intorno alla casa editrice di Giorgio Bertani, a essere stato incluso in questo agile libretto dedicato a lui e alla sua attività editoriale, curato amorevolmente da Marc Tibaldi per i tipi di Milieu edizioni di Milano.
È una riflessione che vale certo per tutti i sogni di cambiamento degli anni sessanta e settanta, ma che bene potrebbe rappresentare in toto la parabola di Bertani stesso, infaticabile diffusore di testi altrimenti difficilmente leggibili in altro modo nel panorama editoriale italiano, anche in anni in cui sicuramente si poteva contare su un pubblico più attento alla riflessione critica e ai nuovi movimenti politici, artistici e culturali rispetto al nostro disperante momento storico, in anni in cui le speranze di un nuovo mondo includevano anche la possibilità di poter ripensare per intero il sistema della cultura, persino di portare in primo piano i testi di pensatori scomodi (Nizan, Deleuze, Guattari, Derrida, Bifo), pubblicare i materiali della guerriglia urbana in corso, l’autobiografia fulminante di un bandito anarchico come Horst Fantazzini, i testi de La Comune di Dario Fo, i materiali della cultura popolare subalterna, ma anche d’ipotizzare esperienze di distribuzione alternative a quelli della cultura libraria mainstream, pallino da sempre dell’azione culturale di Bertani, che ben comprendeva come la lotta solitaria non potesse bastare.
Una sfida editoriale combattuta oltretutto sempre in mezzo alle difficoltà economiche, alle varie traversie della repressione di quegli anni, che portano al sequestro da parte delle autorità di vari testi in preparazione (tra cui il famosissimo “Bologna Marzo ‘77, fatti nostri”) e all’arresto di Bertani stesso, come si evince dalle note biografiche che aprono il testo.
Note biografiche che danno da subito la misura del personaggio, che arriva nel bel mezzo della storia politica italiana ed europea partecipando alla clamorosa azione anarco – socialista rivoluzionaria del rapimento del vice console spagnolo a Milano, un azzardo rocambolesco/picaresco che riesce a salvare la vita a un militante anarchico antifranchista spagnolo, già destinato alla pena capitale dal regime stesso: una specie di figura (nel senso medievale del termine) di quella che sarà la vita e l’attività di Bertani stesso, in lotta con il conformismo e il cripto fascismo della cultura ufficiale italiana, arrischiando la propria vita (leggete e saprete), la propria libertà e la sopravvivenza materiale personale. Osservandolo nei particolari, potrete vedere che il libro è scandito dai puntuali riferimenti del curatore alla biografia, al lavoro della casa editrice e al contesto, ma offre anche una serie d’interessantissimi contributi di vari intellettuali legati alla Verona di Bertani, come il già citato Rovelli e Vittorino Andreoli: degne di nota più delle altre, secondo me, sono però le belle pagine di uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei, Antonio Moresco, che traccia un ritratto efficacissimo della sua dura vita e del suo apprendistato umano, politico e sociale, trascorso nella città in quegli anni, in cui entra in contatto anche con l’editore, componendo un bellissimo sguardo, lucido e privo di ogni nostalgia e retorica, sulla quotidianità durissima di un mondo del lavoro cruento, in cui però la solidarietà di classe – spesso anche al di là del colore politico – svolgeva un ruolo importante per contrastare lo strapotere del padronato e le difficoltà dell’esistere.
Un libro interessante e importante quindi, impreziosito anche da un bell’apparato iconografico, in cui appaiono alcune decine di pagine di copertine delle edizioni stesse, giustamente famose anche per il loro potente impatto visivo, arricchito anche da una docufilm d’interviste all’editore e altri protagonisti, diretto dallo stesso curatore e commentato dalle musiche del grande Claudio Fasoli.
Per Codice Rosso, Falco Ranuli