Memorie

In the Court of the Crimson King 1969 2019

Ottobre 1969. Esce “ in the court of the Crimson King” e da quel momento , nella storia del rock degli ultimi 50 anni, pochi dischi sono riusciti a sedersi vicino senza provare paura e rispetto; perché il disco fa paura davvero a partire dalla copertina disegnata da Barry Goldber, un urlo di Munch di seconda generazione, a partire dai testi surreali di Peter Sinfield, dalla chitarra geniale di  Robert Fripp, l’anima e la testa dei Crimson, dall’uso potente ma equilibrato del mellotron, la tastiera scoperta dal progressive rock e la paura inizia a partire dal primo brano “ 21st Century schizoid man” che mostra immediatamente la potenza di fuoco e l’originalità del gruppo rispetto ai gruppi rock del periodo. Lo stesso brano sarà riproposto ad Hyde Park dal gruppo, nel concerto dei Rolling Stones dedicato a Brian Jones . 

Qui un estratto: 

 

 

Nell’album coesistono cinque brani diversi fra loro, frutto di una sintesi perfetta tra sperimentazione, avanguardia, storia del rock e progressive . Spicca davvero la stralunata e incantata “ Moonchild”, un viaggio psichedelico tra il sogno ed il disincanto che ad ogni ascolto trova nuovi colori e intensità.. Questo disco riesce a mettere d’accordo sia gli amanti del progressive rock sia  i critici spartani di ogni forma canzone in quanto nessun genere rock gli si può appiccicare addosso e tutte le definizioni gli vanno molto strette. Ma quello che si può dire veramente è che quel disco nasce in un momento storico, culturale e musicale ricco di fermenti e di movimenti dove l’onda sociale, se pur confusa e variegata, spingeva verso un cambiamento radicale dell’essere insieme e dell’essere società, un fiume profondo che spingeva contro il sistema dominante. Si dice che Hendrix abbia detto che i re cremisi erano la più forte band del mondo e che Mike Ratledge, organista dei Soft Machine, fosse di un altro pianeta, nonostante la musica dei Crimson e dei Soft Machine fosse molto diversa da quella del chitarrista americano. Al di là delle leggende metropolitane che circolano nella storia del rock è necessario  ascoltare e “ sentire” quel periodo particolare della musica che va dalla seconda metà degli anni sessanta alla fine degli anni 70 (compreso il punk rock) come un momento musicale che si univa ad altri momenti politici e artistici che rappresentavano un insieme sociale ricco di progetti, proposte, sogni e segni. Qualcosa di molto diverso dalla narrazione che ci viene propinata continuamente da media e potere e qualcosa che sembra mancare da molti anni a questa parte ma che può sempre nascere da un momento all’altro. Comunque “In the court of crimson King” merita sicuramente un “ nuovo ascolto” sia da parte di quei giovani che non lo hanno mai “sentito” sia da parte di tutte quelle persone che non conoscono dove può arrivare davvero la musica.