Scoglio della Regina, Fortezza Vecchia, Piazza Garibaldi: per una Livorno a venire
Dalle baracchine sul mare alle baracchine in piazza Garibaldi, passando dallo Scoglio della Regina e da Porta a mare fino al progetto di una piazza di fronte alla Fortezza Vecchia. Livorno sembra un cantiere aperto fatto di sogni e di promesse, di lavori in corso per Eco bonus al 110% sparsi dovunque e di rotatorie e sensi unici, un cantiere lontano anni luce dalla città, dai suoi limiti e dalle sue contraddizioni, dai problemi reali, sociali e culturali dei suoi luoghi.
Ogni progetto strutturale, architettonico e culturale sembra slegato dall’ insieme sociale, economico e collettivo dove si inserisce la città di Livorno. Perché? Perché ogni piano urbanistico, i vari progetti come Porta a mare e Porta a terra, un nuovo piano del traffico o un abbattimento di una struttura fatiscente (baracchine sul mare o quelle baracchine verdi nella famigerata piazza Garibaldi), l’Ippodromo Caprilli o la Fortezza Nuova non incidono e non costituiscono momenti e spazi costitutivi di una rinascita cittadina? Perché i cittadini non conoscono nemmeno i motivi e le cause che producono questi cambiamenti urbanistici?
In poche righe e per quello che vale l’informazione locale oggi possiamo delineare dei piani di lettura che possono costituire dei punti di partenza di un nuovo progetto per riprendersi spazi, tempi, quartieri, relazioni e sogni di una città allo sbando.
La città economica
Partiamo sempre da qui: ogni progetto urbanistico e sociale deve fare i conti con l’economia della città. Gli ultimi dati relativi alla disoccupazione giovanile, qualità della vita di giovani e anziani, lavoro precario ed emigrazione sono preoccupanti e i risparmi delle generazioni precedenti, pensiamo al porto e ai redditi medi e le pensioni che si è portato dietro a partire dagli anni 70, rappresentano quasi l’unica iniezione di ossigeno a questa città.
Ma come vengono gestiti i soldi pubblici e come vengono decisi i grandi progetti urbani? Perché quartieri periferici, le varie Porte della città, l’ospedale, l’ippodromo, le ristrutturazioni delle piazze sembrano luoghi irreali decisi da altri soggetti estranei al cuore della nostra città?
Il problema parte ancora da un modello di economia che sfrutta il territorio come merce, che vende il patrimonio della città all’interno di grandi operazioni che nascondono speculazioni e rendite fondiarie, a cui si aggiunge una gestione urbanistica burocratica sempre poco trasparente.
Molti dei progetti citati, ippodromo, ospedale, messa in sicurezza dei fiumi, dovrebbero incorporare negli appalti pubblici fattori di qualità ambientale, sociale, di occupazione dignitosa, di sostenibilità ecologica ed energetica, di innovazione tecnologica, solo così si può sperare in una trasformazione urbanistica più equilibrata e più equa come spesa pubblica.
La città culturale
Ogni spazio dovrebbe delineare, mostrare e produrre cultura: ogni piazza, via, parco, slargo e verde pubblico deve essere inserito in un insieme sociale e culturale che dia la possibilità, alle varie generazioni di una città, tenendo conto delle necessità di tutti i quartieri limitrofi, di vivere, crescere, capire, essere insieme e progettare altri luoghi e tempi a venire. Lo spazio mostra sempre un tempo passato e un tempo futuro, crescita personale e memoria collettiva; deve indicare almeno due luoghi sovrapposti, come la Liverpool di Sebald in “Austerlitz” dove convivono due città, una nuova e una vecchia che sembrano parlare e mostrare memorie del passato che non hanno finito di raccontarci la loro vita.
L’Ippodromo Caprilli, lo Scoglio della Regina e la Fortezza Vecchia devono essere parte di un progetto collettivo di partecipazione, associazionismo, gruppi di architetti e urbanisti, comitati di quartiere e singoli cittadini che vogliono far vivere veramente Livorno e i suoi spazi sociali.
La città della cura
In Italia la salute e la cura delle persone rappresenta un problema enorme dove il disastro della sanità pubblica, la riduzione di strutture territoriali e di personale sanitario, la privatizzazione di interi settori legati alla cura di una persona stanno incidendo profondamente sulla vita reale delle persone, soprattutto delle fasce più anziane e più povere. Inoltre l’emergenza climatica e la mancanza di spazi verdi nelle nostre città rappresentano un ulteriore aggravamento della nostra qualità della vita.
Ogni spazio nuovo o da ristrutturare dovrebbe tenere conto della città della cura e della città verde per il futuro dei suoi abitanti. Porta a Terra, Salviano 2, i nuovi supermercati di Livorno o lo stesso progetto del nuovo ospedale sembrano parlare un’altra lingua o meglio la solita lingua dei soldi, degli appalti e dei gruppi di potere.
La città digitale
Le città si trasformano molto velocemente ormai: le Smart City si stanno realizzando in molte parte del mondo, basti pensare alla Cina. Per ogni tipo di ristrutturazione urbana bisogna ormai confrontarsi con questo tipo di innovazioni tecnologiche, applicazioni e algoritmi, al di là dei limiti evidenti di questo tipo di città del capitalismo digitale, del controllo e della sorveglianza che sembrano comunque destinate solo alla parte più ricca della popolazione. Fondamentale anche comprendere che siamo di fronte a un capitale digitale che mette a regime ogni momento della nostra vita quotidiana e che si serve di quel tipo di “capitalista umano”, lavoratore o cittadino, che mette quasi tutta la sua vita al lavoro attraverso social, applicativi e video giochi, lasciando tutte le sue facoltà e capacità a disposizione del capitale per produrre comportamenti, sensazioni, amori, vita intima, educazione (Roberto Ciccarelli – Una vita liberata). Ecco perché ,in qualsiasi progetto di ristrutturazione urbana, bisogna coinvolgere i giovani, farli sentire parte costitutiva dei processi in essere della propria città e riconquistare connessioni e legami, liberare vite e corpi.
La città dei comitati
Un discorso a parte meritano i vari comitati di quartiere e associazioni che spesso lavorano tanto e con risultati dignitosi, ma che cercano di spingere la politica ufficiale a interessarsi dei loro problemi singoli senza capire che l’amministrazione attuale e l’opposizione di centro destra sono inadeguati a recepire i veri problemi della città e sono strettamente legati alle componenti affaristiche della regione (i soliti noti…). Inoltre bisogna comprendere che la singola battaglia per i parcheggi selvaggi, per la movida, per la criminalità, per un antenna parabolica non è niente se non inserita in un insieme politico e sociale compatto e variegato che affronti una sfida più importante: una nuovo modo di fare una politica della città.
Si tratta quindi di studiare, capire e attraversare gli spazi di Livorno, ricostruire una mappatura dei luoghi da recuperare e di quelli da liberare, trovare progettualità e connessioni, ricreare rapporti sociali profondi, riprendere spazi e tempi e molto altro ancora.
Note urbanistiche sulla città
Un primo dato che pongo alla discussione riguarda i luoghi scelti come spunto per l’articolo, lo Scoglio della Regina, la Fortezza Vecchia e Piazza Garibaldi sono tutti luoghi simbolo del rapporto città-acqua, il cosiddetto waterfront: la Livorno balneare e marittima rappresentata dallo Scoglio della Regina, l’emblema della città-porto con la Fortezza Vecchia e piazza Garibaldi affacciata sui canali cittadini, vero e proprio patrimonio e bene comune. L’obiettivo generale perseguibile dovrebbe essere la restituzione per usi e attività collettive degli spazi pubblici e la creazione di opportunità per il tessuto economico. I piani urbanistici garantiscono che i progetti rispecchino gli obiettivi e soprattutto la partecipazione della popolazione alle scelte. Impossibile quindi che un progetto di piazza affacciata sulla Fortezza sfugga a regole di trasparenza e partecipazione pubblica, così come per la demolizione delle baracchine.
Spesso si delineano grandi strategie per far quadrare interventi già decisi nel passato, pensiamo al Next Generation Livorno, più in generale occorre che siano attivate iniziative di consultazione e partecipazione per i progetti come ospedale, riassetto del porto, gestione delle Fortezze, per delineare il più possibile un percorso chiaro e trasparente per la città che parta dagli obiettivi di piano fino al progetto, per dimostrare la coerenza delle scelte rispetto a una visione.
All’interno dei grandi progetti il tema ambientale – energie rinnovabili, verde urbano e cambio climatico, riciclo dei rifiuti, lotta all’inquinamento dell’aria e del mare, riscaldamento del suolo dovrebbe avere molto più spazio per evitare realizzazioni già vecchie che comportano eliminazione di alberi e vegetazione, eccessiva impermeabilizzazione dei suoli, scarsa manutenzione dell’esistente, persistenza di fonti inquinanti.
Per lo Scoglio della Regina si possono integrare usi collettivi legati al tema ambientale e marittimo e spazi culturali, ludico-didattici connessi ai temi ambientali, al mare, in sinergia con le funzioni universitarie e di ricerca presenti e con il porticciolo. Storicamente e nella memoria collettiva lo Scoglio della Regina rappresentava un luogo per la balneazione, funzione che il progetto PIUSS ha del tutto cancellato e che andrebbe ripristinata con accessi al mare, servizi pubblici e spazi di aggregazione, in questo caso si poteva pensare a un riuso delle baracchine stesse, anche con usi temporanei, spazi per associazioni e gruppi, una limonaia o dei giardini d’inverno, trasformarle in semplici tettoie con tavoli, strutture con pannelli solari per risparmio energetico, dare spazio alle idee e alla creatività.
Più complesso il quadro del progetto della Piazza affacciata sulla Fortezza Vecchia. Con il dibattito pubblico promosso dall’autorità portuale nel 2016, furono presentati alla popolazione l’iter progettuale, le idee, gli aspetti urbanistici, economici, occupazionali e l’assetto previsto per la nuova stazione marittima. Da allora sono mancati ulteriori momenti di partecipazione pubblica mentre molto è cambiato sul piano socio-economico e ambientale e la stessa Porto 2000 è passata da essere un’azienda a capitale pubblico tra le più importanti del porto a essere in mano a soggetti tutt’altro che affidabili sotto il profilo finanziario.
Il disastro dell’alluvione, l’emergenza sanitaria, la crisi energetica e climatica, la crisi occupazionale e il precariato, cui si aggiungono criticità dovute all’inquinamento dei fumi delle navi, alla mancanza del porto turistico e dei servizi connessi al turismo, alla vivibilità notturna della Venezia, hanno modificato le priorità dei cittadini. Il nuovo PS2 approvato nel 2019 poneva come obiettivi per la nuova piazza della Fortezza Vecchia la tutela del contesto paesaggistico, la riduzione delle superfici impermeabili, il rispetto delle caratteristiche geologiche e sismiche del sottosuolo. Obiettivi interessanti se si pensa ai progetti innovativi di piazze e quartieri a Copenaghen, che affrontano il tema dell’adattamento ai cambi climatici con soluzioni urbanistiche che creano nuovi paesaggi di natura all’interno della città in chiave ecologica. Non vorremmo rivedere alberelli annegati nel cemento, aree impermeabili asfaltate e pavimentate, nuove piantumazioni senza irrigazione, arredi brutti e scomodi, barriere architettoniche, auto e motorini misti a pedoni e ciclisti, aree assolate prive di ombra, recinzioni e grigliati per i polli, transennature e new jersey stradali, spazi che fanno tristezza e già vecchi ancor prima di essere realizzati. Un valido esempio lo offre la Fortezza Nuova con il suo verde e i sui bacini d’acqua, benché bisognosa di un recupero archeologico, che rappresenta un aspetto principale insieme al restauro anche per la piazza sul mare della Fortezza Vecchia. Il dibattito social ha già mostrato punti critici e priorità, la necessità di un forte legame con la storia, la portata innovativa, il restauro come modalità di intervenire, materiali e idee progettuali moderne che convivano con il restauro, dialogo con la città da parte dei gruppi immobiliari, ricerca di soluzioni razionali sia sotto il profilo tecnico che funzionale, attenzione agli scarichi fognari, tutela della parte strutturale antica della Fortezza, inserimento nel contesto più ampio di un progetto di recupero del circuito dei fossi e del pentagono del Buontalenti.
Forse si tratta di puntare di più sulla partecipazione dei cittadini e di confrontarsi con le priorità ambientali per rispondere alle esigenze delle persone e per creare reali opportunità di miglioramento per la città nel suo complesso.
Simona Corradini – Enzo Favero