Spot, il capitalismo della sorveglianza che funziona solo nello spettacolo
Foucault definisce storicamente il regime di sorveglianza come “una nuova tecnologia: la messa a punto, tra il XVI e il XIX secolo, di tutto un insieme di procedure per incasellare, controllare, misurare, addestrare gli individui, per renderli docili e utili nello stesso tempo”. Si tratta di un regime di sorveglianza classico nel quale la regola generale “rinchiudere per correggere” ha funzionato fino al termine della società fordista anche come unità di misura per valutare successi e insuccessi nell’evoluzione delle pratiche della sorveglianza. Perché la tecnologia classica della sorveglianza, come tutte le tecnologie di sempre, non procede in modo lineare ma per esperimenti, fallimenti, innovazioni e persino regressioni nella pratica del sorvegliare. In questo modo la sorveglianza –con la sua forza ma anche con le sue criticità e mutazioni – è davvero paradigma della produzione come evidenziato dallo stesso Foucault nei seminari di San Paolo del Brasile.
Quando la tecnologia della sorveglianza cambia di paradigma –innervandosi nell’informatica prima e successivamente nell’intelligenza artificiale e nella robotica – diviene un insieme di procedure per controllare, misurare, addestrare gli individui che non rimane negli spazi chiusi ma evolve negli spazi aperti, come accade alla telecamera o al drone, secondo il nuovo paradigma tecnologico “correggere anche all’aperto”, sostituire il ruolo disciplinare della polizia, i cui primi elementi sono stati evidenziati da Gilles Deleuze oltre trent’anni fa. Si tratta di estendere la sorveglianza all’intero corpo sociale, funzione sin dal XVIII secolo attribuita alla polizia, che, sempre secondo Foucault “tra le differenti istituzioni disciplinari chiuse (fabbriche, esercito, scuole), tende una rete intermedia, agente là dove quelle non possono intervenire, disciplinando gli spazi non disciplinari”.
Sarebbe però un errore pensare che non ci siano serie criticità nel passaggio dal regime di sorveglianza disciplinare, con tecnologie fordiste, a quello di controllo tipico dell’epoca PC prima dei social evidenziato da Deleuze, e a quello successivo, tipico del nostro mondo, ad alta integrazione di social, data mining, IOT, robotica e intelligenza artificiale. Ognuno di questi regimi di sorveglianza assorbe, innovando, forza e criticità del paradigma precedente producendo nuovi campi di forza e nuove criticità non in modo lineare ma secondo linee di alta, tellurica complessità.
La nostra osservazione di Spot, il “cane” della Boston Dynamics serve per evidenziare l’evoluzione di queste nuove tecnologie della sorveglianza, quelle che correggono anche all’aperto o dall’alto, in modo tale da elevare Spot a simbolo del capitalismo della sorveglianza che non funziona, delle criticità che non escono dal labirinto. Perché il capitalismo della nuova sorveglianza è sia potente che difettoso, come quei prototipi che in Robocop rivelano inaudita capacità distruttiva e spettacolari disfunzioni. Non che la difettività sia mancata ai precedenti regimi di sorveglianza, si tratta di evidenziare la disfunzionalità tecnologica della sorveglianza di tipo nuovo.
Una delle criticità che evidenziamo in Spot –il forte impatto di investimenti e di spettacolo che produce un debole radicamento sia produttivo che sul piano della sorveglianza reale- sono infatti tipiche di un venture capitalism che è differente rispetto al capitalismo del passato. E si tratta di una differente natura del capitalismo che produce un diverso regime di sorveglianza con nuove disfunzionalità: quelle dettate da dallo spettacolo che serve soprattutto al marketing finanziario della compravendita delle società.
E qui prima di tutto: cosa è Spot?
Si tratta di un androide che assume la forma di un cane che è stato progettato per differenti usi: lavoro edilizio, trasporto materiali in ambienti pericolosi per l’uomo, logistica ma anche soccorso e sorveglianza (qui in modo tale da essere percepito come un pericolo per i social e l’opinione pubblica). Non a caso i programmatori via GitHub possono progettarne la personalizzazione dell’uso: Spot nasce come il prodotto industriale che può assumere diversi ruoli in ambiti molto diversi dal militare alla cura per la persona. Si potrebbe parlare di un terreno comune a innovazione, produzione e sorveglianza pronto per il massimo piano di valorizzazione. Non è così.
Il problema qui sta nel fatto che il prezzo di lancio (circa 75mila dollari) ne fa un prodotto troppo caro per l’uso domestico e che, nonostante la versatilità di progettazione, Spot non riesce a radicarsi in nessun terreno di mercato.
Di Spot rimane, ci sia consentito il gioco di parole, lo spot per non parlare della presenza in un episodio di Black Mirror, nella prima stagione della serie tv La guerra dei mondi come avanguardia dell’invasione aliena, la circolazione su youtube e nei servizi tv di Spot in operazioni di polizia e sorveglianza.
La spettacolarizzazione della sorveglianza assume così un abito differente rispetto a quelle epoche precedenti: non più tramite edificio monumentale, e occupazione del territorio, ma attraverso androidi agili e veloci “mirrorati” da strategie di marketing ad alta intensità spettacolare per l’occupazione dell’immaginario. È il passaggio dal “rinchiudere per correggere”, tipico della sorveglianza delle epoche industriali, al “correggere anche all’aperto”, tipico della sorveglianza nel capitalismo delle piattaforme che tende a sostituire la correzione classica della polizia, che contiene anche un salto di paradigma economico oltre che tecnologico.
In ultima istanza, criticità a parte, l’edificio monumentale della prima epoca della sorveglianza nutriva un’economia edilizia e una finanza immobiliare che, per quanto instabili, erano in grado di funzionare efficacemente non solo come spettacolo della sorveglianza ma in quanto strumento di sorveglianza tout court. Il nuovo spettacolo delle tecnologie di sorveglianza nutre soprattutto l’economia dei passaggi di proprietà e la creatività dei servizi finanziari ad essi correlati, favoriti dal valore aggiunto che lo spettacolo dà al patrimonio di ricerca di aziende come la Boston Dynamics, alimentando l’immaginario mediatico e legato alla ricerca e sviluppo, ma senza efficacia diretta su economia e sorveglianza. Lo spettacolo della sorveglianza nel venture capitalism è accumulazione di capitale tramite accumulazione di spettacolo, grazie alla ricerca. Nel frattempo il rovesciamento di questo genere di spettacolo della sorveglianza, quello operato silenziosamente tramite spyware nel cyberspazio, non produce spettacolo, se non quello della sua scoperta tramite casi eclatanti, ma è terribilmente efficace sul piano della funzionalità e del controllo esteso e diffuso. Spot appartiene alla prima faccia della medaglia della sorveglianza quella della spettacolo, l’efficacia alla seconda. E non è affatto detto che le due facce della medaglia si parlino.
Le teorie che vogliono quest’epoca come quella del doppio divenire, divenire macchina degli umani e divenire umani delle macchine, per quanto efficaci sul piano narrativo non tengono quindi conto di come l’evoluzione tecnologica non proceda in modo così lineare. Gli umani non divengono macchina in tecnologie che sono così sperimentali da necessitare la cooperazione con umani, nella loro eccentricità e flessibilità. Le macchine non divengono, nella loro mancata funzionalità, umane creando disfunzioni al controllo magari in un ciclo produttivo, come quello della sorveglianza, spaccato in due tra inefficacia del solo spettacolo da una parte ed efficacia della sola sorveglianza silenziosa dall’altra.
In definitiva, Spot della Boston Dynamics che tipo di automa è?
Il potere disciplinare secondo Foucault punta a massimizzare l’efficienza economica dei corpi (utilità) e a minimizzarne il costo politico (docilità). Tra il XVII e il XVIII secolo, il corpo docile e utile ha come modello l’automa, l’idealizzazione di un meccanismo perfetto che esegue senza fiatare. Oggi quell’asse viene ribaltato: fabbricare il robot docile e utile significa renderne i movimenti più fluidi, più simili all’umano (come per Atlas sempre di Boston Dynamics) o al cane. Ma nonostante Spot riesca a fare le scale come un cane vero (!), scopriamo che i robot, come gli umani, non sono ancora corpi disciplinati. Questa è la prima crepa alla produttività del potere disciplinare aggiornato ai tempi di Spot: un robot che non è poi così utile perché non è ancora docile. Ha ancora bisogno del guinzaglio, seppure in versione wi-fi. Anche quando otto Spot ballano a tempo di K-pop in apparente autonomia, dietro c’è una programmazione minuziosa. Il corpo non ancora docile e poco utile di Spot compensa però la sua scarsa produttività con la promessa che un giorno sarà in grado di ballare da solo (e quindi?) e forse sarà in grado di fare molto altro (cosa?).
Nel frattempo, aspettando la sua docilità, in che modo dimostra di essere utile? Il nome, ancora una volta, dice tutto: spot in inglese significa scovare qualcosa non facilmente visibile. Dotato di telecamera frontale e posteriore a cui si può aggiungerne un’altra sul dorso, Spot può ispezionare aree non accessibili agli umani (da Chernobyl alle rampe di lancio di Space X) o caverne – sulla Terra – che somigliano a quelle di Marte. Ancora non viene usato per sorvegliare lavoratori, anche se c’è chi lo usa come cane pastore. Forse perché la sorveglianza è un terreno complicato. Emblematico è il caso della polizia di New York. Riverniciato in blu e ribattezzato Digidog, viene usato in caso di sospetti barricati in casa. A dicembre dello scorso anno lo esaltano come un’innovazione che “salverà vite, proteggerà la gente e i nostri agenti”. Anche se siamo lontani dai tempi del supplizio, la giustizia non può fare a meno di rituali in cui si mostra pubblicamente. Ma Foucault ci ricorda che, come era accaduto per il patibolo e per la catena dei forzati, lo sfoggio della forza può sia incutere timore che generare rivolta. Ad aprile spunta un video di Digidog in azione e diventa subito virale. Il putiferio che segue costringe la polizia a interrompere il contratto con Boston Dynamics. La critica principale fa eco al defund the police, con la deputata Ocasio Cortez che si chiede perché non si investa invece in educazione o sanità. Qui troviamo la seconda crepa alla produttività di Spot: non solo non è utile rispetto al suo costo, ma genera anche costi ulteriori in termini politici.
Questo esempio rivela una complessa economia della visibilità. Se il principio del Panopticon è vedere senza essere visto, Spot invece vede e viene visto. Come renderlo meno visibile? Quando alla polizia viene richiesto di giustificarne il suo utilizzo, Spot viene presentato come una semplice telecamera, come a dire: “non c’è nulla da vedere”. La stessa Boston Dynamics regola scrupolosamente le situazioni in cui Spot non deve essere visto. Non fa riferimenti al suo uso in polizia o in campo militare che evocano gli scenari distopici di Black Mirror. Fa un comunicato contro un gruppo di artisti che arma Spot con una pistola a vernice. Sceglie perfino di ignorare un celebre Youtuber che trasforma Spot in Pissbot, capace di pisciare birra in un bicchiere. Quello che invece Boston Dynamics vuole far vedere è il suo lato cute: il cane ballerino, che aiuta gli anziani, che fa da guida ai non vedenti. Qui c’è la terza crepa della produttività: rendere visibile Spot che muove la testolina come un cane vero serve a non far vedere che la sua utilità è ancora estremamente limitata.
Perché Boston Dynamics prova a non far vedere l’aspetto in cui Spot potrebbe essere più utile (sorveglianza) e invece ostenta funzioni che non hanno nessun interesse commerciale (saltellare su due gambe in maniera alternata)? Lo sfoggio dell’inutile serve a creare l’aspettativa per sviluppi futuri non anticipabili e dunque inverificabili e comunque vendibili nel mercato delle acquisizioni societarie. Per Bentham, l’inverificabilità è il principio cardine del Panopticon: la sorveglianza viene internalizzata se il sorvegliato non può verificare la presenza del sorvegliante – massima efficacia, minimo costo. L’inverificabilità di Spot invece si riferisce al suo potenziale futuro: cosa vede? Cosa sarà in grado di vedere? Cosa farà con ciò che vede? Chi ne decide gli scopi (si presenta come una piattaforma dove gli algoritmi possono essere modificati a piacimento dal committente)? Qual è il potenziale di automatizzare raccolta dati, documentazione, analisi?
A oggi Spot non produce profitti, ma le sue crepe alludono a un potenziale futuro su cui investire. Da una prospettiva politica invece, analizzare le crepe di oggi significa preparare le resistenze di domani, individuando i siti possibili del conflitto. Perché anche quando Spot sarà più evoluto, avrà comunque altre crepe. Parafrasando Foucault, anche in una società algoritmica e robotizzata, si potrà ancora “discernere il rumore sordo e prolungato della battaglia”. E Spot potrebbe non essere in grado di sentirlo. Mentre per adesso vediamo. Spot funziona solo come economia dello spettacolo e dei passaggi di proprietà, con la ricerca sussunta, mentre rivela crepe che verranno risolte producendone delle nuove. L’economia instabile del “sorvegliare anche all’aperto” produce tecnologie indocili nel momento in cui promette di docilizzare pienamente gli umani. Dietro lo spettacolo della sorveglianza si apre un panorama di criticità non episodiche ma paradigmatiche di un capitalismo che non domina né i flussi di tecnologia da lui prodotta né le sue applicazioni.
Per codice rosso, Marco Checchi e Silvano Cacciari