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Baltic Dry Index: il nostro oracolo?

Qualche giorno fa il Guardian ha pubblicato una interessante intervista a Lord Mervin King. Il nome non dice niente al pubblico italiano ma King è stato governatore della banca di Inghilterra. King ha fatto, nell’intervista, una prognosi precisa: “il mondo sta scivolando in una nuova crisi economica e finanziaria”. Insomma, oltre un decennio perduto per l’economia globale dopo il grande crack del 2008. Eppure, l’indice S&P di New York, della borsa che capitalizza metà asset di tutto il mondo, è ai massimi di sempre, e rimane su quelle vette. Infatti siti come Wolfstreet, attenti osservatori delle crisi di borsa, non finiscono di stupirsi di quando duri il ciclo di rialzi. Ciclo che viene chiamato da Wolfstreet, per come è sostenuto dalle bolle finanziarie, di “allucinazione condivisa”. Eppure, nell’economia reale, c’è qualche indicatore che segnala che l’arrivo della crisi. E, non solo, ha funzionato da indicatore per la grande crisi finanziaria del 2008.

Un indicatore che tocca l’economia, i futures (le previsioni di borsa sul prezzo di merci e azioni nel futuro) e, se si sanno fare bene le previsioni, il complesso dei volumi delle borse globali. Stiamo parlando del Baltic Dry index che registra dati sui prezzo dei noli delle principali rotte marittime mondiali e le informazioni relative alle navi cargo che trasportano materiale “dry”, quindi non liquido (petrolio, materiali chimici, ecc) e “bulk”, cioè sfuso. In materia di trasporto delle materie prime o derrate agricole (carbone, ferro, grano, ecc) costituisce anche un serio indicatore del livello della domanda e dell’offerta di tali merci.

Per queste caratteristiche viene monitorato per individuare i segnali di tendenza della congiuntura globale, economica e finanziaria. Per capirsi sulla sua forza esplicativa della crisi di qualche anno fa: nel maggio del 2008 l’indice Baltic Dry tocco’ quasi 12.000 punti per arrivare, a inizio 2009, ben sotto i mille. Una fotografia plastica della crisi, economica e finanziaria in corso, che toccava la borsa come la navigazione globale. Eppure qualcosa è cambiato: nel 2016 il Baltic Dry tocca i minimi di sempre, l’economia non è crollata e la borsa ha preso la rincorsa verso nuovi record. Cosa è accaduto ?

Semplicemente i settore dry e bulk hanno cessato di essere indicatori del movimento globale (economico e finanziario) come nel recente passato. Prima di tutto perché sono cresciuti i trasporti via mare degli altri tipi di merci, rendendo il Baltic Dry meno centrale, poi perché la Cina nel settore Baltic Dry importa meno ma, tutto sommato, cresce lo stesso (quindi, vista la forza dell’economia cinese, lo schema contrazione del Baltic Dry contrazione della domanda globale non regge) poi perchè la razionalizzazione delle compagnie del settore (fallimenti, fusioni, acquisizioni) abbassa il prezzo dei noli più facilmente, senza che il commercio globale decresca alla stessa velocità. Insomma c’è uno sganciamento tra potere predittivo dell’indicatore e dati che questo fornisce. Secondo Bloomberg, che analizza questi temi il Baltic Dry, nonostante questi cambiamenti, non è l’oracolo ma è sempre qualcosa di utile. Perché non è un indice drogato dalla speculazione finanziaria ma è pura economia reale. Certo, va usato non da solo -per capire cosa accade a livello globale, ma assiene ad altri.

Questo fa anche capire come sia difficile la previsione -economica e finanziaria, in questo scenario. Ma a che livello è il Dry index oggi? Diecimila punti meno che nel maggio 2008. Senza prenderlo per l’oracolo, l’indice ci dice che qualcosa è cambiato nell’economia e nella finanza mondiali. Specie se l’indicatore viene messo a confronto con altri. Forse King ne ha messi diversi assieme. Anche Wolfstreet ma, come si vede continua a non capire. Questo perché ci sono indici utili, per capire cosa accade, ma non esistono indici facilmente disponibili per avere risposte e certezze.

nlp