Economie

Basta Salari da fame! Le linee della sinistra.

Il 28 novembre 2019  a Livorno è stato presentato  “Basta salari da fame!” di Marta e Simone Fana con la partecipazione dell’autrice ed alcuni rappresentanti di Potere al Popolo, Buongiorno Livorno, Segreteria CGIL Livorno e Coordinamento USB Livorno.
Il libro tratta della storia della lotta salariale in Italia, soprattutto dal dopoguerra ad oggi, mettendo in evidenza le varie conquiste politiche e sindacali ottenute nel cosiddetto trentennio d’oro che va dal 1946 fino alla fine degli anni 70 e i successivi  attacchi al lavoro salariato effettuati con leggi e decreti ( scala mobile, pacchetto Treu, Jobs Act, ecc.) varati dai governi di centro destra e centro sinistra.In questo testo  si possono trovare riferimenti continui a tabelle sul lavoro salariato  e sui profitti delle aziende, ricerche di istituti sui salari minimi dell’Italia raffrontati a  quelli europei, posizioni politiche e sindacali di vari personaggi (da Giuseppe Di Vittorio a..Renzi) che mostrano come siamo arrivati ai giorni attuali dove effettivamente i salari sono diventati da fame: a volte non bastano due lavori per sbarcare il lunario e spesso intervengono genitori e nonni per arrivare a fine mese. In questo modo la questione del salario minimo diventa fondamentale per la vita reale delle persone anche se gli autori ci ricordano che ” il salario minimo da solo non basta, ma è un mattoncino all’interno di un ragionamento più ampio, di una battaglia molto più generale che dobbiamo continuare a combattere”. Questa battaglia deve trasformare i rapporti di forza in essere che, al momento, sono profondamente mutati a svantaggio delle classi lavoratrici italiane e europee. Nel capitolo ” Salari e profitti: a che serve la tecnologia?” Marta e Simone affrontano il problema della tecnologia per sostenere che, in questa fase storica, essa serve ad ampliare le diseguaglianze sociali, controllare i processi lavorativi e gli stessi lavoratori ed a fornire aiuto , in termini di potere e conoscenza, soltanto ai soggetti che dominano. Forse in questo capitolo manca la parte relativa alla tecnologia digitale, applicazioni e social vari, con i vari colossi americani come Google e Facebook, che riescono a mettere a regime e profitto ogni secondo della nostra vita quotidiana e che influenzano il nostro immaginario collettivo, anche quello delle classi più povere. Inoltre bisogna tenere conto che i mercati finanziari, con i loro strumenti (fondi d’investimento, ETF, derivati vari), possono spostare e rompere gli equilibri di aziende di grandi dimensioni  e stati interi ( vedi la questione del debito pubblico). La lotta per il salario minimo dovrebbe legarsi a quella per il reddito di esistenza (versione Andrea Fumagalli o Roberto Ciccarelli) e a quella per la pensione minima per una vita dignitosa in ogni fascia d’età. Inoltre bisogna ripetere  che la sola questione del salario minimo  sembra aderire troppo ad un modello di sviluppo ormai logoro e devastante che va messo in discussione in tutte le sue parti (economica ma anche  sociale, ecologica, femminista e culturale). Non si tratta di critiche ma di possibili aperture per quelle linee della sinistra che devono necessariamente unirsi e che ancora vogliono cambiare le regole del gioco capitalistico.
“Basta salari da fame” è libro più maturo e equilibrato dei precedenti “Non è lavoro è sfruttamento”di Marta e “Il tempo rubato” di Simone ( che rimangono comunque molto interessanti) e deve essere considerato studio importante per le nuove generazioni che devono ancora capire come si sono generati questi ” salari da fame”.. E un grazie sincero a Marta e Simone che dimostrano ricerca, impegno e serietà e che hanno, dalla loro parte, tempo, grinta e sogni a venire.

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