La vergogna di Monterotondo
di Ciro Bilardi
Continua la distruzione del patrimonio architettonico e ambientale della collina di Monterotondo ad opera di una classe politica e amministrativa inadeguata e in alcuni casi ostile alla città. Il tetto di Villa Rodocanacchi, ex sede legale dell’Azienda USL 6 di Livorno, sta crollando come si può verificare anche dalle foto satellitari di Google Maps. E’ facile immaginare quali siano stati in questo piovoso mese di novembre la quantità d’acqua penetrata all’interno e i danni causati alla struttura.
Villa Rodocanacchi, donata dalla famiglia dei proprietari alle istituzioni sanitarie, era stata adibita prima a servizio di ortopedia e poi a sede amministrativa, finché nel 2011 era stata sgomberata per portare gli uffici all’interno del Presidio Ospedaliero di Viale Alfieri. Erano i tempi della direttrice Calamai, spedita in città dal reuccio di Bientina Enrico Rossi con il mandato più o meno implicito di radere al suolo la sanità livornese e gestire l’operazione del nuovo ospedale a Montenero Basso. La villa fu inserita nell’elenco delle strutture messe in vendita proprio per finanziare la costruzione del nuovo ospedale, con una previsione d’incasso di 11 milioni di euro. Rimanevano all’epoca in funzione, anche se sotto minaccia di sfratto, gli impianti sportivi consistenti in una palestra, due campi da tennis e un campo di calcio, gestiti dal circolo ricreativo dei lavoratori ASL. Il parco di 11 ettari, dove si trovava anche un laghetto, era stato già chiuso da tempo e sottratto alla fruizione del pubblico perché ASL e Comune si rimpallavano la competenza di farsi carico della manutenzione (problema che si poteva risolvere in due mesi tramite la concessione ad una cooperativa o un’associazione di volontariato). Esisteva anche un bar che permetteva a una famiglia di ricavare un piccolo reddito.
Da ricordare che la direttrice Calamai, contornata da una decina di fedelissimi, pensò bene prima di lasciare la villa di ristrutturare gli uffici della direzione spendendo inutilmente alcune centinaia di migliaia di euro: i lavori inclusero la tinteggiatura con colori improbabili (giallo, rosa salmone) di pareti e pavimenti.
Qualcuno avrebbe voluto farne la sede legale della nuova ASL-monstre che ha accorpato tutte le aziende della costa, ma poi la Regione (ovvero Rossi) assegnarono a Pisa anche il ruolo di capoluogo della sanità locale utilizzando un’interpretazione capziosa della normativa (secondo la quale il capoluogo doveva essere il Comune più grande del territorio e quindi Livorno). Anche per motivi di opportunità la scelta di Livorno sarebbe stata doverosa, essendo Pisa già sede dell’azienda ospedaliero-universitaria, ma la classe politica livornese (ovvero all’epoca la stralunata amministrazione Nogarin) non ritenne di dover insistere più di tanto e poi c’era da riempire l’orrendo palazzotto situato nelle paludi di Ospedaletto, frutto anch’esso di una geniale operazione immobiliare di Rossi & C.
Nonostante la presenza del circolo gli atti vandalici iniziarono subito dopo il trasferimento degli uffici provocando gravi danni alla struttura. Nel 2017 poi, per quella che la stampa locale ha definito “una bega simil-condominiale”, il circolo fu definitivamente sfrattato e anche l’ultimo “presidio” dovette lasciare l’area.
Gli ingressi erano già stati murati a seguito di un’occupazione da parte di alcune famiglie sfrattate, ma l’abbandono totale dell’area ha facilitato sia successivi vandalismi sia il naturale degrado.
Villa Rodocanacchi compare anche nell’ultimo piano finanziario della ASL Nordovest ma stavolta il prezzo di vendita è fissato in appena 5,2 milioni di euro. Difficile che qualcuno compri, anche perché sulla villa grava un vincolo di destinazione d’uso derivante dalla donazione. Secondo alcuni questo vincolo potrebbe essere aggirato se i proventi della vendita fossero reinvestiti in edilizia sanitaria, ma di questi tempi i possibili acquirenti latitano. Sarebbe stata un’ubicazione ideale per una casa di riposo per anziani o una struttura riabilitativa, ma a qualcuno dava fastidio che Livorno potesse usufruire di un edificio tanto prestigioso (quando c’erano gli uffici ASL la villa era meta di turisti accompagnati da guide che ammiravano i preziosi mosaici della “terrazza giapponese”).
La distruzione premeditata di Villa Rodocanacchi si accompagna quindi a quella delle altre ville di Monterotondo, cioè Villa Maurogordato, ridotta a un rudere, Villa Morazzana (chiusa) e l’ex Di Vestea, ora sede del Centro Basaglia ma anch’essa in condizioni pietose.
E’ una storia vergognosa che dimostra come nessuna corrente politica si sia mai interessata veramente di difendere il patrimonio pubblico dei cittadini livornesi e come la città sia bersaglio di una sorta di “embargo” teso a distruggerne, oltre che il patrimonio architettonico e ambientale, la stessa identità culturale e storica.