Comunicazione e culture

Covid-19: Il mondo che verrà – La grande trasformazione del 2020.

”Lì dove cresce il pericolo cresce anche ciò che salva”
(F. Holderlin)

In un’intervista recente, la filosofa americana Judith Butler, in merito all’attuale crisi mondiale innescata  dall’emergenza Corona-virus, ha indicato le domande fondamentali da porsi in questo preciso momento storico: sarà lo stesso mondo di prima? Cosa abbiamo perso e quale sarà il nostro futuro dopo questo periodo di “detenzione indefinita”?
Quale sarà il compito della politica, della conoscenza e della filosofia rispetto a questo dilagare di fake news, articoli, dati, smentite, trasmissioni e argomenti telecomandati da Confindustria, aziende private e giornalismo servile? Rispetto a tutto questo diventa necessario ripensare molti piani del nostro sistema attuale.
Sanità: il ruolo della sanità in questa emergenza dimostra che abbiamo pagato caro, in termini di vite umane e di diffusione del virus, i continui tagli di reparti ospedalieri, posti letto, terapie intensive, respiratori, medici, infermieri,  voluti da tutti i partiti (dalla Lega al PD..). Ma abbiamo pagato caro anche quello che Mark Fisher definisce come uno dei mali da sconfiggere: la burocrazia: quanto  tempo ci vuole a isolare un pronto soccorso, una RSA, Bergamo o Alzano? Perché la salvezza di una vita umana deve passare dalla politica o dagli interessi economici?
E chi cavolo li ha messi proprio in quei ruoli chiave (Presidente e Assessore della Regione Lombarda) quei due galli cedroni ? Comunque questa emergenza è stata gestita male a livello mondiale con OMS, Stati, ministri, protezioni civili, virologi e scienziati che sono riusciti a dire, in questi tre mesi, tutto e il contrario di tutto in merito a contagi, misure precauzionali, mascherine e responsabilità oggettive. In questo senso diventa necessario ripoliticizzare e rigenerare la medicina, liberandola da interessi economici e finanziari.
Scuola: lasciando perdere i continui tagli del settore e le inutili riforme che si sono alternate in questi decenni, bisogna chiedersi: ma dove erano la cultura e l’insegnamento prima di tutto questo? Come hanno potuto contribuire a formare questa classe dirigente e queste generazioni vuote, inermi e tecnologiche che possono credere alle teorie del complotto, ai vari piani Kalergi, ai virus creati a tavolino e, in ugual misura, a Salvini, Meloni, Renzi o Di Maio. A proposito di questa incapacità di comprendere il reale delle ultime generazioni, la Butler ci dice chiaramente che non abbiamo saputo unire Platone alla realtà digitale e non abbiamo insegnato loro a conoscere, a crescere, a chiedersi chi ha detto questo, perché lo ha detto e su cosa si è basato per dirlo.

Tecnologia: in tutto questo il capitalismo digitale (da Google a Facebook, da Amazon a Instagram e  tutte le società del settore della robotica e della sorveglianza) sta mettendo a regime tutti i nostri movimenti, le nostre parole, le nostre idee. Tutti dati che andranno a incidere nelle nostre vite future, in termini economici, sociali e culturali:  “È in questo spazio di attesa, di emergenza non ancora «normalizzata», che si annidano i bisogni di radicalità: non basta dire «no», «forse», «sì ma», serve pensare a mettere in discussione l’intero sistema su cui poggia l’estrazione e l’utilizzo dei Big Data, la vita delle piattaforme e quella dei lavoratori che hanno come compito principale quello di nutrire le macchine di dati.” (Simone Pieranni)

Economia: 3 miliardi di persone a casa in attesa della ripresa, l’ennesima della storia del capitalismo, una crisi economica e umana che fa impallidire la precedente crisi del 2007, milioni di nuovi disoccupati, partite Iva false e reali disintegrate, interi settori al palo come il turismo, lo spettacolo, la cultura e altre attività, considerate secondarie rispetto ai beni di prima necessità, flussi finanziari destinati a cambiare il destino di numerose vite umane e a sfruttare, come sempre, quella che Naomi Klein definiva una “shock economy”. Di fronte a queste macerie bisogna rigenerare la politica, unendo le battaglie del reddito d’esistenza, del salario minimo, del lavorare meno lavorare tutti, della pensione sociale, dei beni comuni e bisogna inserirla nel nuovo mondo tecnologico e virale che ci aspetterà, difficile e complicato come non mai. Forse dividersi ancora su questi vari aspetti non è più possibile, soprattutto in questa emergenza: ”Dividersi su quali aspetti ritenere più intollerabili, se le fabbriche aperte, il controllo sociale, i rischi economici, significa sprecarlo. Dobbiamo vedere l’unità dei tre momenti, come parte di una stessa violenza sistemica ai nostri danni. Se ci riusciremo potremo cogliere le opportunità che offre questa difficilissima fase. “ ( la lotta di classe dietro la pandemia- Luca De Crescenzo).

Terra: siamo esseri relazionali che non hanno  considerato, nella storia degli ultimi secoli, di far parte di un insieme più generale, costituito da leggi naturali, terra, piante, animali e in questo senso, il virus potrebbe rappresentare  una risposta difensiva della terra al nostro mondo invadente e aggressivo, come indicato  in un precedente articolo di Codice Rosso (*).

Trasformazione: la grande trasformazione della rivoluzione industriale e del mercato liberista degli ultimi tre secoli ha cambiato il nostro modo di vivere, il rapporto con la natura, ha distrutto terreni e foreste, ha inquinato ogni forma di aria respirabile, ha provocato migrazioni di intere popolazioni e distrutto gli habitat di intere specie animali, ha creato città con milioni di abitanti e periferie invivibili.
Il capitale ha modificato i nostri luoghi trasformandoli in luoghi non luoghi (M. Augè), spazi senza relazioni e senza umanità come i supermercati, gli aeroporti, gli autogrill che, ironia della sorte, oggi sono diventati spazi irreali, controllati da misure di sicurezza e divieti di ogni forma di dialogo e di contatto.
La globalizzazione degli ultimi decenni ha accelerato il nostro tempo, trasformandolo in una rincorsa interminabile verso il lavoro ( ma a volte non bastano nemmeno due lavori per sbarcare il lunario), verso la crescita, il Pil, il consumo sfrenato, lo spettacolo inutile, l’ipervelocità digitale, senza fermarsi un attimo per riposare e ripensare che cosa siamo diventati e cosa mai diventeremo.
Ma basterà il Corona-virus di questo 2020 indefinibile a modificare tutti questi piani e a portarci ad un nuovo mondo a venire? L’economista Simon Mair immagina quattro possibilità distinte:“ «ci sono quattro possibili futuri: una discesa alla barbarie, un solido capitalismo di stato, un socialismo di stato radicale e una trasformazione in una grande società costruita sull’aiuto reciproco».”
Per il filosofo Slavoj Zizek la crisi innescata dal Covid-19 potrebbe rappresentare la fine del capitalismo.
In realtà l’unica cosa che sappiamo è che il mondo che verrà sarà profondamente legato al mondo degli ultimi decenni, con i limiti strutturali, economici, sociali e tecnologici che fanno parte di noi e di cui ancora non riusciamo a liberarci.
Ma sappiamo anche che siamo memoria profonda, quella memoria che dovrà, un giorno o l’altro, unire i nostri morti, quelli di ieri, delle guerre, delle migrazioni, dei campi di concentramento, delle bombe atomiche e quelli di oggi, i morti accertati e quelli invisibili, di una crisi di cui tutti noi siamo, in misure e maniere diverse, responsabili.

“ Essere parti di un tutto, anche nelle sofferenze. Sapere che anche altri prima di noi, e insieme a noi, adesso stanno soffrendo. Siamo parte di un tutto. E siamo anche direttamente responsabili di tutto quello che ci sta accadendo”
(Hetty Hillosum – Diario 1941-1943)

(*) Qui l’articolo:  https://codice-rosso.net/covid-19-la-risposta-di-madre-natura-alla-trasgressione-umana/