Cronologia storica del Cile
Il Cile dalle civiltà precolombiane ai giorni nostri, passando per il governo di Unidad Popular di Salvador Allende e la dittatura di Pinochet
Epoca Precolombiana: nella zona del nord del Paese gli Ayamara e altre etnie svilupparono civiltà agricole che vennero sottomesse dall’impero Inca a partire dal secolo XV quando estese il dominio su gran parte del territorio del Cile fino al fiume Maule. A sud del fiume Acongaua si erano stabilite le varie comunità seminomadi dei Mapuche, l’etnia autoctona più numerosa (carta 1)
1520: Ferdinando Magellano per conto della corona spagnola fu il primo navigatore europeo a esplorare il territorio cileno percorrendo lo stretto che porta il suo nome nell’estremo sud del paese
1535: fallisce il tentativo di conquista di Diego de Almagro della “Valle del Chile” da nord
1541: Pedro de Valdivia, dopo aver attraversato il deserto di Atacama, arriva nel Cile centrale dove fonda Santiago dalla nuova Estremadura. Valdivia inizia in seguito una campagna militare diretta verso le aree meridionali dove erano insediate le tribù Mapuche dando avvio alla Guerra di Arauco
Sec. XVII-XVIII: i contrasti tra il governo coloniale e la popolazione autoctona si protrassero per circa tre secoli, sebbene intervallati da periodi di pace, grazie alla realizzazione di “Parlamenti” come quello di Quilín che, nel 1641, stabilì lungo il fiume Bio bio, il limite tra i possedimenti castigliani e i territori soggetti alla popolazione indigena. Ancora oggi la zona di separazione è nota come La Frontiera, a sud della quale si estende la terra dei Mapuche detta Auricania.
Il Regno del Cile, era una delle colonie più australi dell’Impero Spagnolo. A causa della sua lontana posizione dai grandi centri e dalle strade commerciali imperiali e del conflitto con i Mapuche, il Cile è stato una provincia sostanzialmente povera appartenente al Vicereame del Perù, la cui economia era praticamente destinata a sostenere i pochi abitanti del territorio (carta 2)
1818: dopo la vittoria dell’anno precedente della battaglia di Chacabuco da parte dell’Esercito delle Ande, composto da forze cileno-argentine, il febbraio il governo del “Direttore Supremo” Bernardo O’Higgins Riqueleme dichiarò l’indipendenza del Cile dalla Corona Spagnola (carta 3)
1823: O’Higgins lascia il potere a seguito del malcontento popolare causato dal fallimento delle sue riforme. Durante i 10 anni successivi, i cileni cercano di costruire il nuovo stato
1829: vittoria conservatrice nella Rivoluzione e inizio di un periodo di stabilità: il nuovo regime si chiamò Repubblica Conservatrice, ed ebbe come principale protagonista il ministro Diego Portales, che grazie alla Costituzione del 1833 costruì le basi politico-amministrative del Cile del XIX secolo.
1843: dichiarazione di sovranità sullo Stretto di Magellano con annessione della regione che assume la denominazione di Magallanes. Iniziò della colonizzazione della zona a sud della città boliviana di Antofagasta
1871: inizia un periodo di governo del partito liberale caratterizzato da una forte crescita economica dovuta all’estrazione mineraria del potassio nitrico (salnitro) nella zona di Antofagasta
1879-1884: vittoria contro Bolivia e Perù nella Guerra del Pacifico detta anche guerra del salnitro. Il Cile ottiene il dominio sui dipartimenti di Antofagasta e le province di Tarapacá, Arica e Tacna, quest’ultima fino al 1929 (carta 4)
1881: definitiva vittoria nella Guerra di Arauco (1536-1881) contro i Mapuche e conseguente conquista totale dell’Araucania (1883) (carta 5)
1888: annessione dell’Isola di Pasqua
1981: la vittoria dei membri conservatori del Congresso e dell’oligarchia nella Guerra civile contro il presidente liberale José Manuel Balmaceda porta alla nascita della Repubblica Parlamentare
Fine XIX – inizio XX: nonostante la crescita economica, si verifica un periodo di instabilità politica. La nascita del movimento proletario porta l’attenzione sulla Questione Sociale
1920: dopo decenni di dominio politico delle oligarchie, il candidato dell’Alianza Liberal Arturo Alessandri Palma, con l’appoggio dei movimenti popolari, viene eletto presidente
1925: periodo di instabilità politica, riforma costituzionale con ritorno alla Repubblica Presidenziale
1925: a seguito dell’inasprirsi della crisi politica, Alessandri si dimette. Gli succede il generale Carlos Ibáñez del Campo che instaura nei quattro anni successivi una ferrea dittatura sostenuta inizialmente da un forte consenso popolare, più che dalle forze armate. Deve fronteggiare la grave crisi economica provocata dalla forte riduzione del commercio mondiale di potassio nitrico causata dalla Grande depressione. Il Cile è uno dei paesi più colpiti a livello mondiale dalla crisi. Ibáñez viene deposto nel luglio 1931 e esiliato fino al 1937.
1932-1938: secondo mandato presidenziale di Alessandri durante il quale combatte la diffusione del nazismo all’interno del paese
1938: Pedro Aguirre Cerda diventa presidente dando avvio ad una fase di mandati presidenziali del Partito Radicale, laico e centrista. Avvia una serie di riforme che non completa per la sopraggiunta morte. Il suo successore Juan Antonio Ríos, a seguito delle pressioni Usa è costretto a dichiarare guerra all’Asse nel 1943
1946: il radicale Gabriel González Videla viene eletto presidente con l’appoggio dei comunisti ma con l’inizio della Guerra Fredda verranno esclusi dalla politica attraverso la Legge Maledetta
1952: Ibáñez, tornato alla politica, viene eletto presidente come candidato del Partido Agrario Laborista. Affronta le crisi provocate dall’inflazione e dallo sciopero contro la legge sul blocco dei salari (1956). Conclude il mandato senza riuscire a risolvere i gravi problemi economici del Cile.
1958: eletto presidente il politico indipendente Jorge Alessandri, il figlio di Arturo, che dovrà far fronte alle distruzioni causate dal terremoto del 1960, il più forte registrato nella storia del paese. Nasce il sistema politico detto “Dei Tre Terzi” composto dalla Destra, la Democrazia cristiana ed il FRAP (Fronte di Azione Popolare, raggruppamento dei partiti comunista, socialista ed altri)
1964: temendo una vittoria delle sinistre, la destra sostiene il Democratico Cristiano Eduardo Frei Montalva nelle vittoriose elezioni presidenziali. Frei avvia la politica di “Rivoluzione nella Libertà” caratterizzata da una moderata riforma agraria e dalla partecipazione dello Stato nell’industria mineraria del rame (1969). Intraprende anche un vasto programma di sviluppo sociale: riforma la pubblica istruzione, regola il sindacalismo rurale e vara un piano di edilizia popolare
4/9/1970: Il candidato di Unidad popular (Up) Salvador Allende viene eletto presidente col 36,3% contro il 35,8% del candidato della destra Jorge Alessandri e il 30% del democristiano R. Tomic (immagine 1)
25/10/1970: assassinato il Comandante in capo dell’Esercito generale Renè Schneider Chereau per le ferite riportate durante un tentativo di sequestro da parte di un commando fascista dell’organizzazione Patria y Libertad finanziata dalla Cia. La sua morte pone fine alla cosiddetta “dottrina Schneider”, esplicitamente contraria all’intervento militare nella vita politica e apre la strada al golpe che tre anni più tardi porterà alla dittatura militare
4/11/1970: insediamento di Allende e attivazione delle “Quaranta misure del governo popolare” finalizzate all’attuazione di un programma di costruzione del socialismo per via democratica
6/11/1970: il presidente Usa Nixon davanti al Consiglio nazionale di sicurezza dichiara “Non dobbiamo permettere che l’America Latina pensi di poter intraprendere questo cammino senza subirne le conseguenze”
15/7/1971: nazionalizzazione delle miniere del rame di proprietà di 2 multinazionali statunitensi. Washington indispettita acuisce le azioni di destabilizzazione contro il governo di Allende
Dicembre 1971: prima grande mobilitazione delle “pentole vuote” orchestrata dalla destra
Ottobre 1972: le manovre di destabilizzazione si intensificano minando l’unità del governo e culminano nello sciopero dei camionisti che, finanziato da gli Usa con 4 mln $, paralizza il Paese
Novembre 1972: grazie alla mobilitazione popolare e agli sforzi impiegati, il blocco dei trasporti viene superato. Allende avvia una tournèe mondiale che lo condurrà fino alla tribuna dell’Onu, dove denuncia gli attacchi che subisce il suo governo, soprattutto da parte di imprese statunitensi: “…il potere e la condotta nefasta delle multinazionali, i cui bilanci superano quelli di molti paesi… Gli stati subiscono interferenze nelle loro decisioni fondamentali, politiche economiche e militari, da parte di organizzazioni globali che non dipendono da nessuno stato e che non rispondono né sono controllate da nessun parlamento o istituzione rappresentativa dell’interesse collettivo”. Un’analisi lungimirante di ciò che in seguito sarà definito processo di globalizzazione
Marzo 1973: alle elezioni legislative l’Unidad popular avanza e ottiene il 43,4% dei voti
29/6/1973: un reggimento di artiglieria sotto il comando del Tenente Colonnello Roberto Souper insorge e assedia i palazzi del governo con carri armati e altri mezzi pesanti ma viene respinto dalle forze armate lealiste: è il tanquetazo che servirà come prova generale del golpe
Agosto 1973: viene proclamato un nuovo sciopero dei trasporti che paralizza il Cile. Il 22 Pinochet viene nominato capo di stato maggiore dopo le dimissioni di Prats a seguito dei contrasti all’interno delle forze armate. Allende dichiara pubblicamente la propria fiducia nei suoi confronti
22/8/1973: il parlamento approva una mozione della Democrazia Cristiana in cui si denuncia “il grave deterioramento dell’ordine democratico” perpetrato da Allende e si chiede alle forze armate di “porre immediatamente fine a tutte queste situazioni”
11/9/1973: colpo di stato militare guidato da A. Pinochet sostenuto dalla destra e dalla Democrazia Cristiana e organizzato dagli Usa. Allende assediato alla Moneda con i suoi fedelissimi rifiuta la resa e si suicida. Svanisce il sogno cileno di una transizione democratica verso il socialismo. Nei mille giorni del suo governo il Cile si riappropriò del rame, estese la riforma agraria, difese l’istruzione pubblica e gratuita, ridusse la mortalità infantile, aumentò i salari, creò l’area sociale dell’economia, nazionalizzò le banche e altre imprese strategiche e promosse la partecipazione popolare. Viene instaurata una feroce dittatura militare che provoca 3.200 morti, oltre 100.000 arresti, 38.00 torturati e decine di migliaia di esiliati. Un’intera generazione, insieme alla prospettiva di una società più equa, viene annientata (immagine 2 e 3)
1975: applicazione delle teorie neoliberiste della ‘Scuola di Chicago’ sul laissez-faire, sul libero mercato e sulla riduzione della spesa pubblica: vennero privatizzate gran parte delle imprese appena nazionalizzate, restituiti ai latifondisti 1/3 delle terre oggetto di riforma, ridotti gli stipendi, privatizzate la sanità e l’istruzione mentre vennero aumentate le spese militari. La ricetta neoliberista, in assoluta anteprima mondiale, portò ad un quindicennio di crescita economica sostenuta (6-8% annuo) che andò per l’85% a beneficio del 20% più ricco della popolazione e creò gravi effetti sociali, economici e culturali ai danni degli strati popolari e del ceto medio
11/9/1980: approvazione della nuova costituzione che contiene principi di politiche economiche liberiste e garantisce a Pinochet la presidenza fino al 1989
5/10/1988: il Plebiscito indetto da Pinochet per ottenere il prolungamento del mandato presidenziale per un’altro quadriennio viene, a sorpresa, respinto da parte del 56% dei votanti (immagine 4)
14/12/1989: le prime elezioni democratiche presidenziali registrano la vittoria della Concertazione Democratica di centrosinistra che porta il democristiano Patricio Alwyin alla presidenza
11/3/1990: insediamento del nuovo presidente e avvio della “transizione alla democrazia” che incontra grandi resistenze da parte dei militari che mantengono ampi poteri ottenendo anche l’impunità per i crimini commessi durante la dittatura. Pinochet nominato Capo delle forze armate
11/3/1994: Eduardo Frei Ruiz-Tagle, candidato democristiano della Concertazione Democratica si insedia alla presidenza. Sotto il suo governo il Cile ha registrato una sostenuta crescita economica (fino al ’98) ed è entrato a far parte del Mercosur come membro associato nel 1996 e ha stipulato trattati di libero commercio con gli Stati Uniti, la Cina e i paesi dell’Unione Europea.
Le politiche economiche, attuate dai presidenti della Concertazione Democratica dopo il ritorno alla democrazia nel 1990, non sono risultate in controtendenza rispetto al liberismo del periodo di Pinochet: sono infatti continuate le privatizzazioni come è il caso dell’acqua e delle concessioni alle multinazionali per lo sfruttamento del rame. Venne, però, perseguita una politica di riduzione del disagio sociale senza tuttavia incidere in modo sostanziale negli squilibri socioeconomici: nel 1996 il 20% più ricco della popolazione deteneva ancora il 56,5% del reddito nazionale, mentre il 20% più povero solo il 3,9% e nel 2011 erano ancora rispettivamente del 51,03% e del 5,38%. Il Cile è il paese con il maggior squilibrio nella distribuzione della reddito dell’America Meridionale.
1998: Pinochet diventa senatore a vita ma ciò non fu sufficiente, il 17 ottobre del 1998, ad evitargli la reclusione nell’ospedale londinese in cui era ricoverato, a seguito del mandato di arresto internazionale emesso dal giudice spagnolo Baltasar Garcon, per i crimini commessi contro i propri connazionali. Si aprì un complesso caso diplomatico internazionale che coinvolse, oltre il Cile e il Regno Unito, anche la Spagna e che si concluse con la scarcerazione di Pinochet decretata nel marzo 2000 dal ministro degli interni laburista Jack Straw per motivi “umanitari”. La revoca, al rientro in patria, dell’immunità parlamentare da parte della Corte d’Appello, spalancò all’ex dittatore le porte del processo nel quale, dopo un iniziale rinvio a giudizio, ottenne, l’anno successivo, la sospensione per motivi di salute. La Corte Suprema nel 2005 respingendo il ricorso della difesa dette nuovamente via libera all’effettuazione del processo che non arrivò a conclusione per la sopraggiunta morte, il 10 dicembre 2006, dell’ex dittatore che per 17 anni governò il paese con pugno di ferro macchiandosi di orrendi crimini
11/3/2000: Ricardo Lagos socialista diviene il terzo presidente della Concertazione Democratica. Il governo di Lagos è stato uno dei più apprezzati arrivando a toccare il 75% di popolarità. Durante la sua presidenza si sono intensificate le relazioni estere, le riforme istituzionali e la crescita economica dopo la recessione del ’99
11/3/2006: si insedia alla presidenza la socialista Michelle Bachelet della Concertazione Democratica. Rifiuta i funerali di stato a Pinochet. Contro di lei si solleva la contestazione degli studenti per la mancata riforma dell’istruzione. Recupera in seguito popolarità grazie alla capacità di affrontare la crisi economica del 2008–2009 ottenendo il consenso dell’opinione pubblica e del sistema economico del Paese ma scontentando i ceti popolari per la diminuzione salariale. Nel 2008 è stata nominata Presidente della neocostituita Unasur, l’Unione delle Nazioni Sudamericane
11/3/2010: il magnate Sebastian Piñera di Rinnovamento Nazionale, candidato della “Coalición por el Cambio” si insedia come primo presidente di destra dopo il ritorno alla democrazia, favorito dalle divisioni nel campo del centrosinistra, causate dall’incapacità di invertire le politiche neoliberiste di Pinochet.
2011-2013: Sotto Piñera, riprende forza il movimento studentesco nel 2011 e nel 2013, fino a scuotere l’intera sinistra e a richiedere non soltanto un’educazione ‘gratuita e di qualità ma anche i mezzi per ottenerla: riforma fiscale, nazionalizzazione del rame e, soprattutto, fine del modello liberista inscritto nella Costituzione del 1980 attraverso la convocazione di un’assemblea costituente. Questi sono le richieste più importanti, insieme, alla riforma sanitaria, che gli studenti avanzano a Michelle Bachelet nuovamente candidata, alle presidenziali del 17 novembre 2013 di “Nueva Mayoria” (Nuova Maggioranza) la coalizione che comprende la Concertazione, i partiti di sinistra ed i movimenti.
Dopo decenni in cui Allende ha rappresentato solo un grande politico da commemorare, durante le manifestazioni, in cui gli studenti si sono fusi con i minatori e i portuali, il ritratto di Allende è tornato nelle strade ma, questa volta non si trattava più di celebrare un’icona: i manifestanti affermavano di riconoscersi nel progetto politico che egli incarnava e che continua a rappresentare. L’esperienza dell’Unidad Popular non è fallita: è stata soltanto interrotta e la figura di Allende non è quella di un presidente che si lascia alle spalle un processo politico condannato. Essa incarna l’audacia politica: quella che ha affermato la modernità di un progetto di trasformazione della società, non solo in Cile, ma in tutto il continente latinoamericano.
15/12/2013: al secondo turno delle elezioni presidenziali la socialista Michelle Bachelet, col 62% dei voti sconfigge la candidata dell’Unione democratica Indipendente Evelyn Matthei, sostenuta dalla coalizione di destra Alleanza per il Cile che assume l’incarico l’11 marzo 2014
17/12/2017: Sebastian Piñera di Rinnovamento Nazionale, sostenuto dall’alleanza Chile Vamos, al secondo turno delle presidenziali conquista, col 54,6% dei consensi, il secondo mandato ai danni dell’esponente del Partito Radicale Social Democratico, Alejandro Guiller, appoggiato dalla coalizione Nuova Maggioranza. Anche lui come i predecessori si insedia il 11 marzo successivo
18/10/2019: a Santiago esplodono le proteste studentesche innescata dall’aumento del prezzo dei biglietti dei trasporti urbani che nei giorni successivi si estendono alle classi sociali impoverite dalle mancate riforme della struttura economica ancora di chiara matrice liberista. “Non per 30 centesimi, ma per 30 anni” diviene lo slogan delle piazze gremite, lasciando intendere che l’esasperazione popolare era frutto non tanto dell’aumento dei trasporti urbani di 30 centesimi, bensì di 30 anni di mancate riforme. Durante la “transizione” post dittatura il Cile ha conosciuto un periodo di forte sviluppo economico, ma questo ha ulteriormente ampliato le diseguaglianze, e ha lasciato indietro e ai margini larghe fasce della popolazione. Il Paese non è riuscito a trovare un compromesso tra lo sviluppo dell’economia di mercato e le protezioni sociali, in modo da garantire coesione sociale e stabilità democratica (immagine 5)
Ottobre 2019 – 1 8/3/2020: le oceaniche proteste si allargano alle principali città cilene guadagnandosi l’appellativo di Estallido social (esplosione sociale). Il 18 ottobre il presidente Sebastián Piñera dichiara lo stato di emergenza, autorizzando il dispiegamento dell’esercito cileno nelle principali regioni a fianco delle forze di sicurezza (i famigerati Carabineros). L’esercito torna nelle strade per la prima volta dai tempi della dittatura. La repressione violenta dei manifestanti viene denunciata, oltre che dall’Onu, anche dal direttore dell’Istituto nazionale per i diritti umani del Cile Sergio Micco: “L’Istituto ha registrato testimonianze di denudamenti, torture, spari contro i civili, maltrattamenti fisici e mentali, botte e ritardi della polizia nel condurre le persone fermate al commissariato, mantenendole nei furgoni, ammassate e con scarsa ventilazione, per ore”. Le proteste di piazza cessano a metà marzo, a causa dalla pandemia da Covid-19, con un pesante bilancio: 34 fra uccisioni dirette e sospette, 2.400 feriti fra cui alcune centinaia colpiti volontariamente agli occhi, circa 5.000 arresti e numerose violenze sessuali ai danni delle donne fermate (immagine 6).
I partiti presenti in Parlamento si accordano per l’effettuazione di un Plebiscito per una nuova costituzione che chiuda i conti con la dittatura e con il neoliberismo istituzionalizzato.
25/10/2020: il Plebiscito Nazionale 2020 chiama i cileni ad esprimersi su una nuova costituzione o sul mantenimento di quella di Pinochet del 1980 e su quale organo debba provvedere a redigerla. Vittoria schiacciante di Apruebo, nel primo quesito, e di una assemblea costituente elettiva ex novo nel secondo, con oltre il 78% dei consensi in entrambi (immagine 7)
16-17 maggio 2021: votazioni per l’Assemblea costituente (Convenciòn Constituyente), netta sconfitta dei partiti tradizionali, soprattutto di centro-destra (38 seggi), e vittoria degli indipendenti, in prevalenza esponenti del movimento popolare, con 48 seggi su 155, dei quali 24 conquistati dalla Lista del Pueblo; la sinistra radicale (Apruebo Dignidad), alleanza fra Partito comunista e Frente Amplio, ottiene 27 seggi contro i 25 della lista Apruebo di centrosinistra, mentre 17 vengono riservati alle popolazioni amerindie
21/11/2021: il primo turno delle elezioni presidenziali vede in testa José Antonio Kast di estrema destra con il 28%, seguito da Gabriel Boric, giovane esponente della sinistra emerso dalle proteste
19/12/2021: contro i pronostici al secondo turno delle presidenziali Boric sconfigge l’ex pinochetista Kast 56% a 44% divenendo il presidente della Repubblica più giovane della storia del Cile e anche quello più votato dal popolo in voti assoluti. Scongiurato il ritorno verso i tempi bui della dittatura e compiuto un fondamentale passo avanti verso la fine della “transizione democratica”. Promesso sostegno politico dal nuovo governo alla conclusione del percorso costituente che porti all’approvazione di un nuovo testo costituzionale che chiuda i conti con l’eredità della dittatura e con l’impianto neoliberista dello stato cileno
11/3/2022: si insedia il nuovo presidente Boric con il primo governo della storia sudamericana a maggioranza femminile (14 su 24). Al ministero della Difesa va la nipote di Salvador Allende, Maya Fernández Allende, già deputata del Partito socialista e recentemente approdata al partito di Boric
L’inattesa sconfitta nel referendum costituzionale del 2022
La stesura del nuovo testo costituzionale articolato in 338 articoli, da parte dei 155 membri della Convenzione, in maggioranza progressisti, rappresentanti dei movimenti usciti dalle lotte di piazza e indipendenti, conduce all’atteso Plebiscito nazionale previsto per il 4 settembre 2022, per il quale, nonostante le grandi aspettative nel Paese, i sondaggi lasciavano presagire un esito incerto.
Il nuovo testo, definito da più parti come una delle proposte costituzionali più avanzate a livello mondiale, dichiarava fra le varie il Cile “uno stato sociale e democratico di diritto, plurinazionale, interculturale, regionale ed ecologico“, chiudeva con l’impianto liberista dell’economia introducendo nuovi diritti sociali e stabiliva la nuova democrazia come “paritaria e inclusiva“. Soprattutto tre tematiche introdotte nel testo (il diritto all’aborto, la parità di genere nel settore pubblico col 50% dei posti riservati alle donne e la questione dei diritti dei popoli originari) non vengono apprezzate dall’intero popolo cileno che al referendum, a seguito di strumentalizzazioni, fake news e di un’aggressiva campagna mediatica delle destre, per il 62% si esprime in modo contrario all’approvazione della nuova costituzione. Una bruciante sconfitta, per le forze progressiste e per i movimenti popolari, riconducibile ad un testo particolarmente innovativo per i diritti sociali e l’assetto dello Stato, che a causa del meccanismo elettorale del referendum, accettare o respingere in toto, ha indotto molti cileni che condividevano l’impianto del testo, ma che divergevano su uno o pochi punti, a votare per il respingimento. Una batosta anche per il neopresidente Boric che subisce un ridimensionamento nel suo progetto politico di riforme economiche e costituzionali e lo costringe, da un lato, ad un rimpasto nella squadra di governo, a vantaggio dei moderati, e, dall’altro, ad un nuovo percorso costituente.
La destra si aggiudica le elezioni per il nuovo Consiglio Costituzionale del 2023
Domenica 7 maggio: l’ultraconservatore Partito Repubblicano del Cile dell’ex candidato alla presidenza José Antonio Kast esce vincitore con il 34,3% delle preferenze dalle elezioni per il nuovo Consiglio Costituzionale. Il successo elettorale garantisce al partito di Kast 23 dei 50 seggi dell’organismo chiamato a scrivere il nuovo testo. Altri 11 seggi alla coalizione di centrodestra Chile Segura (20,4%) e un seggio riservato alle Liste dei Popoli Indigeni. Si tratta dello scenario più temuto dalla coalizione di governo progressista di Gabriel Boric: i partiti di sinistra (Unità per il Cile 27,7% e 16 seggi) non avranno infatti neanche il potere minimo di veto nella nuova Costituente. Il paradosso è che dopo 4 anni di lotte sociali per cambiare la Costituzione di Pinochet, ora c’è il rischio che venga riscritta dai suoi nostalgici.
Andrea Vento – Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati
Carta 1: le tappe dell’estensione dell’impero Inca
Carta 2: I 4 vicereami dell’impero coloniale spagnolo delle Americhe
Carta 3: le battaglie e le date dell’ indipendenza delle colonie americane di Spagna e Portogallo
Carta 4: conquiste territoriali cileme ai danni di Bolivia e Perù nella Guerra del Pacifico (1879-1884)
Carta 5: carta storica dell’Aracaunia, la terra del popolo Mapuche e della Patagonia, prima della conquista, la prima, da parte del Cile (1883) e, la seconda, dell’Argentina (1884)
Immagine 1: la prima pagina de l’Unità annuncia la vittoria di Allende alle elezioni del 4/9/1970
Immagine 2: la Stampa sera riporta il golpe militare e il drammatico suicidio di Salvador Allende a seguito del sanguinario golpe militare dell’11/9/1973
Immagine 3: manifestazione in Italia a sostegno di Allende e del popolo cileno dopo il golpe
Immagine 4: campagna elettorale allegra e colorata per il No a Pinochet nel plebiscito del 5 ottobre 1988 i cui esiti portano alla fine della dittatura
Immagine 5: l’esplosione delle proteste studentesche a Santiago del Cile il 22 ottobre 2019 nei primi giorni della rivolta
Immagine 6: oceanica manifestazione del 12 febbraio 2020 durante l’Estallido social contro Piñera
Immagine 7: manifestazioni oceaniche per la campagna elettorale per il plebiscito del 2020 per la riforma costituzionale e la fine del neoliberismo