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I giorni di vetro – Nicoletta Verna – Storia memoria e futuro

Questa non è una vera e propria recensione ma semplici note buttate giù dopo aver letto questo libro intenso di Nicoletta Verna I giorni di Vetro edito da Einaudi nel 2024.
Si tratta di un romanzo psicologico, storico e drammatico che esplora temi complessi come il lutto, la colpa, la fragilità umana, la povertà, la violenza, gli anni terribili del ventennio fascista, soprattutto gli ultimi dove sono avvenuti i fatti drammatici delle figure femminili di questo libro. Al centro della storia troviamo Redenta, una giovane donna, nata con difficoltà nel parlare e camminare  e con poche probabilità di vivere proprio nei giorni dell’omicidio Matteotti (“e invece io a San Rocco ero ancora viva, mentre l’onorevole Matteotti proprio quel giorno lo trovarono morto”), segnata da un passato doloroso legato alle morti dei fratelli e dalla complicata relazione della madre con il padre. La sua storia si incrocia con quella di Iris, una ragazza  che sapeva leggere e scrivere, che viveva a Tavolicci  dove 64 persone saranno trucidate dai nazifascisti e  che diventerà partigiana nel gruppo di Diaz, innamorandosene e seguendolo in tutte le sue gesta.
La narrazione della scrittrice è intensa e coinvolgente, caratterizzata da uno stile fluido che accompagna il lettore in un viaggio interiore attraverso le storie parallele e le emozioni contrastanti delle due protagoniste e degli altri personaggi (le sorelle di Redenta, la madre, il padre, Bruno, Diaz, Vetro, il terribile fascista dall’occhio di vetro)
Redenta è un personaggio complesso ma al tempo stesso naturale, pieno di dubbi, profondamente umano e in qualche modo salvifico verso quel futuro che sembrava perduto in quei terribili giorni: se il dolore che porta con sé la spinge verso un percorso di autodistruzione, in realtà Redenta cerca di trovare una sorta di redenzione o senso nella sua esistenza, che si trasformerà in esistenza collettiva e orizzonte per altri a venire.
Se la figura di Vetro rappresenta l’uomo violento senza remore di sorta, con le sue azioni di rappresaglia fascista contro la popolazione inerme e verso ogni donna da sfruttare (da quelle etiopi alle prostitute e soprattutto verso la moglie Redenta), Il vetro diventa invece una metafora potente delle vite di Redenta e Iris, fragili e trasparenti, profondamente umane ma al tempo stesso dure e resistenti in modo imprevedibile per una vita che verrà.
I giorni di vetro sono i giorni del fascismo, della povertà e della fame, della popolazione italiana con i suoi problemi, l’essere donna in un mondo di violenze e di luoghi comuni, il trovarsi in guerra senza saperne il motivo, il subire decisioni dall’alto senza poter capire o reagire, con quelle rappresaglie vergognose dei nazisti che ci richiamano continuamente a una memoria collettiva da tenere viva e vigile.
Ma è anche presente il tema della superstizione e dell’ignoranza (l’uso della magia di fronte alle nascite mancate, al malocchio, alla “scalogna” della povera Redenta) che richiede attenzione, studio e rispetto anche ai giorni nostri,  di fronte a fenomeni di analfabetismo, ignoranza e complottismo, e come possiamo capire dal  grande lavoro dell’antropologo Ernesto De Martino su Sud, magia e religione.
La figura di Redenta   può ricordare la piccola Martina del film L’uomo che verrà di Giorgio Diritti, muta dalla morte del suo fratellino più piccolo, che di fronte alla guerra che arriva dappertutto, anche nei paesini dell’Appennino Emiliano e dopo la strage di Marzabotto dove morirà tutta la sua famiglia insieme a centinaia di persone, riuscirà a salvare il fratellino appena nato e a riprendere a parlare, cantando una ninna nanna nel finale del film.
In questo racconto il tema dei ricordi lacerati e dei lutti subiti attraversa quello della memoria collettiva dove guerra, fame, il tempo non vissuto degli esodi, le stragi, le morti fanno parte di un racconto familiare che è anche racconto sociale. Come scrive Annie Ernaux negli Anni si tratta di “ricostruire un tempo comune, quello che è trascorso in un epoca lontana fino a oggi, per restituire, ritrovando la memoria collettiva in una memoria individuale, la dimensione vissuta della storia” e di “salvare qualcosa del tempo in cui non ci saremo più”.
Inoltre queste figure femminili, Redenta e Iris, diverse ma unite nel loro destino personale e storico, si trasformano in eroine intense, profonde, semplici e ribelli che riescono ad avere un’impronta salvifica rispetto al difficile rapporto tra storia e futuro, violenza e ribellione, lutto e azione, vita e morte ponendo le basi per una profonda riflessione sul nostro futuro in questa terra.
Certo il dolore, la morte, la perdita non si possono dimenticare per chi rimane in vita come dice Iris nella parte  finale del romanzo: “questa guerra maledetta ha ammazzato tutti, anche i vivi” – “E’ perché i vivi non sono proprio vivi: sono superstiti.”
I giorni di vetro siamo noi, le nostre guerre, le ingiustizie, il fascismo eterno, la rivolta, il dolore, il lutto, le mille luci dell’infanzia dimenticate, i luoghi e le generazioni da dove veniamo, le possibilità a venire e molto altro ancora.
Più semplicemente I giorni di vetro è un libro da leggere.

Per Codice Rosso  Coltrane 59