Livorno capitale della cultura? Perché scrivere ancora..
Ieri alle ex Terme del Corallo di Livorno, malgrado la pioggia insistente, è stato proiettato il video show, fatto di giochi di luci, musica e video mapping dedicato alle opere di Modigliani. Nonostante questa lodevole iniziativa, sappiamo che Livorno si è ritirata dalla candidatura, decisa nel gennaio del 2019 dalla precedente amministrazione comunale, per diventare città della cultura 2021. Ma accanto a questa notizia, nei giornali cartacei e on line livornesi, possiamo trovare di tutto; per esempio nella home page del più importante giornale cittadino di un giorno qualsiasi possiamo leggere:
1. Rubano la bicicletta elettronica a un volontario delle Misericordie.
2. Abbandona il sacchetto dei rifiuti in strada: maxi multa.
3. Ruba un’auto e si schianta nella farmacia di Corea.
4. Prostituta arrestata dopo l’aggressione ai carabinieri: torna in libertà.
5. Onore al gallo Renato, ucciso da una volpe mentre difendeva eroicamente il pollaio.
Se questa è cultura.. Se questo è scrivere.. Poi ci lamentiamo che la gente dia il voto a chi suona il campanello di casa all’ora di cena per sapere se una persona spaccia..
Scrivere oggi, a Livorno come in Italia del resto, è fare i conti con l’immaginario collettivo costruito a tavolino, con le tv e i social, con il budget da rispettare, è vendere a tutti i costi, è politica di bassa lega, è linea editoriale imposta: bisogna sfornare slogan, parole di furti e di degrado, immagini forti, ai confini delle fake news, pornografia e scandali vari. A partire dagli anni 80 vi è stato un processo multiforme che ha modificato e impoverito il linguaggio, il giornalismo, la scrittura, il modo di raccontare, di leggere e di fare cultura. Attraverso media, giornali, Tv e serie varie, Dallas, Drive In e Power Rangers, calcio a tutte le ore, disco music e cinepanettoni, Grande Fratello e X Factor e adesso tutti i vari social, da Facebook a Instagram, è avvenuto un grande cambiamento che si è avvertito nella percezione della parola, dell’immagine e della scrittura. Diciamolo chiaramente: non sappiamo più leggere, capire, pensare e ricordare. La società, la cultura e la memoria condivisa non esistono più perché sono state frantumate e disgregate dalla ristrutturazione selvaggia del mondo del lavoro, da tutta la repressione di ogni forma di dissenso politico e sociale, dalla narrazione falsificata di interi periodi storici, come la forzata riabilitazione di personaggi come Craxi o Pansa avvenuta in queste settimane, e dall’incapacità di movimenti e soggetti, dopo le ultime rivoluzioni finanziarie e digitali, di ripensare il reale in termini di lotta, di progetti culturali e di sogni generazionali. Forse Livorno soffre di questa grave e profonda trasformazione più di altre città italiane..
Oggi scrivere davvero per Livorno significa fare inchiesta sul territorio: lavoro, disoccupazione giovanile, pensioni e redditi, scuola e abbandoni scolastici, ospedale e prestazioni sanitarie, porto, occupazione e nuove tecnologie. La scrittura deve essere cultura quotidiana, giorno per giorno, e deve nascere nelle fabbriche e nelle aziende rimaste ancora in piedi, nei quartieri e nei luoghi delle associazioni culturali e dei movimenti femministi, antirazzisti e ambientalisti, nelle università popolari e nelle biblioteche, nelle scuole di musica e nelle sale per suonare e fare teatro, pittura e cinema, nelle piazze abbandonate a se stesse e nei parchi cittadini, nelle Terme ex Corallo come nell’Ippodromo Caprilli. Senza nulla togliere alle singole iniziative culturali riteniamo che sia inutile diventare capitale della cultura per una anno, fare una mega show di luci alle Terme del Corallo per due giorni, avere una mostra di rilievo su Modigliani o puntare su un Effetto Venezia di una settimana se poi Livorno, quotidianamente, rimane deserto sociale, umano e relazionale.
Scrivere per e con Livorno significa provare a liberarsi dai soliti interessi economici che hanno devastato e mangiato la città per decenni o da quei partiti che hanno gravi responsabilità sul degrado e sull’impoverimento del territorio. Scrivere o fare cultura oggi deve essere un invito a unire tutte quelle forze e quei soggetti che operano nel quotidiano, nel sociale e nell’ambiente per spostare quel vento intriso di odio, risentimento, malaffare e immobilismo che, da troppo tempo, tira su questa città.
In questo senso Codice Rosso si inserisce come progetto aperto per crescere insieme e accettare le nuove sfide che ci aspettano per la Livorno a venire.
Di seguito il link della sezione articoli dedicati al Territorio di Livorno in Codice Rosso: