Modigliani con omissis?
I fatti: in contemporanea con l’inaugurazione della mostra su Modigliani esce un articolo decisamente critico verso l’amministrazione comunale livornese da parte del Sole 24 ore. Sostanzialmente i fatti riportati sono questi: a cento anni dalla morte di Modigliani il Comune di Livorno gli dedica una mostra nel Museo della Città in Piazza del Luogo Pio firmata da Marc Restellini. L’esposizione porta nella città labronica 122 opere, fra cui 14 dipinti e 12 disegni di Modì. Il valore assicurativo della mostra è di 540 milioni di euro da contratto ed è costata al Comune di Livorno 1.255.000 euro di commissioni pagate a Restellini presso una banca di Dubai. Il rappresentante della città di Livorno, che ha ottenuto in prestito le opere da Restellini, è la Fondazione Goldoni, che copre i costi dell’esposizione. Il Sole 24 ore evidenzia il fatto che le parti concordano nel mantenere confidenziali i termini e le condizioni dell’accordo, attuando un patto di riservatezza. Si possono rilevare, secondo il quotidiano milanese, due elementi: i costi sono decisamente elevati e si allunga l’ombra di diversi omissis (come mai un ente pubblico accetta di secretare un accordo su una mostra? La pubblica amministrazione non ha l’obbligo di trasparenza? Perché la Fondazione Goldoni che si occupa di musica è rappresentante di una mostra di opere d’arte?). La mostra presentata a Livorno, inoltre, è stata già portata da Restellini in giro per diverse città del mondo e diverse opere presentano una notevole differenza di valore. Infine, dulcis in fundo, il capogruppo di FdI Andrea Romiti ha presentato una interpellanza in cui sottolinea le spese eccessive della mostra e la scarsa rilevanza che essa viene ad assumere per Livorno, essendo già stata presentata in altre città, rilevando anche la segretezza del contratto. Insomma, l’esposizione appena inaugurata nella nostra città sarà veramente, come afferma il sindaco Salvetti, “un’occasione unica e irripetibile” oppure sarà l’ennesima occasione per regalare alla destra la libera espressione di sciacallaggio populista travestito, stavolta, da interesse culturale?