Perù: il suicidio politico televisivo di Pedro Castillo
Quello che si è verificato in Perù è un colpo di Stato parlamentare con il sostegno dei militari che ha destituito il maestro rurale e sindacalista Pedro Castillo, arrestato e trasferito in una caserma di Lima, perché assumesse la carica la vicepresidentessa Dina Boluarte, la quale unendosi al golpismo ha tradito il mandato popolare.
Mariana Álvarez Orellana (*), 09/12/2022
Castillo ha trascorso un anno e mezzo del suo governo sotto la pressione della destra, dell’ultradestra e dei media che hanno ricercato continuamente la sua uscita di scena, e indebolito dai gravi errori del suo governo, dall’abbandono delle proposte di cambiamento che avevano destato molte speranze nel popolo, ripetute dimostrazioni di immobilismo, nomine discutibili e scandali di corruzione, il mandatario ha annunciato una decisione incostituzionale, cosa che ha accelerato la sua caduta.
Castillo ha avuto una presidenza convulsa. Fin dall’inizio ha affrontato i tentativi della destra parlamentare, blocco nel quale ha predominato l’ultradestra, di destituirlo. Questo è stato il quarto tentativo della destra per toglierlo dalla presidenza prima che Castillo decidesse di realizzare un golpe contro il Congresso, cercando di chiuderlo con una decisione incostituzionale che non ha avuto successo.
Prima di questa terza richiesta di destituzione, l’opposizione parlamentare aveva aperto per Castillo un altro processo politico, in questo caso per tradimento alla patria. Un’accusa assurda, senza fondamento, basata su una dichiarazione alla stampa del mandatario nella quale esprimeva la sua simpatia per la richiesta della Bolivia di uno sbocco sul mare e aveva parlato della possibilità di un referendum per consultare i peruviani sul loro consenso a questa richiesta, che non è mai stato realizzato.
Nonostante il carattere insolito di questa accusa, una commissione parlamentare l’aveva approvata in prima istanza, ma il Tribunale Costituzionale ha annullato questa procedura dichiarando che non aveva basi. Un’altra manovra nel Congresso per mandare via Castillo è stata quella di approvare alcuni giorni fa una norma che permette di “sospendere” il presidente per incapacità temporanea con 66 voti anziché gli 87 necessari per la destituzione.
In questo contesto di aggressioni della destra, di seri problemi e debolezze del suo governo e denunce di corruzione contro di lui, Castillo ha puntato sul contrattacco annunciando la chiusura del Congresso -cadendo con questo nel golpismo per il quale criticava la destra- ma è rimasto solo e ha finito per essere arrestato.
Il Consiglio Permanente dell’OSA [Organizzazione degli Stati Americani, ndt] ha tenuto a Washington una sessione straordinaria, nella quale il suo segretario generale, Luis Almagro, ha fatto appello al dialogo e ha definito “un’alterazione dell’ordine costituzionale” le azioni di Castillo. Successivamente, ha riconosciuto l’avvocata Dina Boluarte come nuova presidente.
L’ambasciatore della Bolivia all’OSA, Héctor Arce Zaconeta, ha dichiarato che “sebbene sia da respingere e da condannare qualsiasi attacco a un governo popolare, è da respingere e da considerare inaccettabile anche qualsiasi tentativo di spezzare l’ordine costituzionale”. Ha detto che quanto accaduto lascia due temi da analizzare, uno dei quali è che c’è stata una “costante cospirazione” e il “rifiuto di un governo di estrazione popolare”.
Il portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Ned Price, ha chiesto di difendere la democrazia e ha assicurato che “seguirà da vicino i fatti” che avverranno nel Paese e che il suo Paese “agirà in accordo con i desideri e le aspirazioni del popolo peruviano”.
L’errore più grande di Castillo, il suo suicidio politico televisivo, è stato quello di mandare a monte la partita della democrazia, ma ha perso la scommessa ed è stato destituito e imprigionato, aggredito da una destra che cercava di destituirlo e indebolito dagli errori del suo governo e le denunce di corruzione contro di lui.
È stato sostituito dalla vicepresidente Dina Boluarte, che è ora la prima donna che sale alla presidenza nella storia del Perù. Assumendo la carica, Boluarte ha chiesto una tregua e ha annunciato un governo di unità nazionale con la partecipazione di “tutte le forze politiche”.
Ciò poco dopo che il Congresso aveva destituito Castillo con 101 voti a favore, solamente 6 contrari e 10 astensioni, per aver tentato la chiusura incostituzionale del Congresso, cosa che è stata considerata come un tentativo di colpo di Stato.
Ci sono state manifestazioni, non molto partecipate, a favore e contro Castillo. Ci sono stati scontri tra i due gruppi. I manifestanti hanno chiesto che se ne vadano il Congresso e la presidentessa che ha appena giurato, e che si convochino elezioni generali anticipate.
Mercoledì scorso, in un sorprendente messaggio televisivo al Paese, Castillo aveva annunciato la chiusura incostituzionale del Congresso. Lo aveva fatto tre ore prima dell’inizio della sessione parlamentare nella quale si sarebbe discussa una mozione per destituirlo per “incapacità morale permanente” per denunce di presunta corruzione su cui si sta indagando.
Con la chiusura del Congresso, Castillo aveva anche annunciato l’inizio di un “governo di emergenza eccezionale”, dichiarato la “riorganizzazione” del Potere Giudiziario e della Procura della Nazione che indagano su di lui e annunciato la convocazione di un’Assemblea Costituente nel giro di nove mesi. Aveva decretato il coprifuoco a partire dalle dieci della sera, che non si è arrivati ad applicare.
Aveva ricordato i ripetuti tentativi della maggioranza parlamentare di destra di destituirlo e assicurato che lo si accusa di delitti senza prove. Aveva accusato l’opposizione di destra di cercare di instaurare una “dittatura parlamentare”. Oggi lo aspetta un processo penale per aver tentato un colpo di Stato, un delitto per il quale è prevista una pena tra i10 e i 20 anni. Il governo del Messico gli ha offerto asilo.
Tutti i governi regionali hanno reclamato il rispetto dello Stato di diritto e delle istituzioni democratiche. Sia il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador che quello boliviano Luis Arce hanno messo in rilievo il ruolo giocato dalle «élites economiche e politiche che fin dall’inizio della presidenza di Castillo hanno creato un ambiente di scontro e di ostilità fino a portarlo a decisioni che sono servite ai sui avversari per arrivare alla sua destituzione».
La Procura della Nazione ha iniziato un’indagine preliminare per «ribellione e cospirazione» contro il sindacalista docente destituito, che è stato trasferito al carcere di Barbadillo dove sta scontando la sua pena di 25 anni l’ex dittatore-genocida Alberto Fujimori.
Quello che rimane inspiegabile è come Castillo si sia lanciato ad annunciare la chiusura del Congresso senza avere il supporto per realizzare questa decisione. È rimasto solo immediatamente dopo aver fatto questo annuncio. I suoi ministri hanno iniziato a dimettersi uno dopo l’altro denunciando che rifiutavano quello che consideravano come un colpo di Stato. L’incertezza politica è durata un’ora e si è dissipata quando i militari si sono pronunciati annunciando che non avrebbero obbedito alla decisione di Castillo di chiudere il Congresso.
Boluarte, la nuova presidentessa sessantenne, era poco conosciuta nell’ambiente politico fino a quando è arrivata alla vicepresidenza con Castillo. È stata militante di Perù Libre (PL), il partito che ha portato Castillo al governo, ma è stata espulsa qualche mese fa.
Assume la presidenza senza avere un partito che l’appoggia, senza un gruppo parlamentare, in scontro con quello che era il suo partito e con una destra che ha già dimostrato di essere disposta a tutto per difendere i suoi interessi subalterni. La voce della piazza continua ad essere la stessa degli ultimi due decenni: que se vayan todos.
(*) Mariana Álvarez Orellana. antropologa, docente e ricercatrice peruviana, analista associata al Centro Latinoamericano de Análisis Estratégico (CLAE, www.estrategia.la)
Fuente: https://estrategia.la/2022/12/08/pedro-castillo-un-suicidio-politico-televisado/
Tratto da www.rebelion.org, traduzione per Codice Rosso di Nello Gradirà
Foto tratta da El País