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“Spazi Contesi. Cinema e Banlieue” di Paolo Lago e Gioacchino Toni – Recensione

Nel mese di maggio 2024 è uscito il libro Spazi Contesi. Cinema e Banlieue di Paolo Lago e Gioacchino Toni pubblicato da Milieu Edizioni, che sarà presentato online (e poi anche in presenza), dopo la pausa estiva, con la partecipazione dei due autori a cura della redazione di Codice Rosso.
Il libro mostra il rapporto tra cinema e banlieue con diversi riferimenti a film e a tematiche relative al difficile filo rosso che unisce il centro della città alle periferie urbane, intese come spazi complicati, intricati, molteplici e violenti allo stesso tempo.
Sono tre i film analizzati con ricchezza di particolari, dettagli e richiami: L’odio (1995) di Mathieu Kassovitz, I miserabili (2019) di Ladj Ly e Athena (2022) di Romain Gravas.
In realtà, in un capitolo specifico, vengono elencati e descritti altri film e documentari vari legati al mondo delle periferie urbane e alle loro specifiche conflittualità, identità e quotidianità.
Nella prima parte del libro vengono sviluppati i concetti di spazio e tempo propri delle città contemporanee che risultano fondamentali per comprendere le analisi e le descrizioni che seguiranno, soprattutto in relazione ai tre film sopra decritti.
Tra questi spazi si possono segnalare:
Lo spazio come relazione o meglio come i luoghi non luoghi di Marc Augè, come i supermercati, i centri commerciali, le autostrade, gli aeroporti che sono luoghi che non hanno favorito la relazione umana e soprattutto il crescere e il vivere insieme. Nelle periferie urbane tutto questo si moltiplica e degrado, violenza, solitudine e controlli non favoriscono certo la crescita sociale e relazionale di questo insieme cittadino.
Lo spazio come eterotopia di Michel Foucault che “si configura come un luogo separato dal normale contesto quotidiano, una specie di contestazione mitica e reale dello spazio in cui viviamo”; in questo senso le periferie diventano veri e propri spazi separati dalla città.
Lo spazio striato e quello liscio di Deleuze e Guattari dove lo spazio striato della periferia diventa luogo di controllo, percorso e canale obbligato, pianificazione e nuova forma di disciplinamento sociale e dove lo spazio liscio rappresenta il deserto silenzioso e destrutturato, habitat ideale per una nuova territorializzazione.
Spazio multilineare in quanto la banlieue descritta e narrata in questi film diventa uno spazio complesso e intricato dove possiamo ritrovare molti
spazi diversi fra loro: lo spazio armato, quello della rivolta, lo spazio della comunicazione, quello della tv e dei giornali che alimentano una narrazione a senso unico, mettendo in evidenza solo violenze e degrado senza mai approfondire i reali temi che avvolgono le periferie occidentali, lo spazio senza uscita dove non c’è futuro possibile per gli abitanti di quei quartieri che provano a ribellarsi, lo spazio individuale, soprattutto quello familiare dove le persone cercano di rifugiarsi nel privato per sopperire alle mancanze della comunità e molti altri spazi segnalati in questi film e messi in evidenza dagli autori in questo libro.
Nel film l’Odio notevole è il richiamo allo spazio sociale della terrazza di uno stabile della periferia francese dove i tre protagonisti si intrufolano per mangiare qualcosa e scambiare due chiacchiere con altri abitanti del quartiere. Nel film i Miserabili invece la terrazza diventa spazio individuale dove Buzz, un ragazzo giovane, un petit, riesce a ritagliarsi la sua oasi di libertà comandando il suo drone per spiare case, vie e finestre del suo quartiere.
Nella seconda parte del libro gli autori iniziano un’analisi e una descrizione minuziosa dei temi e degli spazi presenti nei tre film sopra elencati, con riferimenti puntuali e precisi alla storia del cinema, della letteratura e della filosofia.
In appendice possiamo trovare due saggi sulle banlieue: Estranei al centro di Sandro Moiso e Ri-cominciamo a dire Lenin. Dal partito di Mirafiori al partito della Banlieue di Emilio Quadrelli che rappresentano due validi contributi per arricchire le tematiche presenti nel libro in termini politici e sociologici.
Spazi contesi è un vero e proprio invito alla visione dei film sulle periferie urbane in una prospettiva diversa dalla narrazione quotidiana propinata da tv, giornali e social dove la periferia è sinonimo di malavita, violenza, droga e immigrazione incontrollata. Il libro riesce a focalizzare temi fondamentali, linee particolari, piani di lettura, richiami continui a studi sociologici e filosofici che sono in stretta relazione con le nostre periferie occidentali.
Scrittori come Hugo e Pasolini o sociologi come Henri Lefebvre o David Harvey o la stessa cultura musicale Hip Hop vengono richiamati con riferimenti semplici, puntuali e chiari per farci capire come il cinema, la sociologia, la letteratura, la filosofia e la musica sono profondamente legate fra loro.
Alcune considerazioni personali che mi ha suscitato il libro:
il tema delle periferie è un tema centrale per lo sviluppo delle nostre città ma il dibattito e la narrazione dei nostri media non riescono a inquadrare bene le loro criticità mettendo in evidenza solo violenza e droga: la periferia è spazio legato naturalmente e profondamente al centro e ogni qual volta che vengono progettati dei piani strutturali di un quartiere, di un ponte, di una strada, di un supermercato o di una palestra, i progetti presentati non riescono mai a favorire e a sviluppare una città diversa e relazionale: in questo modo si favorisce uno spazio conteso e un tempo rubato dove intere generazioni, immigrati e poveri, sono gradualmente espulsi dal ciclo produttivo del lavoro; e non solo dal lavoro ma anche da quel mondo sociale e culturale che necessita di continue iniziative, eventi, condivisioni, università popolari e collettivi politici, mentre al contrario questi quartieri spesso sono abbandonati al loro destino: supermercati di giorno e market della droga e della prostituzione di notte.
In questo modo lo spazio inteso come ghetto può diventare soltanto spazio conteso tra le forze di polizia e dei media contro gli abitanti delle periferie che possono reagire con violenza oppure fuggire in un triste esodo come nel film Athena.
Lo spazio di una città si può trasformare in tempo vitale soltanto se tutti i suoi quartieri, dal centro alla periferia, concorrono a creare, naturalmente, un luogo sociale e culturale omogeneo ma anche multilineare che deve essere condiviso, attraversato e vissuto come relazione continua con l’altro, essere insieme e futuro a venire.
Bisogna recuperare anche, per le nuove generazioni, lo Spazio come memoria: in questo senso Ward nel suo Il bambino e la città scrive:
Che senso ha la struttura della città per un futuro cittadino? Ogni lettore che fruga nei suoi ricordi ricorderà quanto la sua percezione infantile estendesse tutto ciò che lo circondava, il pavimento, le pareti, i mobili di casa, l’appartamento in cui è cresciuto, i corridoi conducenti da una stanza all’altra, scalini, scale, cortile, giardino, porta d’ingresso, strada, negozi e giardino pubblico. Probabilmente non ricorda più come tutto questo abbia formato un tutto che è diventato il concetto di casa, ha nutrito i suoi rapporti con il mondo esterno, e non ricorda nemmeno i buchi che hanno a lungo striato la sua mappa mentale della città.”
Spazio conteso non come violenza gratuita e fine a se stessa ma come spazio vivo, ricomposizione sociale e trasformazione continua per una città a venire. Ancora Ward: “La città è di per sé un ambiente educativo e si può usare la città per educarsi, che si impari grazie alla città, su di essa, che si impari a usarla, controllarla o trasformarla.”
Grazie ancora a Paolo e Gioacchino per questo intenso invito ad attraversare film e spazi delle nostre difficili e intricate città.

Per Codice Rosso Coltrane59

Paolo Lago, docente di materie letterarie, è redattore della rivista Carmilla online. Fra le sue monografie: La natura ostile. Visioni e prospettive nella narrativa contemporanea (Terracqua, 2023), Lo spazio e il deserto nel cinema di Pasolini. “Edipo re”, “Teorema”, “Porcile”, “Medea” (Mimesis, 2020), Il vampiro, il mostro, il folle. Tre incontri con l’Altro in Herzog, Lynch, Tarkovskij (Clinamen, 2019), La nave, lo spazio e l’Altro. L’eterotopia della nave nella letteratura e nel cinema (Mimesis, 2016).

Gioacchino Toni, docente di Storia dell’arte, è redattore della rivista Carmilla online. Autore di Pratiche e immaginari di sorveglianza digitale (Il Galeone, 2022), è coautore dei volumi: I migranti del pallone. I calciatori stranieri in Italia (Le Monnier, 2023), Alle radici di un nuovo immaginario. “Alien”, “Blade Runner”, “La cosa”, “Videodrome” (Rogas, 2023), Storie di sport e politica. Una stagione di conflitti, 1968-1978 (Mimesis, 2018), Guida agli stili nell’arte e nel costume (L’età moderna, Odoya, 2019 e L’età contemporanea, Odoya, 2020).

Paolo Lago, Gioacchino Toni, Spazi contesi. Cinema e banlieue. “L’odio”, “I miserabili”, “Athena”, Milieu, Milano, 2024, pp. 269, euro 16,90.

 

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