Comunicazione e culture

Vax vs No-Vax: il 2021 si apre con il vaccino obbligatorio o con il vaccino di Bill Gates?

Una cosa è sicura, emergenza in corso o approccio autoritario, post ironico o tweet violento, Pro Vax o No-Vax, come negli ultimi giorni del funesto  2020, nel 2021 dovremo parlare del vaccino, a prescindere e comunque. Il linguaggio, le sue parole d’ordine e i suoi temi sono già lì, preconfezionati, programmati e dati in pasto agli algoritmi e ai big data.
Da una parte c’è chi dice che bisogna prendere posizione autoritaria e ferma sul vaccino indiscriminato a tutti, medici, anziani, giovani scapestrati, untori della domenica e perfino a no vax convinti.
La pagina on line del Tirreno del 30 dicembre 2020 si apriva così: Poche dosi a settimana, la vaccinazione parte ma a rilento e con lo spettro No-Vax . Mancava: uno spettro si aggira per l’Europa. Il 31 dicembre il giornale di Viale Alfieri rincara la dose: Medici no-vax l’Ordine: “Pronti a prendere provvedimenti” Nelle RSA 2000 operatori senza vaccino.
Il professor Ichino, dopo le uscite sul reddito di cittadinanza da divano e sulla vacanza dello smart working, ci propone la sua sentenza : “Chi rifiuta il vaccino rischia il licenziamento”. Praticamente uno spot per i No-Vax.
Il Sole 24 ore si limita a chiedersi se la nostra Costituzione può prevedere l’obbligo a vaccinarsi: la risposta è dipende…
Dall’altra parte le posizioni no vax arrivano a sfiorare le più audaci teorie del complottismo di sempre: è il vaccino di Bill Gates, non è efficace, è pericoloso, modifica il DNA, ci Chipperà come i cani e molto altro ancora. Il solito Fusaro sentenzia: “Sveglia! Questi quattro ridicoli duce in camicia fucsia ci stanno ricattando con il vaccino”.
Ma anche WU Ming 4 ci ricorda che bisogna stare in guardia con il vaccino che “ci salverà la vita, ma non ci salverà dalla miseria, dall’autoritarismo, dalla paranoia, dal non senso, che nel frattempo si sono radicati nella nostra vita e nella società. Con il placet dei movimenti che non cambiano lo stato di cose presente, ma anzi, lo legittimano spacciandolo per l’unica soluzione possibile e trasformandosi nella propria nemesi. There Is No Alternative.”

Forse però, in una società complessa e variegata, le cose non stanno in questi termini così distinti e contrapposti.

Insieme sociale e scienza.

Noi ci troviamo inseriti in un contesto economico, sociale, culturale, religioso, medico e tecnologico dove ormai siamo parte costitutiva del linguaggio, dell’informazione e del potere. Siamo mondo a partire dal mondo che ci circonda. Ma la scienza sembra invece separata dalla nostre abitudini e dalle nostre vite. Come possiamo credere ad un obbligo vaccinale se siamo sempre più lontani dalla conoscenza, dalla scuola, dalla sanità?
Perché pontificare sul vaccino se non ci fidiamo nemmeno dei nostri dottori di famiglia o dei nostri amministratori della sanità? Se non sappiamo nemmeno quante dosi di vaccino arriveranno davvero, soprattutto negli stati più poveri, chi e quando le farà?
Sara Gandini dice bene: “L’obbligo vaccinale nasce da una visione misera della cittadinanza rappresentata nuovamente come irresponsabile, egoista e incapace di capire, per cui si renderebbe necessaria una impostazione autoritaria della crisi sanitaria. Ci tengo a ribadire che sono favorevole al vaccino e assolutamente contraria all’obbligo vaccinale. Come scienziata e intellettuale sono per la scienza intesa come arte del dubbio e del confronto. Sono per studiare, informare, spiegare con onestà intellettuale.” E per studiare e informare è necessaria un’altra scuola, un’altra politica, un altro insieme culturale, altre città e altri spazi e tempi da vivere e da essere.

Uscire dalla logica del profitto.

Forse non tutti sanno che nove mesi sono pochi per trovare un vaccino eppure la Pfizer, la Moderna, AstraZeneca e altre case farmaceutiche ci sono riuscite. Solitamente ci vogliono anni per ricerche di questo tipo, perché  comunque i vaccini, le ricerche necessarie e i relativi finanziamenti o investimenti, non sono sempre redditizi come credono erroneamente i no vax. Queste multinazionali del farmaco ci sono riuscite perché gli Stati hanno finanziato e prenotato vaccini per miliardi di dosi e hanno permesso l’unione di ricercatori e di laboratori di tutto il mondo. Un sola lezione si può trarre da questa storia: la scienza medica e tutta l’organizzazione della sanità mondiale dovrebbe uscire dalle logiche del profitto e del capitale.” In molti casi, i governi nazionali hanno concluso contratti di acquisto e supporto alla produzione prima ancora dei risultati della sperimentazione clinica in modo che il lancio potesse iniziare non appena fosse arrivata l’approvazione, invece di doverla aspettare prima di dare il via alla produzione. Washington ha promesso di acquistare circa 2 miliardi di dollari del vaccino Pfizer e ha garantito a Moderna circa 2,5 miliardi di dollari per lo sviluppo e la produzione della sua versione del farmaco.” ( Leigh Phillips – Il pericolo adesso è il vaccinazionalismo).

Capitale e vaccini.

A novembre 2020 il L’amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha venduto il 62% delle azioni che aveva nel gruppo, guadagnando 5,56 milioni di dollari, nello stesso giorno in cui la società annunciava che il vaccino contro il Covid-19 era efficace al 90% sulla base dei risultati della sperimentazione.
Bill Gates rappresenta il secondo donatore ufficiale dell’OMS, dopo gli U.S.A. I fondi provengono dal trust di famiglia dove ci sono i proventi dei suoi investimenti nel campo sanitario e farmaceutico. Come può un singolo donare di più della maggior parte degli Stati Mondiali? Le due notizie sopra riportate favoriscono, e non di poco, tutte le teorie complottiste e novax che ci circondano. Ma un ripensamento totale di un sistema neoliberista e capitalista è ormai necessario per il futuro della terra e in previsione delle prossime pandemie a venire anche perché  “ La funzione oggettiva della società in questo momento è sconfiggere il virus il più rapidamente possibile. Ciò è in contrasto con la funzione oggettiva degli attori del mercato: massimizzare il profitto”. (Leigh Phillips)

Crisi della politica e fiducia della società.

Forse stiamo esagerando in termini numerici la questione dei no-vax e del complottismo. Forse dietro l’informazione e lo spettacolo assillante intorno al vaccino della speranza e ai suoi oppositori la vera questione è quella di una sanità pubblica e di una cultura medica che si è allontanata, soprattutto in Italia, dalla gente in termini di relazioni, dialogo, ospedali, posti letto, cure immediate, medicina di base, unità territoriali inserite organicamente nei quartieri delle città, scuola e sanità al centro di un progetto statale e cittadino.
“Penso invece che la crisi derivi dal fatto che una democrazia avanzata come la nostra ha undici milioni di persone che sono costrette a rinunciare alle cure mediche.
Ecco qui il cuore vero del problema, da cui tutto discende, da cui parte uno smottamento che rischia di travolgere tutto il resto. Credo che la questione dirimente per la politica sia recuperare un rapporto di fiducia con quella parte di società, che ha smesso di credere nella funzione di protezione sociale e di garanzia delle libertà che la politica deve assolvere. (Simone Fana)

Politica, volontà e declino.

Potremmo continuare a lungo a trovare molte linee e piani di lettura su come pensare la questione del vaccino perché siamo di fronte ad una situazione globale complessa, articolata e divisa; ma il vaccino sarà sicuramente determinante per risolvere l’attuale crisi pandemica, ma non la risolverà subito ed avrà bisogno di una società civile, Occidentale e Orientale, scientifica, economica, politica, medica e territoriale, umana, femminista, tecnologica che dovrà adattarsi velocemente a questi nuovi anni a venire; e soprattutto bisogna prepararsi a cambiare il nuovo mondo che verrà, tenendo conto anche della nostra eventuale e prossima estinzione.

“La politica non è impotente perché ai cittadini viene impedito di esercitare paritariamente il loro potere. Ma perché quel potere, paritario o diseguale, non esiste più, perché la volontà non è più in grado di governare la complessità (letteralmente super-umana) dei processi che la libertà umanistica pervertita in dittatura liberista, ha generato.
La disperazione è una condizione del pensiero che non coinvolge necessariamente il cuore, né il corpo sensibile e desiderante. Forse (come credo stia suggerendo il pensiero che meglio interpreta l’epoca pandemica, quello del femminismo post-umano di Donna Haraway) proprio partendo dal corpo sensibile e desiderante si può trovare una via, post-umanistica e post-politica, per vivere felicemente il declino e la dissoluzione della sfera umana.” (Bifo – Volontà, potenza, disperazione dal Manifesto del 29.12.2020).