Corea del sud, per battere il virus i big data meglio dell’esercito
Tanto più dura la crisi tanto più cresce il desiderio di controllo e di esercito. Del resto una circolare del ministero degli interni, che recepisce il decreto legge del 20 febbraio 2020, dispone già che l’esercito possa fermare persone per compiti di polizia. A questo punto, oggettivamente, manca poco per disposizioni che consentano, in caso di serio allargamento dell’epidemia, di militarizzare i territori.
Oltretutto la possibile attivazione di questa misura si lega alle minacce di controllare gli spostamenti della popolazione tramite l’analisi del posizionamento dello smartphone e all’uso, in qualche comune del nord dei droni per il controllo dei movimenti della popolazione dall’alto. Insomma, rischiamo una miscela di militarizzazione della vita quotidiana, non si sa nemmeno quanto efficace, e di misure artigianali quanto invasive di controllo diretto delle persone.
La soluzione coreana, che ha funzionato nel frenare seriamente la curva dei contagi, è stata invece di fornire una app dove in tempo reale si mappa spazialmente l’esistenza di un contagio in modo da evitare passaggi e spostamenti verso quelle zone. Linkiesta ci ha fatto un articolo e il tema è stato ripreso da diverse testate italiane. Senza invocare (inutili) mitra spianati questo è uno strumento che permette alla cittadinanza di orientarsi cedendo, certamente, privacy sui propri dati ma ottenendo in compenso la libertà di scelta nello spostamento personale in un momento critico. Oltretutto la sanità coreana usa il tracking dei contagiati in tempo reale per dare e ricevere informazioni sugli spostamenti dei contagiati. Unito al fatto che in Corea c’è il 400 per cento di posti letto in più per abitante rispetto all’Italia il sistema ha funzionato nel contenere pur gravi danni.
Naturalmente da tempo la Corea del Sud ha lanciato linee di telefonia mobile in 5g, anche questo dovrebbe far riflettere su cosa permette questa tecnologia nella gestione di sistemi e crisi sanitarie complesse. Ma l’Italia è ancora un paese pieno di interessi particolari e desiderio di polizia. E i risultati, purtroppo si vedono: siamo il paese con un terzo di morti per Coronavirus nel mondo.
a cura della redazione