Internazionale

Eric Toussaint: «Sospendere il pagamento del debito»

Intervista a Éric Toussaint, portavoce della rete mondiale CADTM (Comitato per l’abolizione dei debiti illegittimi)

Nadjib Touaibia, 19/01/2021

Lo scorso mese di aprile il G20 ha valutato la questione di una sospensione del pagamento degli interessi del debito dei Paesi poveri fino alla fine del 2020. Di che si tratta in real?

In realtà le misure prese dal G20 sono totalmente insufficienti per quanto concerne un alleggerimento del debito e inaccettabili, dato che implicano di approfondire le politiche neoliberiste. Di 135 Paesi in via di sviluppo (PVS) il G20 ha ritenuto che 73 potessero beneficiare eventualmente di una proroga del pagamento del loro debito bilaterale (cioè il debito tra Stati). Questo rappresenta, nel migliore dei casi, l’1,6 % del debito pubblico estero dei PVS. Se un Paese vuole prorogare il pagamento del suo debito bilaterale deve impegnarsi ad attuare un programma neoliberista imposto dal FMI. Le limitazioni sono tali che solo 46 Paesi hanno chiesto di aderire alla normativa del G20. Bisogna rilevare che il G20 non ha accordato nessun annullamento, si trattava solo di rimandare il pagamento di una parte del debito.

In Africa il peso del debito pubblico è passato dal 35% del PIL al 60% tra il 2010 e il 2018. Il suo rimborso presuppone una media del 13% di rendita. Come uscire da questa spirale?

Per uscire da questa spirale bisogna sospendere il pagamento del debito e inoltre prendere altri provvedimenti: introdurre un’imposta di crisi sulle grandi fortune e le rendite più alte, imporre multe alle imprese responsabili della grande frode fiscale, congelare le spese militari…

In questo periodo di pandemia crede che sia legittimo reclamare il diritto alla sospensione del pagamento del debito per far fronte ai bisogni delle popolazioni?

Sì, naturalmente. Esistono argomenti solidi e giuridici che possono sostenere una decisione unilaterale di sospensione del pagamento. Per esempio questi due:

1) Lo stato di necessità: Uno Stato può smettere di rimborsare il debito perché il pagamento gli impedisce di rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. È esattamente il caso concreto che stanno affrontando ora numerosi Paesi del pianeta, la vita dei loro abitanti è direttamente minacciata se non si riesce a finanziare una serie di spese urgenti per salvare il massimo di vite umane.

2) Il cambiamento fondamentale delle circostanze: L’esecuzione di un contratto di debito si può sospendere se le circostanze cambiano in modo fondamentale indipendentemente dalla volontà del debitore. La giurisprudenza in materia riconosce che un cambiamento fondamentale delle circostanze può impedire l’esecuzione di un contratto internazionale.

Quando uno Stato invoca lo stato di necessità o il cambiamento fondamentale delle circostanze, il carattere legittimo o no del debito perde d’importanza. Anche se il debito reclamato al Paese è legittimo questo non impedisce la sospensione del pagamento.

Un aumento drastico delle spese in sanità pubblica avrà grandi effetti benefici per combattere altre malattie che affliggono soprattutto i Paesi del Sud, specialmente i Paesi africani. Si calcola che annualmente la malaria uccida 400.000 persone, soprattutto in Africa. La tubercolosi è una delle prime dieci cause di mortalità nel mondo, nel 2018 ha ucciso un milione e mezzo di persone. Le morti per malattie diarroiche arrivano a più di 430.000 l’anno. Circa 2 milioni e mezzo di bambini muoiono ogni anno nel mondo di denutrizione, direttamente o per malattie correlate con la mancanza di immunità dovuta alla denutrizione. Queste malattie e la denutrizione si potrebbero combattere con successo se i governi vi dedicassero le risorse sufficienti invece di rimborsare il debito.

Quale Paese può citare come esempio di quelli che hanno preso la decisione di sospendere il pagamento degli interessi del debito?

Dal novembre 2008 l’Ecuador ha sospeso il rimborso di una gran parte del suo debito seguendo le raccomandazioni di una commissione di audit integrale del debito alla quale ho partecipato come rappresentante del CADTM. Concretamente il Paese ha smesso di pagare gli interessi sui titoli venduti a Wall Street per un importo di 3 miliardi e 200 milioni di dollari. La stampa finanziaria internazionale ha strepitato, ma nel giugno del 2009 i proprietari del 91% dei titoli citati hanno accettato una perdita del 65%. Questo ha rappresentato per l’Ecuador un guadagno di più di 300 milioni di dollari l’anno per 20 anni. Questa riduzione del debito permise al Governo di aumentare considerevolmente le spese sociali negli anni 2009, 2010 e 2011, specialmente in sanità. Le condizioni di vita della popolazione sono migliorate in modo notevole. La vittoria dell’Ecuador sui suoi creditori è stata assoluta. E quando il Paese è tornato sui mercati finanziari gli investitori hanno fatto la fila per prestare al Paese.

 

Fonte www.rebelion.org, traduzione dallo spagnolo per Codice Rosso di Andrea Grillo