Festa Rossa Che fare? Lettera di un socio e volontario della Rossa
Che fare?
Alle compagne e ai compagni dell’associazione La Rossa.
Una significativa e partecipata edizione della festa rossa è finita con l’intera arena che intonava in coro bella ciao, lanciata dai membri del consiglio dal palco.
Una degna conclusione per una festa caratterizzata da un ricco programma di incontri, dibattiti, talk, concerti, laboratori ecc.
Tutti siamo tornati a casa col cuore gonfio di gioia, ognuno felice per aver fornito il proprio contributo.
Una festa che Rodrigo Rivas, l’intellettuale cileno che è stato nostro ospite, ha definito una potenza.
Definizione alla quale mi permetto di aggiungere una considerazione.
In questi tempi estremamente difficili per ciò che resta del movimento della sinistra antagonista, rivoluzionaria come si chiamava negli anni ’70, in cui la risposta ai nefasti effetti del neoliberismo imperante da oltre 30 anni, delle masse popolari, impoverite, disorientate e prive di proposta e rappresentanza politica, sembrano essere attratte dalle sirene populiste e demagogiche dell’estrema destra.
A un secolo dalla presa del potere del fascismo in Italia, le forze neofasciste stanno avanzando a ogni latitudine del pianeta. Da ultimo anche in Argentina dove il candidato dell’estrema destra alle primarie di domenica ha raccolto ben il 32% dei consensi i quali sommati ai voti dei due candidati macristi, destra liberale e affarista, porta la destra argentina a 40 anni dalla fine della dittatura militare, a oltre il 60%.
Cosa può fare una piccola, ma dalle grandi potenzialità, realtà come l’associazione La Rossa?
Può in tempi così difficili e preoccupanti esaurire la sua funzione nell’organizzare la festa, il primo maggio e le altre iniziative?
Credo, compagne e compagni, che vista e appurata l’eccezionalità dei tempi che viviamo anche a livello dei nostri territori, che potrebbe essere utile aprire una riflessione collettiva tramite una assemblea dei soci dedicata.
Personalmente sto maturando la convinzione, anche alla luce del cospicuo numero di giovani volontari coinvolti, che La Rossa potrebbe ampliare l’orizzonte della sua funzione politica.
Potrebbe iniziare a prendere in considerazione l’utilità o meglio la necessità di continuare a creare aggregazione e formazione anche dopo la festa.
In quali modalità?
Credo che una necessità primaria sia quella di continuare a costituire punto di riferimento per le decine e decine di giovani che hanno collaborato e offrire loro la possibilità di formarsi e dotarsi degli indispensabili strumenti per comprendere la complessità politica, economica, culturale e sociale della fase che stiamo attraversando e fornire gli strumenti per l’azione politica collettiva e organizzata.
In pratica, continuare a creare aggregazione e piacere della condivisione, affiancandovi un percorso di formazione dei militanti, stimolando proposte e azioni politiche, partendo dai territori.
In buona sostanza, si tratterebbe di una trasformazione delle prospettive di lotta: andare oltre le cosiddette lotte di resistenza, che seppur legittime e fondamentali, generalmente finiscono per concretizzarsi in battaglie di retroguardia che sfociano in sconfitte con l’onore delle armi.
Occorre pertanto formare i giovani con l’obiettivo finale di creare proposte politiche concrete per portare avanti battaglie di prospettiva cercando di aggregare il consenso popolare intorno a esse.
Non certo un’opera semplice e dai tempi brevissimi ma credo, vista la potenza espressa dalla festa, che varrebbe la pena di ragionarci tutti assieme.
L’eccezionalità dei tempi sicuramente lo necessità, pertanto solo rimboccandoci le maniche con le idee chiare, l’utopia di una società più giusta potrebbe iniziare a concretizzarsi, partendo dal basso e dai nostri territori.
Io mi metto a disposizione nella speranza che possa aprirsi una riflessione condivisa e costruttiva in merito.
Andrea Vento, socio e volontario de La Rossa