Comunicazione e culture

Un bel calcio ai diritti umani nella rinascimentale Riad

Qualche tempo fa, il senatore semplice della Repubblica italiana Matteo Renzi aveva espresso positive sensazioni nei confronti dell’Arabia Saudita, protagonista di una forsennata corsa allo sviluppo caratterizzata da opere faraoniche e investimenti miliardari. Infatti, in uno dei suoi viaggi legittimati – a suo dire – da prestazioni professionali in termini di consulenze e rappresentanza, egli scomodava i più alti valori del Rinascimento italiano al fine di sottolineare l’enorme progresso compiuto da questo Paese nel corso degli ultimi anni. La questione è semantica, come tutto ciò che si traduce in azione, si manifesta e si evolve, muta e si trasforma.

La parola progresso potrebbe dunque rappresentare un prisma di visioni che la semantica le ha concesso. Evidentemente nella parola progresso, per Matteo Renzi, non vi è contenuto il riferimento ai valori e ai diritti umani per una serie di ragioni che amiamo elencare solo sommariamente e che il nostro senatore reputa non importanti: il coinvolgimento del principe saudita nell’uccisione di un giornalista scomodo in una sede diplomatica di un Paese straniero, con il relativo smembramento del corpo e l’occultamento dei resti trasportati in patria, l’accettazione della tortura come mezzo di deterrenza a qualsiasi forma di antagonismo al governo, la pena di morte per una serie di reati molto generici e l’amputazione degli arti in alcuni casi specifici, l’incarcerazione e l’uccisione di omosessuali anche tramite lapidazione, pene e fustigazioni nei confronti di donne che abbiano avuto rapporti extraconiugali, la schiavizzazione di migliaia di migranti del sud est asiatico (in prevalenza), il divieto di professare qualsiasi religione e costruire strutture di culto che non siano musulmane sunnite, l’emarginazione delle donne fra le mura domestiche con la pianificazione di una radicale apartheid a loro discapito nella società civile e istituzionale.

Questa deriva compie imperturbabile tutta la sua ellissi di orrore quando si accetta di rimanere indifferenti ai mostruosi regimi che calpestano i diritti delle persone.

La notizia di poche settimane fa è il passaggio di Roberto Mancini a selezionatore tecnico della nazionale di calcio saudita. Come sia maturata la scelta del suddetto lascia davvero costernati, perché il nostro ex allenatore della nazionale ha cercato, con una improbabile comunicazione, di addebitare la sua scelta a comportamenti poco corretti di altri attori all’interno della Federazione di calcio italiana. Nessuna diatriba di ordine sciovinista che ha già mostrato ampi esempi di quanto sia incivile un Paese che si turba per la mercificazione propria di un allenatore di calcio, e non si cura del disagio sociale e della povertà in cui versa ormai in modo strutturale da anni senza riuscire a trovare validi rimedi. Quello che invece interessa è il fattore geopolitico che Riad sta impostando da qualche anno, con la sua politica di inserimento nello scacchiere internazionale, puntando a investimenti economici rilevanti negli sport, nella sponsorizzazione di eventi, nella elargizione di compensi a uomini politici di spessore planetario per ipotetiche consulenze, opere pubbliche avveniristiche, ecc. È inutile elencare le ricchezze del nostro ex commissario tecnico per affermare che, di andare in Arabia Saudita per soldi, proprio non ce ne era bisogno: ormai raffigurato nel nostro malconcio Paese ex rinascimentale nelle sembianze bibliche di un novello Giuda, egli potrebbe risentirsi ancora una volta affermando di essere stato trattato come Pacciani, il compagno mai dimenticato, mostro, ma ghiotto di merende, che però nulla hanno a che fare con i soldi del calcio. Semmai, dovrà preoccuparsi, il “Mancio”, di non dichiarare come faceva liberamente nel proprio Paese, l’Italia, di credere alla Madonna di Medjugorie e di manifestare fierezza nell’essere finocchio se un allenatore di un’altra squadra avesse avuto la maleducazione di apostrofarlo in questo modo (fu il caso di Maurizio Sarri che si rivolse con espressioni incivili nei suoi confronti durante una partita di calcio. In diretta televisiva Mancini affermò: Si deve vergognare. Se lui è un uomo, sono orgoglioso di essere frocio e finocchio). Questa volta per ovvie ragioni di limiti culturali del nostro ex CT, il paragone con Riad e il nostro Paese non è stato col Rinascimento, ma con un più terreno amore per i giovani e la solita retorica del nostro bagaglio di italianità, ahimé, da far conoscere al mondo: In questi giorni ho ricevuto una manifestazione di piena fiducia sulla mia persona e di apprezzamento del mio lavoro dalla Federcalcio araba che mi ha scelto per il prestigioso incarico di Head Coach della National Team. Sono entusiasta di aver accettato questo nuovo progetto che si fonda sulla condivisione della visione strategica di crescita del settore calcistico e in particolare del mondo dei giovani a cui tengo da sempre. Questo incarico è un riconoscimento del valore attribuito al calcio italiano e anche in questa esperienza porterò con orgoglio la nostra italianità nel mondo. Sulla stampa qualcuno ha giustamente ricordato quando Mancini, uscito vittorioso nel prestigioso campionato inglese con il suo City, vincendo lo scudetto il 13 maggio nel giorno dell’anniversario della Madonna di Fatima, ebbe a dire: Io credo che le persone che pregano hanno un aiuto. Questa affermazione ha effettivamente turbato una vasta schiera di non credenti e agnostici, soprattutto chi, di aiuti non ne ha mai ricevuti. Ma la domanda che vorrei porre al nostro ex CT tutto valori don boschiani, mistici e spirituali, a quale Madonna si rivolgerà a Riad visto che di chiese non ce n’è neppure l’ombra. E cosa farà la sua signora: se indosserà un sobrio velo per rispetto delle autorità, o passerà i suoi weekend fra un volo e l’altro a Londra, Parigi o New York. Il detto scolpito nella pietra è sempre lo stesso: pecunia non olet.

Non è tuttavia sempre così. Laura Slowiak moglie del talentuoso centrocampista del Napoli, Piotr Zieliński, già eroe dell’ultimo magico scudetto della capitale Partenopea, di andare a Riad non ne ha voluto sapere. I soldi ci sono già, dice, meglio una passeggiata in libertà sotto le falde del Vesuvio. Onore e gloria, dunque, a Laura Slowiak!

Per Codice Rosso, Francisco Soriano