Botte da orbi
La Repubblica nata dalla resistenza al nazifascismo, manganella i propri figli che manifestano contro la guerra in Palestina.
Sono convinto che in Italia sia in atto un progressivo assoggettamento cultural-fascistoide come conseguenza del lento declino della democrazia e dei valori della resistenza. Senza alcun pudore una buona parte dei partiti della sinistra, ha da qualche tempo sposato il neoliberismo e perso aderenza su fasce di popolazione sempre più ampie per la tutela dei loro interessi e bisogni collettivi. Lo smarrimento sociale che si è generato in funzione anche dei progressivi processi di decomposizione sociale ed economica connessi alla globalizzazione e al crollo culturale delle ideologie che facevano da argine al capitalismo, ha permesso il riaffiorare, sotto diverse apparenze, di nuove e vecchie forme di fascismo che se pur lasciando in soffitta fez e camice nere, non ha mai perso l’abitudine del manganello riservando il saluto romano ai più nostalgici discepoli. Spinti dalla nuova religione del complotto che dispensa facili cure a problemi complessi e marca il populismo di destra, hanno guadagnato larghi spazi nella mentalità e nella cultura della società penetrando in ambiti popolari una volta esclusivo regno delle sinistre. In questo corso hanno trovato posizione in nuovi progetti sia economici sia politici incrementando il declino democratico che affligge il nostro paese. La perdita di memoria ha colpito buona parte delle conquiste degli anni 70 smantellate dall’attacco neoliberista globalizzato che permea buona parte della sovrastruttura della società italiana, segando alle radici utopie e progetti di scelte alternative. Oggi sempre di più nelle nostre menti si fa largo un’antropologia dell’uomo flessibile, della competenza, del mercato. C’è una incapacità culturale di connettere la causa all’effetto, tra ciò che si muove a livello economico-finanziario e ciò che avviene a livello individuale, sociale e culturale. Occorrerebbe contrapporre una contro cultura alternativa che faccia da argine a quella dominante e in grado di porsi con successo all’ideologia darwiniano-individualista del mercato globale su cui poggia il dominio imperialista e coloniale causa di guerre e massacri, mentre il pianeta muore e buona parte della popolazione mondiale soffre la fame e non ha mezzi per curarsi. Questo breve e sintetico quadro, dove molte sono le cose che rimangono non dette, descrive lo scenario in cui oggi vivono e agiscono i nostri giovani. Giovani che tentano di dare testimonianza delle loro ragioni, delle loro visioni, delle loro idee, fuori dalle vecchie e affollate aule scolastiche di una scuola povera, mortificata da continui tagli di risorse, ridotta a serva della produzione, del consumo e della merce che poco o niente hanno a che fare con la cultura, quella vera disinteressata non legata al profitto. Una Cultura che fornisce gli strumenti per capire il mondo e criticarlo quando sta andando a gambe all’aria e svolta pericolosamente a destra. Ebbene quella cultura che odora di critica e di ribellione, quella cultura che condanna, quella cultura che denuncia i massacri di donne e bambini di qualsiasi nazionalità essi siano, quella cultura giovanile di protesta contro ogni guerra, quella cultura dei diritti umani e civili, quella cultura contro i razzismi e l’apartheid che lotta per la pace e il diritto di sovranità e autodeterminazione di ogni popolo, quella cultura contro ogni tipo di colonialismo, di sfruttamento e di violenza, quella cultura per la pace e la solidarietà, è stata presa a sonore manganellate in due diverse occasioni a Pisa e Firenze e ciò non può essere frutto del caso. Quella cultura inerme, giovane, pura, senza peccato che gridava il suo dolore e la sua rabbia per le 30000 morti e i 70000 feriti in buona parte donne e bambini che nulla hanno a che fare con il terrorismo, quella cultura che per essere manifestata non richiede tribunali che accertino il crimine contro l’umanità, quella cultura che rendeva pubblico il suo dolore per un assedio inumano che affama un popolo intero, è stata oppressa ancora una volta da una violenza di stato, di uno stato nato dalla resistenza che ha una costituzione che vincola al suo rispetto tutti. Una costituzione oltraggiata due volte, una negando il diritto a manifestare le proprie idee, l’altra prendendo a bastonate i suoi figli usando violenza fisica contro chi critica il pensiero dominante. Non basta celarsi dietro il dito della manifestazione non autorizzata per discolparsi. I manganelli non hanno colpito duramente solo ragazzi e ragazze ma hanno leso anche la nostra costituzione nata contro l’intolleranza la censura e la violenza fisica e politica. Non si educa soltanto nelle aule di scuole decrepite ma anche e soprattutto dando testimonianza concreta applicando i principi costituzionali, di cui le istituzioni e i loro organici sono espressione, ma purtroppo questa volta così non è stato.
{D@ttero}
Immagine da: https://www.pexels.com/it-it/cerca/polizia/