Gli alberi non ci sono più
L’estate giungeva lentamente al suo termine e il caldo si faceva meno intenso. Finalmente Ulderico e la sua famiglia poterono uscire dall’appartamento e spegnere il condizionatore. D’altra parte, non erano stati gli unici ad averlo tenuto acceso: l’aria esterna si era surriscaldata anche a causa della grande quantità di apparecchi refrigeranti accesi, fino a sfiorare i quaranta gradi. Ulderico non si ricordava estati così tropicali nella sua infanzia e giovinezza, anche quando i vicini di casa della sua famiglia, lamentandosi per il caldo, parlando forte dicevano: “stanotte ho dovuto dormire fuori, sul balcone, dentro si soffocava!” I livelli di caldo di oggi erano ben più terribili! E anche adesso, se non faceva più quel gran caldo, le temperature erano ancora troppo alte per essere alla fine di agosto. In ogni caso, Michelino ora stava meglio e, senza le roventi temperature, poteva provare ad affrontare anche la grande medusa nera che minacciava continuamente i suoi polmoni.
Cosa c’è di meglio di una bella passeggiata nei boschi delle colline per ritemprarsi? Il mare continuava ad essere infestato dalle meduse, nonostante la fitta presenza dei medusieri che facevano la spola, coi loro retini, da una spiaggia all’altra, da uno stabilimento balneare all’altro. E poi c’era ancora una gran confusione. Molto meglio la collina, in tutti i sensi! Ulderico, Sofonisba e i due ragazzini presero la corriera municipale 27 bis, che li portò fino al paese del Fabbro dove dovettero prendere un’altra corriera per la valle Pocodetta. Arrivati in uno spiazzo potevano godere di un panorama che si apriva sull’intera Citorno ma ahi ahi, da lì si vedeva bene l’addensarsi dei tentacoli della medusa nera fatta di fumo, tentacoli che uscivano direttamente dai fumaioli delle navi da crociera e da quelle mercantili, ferme alla fonda. E poi, fin lassù, si potevano sentire gli uuuu, uuuu delle sirene, ululati terribili che facevano rabbrividire. Ulderico, moglie e figli, zaini in spalla, si misero in cammino attraverso un sentiero che saliva in un bel bosco, ombroso e fitto. Lì si potevano incontrare i cinghiali (e forse anche i lupi!) ma Ulderico non aveva paura: pensava infatti che i cinghiali, con lui e con la sua famiglia, non potevano essere arrabbiati perché loro mangiavano esclusivamente pappardelle al tartufo!
Il bosco era fitto e silenzioso e, una volta giunti in cima al colle, consumarono il loro pranzo al sacco. Che pace, che profumi campestri! Dalla collina si vedeva persino il mare lontano, forse biancheggiante di meduse, e i paesini sperduti sulle colline. Venne la sera e anche il momento di scendere a valle. Mentre scendeva, a Ulderico pareva di sentire un suono sordo e lontano, un sibilo tagliente che si insinuava nella sua percezione acustica. Ulderico, Sofonisba, Michelino e Michelone non potevano credere ai loro occhi: a un certo punto il sentiero si interrompeva e uomini in tuta da lavoro li invitavano a proseguire da un’altra parte mentre dietro a loro un enorme macchinario procedeva su cingoli e con delle gigantesche braccia dotate di lame taglienti avanzava mozzando i fusti degli alberi mentre altre braccia, poste sulla parte inferiore, disponevano ordinatamente in un contenitore i tronchi tagliati. Il bosco non esisteva più: il sole batteva, l’aria si era fatta più calda e la nera medusa velenosa faceva sentire ancora di più il suo malefico influsso. Ulderico, scosso e attonito, chiese spiegazioni al primo boscaiolo che gli capitò davanti: questi rispose che dovevano costruire, su disposizione del consiglio comunale, nuovi supermercati e centri commerciali per gli abitanti della valle, per farli sentire meno tagliati fuori dal mondo. Erano in via di realizzazione i centri commerciali di Porta a Fabbro, Le Fonti del Metallo, Ennecorta, Merdacom, Porco del Ponente e Cessilunghi e ogni escursionista doveva immediatamente tornarsene a casa. Gli animali selvatici, cinghiali e lupi, sarebbero stati dispersi e spinti verso altri boschi. Gli uccelli, cavoli loro, si sarebbero arrangiati.
Sconsolati, Ulderico e famiglia tornarono attraverso un altro sentiero alla fermata della corriera: avevano perduto un piccolo angolo incontaminato che probabilmente sarebbe stato l’unica e ultima ancora di salvezza per l’asma di Michelino. Mentre rientrava, Ulderico, per consolarsi, pensava al boschetto che sorgeva davanti a casa sua e che, ogni mattina, vedeva quando al risveglio apriva la finestra. Ma quale fu la dolorosa sorpresa quando vide un altro mostruoso macchinario, identico a quello della valle, che stava tagliando gli alberi del parco davanti a casa sua! A quel punto non poté più trattenersi: aprì la finestra e cominciò a inveire contro gli operai. Questi risposero che doveva calmarsi, che a comportarsi così c’era da andare in galera e che loro stavano facendo solo il loro lavoro: dovevano costruire un parcheggio per le nuove auto dei medusieri (che, per fare prima e coprire tutta la costa, adesso si spostavano in auto) e ogni zona verde della città doveva essere rasa al suolo per permettere il lavoro incessante e utilissimo di questi alacri lavoratori che ci avrebbero liberato delle migliaia di meduse che infestavano il nostro mare. Sulle loro auto nuove di zecca, poi, non doveva cadere nemmeno una goccia di quella schifosissima resina che incessantemente pioveva da quelle cose inutili chiamate alberi.
gvs
(continua domenica prossima; la prima puntata della serie è uscita domenica scorsa)