Editoriali

Livorno: emergenza Covid e Ospedale allo stremo

Charlie Victor è il nome di battesimo delle tre ambulanze attrezzate al soccorso di pazienti Covid. Due di queste ambulanze coprono il servizio su Livorno mentre la terza serve il resto della provincia. Lo scorso 4 novembre una di queste ambulanze ha fatto quattro ore in coda insieme ad altre sette, prima di poter dare alle cure ospedaliere il paziente, in debito di ossigeno, che trasportava. Sempre lo stesso giorno il pronto soccorso ha dovuto chiudere gli accessi, dalle ore undici alle diciannove, perché non era più in grado di accogliere pazienti per eccesso di utenza. Quello che è accaduto mercoledì agli spedali riuniti di Livorno è il segno evidente della situazione di estrema criticità in cui si trova la sanità in Toscana. In special modo l’ASL nord-ovest, che comprende le provincie di Lucca, Pisa, Livorno e Massa, è il risultato dell’opera di razionalizzazione dell’ex governatore Rossi che ha istituito tre macro ASL al posto delle precedenti dodici. La strategia dell’attuale governatore risulta essere, sin dalle prime battute, la stessa del suo predecessore: la conversione di molti posti letto alla cura dei malati covid, il rastrellamento-riconversione di personale medico di altri reparti, fino ad arrivare al blocco di diverse attività ambulatoriali e ospedaliere. Altro che realizzazione di nuovi posti letto e aumento di organici! A Cecina per esempio, al reparto di medicina generale sono stati tolti 15 posti letti per poter creare un reparto covid in cui dirottare i pazienti dell’ospedale di Livorno per alleggerirne in parte la pressione. Certamente se negli anni gli ospedali di Piombino, Cecina, di Rosignano Solvay chiuso nel 1995 e trasformato in CUP, non avessero subito gli effetti della cura dimagrante della regione, la situazione oggi sarebbe probabilmente migliore in termini di spazi già attrezzati e di personale. A Livorno il reparto di medicina generale (ex quinto padiglione, adesso secondo padiglione dislocato su tre piani) ha visto ridotto da 113 a 40 i posti letto per le degenze ordinarie per far posto ai malati covid con l’intenzione di allargare ulteriormente la disponibilità occupando anche i 27 posti del terzo piano e i 17 del pian terreno. Si apre anche all’ipotesi di un trasferimento di medicina al 6° padiglione con il probabile blocco della chirurgia non urgente. In questo non felice quadro si devono aggiungere i 20 posti covid del 9° padiglione (le malattie infettive sono state chiuse) e i 10 posti della terapia intensiva. Nel frattempo nessuno ha saputo provvedere, nonostante l’allarme di una seconda ondata dell’epidemia, alla formazione di personale medico, paramedico ed ausiliario che permettesse il potenziamento delle strutture ospedaliere, territoriali e di assistenza domiciliare. Il caos regna sovrano! Il grido di allarme lanciato sui giornali locali è quello di evitare di andare in pronto soccorso se non per casi gravi e indifferibili stabiliti dal medico curante o dalla guardia medica, pur sapendo delle forti carenze di medici d base e di una guardia medica già ridotta al lumicino e non adatta al volume di lavoro che deve affrontare. Livorno ha registrato un incremento da luglio ad oggi del 568% di casi, passando dai 484 di luglio ai 3.234 di settembre.
La regione Toscana tra l’altro sta procedendo con una certa asimmetria nei confronti della costa, mi riferisco alla firma di ordinanze per la creazione-trasformazione di strutture già esistenti in ospedali per le cure intermedie dei sintomatici covid -vedi Prato- o di strutture alberghiere per l’accoglienza dei quarantenati con assistenza delle unità USCA. (Su tutto il territorio della ASL Toscana nord-ovest, sono 22 le USCA attive dalle 8.00 alle 20.00 compresi i festivi, composte da un medico e un infermiere con lo specifico compito di valutare, su segnalazione del medico di famiglia o del pediatra, i pazienti Covid positivi o sospetti, che sono a domicilio, nelle strutture territoriali, dimessi dal pronto soccorso o dal reparto. E’ sempre il medico del team USCA che decide, anche consultando i colleghi specialisti pneumologi, se il paziente ha la necessità di effettuare immediatamente un tampone, oppure se attivare il 118 per il ricovero. Le USCA, che hanno sede negli ambulatori delle guardie mediche, sono state attivate prioritariamente tenendo conto della situazione epidemiologica dei diversi territori da incrementate ulteriormente nei prossimi giorni. I medici che fanno parte del progetto sono più di 70 e comprendo le guardie mediche o i loro sostituti, coloro che stanno frequentando il corso di formazione per medici di famiglia o i laureati che hanno superato l’esame di abilitazione alla professione. L’ASL Toscana nord ovest ha organizzato per tutti gli incaricati un corso di formazione intensivo online, con un focus sui mezzi di prevenzione e di protezione, sull’uso appropriato dei dispositivi di protezione individuale da utilizzarsi nei contatti con i casi sospetti o confermati COVID-19. Fonte:https://www.uslnordovest.toscana.it/notizie/4953-sono-partite-le-prime-22-unita-speciali-di-continuita-assistenziale-usca-per-il-monitoraggio-a-domicilio-dei-pazienti-covid-positivi-o-sospetti).
Anche l’anello essenziale per il contenimento del contagio, le strutture preposte al tracciamento dei positivi, dovevano essere già operative e a pieno regime ben prima dell’arrivo della seconda ondata. Ebbene, la regione le istituisce ad Arezzo, Firenze e Carrara. Carrara, deputata per l’ASL nord-ovest, è operativa soltanto da oggi nonostante il sistema di tracciamento attuato fino ad oggi fosse in crisi già da tempo e gli ospedali di Livorno e Lucca siano al limite della capienza per malati covid. Se a tutto questo si aggiunge il casino dei vaccini antiinfluenzali che non ci sono, il sistema dei tamponi alle corde già da tempo, le case di riposo della città con 264 positivi (di cui 78 operatori) su 774 ospiti, la sezione sicurezza delle Sughere con 25 positivi su 115 detenuti (ad oggi non si ha alcuna notizia dello stato di saluti degli altri 150 delle altre due sezioni), c’è veramente da preoccuparsi. Allora, visto che se piove di quel che tona, occorre che la Regione e l’ASL della nostra provincia provvedano quanto prima ad istituire un ospedale covid individuando altre strutture, come il palazzetto di porta a terra o tramite la realizzazione di tensostrutture che possano assicurare il ricovero e la somministrazione di cure adeguate a tutti, ai malati covid, ai cronici e ai malati ordinari prima che la situazioni peggiori ancora.

{D@ttero}

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