L’utilità dell’inutile
La prematura scomparsa di uno dei più grandi intellettuali contemporanei, Nuccio Ordine*, rappresenta una perdita incolmabile nel mondo della cultura e degli studi non solo in Italia.
Nuccio Ordine ha incarnato indiscutibilmente un ruolo fondamentale come intellettuale militante nelle battaglie civili del nostro Paese. Straordinarie e puntuali sono state le sue prese di posizione a favore del riconoscimento e del rilancio di quei valori culturali ed esistenziali rappresentati da quell’enorme eredità custodita e trasmessa dal mondo classico. Egli ha lottato strenuamente contro l’ossessiva mercificazione in tutti i settori della società: nell’istruzione, nella sanità pubblica, nei rapporti di lavoro, nella cultura e nella politica, nel mondo editoriale. Egli ci avvertiva con la sua lungimirante visione di società quanto fosse pericolosa la deriva culturale, sociale e umana già in atto: il nuovo credo utilitaristico e liberista ha violato in modo indiscriminato tutti gli spazi democratici nei quali vengono condivisi quei valori fondamentali che riguardano la cultura, la dignità e la libertà delle persone.
Fra i tantissimi premi nazionali e internazionali era stato insignito del Premio Principessa delle Asturie 2023, per la Comunicazione e le Scienze Umane. Un riconoscimento che gli sarebbe stato consegnato nel prossimo autunno. I suoi libri hanno rappresentato un punto di riferimento ineludibile per generazioni di studenti, fra tutti ricordiamo: L’utilità dell’inutile, edito da Bompiani e tradotto in 23 lingue.
Negli ultimi interventi pubblici il professor Ordine ha sintetizzato a più riprese il suo pensiero, preoccupandosi della salvaguardia e della necessità di consolidare la conoscenza delle lingue classiche per eccellenza: il greco e il latino. Chiare e penetranti le ragioni di questa visione: Oggi, diceva lo studioso, si è ossessionati da una domanda sull’utilità della conoscenza del greco e del latino, e la risposta la si può trovare nel perché visitare uno scavo archeologico, ascoltare musica, usufruire di una biblioteca. Nella nostra èra, cosiddetta dell’antropocene, le necessità e le emergenze più importanti sono costantemente rivolte al profitto e allo sfruttamento delle persone, delle risorse, delle cose. Questa impostazione riserva una vita impostata su bisogni che non tengono conto della nostra dignità e dei nostri veri valori, ereditati dal mondo classico con un enorme bagaglio di umanesimo e civiltà. Le lingue antiche assolvono a una funzione invisa a chi detiene il potere: quella di rafforzare l’idea di libertà, autodeterminazione e insubordinazione alle imposizioni autoritarie.
Infatti, continua Ordine, oggi un martello vale più di una poesia e la visione utilitaristica del mondo ha fatto in modo che, nel modello di società attuale, la gestione della cultura e dell’educazione abbia provocato una mutazione rilevantissima: la trasformazione delle scuole e delle università in aziende, a tutti gli effetti strutture produttive di beni che poco hanno a che fare con l’immaginario umano, con la spinta verso la creazione, con la sublimazione della bellezza concepita come risorsa umana necessaria e indelebile.
Per consolidare la consapevolezza di questa orribile deriva, Ordine faceva l’esempio di quanto accaduto in una delle maggiori istituzioni universitarie italiane, consistente nella cancellazione della cattedra di insegnamento del sanscrito a causa dell’esiguo numero di studenti iscritti a questo corso di laurea. Il taglio della spesa, in questo caso, prova il paradigma di una visione del tutto conforme al vangelo della produzione e del profitto. Se si applicasse lo stesso ragionamento per il greco e il latino, si incorrerebbe nella logica della cosiddetta sostenibilità, un termine abusato e ben utilizzato per edulcorare un atto davvero riprovevole di cancellazione della nostra memoria culturale, alla lunga, controproducente.
Immaginiamo per un attimo, diceva Nuccio Ordine, che l’insegnamento del greco venisse cancellato nel mondo e che, come prima conseguenza, nessuno sarebbe più in grado di leggere un’iscrizione. Sarebbe un caso di amnesia programmata, un’operazione di chiusura totale con il passato e la nostra storia. Studiare le lingue antiche è, in definitiva, fondamentale per l’idea di libertà e di futuro. Tagliare i ponti con il passato o scegliere soluzioni imposte dalle digitalizzazioni e dalle intelligenze programmate da algoritmi, ci condurrebbe in un gorgo disumanizzante. Che cosa ne sarà di biblioteche, musei, siti archeologici se si sceglierà il virtuale al reale e la velocità alla lentezza: interrompere il rapporto col passato e la memoria che è fondamentale, creerebbe una società smemorata. Compiere rotture di questa portata creerà seri problemi anche di visione futura: gli esseri umani non si interrogheranno più per capire il presente e immaginare il futuro. Anche la follia del monolinguismo angloamericano sta dissolvendo alcune certezze che risiedono nel processo umano del pensare nella lingua madre. Immaginare, pensare e poetare nella lingua madre dà profondità, ci fa capire dell’inutilità di alcuni saperi che risiedono nella società consumistica. Al contrario, leggere una poesia o visitare uno scavo sono azioni finalizzate a una vera e propria resistenza a favore di quegli atteggiamenti che individuano, negli aspetti costitutivi della nostra civiltà, l’unica palingenesi possibile.
Nuccio Ordine era un uomo dall’animo cristallino che investiva il suo sapere e la sua sensibilità credendo fermamente nell’umanità degli esseri umani. Per questo motivo egli citava Diogene di Enoanda, filosofo epicureo del II secolo avanti Cristo, proprio in un momento in cui per le enormi tragedie derivate dagli esodi di migliaia di disperati che fuggono dalla violenza e dalla povertà, è necessario ricordare le sue parole: I cosiddetti stranieri, in realtà, non sono stranieri. Infatti, secondo ogni divisione della terra chi ha una patria e chi un’altra; mentre in base all’intero complesso di questo mondo unica patria è la terra di tutti gli esseri umani e il mondo è una sola casa.
In occasione delle celebrazioni per la giornata dedicata alle lingue antiche, il professor Ordine ha avuto il tempo di rassicurarci con le sue verità e indurci a una seria riflessione con alcune citazioni davvero folgoranti, fra le quali quella di Aristotele che ci ammoniva sull’utilità della filosofia come spazio di ragionamento e, soprattutto, strumento di libertà contro tutto ciò che è servile. Inoltre, il professore ben ricordava le parole di Adriano, tratte dalle Memorie di Marguerite Yourcenar, al fine di segnalarci quanto importante possa essere la conoscenza del greco e del latino come lingue e come dimensione di crescita spirituale in un individuo: Ho amato la lingua greca per la sua flessibilità di corpo allenato, la ricchezza del vocabolario nel quale si afferma il contatto diretto e bario delle realtà, l’ho amata perché quasi tutto quel che gli uomini han detto di meglio è stato in greco. E del latino, aggiungeva: La bellezza d’un iscrizione latina, votiva o funeraria, non ha pari: quelle poche parole incise sulla pietra riassumono con maestà impersonale tutto quel che il mondo ha bisogno di sapere sul conto nostro. L’impero, l’ho governato in latino; in latino sarà inciso il mio epitaffio, sulle mura del mio mausoleo in riva al Tevere; ma in greco ho pensato, in greco ho vissuto.
Come non condividere e assecondare il pensiero di questo immenso studioso nel concepimento delle nostre radici profonde e del pericolo superficiale e semplicistico di reciderle: che cosa ne sarebbe del nostro senso di sopravvivenza, senza la nostra storia, in un mondo per cui vale ancora la pena di lottare e continuare a resistere?
Francisco Soriano
* Il curriculum di Nuccio Ordine è stato estratto da: Curriculum (unical.it) – Università della Calabria. Professore di I fascia – Dipartimento di Studi Umanistici – Settore scientifico disciplinare L-FIL-LET/10 LETTERATURA ITALIANA
Fellow dell’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, è stato invitato in qualità di Visiting Professor in diversi istituti di ricerca e università negli Stati Uniti (Yale, NYU), in America Latina (Universidad de San Buenaventura di Bogotà e Università Iberoamericana di Città del Messico) e in Europa (École des Hautes Études en Sciences Sociales, École Normale Supérieure, Paris-IV Sorbonne, Centre d’études superiéures de la Renaissance de Tour, Institut d’études avancées de Paris, Warburg Institute, Max Planck-Berlin). È Membro d’Onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze (2010) e membro dell’Académie Royale de Belgique. Ha ricevuto 5 dottorati honoris causa: 3 in Brasile (Universidade Federal do Rio Grande do Sul, Universidade Federal de Ciências da Saúde di Porto Alegre, Universidade de Caxias do Sul), 1 in Cile (Universidad de Valparaiso) e 1 in Belgio (Université catholique de Louvain). L’Università di Urbino gli ha conferito il Sigillo d’Ateneo ed è membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto dell’Enciclopedia Treccani. È stato insignito in Francia delle Palme Accademiche (Chevalier 2009 e Commandeur 2014) e il Presidente della Repubblica gli ha concesso la Légion d’honneur (2012). Il Presidente della Repubblica lo ha nominato Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2018). Ha ricevuto una ventina di premi, tra cui il «Siracusa Filosofia», il «Rhegium Julii», il «Cavallini – Sgarbi», “Il sogno di Piero” dell’Accademia di Belle Arti di Urbino e il Premio Internazionale Liberpress Letteratura (Girona, Spagna). Dirige collane di classici in Italia (“Classici della letteratura europea”, Bompiani) e in vari Paesi: in Francia dirige, con Yves Hersant, tre collane presso Les Belles Lettres; in Romania, con Smaranda Bratu Elian, 2 collane presso l’editore Humanitas di Bucarest; in Brasile, con Luiz Carlos Bombassaro, 1 collana presso l’editore Educs di Caxias do Sul; in Bulgaria, con Vladimir Gradev, 1 collana presso l’editore Iztok Zapad di Sofia; in Russia, con Andrei Rossius, 1 collana presso l’editore Saint Petersburg University Press di San Pietroburgo. È membro del Board della collana «Boston Studies in the Philosophy of Science» (Springer). Collabora al “Corriere della Sera”. I suoi lavori – in particolare L’utilità dell’inutile edito da Bompiani (23 lingue, 33 Paesi) – hanno ricevuto varie traduzioni, tra cui cinese, giapponese, russo e arabo. A Giordano Bruno ha dedicato tre libri: La cabala dell’asino (La nave di Teseo, 2017), La soglia dell’ombra (Marsilio, 2009) e Contro il Vangelo armato (Cortina, 20093). Ha pubblicato anche: Teoria della novella e teoria del riso nel Cinquecento (Liguori, 20092), Le rendez-vous des savoirs (Belles Lettres, 2009), Les portraits de Gabriel García Márquez (Belles Lettres, 2012), Tre corone per un re (Bompiani, 2015), Classici per la vita (La nave di Teseo, 2016), Una escuela para la vida (Universidad de Valparaiso, 2018), Gli uomini non sono isole (La nave di Teseo, 2018).