Editoriali

Rinnovato l’accordo “blocca-immigrati” fra Libia e Italia, ancora complice di violenze e torture

Il cosiddetto Memorandum di intesa fra Italia e Libia era stato stipulato il 2 febbraio 2017 tra il governo Gentiloni e quello di Tripoli guidato da Al Sarraj. Il memorandum porta la firma dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti e aveva lo scopo di limitare l’arrivo dei migranti sulle coste italiane. L’accordo prevede che l’Italia aiuti le autorità marittime della Libia a fermare le imbarcazioni in mare e a riportare le persone nei centri di detenzione libici dove sono trattenute illegalmente e dove subiscono gravi violenze tra cui stupri e torture.

Nonostante le numerose denunce di violazioni dei diritti umani, gli “inimmaginabili orrori” (documentati dall’Onu nel 2018) nei centri di detenzione libici finanziati dal governo italiano (compravendite di esseri umani, torture, violenze sessuali, stupri e abusi di ogni tipo) “commessi dai funzionari pubblici, dai miliziani che fanno parte di gruppi armati e dai trafficanti”, in un contesto di assoluta impunità, il governo ha deciso di non revocare l’accordo, che sarà prorogato automaticamente per altri tre anni.

Lo scorso 2 febbraio, infatti, a tre anni dalla stipula, l’accordo è stato rinnovato automaticamente per altri tre anni: gli otto articoli prevedono il finanziamento italiano per il personale della Guardia costiera libica nonché per i mezzi in dotazione alla stessa, un finanziamento italiano anche per i “centri di accoglienza” libici (in realtà veri e propri lager), assistenza sanitaria, medicinali e formazione al personale libico che opera nei centri.

Invece di elargire fondi e finanziamenti per i centri di detenzione libici nei quali vengono perpetrate violenze di ogni genere sulla pelle dei migranti, il governo italiano avrebbe fatto meglio a impiegare quegli stessi fondi per una politica di accoglienza, cercando soluzioni inclusive per i migranti. Ma questa sarebbe una pura utopia mentre la realtà, in tema di migrazioni (anche senza Salvini), si è trasformata nella più meschina declinazione spettacolare, quella della distopia della peggior specie. Quando Amnesty International afferma che “l’Italia si conferma complice nella tortura dei migranti e dei rifugiati” non possiamo davvero dargli torto.

 

(in copertina: immagine tratta dal film I figli degli uomini  (2006) di Alfonso Cuarón)