Cile – Diario Confuso e bastardo per l’Indipendenza dalla Spagna
Il 18 settembre i cileni hanno festeggiato l’indipendenza dalla Spagna.
Qualche idea sulla ricorrenza:
a) L’indipendenza latinoamericana nasce come un progetto monarchico.
Per un breve periodo iniziale predominano dovunque i parrucconi partigiani della monarchia assoluta.
Nel caso cileno si autoconvocano in “Cabildo abierto” (consiglio comunale aperto) per ripudiare la destituzione di Ferdinando VII e la nomina a re di Spagna di Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone più noto come “Pepe Bottiglia” per la accentuata predisposizione ad ubriacarsi.
Il “cabildo abierto” era una istituzione democratica aperta a tutti i cittadini, naturalmente all’interno di un concetto elitario ed escludente di cittadinanza limitata ai maschi maggiorenni e proprietari.
Aveva una vecchia tradizione che risale alla Spagna del XIII secolo e viene adottata in tutta la regione.
Nel caso cileno, il cabildo (sindaco) di Santiago comunica la sua decisione di proclamare l’indipendenza agli altri 49 liberi comuni esistenti nel Paese. Tutti concordano.
In questo senso, l’indipendenza cilena è un atto democratico, unanimemente condiviso dalle classi dirigenti.
Per quanto limitata, questa espressione democratica avrà una grande importanza nel successivo periodo di costruzione dello Stato nazionale.
b) A poco andare, nella ristretta cerchia dominante s’impone l’opzione degli indipendentisti ad oltranza.
Il loro progetto è instaurare una monarchia costituzionale continentale, in grado di porsi come potenza nei confronti delle monarchie europee.
Il progetto è formalmente caldeggiato dall’Inghilterra, che aveva bisogno di aprire gli scambi commerciali con il continente bloccati dalla guerra d’indipendenza negli Stati Uniti e dalle guerre napoleoniche.
Successivamente, poiché era più facile governare piccole repubbliche per la maggior parte impegnate in guerre interne ed esterne (i cent’anni di solitudine), l’Inghilterra si opporrà ad ogni tentativo di costruzione di Stati più ampi.
c) alla conquista dell’indipendenza hanno dato un contributo determinante i liberali spagnoli.
Verso il 1919, Ferdinando VII – reinsediato nel trono spagnolo nel 1814 – dovette confrontarsi con un nefasto panorama: Argentina e Cile si erano resi indipendenti, il Messico ne era vicino, San Martín preparava l’occupazione del Perù e Simón Bolívar aveva sconfitto le truppe realiste a Boyacá
Per impedire lo scioglimento del suo impero, il re concentrava circa 20 000 soldati vicino a Cadice per imbarcarli verso l’America.
Erano soldati affamati, degli accattoni equipaggiati miseramente e senza stipendio da mesi.
Per di più, tra di loro si scatenò un’epidemia di febbre gialla e la massoneria (alla quale apparteneva anche la stragrande maggioranza dei liberatori americani del nord e del sud), influenzava fortemente gli ufficiali con le sue idee liberali.
Il 1 gennaio 1820 a Las Cabezas San Juan iniziava un’insurrezione diretta dal tenente colonnello Rafael del Riego Núñez, esigendo il ritorno al regime stabilito dalla Costituzione liberale del 1812.
Il giorno dopo, ad Arcos de la Frontera gli ammutinati arrestavano tutto lo stato maggiore.
Aveva così inizio la rivoluzione liberale del 1820. Impedendo che la Spagna potesse rinforzare il suo contingente militare nel Nuovo Mondo, dava un forte contributo alla vittoria dei patrioti.
Entro il 1825, tutta l’America Latina spagnola era indipendente, eccetto Cuba, Portorico e alcune isole minori.
Perché i libri di storia per selvaggi addomesticati e per creduloni di bocca buona altrettanto addomesticati raccontano della partecipazione determinante degli Stati Uniti all’indipendenza latinoamericana, cito due frasi di Simón Bolívar:
“Con la sua neutralità l’America del Nord ci ha già vessato più che sufficientemente. Esigiamo loro dei servizi che possano compensare in parte queste umiliazioni e fratricidi”.
“Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a piagare l’America di miseria in nome della libertà”.
Naturalmente, è possibile che questi storici improvvisati, disinteressati e imboccati dal Padreterno, ne sappiano più di Bolívar.
Comunque sia: nel 1823 la Provvidenza prendeva effettivamente le sembianze di un presidente statunitense.
La dottrina elaborata da John Quincy Adams e pronunciata da James Monroe al messaggio annuale al Congresso il 2 dicembre 1823, esprimeva l’idea della supremazia degli Stati Uniti nel continente americano: Gli Stati Uniti non avrebbero tollerato alcuna intromissione negli affari americani, ad eccezione delle colonie americane di proprietà europea, da parte delle potenze del vecchio continente. In compenso, gli USA non si sarebbero intromessi nelle dispute fra le potenze europee e fra ciascuna potenza europea e le rispettive colonie d’oltremare.
In Europa, il messaggio venne accolto con finta indifferenza: gli Stati Uniti, una potenza minore, intimavano al mondo di non intromettersi nelle Americhe nonostante le dimensioni e potenza di fuoco della loro marina fosse equiparabile tutt’al più a quella della marina cilena.
Non essendo uno scherzo, questa prima formulazione teorica dell’imperialismo statunitense sarà ripresa in occasione dell’annessione del Texas e, con i successivi “Corollario Roosevelt” e “Manifest Destiny”, definisce l’idea di protettorato diretto sull’area centroamericana e caraibica e l’idea che l’insieme dell’America Latina deve considerarsi parte della “sfera di influenza” degli Stati Uniti.
Ecco lo svolgimento successivo alla dichiarazione:
1846: Gli Stati Uniti intraprendono una guerra contro il Messico.
Si conclude il 2 febbraio 1848 con la firma del “Trattato di Guadalupe Hidalgo” che, redatto completamente dagli USA, concesse loro il controllo del Texas, il territorio in disputa tra il Messico ed il Texas che comprendeva tutta la terra a nord del fiume Bravo ed i territori noti come Alta California e Santa Fe del Nuovo Messico, oggi stati di Arizona, California, Nevada, Utah, Nuovo Messico e parti degli stati del Colorado, Wyoming, Kansas e Oklahoma. Erano oltre 2.100.000 km², il 55% del territorio messicano di allora.
1854: La marina statunitense bombarda e distrugge il porto nicaraguense di San Juan del Norte dopo che il governo di Managua aveva cercato di imporre il pagamento delle tasse al panfilo del milionario statunitense Cornelius Vanderbilt, ancorato nel porto. Il bombardamento facilita la successiva incursione e occupazione del Paese da parte del filibustiere William Walker.
1855: William Walter, per conto dei banchieri Morgan e Garrison, invade il Nicaragua e se ne nomina presidente. Nei suoi due anni di governo, invade anche i vicini El Salvador e Honduras, nominandosi capo dello Stato di queste due nazioni.
Restaura la schiavitù nei territori sotto la sua occupazione.
1898: Guerra ibero-americana. Dopo aver creato un pretesto ad hoc (che ripeteranno con le stesse modalità molti anni dopo in Indocina per intervenire in Vietnam), gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Spagna proprio quando gli indipendentisti cubani avevano praticamente sconfitto la forza militare coloniale.
Quindi, le truppe statunitensi occupano l’isola di Cuba e non riconoscono gli indipendentisti.
In seguito a una breve guerra, la Spagna cede agli Stati Uniti i territori di Porto Rico, Guam, Filippine e Hawaii. I primi tre diventano protettorati statunitensi, Hawaii uno stato dell’Unione.
1901: Le forze statunitensi di occupazione fanno includere nella Costituzione della nuova Repubblica di Cuba l’Emendamento Platt, che consacra il diritto degli Stati Uniti ad intervenire negli affari cubani ogni qualvolta lo considereranno necessario.
Inoltre, Cuba è forzata ad affittare permanentemente una parte del territorio nazionale, la Base navale di Guantanamo, alla Marina da guerra statunitense.
1903: Gli Stati Uniti “stimolano” la segregazione di Panamá, allora provincia della Colombia, e acquistano i diritti per la costruzione del Canale di Panamá dalla Compagnia di Suez, una azienda francese alla quale si era rivolta il governo colombiano, che si trovava in forti difficoltà finanziarie.
Anni dopo, l’ex presidente Teodoro Roosevelt chiarirà: “Ho presso la Zona del Canale mentre il Congresso discuteva”.
La Colombia sarà “risarcita” successivamente con la ridicola somma di $25 milioni di dollari a titolo di compensazione per la perdita del suo territorio.
1904: si promulga in Panamá la Costituzione Nazionale. Un allegato che ne fa parte integrante, autorizza preventivamente l’intervento militare statunitense ogniqualvolta Washington lo considererà necessario. Inizia immediatamente la costruzione del Canale di Panamá inaugurato il 15 agosto 1914.
Successivamente, gli Stati Uniti riempiranno la zona di basi militari e nel 1946 fonderanno la tristemente famosa “Scuola delle Americhe”, che vedrà tra i suoi studenti quasi tutti i successivi dittatori dell’America Latina.
1904: La fanteria di marina statunitense sbarca nella Repubblica Dominicana per schiacciare una insurrezione armata della popolazione.
Un anno dopo, parlando di questo intervento, il Presidente Teodoro Roosevelt dichiarerà che gli Stati Uniti si riservano ufficialmente e permanentemente il ruolo di “gendarmi” dei Caraibi.
1906: Gli investimenti statunitensi a Cuba, nel 1885 50 milioni di pesos cubani, raggiungono i 200 milioni. Ad agosto scoppia una insurrezione contro Estrada Palma, “il cubano nominato amministratore statunitense col titolo di presidente della repubblica”. Il burattino sollecita l’intervento militare degli USA. Gli statunitensi sbarcano e, per evitare equivoci futuri, nominano lo statunitense William Taft a capo del nuovo governo. Grazie ai meriti acquisiti a Cuba, Taft verrà successivamente eletto alla presidenza degli USA.
1907: gli Stati Uniti impongono al governo della Repubblica Dominicana il versamento di tutte le entrate derivate dai dazi doganali. Tale status si protrarrà per 33 anni.
1908: Le truppe statunitensi intervengono a Panamá. Nel decennio successivo lo faranno altre quattro volte.
1910: I marine statunitensi occupano il Nicaragua per sostenere il regime di Adolfo Díaz.
1911: Per “proteggere” i cittadini statunitensi, il presidente William Taft ordina lo spostamento di 20.000 soldati al confine con il Messico e di otto navi di guerra davanti alle coste della Bassa California.
1912: I marine statunitensi invadono il Nicaragua dando inizio ad una occupazione che si protrarrà fino al 1933.
Il Presidente Taft dichiara: “Non è lontano il giorno in cui tre stelle e tre barre collocate in tre punti equidistanti delimitino il nostro territorio: una nel Polo Nord, un’altra nel Canale di Panamá e la terza nel Polo Sud. Di fatto, tutto l’emisfero sarà nostro in virtù della nostra superiorità razziale, così come è già moralmente nostro.”
1914: La marina degli Stati Uniti bombarda il porto di Veracruz. L’attacco è apparentemente motivato dall’arresto di alcuni soldati statunitensi a Tampico. Il governo messicano si scusa, ma il presidente Woodrow Wilson ordina che la marina attacchi comunque la città. Cento soldati messicani, un gruppo di cadetti della Scuola Navale e gruppi di civili resistono all’attacco che provocherà 300 morti. Gli occupanti rimarranno a Veracruz durante diversi mesi.
1915: I marine occupano Haiti per “restaurare l’ordine”. Si stabilisce un protettorato che durerà fino al 1934. Il segretario di Stato William Jennings Bryan, commenterà davanti al Senato USA: “Immaginatevi quanto sia ridicola la situazione laggiù: ci sono neri che parlano il francese”.
1916: I marine occupano la Repubblica Dominicana. Ci restano fino al 1924.
1918: A Panamá i marine occupano la provincia di Chiriquí, per “mantenere l’ordine pubblico”.
1924: La fanteria di marina degli USA invade l’Honduras per “mediare” all’interno uno scontro civile. Un militare honduregno assume la presidenza del governo provvisorio.
In quei anni, l’Honduras occupa il primo posto al mondo per l’export di banane, ma i guadagni sono tutti appannaggio della United Fruit Company, azienda nata nei primi anni del secolo che manterrà sotto il suo controllo tutto il Centroamerica fino a metà degli anni ‘50. Successivamente, incolpata di avere partecipato al rovesciamento del governo guatemalteco di Jacobo Arbenz, in verità in seguito ad uno scontro tra multinazionali, la UFCO – “la piovra verde” – passerà a chiamarsi Chiquita Brands.
1925: Truppe dell’Esercito statunitense occupano Città di Panamá per mettere fine ad uno sciopero e “garantire il mantenimento dell’ordine”.
1926: Gli Stati Uniti decidono di creare nel Nicaragua una Guardia Nazionale. A dirigerla, nominano un caporale, Anastasio Somoza. Questa nomina diffonderà un modello di governo che reggerà nella maggior parte dei paesi dell’istmo e caraibici fino agli anni ’80.
Augusto César Sandino si propone di creare un esercito popolare per combattere gli occupanti stranieri.
1927: Nel Nicaragua un capitano dei marine statunitensi sollecita la resa di Sandino. Non essendo stata accettata la richiesta, per rappresaglia gli USA realizzano il primo bombardamento aereo in America Latina contro il villaggio El Ocotal.
Nell’attacco muoiono 300 civili nicaraguensi.
1930: Ha inizio nella Repubblica Dominicana la dittatura di Rafael Leónidas Trujillo, un militare sorto come Somoza dalla Guardia Nazionale, formata e allenata dagli Stati Uniti.
1933: Gli Stati Uniti abbandonano il Nicaragua lasciando il controllo del paese a Anastasio Somoza e alla sua Guardia Nazionale.
1934: Nel Nicaragua è assassinato César Augusto Sandino, che aveva deposto le armi. L’assassinio, ordinato da Somoza, vede la complicità diretta dell’ambasciatore statunitense Arthur Bliss Lane.
1941: In Panamá è rovesciato il presidente Arías da un golpe militare diretto da Ricardo Adolfo de la Guardia e concordato direttamente con l’Ambasciatore degli Stati Uniti. Il Segretario di Guerra Henry Stimson dichiara: “Si tratta di una gran bella notizia per noi, perché Arías è molto problematico essendo un pro-Nazista”.
1946: Gli Stati Uniti aprono a Panamá la tristemente famosa “Scuola delle Americhe”, per la formazione dei militari dell’emisfero. Qui si formeranno man mano i principali protagonisti delle dittature militari del Brasile, Argentina, Uruguay, Cile, del Centro America e di altri paesi.
1947: Gli Stati Uniti iniziano ad imporre gradualmente il Trattato Interamericano di Assistenza Reciproca (TIAR).
1952: A Cuba, previo accordo con il governo di Stati Uniti, il generale della Guardia nazionale Fulgencio Batista, rovescia il presidente Carlos Prío Socarrás e inaugura una tirannide che dura fino al 1959. Il governo – rovesciato dalla guerriglia diretta da Fidel Castro, Camilo Cienfuegos ed Ernesto Guevara – vede la partecipazione diretta di due esponenti del Partito Comunista locale. Carlos Rafael Rodríguez e Juan Marinello (successivamente ministri del governo di Fidel Castro) furono ministri senza portafoglio del governo Batista ed “i comunisti offrivano all’uomo forte di turno, il colonnello Fulgencio Batista, «propaganda e appoggio in cambio della legalizzazione del partito, introducendo così una confusione indescrivibile e approfondendo ulteriormente la crisi del processo rivoluzionario»” (Raúl Roa: “XV años después”, 1950, pagina 219).
Raúl Roa è stato Ministro degli esteri di Cuba dal 1959 al 1976.
1954: La CIA orchestra il rovesciamento del governo democraticamente eletto di Jacobo Árbenz Guzmán nel Guatemala.
Il capo della CIA era John Foster Dulles. Il presidente della UFCO, espropriata da alcuni territori dal governo democratico, Allen Foster Dulles.
Il golpe venne concordato direttamente tra i due fratelli “per eliminare il pericolo comunista”. La caduta di Árbenz ebbe pesanti ripercussioni. Un poeta guatemalteco ha descritto il suo governo come quello degli “anni di primavera in un paese della eterna tirannide”. Ne seguirono quasi 40 anni di violenza e repressione che culminarono con la politica della “tabula rasa” degli anni ’80, quando gli abitanti di interi villaggi vennero cosparsi di benzina e bruciati vivi. Complessivamente, le vittime tra la popolazione civile supereranno quota 150.000.
1956: Nel Nicaragua il poeta Rigoberto López Pérez uccide il dittatore Anastasio Somoza, da 20 anni al potere. Secondo Franklin Delano Roosevelt “un figlio di puttana, ma un nostro figlio di puttana”.
Suo figlio Anastasio Somoza Debayle, prolungherà la dinastia fino al 1979.
1960: Il presidente Dwight Eisenhower autorizza la realizzazione su grande scala di azioni coperte per rovesciare il governo di Fidel Castro, arrivato al potere nel gennaio 1959. Le azioni coperte includono l’assassinio del leader cubano, la creazione di bande controrivoluzionarie ed il sabotaggio ai principali settori dell’economia dell’isola.
1961: Forze mercenarie reclutate, organizzate, finanziate e dirette dagli Stati Uniti invadono Cuba a Baia dei Porci (Playa Girón). Sono sconfitte in meno di 72 ore.
È la prima sconfitta militare statunitense in America Latina.
1961: La CIA organizza un golpe di Stato contro il presidente eletto dell’Ecuador José Maria Velasco Ibarra, considerato troppo amichevole verso Cuba.
1964: Il presidente del Brasile Joao Goulart, colpevole di avere in programma la riforma agraria e la nazionalizzazione del petrolio, viene rovesciato in seguito ad un golpe di Stato promosso dagli Stati Uniti.
1965: Gli Stati Uniti inviano migliaia di soldati nella Repubblica Dominicana per reprimere un movimento che cercava di riportare al governo il presidente progressista e democraticamente eletto, Juan Bosch, precedentemente rovesciato da un golpe di Stato dei militari.
1966: Gli Stati Uniti inviano armi, consulenti e marine nel Guatemala, per mettere in piedi una campagna contro i movimenti insorgenti. Un rapporto del Dipartimento di Stato sostiene: “Per eliminare poche centinaia di guerriglieri, probabilmente bisognerà uccidere 10 mila contadini guatemaltechi”.
1967: Un gruppo di baschi verdi è spedito in Bolivia per aiutare al ritrovamento e conseguente uccisione di Ernesto Che Guevara.
1968: La CIA, organizza una forza paramilitare considerata come il modello dal quale deriveranno in tutta l’area gli “Squadroni della Morte”.
1971: Il giornale “The Washington Post” conferma che la CIA aveva tentato di assassinare in diverse opportunità il leader cubano Fidel Castro. Anni dopo, man mano viene tolto il segreto ai documenti della CIA, si viene a sapere che i tentativi sono stati alcuni decine ed i piani alcune centinaia.
1973: I militari prendono il potere nell’Uruguay, con l’appoggio degli Stati Uniti.
La popolazione incarcerata per ragioni politiche raggiunge percentuali altissime.
1973: Un golpe di Stato invocato e organizzato dagli Stati Uniti rovescia il governo eletto del Presidente Salvador Allende nel Cile. S’installa al potere il Generale Augusto Pinochet, che resterà al potere fino al 1990.
1976: Assume il potere una dittatura militare in Argentina. Anni dopo, gli Stati Uniti hanno reso pubblici quasi 5.000 documenti ufficiali che rivelano la stretta collaborazione e l’appoggio dei più alti livelli del potere di Washington ai militari argentini, responsabili della scomparsa di almeno 30.000 persone.
Recentemente, il Dipartimento di Stato degli USA ha tolto il segreto ad una serie di documenti che coinvolgono direttamente l’ex segretario di Stato, Henry Kissinger, ed altri alti responsabili statunitensi, nei crimini della dittatura argentina.
Da tali documenti, Kissinger risulta anche coinvolto nella “Operazione Condor”, la rete di cooperazione per la cattura ed esecuzione degli oppositori politici in Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Paraguay e Bolivia.
1980: Gli Stati Uniti incrementano l’assistenza massiccia ai militari di El Salvador che fanno fronte alla guerriglia del Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN).
Squadroni della morte proliferano in tutta l’area.
Il 24 marzo, a San Salvador, l’Arcivescovo Oscar Arnulfo Romero è assassinato dagli squadristi locali. 35.000 civili moriranno tra il 1978 e il 1981.
La violazione e successiva uccisione di 4 suore statunitensi da parte di alcuni sicari dei militari, costringe il governo statunitense a sospendere gli aiuti militari durante un mese.
1981: L’Amministrazione Reagan inizia la guerra di bassa intensità per distruggere il governo sandinista del Nicaragua. La realizzazione prevede la presenza determinante dei “contras”. Inizialmente, la CIA recluta a questo scopo 60 ex guardie di Somoza. Quattro anni dopo, le ex guardie coinvolte sono quasi 12.000 e, dei 48 capi militari più importanti della “contra”, 46 erano stati ufficiali della Guardia Nazionale.
Contemporaneamente, gli Stati Uniti portano avanti una guerra economica contro il Nicaragua ed esercitano forti pressioni attraverso il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale.
1981: Il generale Omar Torrijos, presidente del Panamá, muore in un incidente aereo. Da allora si sospetta il coinvolgimento della CIA nel disastro. Il nazionalismo di Torrijos aveva costretto il governo statunitense ad un Trattato che consegnava il controllo sulla Zona del Canale al governo panamense a partire dal 2000.
Nello stesso periodo muore in un altro incidente aereo sospetto il presidente dell’Ecuador, Jaime Roldos. Secondo John Perkins (“Confessions of an Economic Hit Man”, Confessioni di un sicario dell’economia, 2004), i due presidenti sono stati assassinati dalla CIA.
Contemporaneamente procede l’offensiva economico-terroristica contro la Giamaica. Si concluderà con la sconfitta elettorale del governo presieduto dal socialdemocratico Michael Manley.
1983: 5.000 fanti di marina degli Stati Uniti invadono la piccola isola caraibica di Granada. Viene rovesciato il governo di Maurice Bishop, leader nazionalista e progressista.
1989: Gli Stati Uniti invadono il Panamá per arrestare il loro ex protetto, Manuel Noriega. L’invasione provoca oltre 3.000 morti tra la popolazione civile.
1990: Gli Stati Uniti intervengono massicciamente nel processo elettorale di Nicaragua con azioni coperte e pubbliche. Washington consolida apertamente la coalizione di opposizione, pur se tali pratiche sono illegali secondo la legge statunitense.
2000: Come parte della “Guerra alle Droghe”, gli Stati Uniti lanciano il “Piano Colombia”.
È un massiccio programma di aiuti, essenzialmente militari. Del finanziamento concesso dagli Stati Uniti, l’83% della cifra complessiva – 1,3 miliardi di dollari – è destinato alla spesa militare. Successivamente, il Piano Colombia è stato ricompreso nella “Guerra globale al Terrorismo”.
Rodrigo Andrea Rivas
Allende 1970-2021. Diario Confuso e bastardo. 17 settembre.
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– Chomsky Noam. “Year 501: The Conquest Continues” . South End Press, Boston 1993. In italiano “Anno 501: la conquista continua”, Gamberetti editrice, Roma 2002.
– Galeano Eduardo. “Memoria del fuego” . Pantheon Books, New York: 1988. In italiano “La memoria del fuoco” Volumi I, II e III, Rizzoli, Milano 2000.
– Gleijeses Piero. “Shattered Hope: The Guatemalan Revolution and the United States, 1944-1954” . Princeton, Princeton, New Jersey 1991.
– Kwitny Jonathan. “Endless Enemies: The Making of an Unfriendly World”. Congdon & Weed, New York 1984.
– Galeana Patricia, “Cronología Iberoamericana 1803-1992”, Fondo di Cultura Económica, Città di Messico 1993.
– García Cantú Gastón, “Las invasiones Norteamericanas en México”, Editorial Era, Città di Messico 1974.
– Rivas Rodrigo A., “America Centrale: Messico, Istmo, Antille”, Cespi-CGIL-CISL-UIL, Milano 1982.
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