Il pogrom di Amsterdam che non c’è mai stato
Gli eventi del 7 novembre ad Amsterdam dimostrano che il sionismo sta crollando, mentre la solidarietà con la Palestina è più forte che mai.
Niamh Ní Bhriain
Coordinator at Transnational Institute
20 Nov 2024
Il 6 e il 7 novembre, i tifosi della squadra di calcio israeliana Maccabi Tel Aviv hanno seminato il caos ad Amsterdam prima di una partita contro il club olandese Ajax. Hanno aggredito residenti locali, attaccato proprietà private, distrutto simboli di solidarietà con la Palestina e scandito slogan razzisti e genocidi che glorificavano il massacro di bambini a Gaza e la morte di tutti gli arabi.
Mentre ai tifosi israeliani è stata fornita un scorta della polizia, le manifestazioni a favore della Palestina sono state annullate o spostate. La sera del 7 novembre, dopo la partita, i residenti locali hanno reagito a questi eventi attaccando i tifosi del Maccabi. Cinque persone sono state brevemente ricoverate in ospedale, ma successivamente dimesse, e 62 persone sono state arrestate, tra cui 10 israeliani.
Una lettera, pubblicata dal Consiglio Comunale di Amsterdam e che raccontava gli eventi, ha sottolineato che “dalle 01:30 in poi [nella notte di giovedì], le segnalazioni di violenze per strada sono rapidamente diminuite”.
La storia avrebbe potuto concludersi lì, ma non è andata così.
Durante la notte, la macchina propagandistica israeliana è entrata in azione e, venerdì mattina, il mondo si è svegliato con la notizia che “squadre antisemite” avevano dato vita a una “caccia agli ebrei” ad Amsterdam.
Il presidente israeliano Isaac Herzog ha denunciato il “pogrom antisemita”, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato l’invio di aerei militari per evacuare i cittadini israeliani.
Un’ondata di disinformazione proveniente da Israele è stata replicata senza controllo dai media occidentali e dai soliti leader occidentali, ognuno impegnato a superare gli altri nell’esprimere la propria indignazione.
Il Primo Ministro olandese Dick Schoof ha condannato i “violenti attacchi antisemiti contro i cittadini israeliani” e il Re Willem-Alexander ha lamentato che “abbiamo fallito (nel proteggere ndt) la comunità ebraica… durante la Seconda Guerra Mondiale, e la scorsa notte abbiamo fallito di nuovo”. La sindaca di Amsterdam, Femke Halsema, ha condannato gli attacchi “antisemiti” contro i “visitatori ebrei”, tracciando parallelismi con i pogrom storici.
Nei giorni successivi, la narrazione del “pogrom” si è sgretolata, mentre emergevano ulteriori dettagli e testimonianze dirette. Quando la polvere si è posata, una cosa è apparsa chiara: la solidarietà con la Palestina è più forte che mai, e il sionismo sta crollando.
Strumentalizzazione della “sicurezza ebraica”
Mentre i principali media occidentali cercavano di descrivere gli eventi del 7 novembre nei termini delineati dal governo israeliano, molti non sono riusciti a rispettare la coerenza dei fatti. Ad esempio, mentre le violenze venivano presentate come “attacchi agli ebrei”, non è stato segnalato alcun attacco contro la comunità ebraica locale.
In quella giornata si è tenuta, in modo pacifico, una commemorazione della Kristallnacht, per ricordare i pogrom contro gli ebrei nella Germania del 1938. Per tutta la giornata, non è stato segnalato alcun attacco contro istituzioni ebraiche.
Dall’altra parte, invece, le violenze scatenate dai tifosi del Maccabi contro i residenti locali sono state sottorappresentate o del tutto ignorate dai media occidentali mainstream; e l’idea che ciò che è accaduto potesse essere una reazione al caos provocato dai tifosi del Maccabi, molti dei quali riservisti dell’esercito israeliano, che glorificavano il genocidio e scandivano slogan di morte contro tutti gli arabi, non è mai stata presa in considerazione.
I membri della comunità ebraica locale che hanno espresso opinioni critiche sugli eventi non hanno trovato nessuno spazio nei media.
Erev Rav, un collettivo ebraico anti-sionista con sede nei Paesi Bassi, sui social media ha denunciato una “strumentalizzazione della sicurezza ebraica incredibilmente allarmante”.
In un’intervista, l’autore Peter Cohen, ex professore di sociologia all’Università di Amsterdam, ha osservato che “l’Occidente cristiano ha sempre costruito forme di antisemitismo, lievi o letali, che hanno causato danni devastanti agli ebrei d’Europa”. Ha sottolineato con forza che invece “le persone che criticano Israele lo fanno per quello che fa ”, aggiungendo: “e questo non le rende antisemite!”.
La narrazione che i media mainstream occidentali hanno dato alla vicenda – secondo cui arabi e musulmani “antisemiti” avrebbero attaccato ebrei – si inserisce nel falso, ma dominante, discorso secondo cui l’antisemitismo in Europa è oggi esclusivamente appannaggio degli immigrati arabi e musulmani. Questo non solo alimenta e normalizza il razzismo anti-arabo e l’islamofobia, ma minimizza e oscura anche il reale e diffuso antisemitismo europeo.
Solidarietà con la Palestina
Dopo gli eventi del 7 novembre, Amsterdam è stata sottoposta a disposizioni d’emergenza che hanno vietato le proteste, proibito la copertura del volto e autorizzato “perquisizioni preventive” da parte della polizia. I residenti locali, in particolare coloro che hanno partecipato regolarmente alle manifestazioni contro la guerra genocida di Israele a Gaza, hanno percepito queste misure come una limitazione indebita e sproporzionata ai loro diritti e in particolare alla libertà di riunione e di espressione.
Sfidando il divieto di protesta, il 10 novembre centinaia di persone si sono radunate in Piazza Dam, me compreso, in solidarietà con il popolo palestinese. I partecipanti rappresentavano un ampio spettro della popolazione di Amsterdam: eravamo giovani, anziani, olandesi, internazionali, arabi, musulmani, neri, bruni, bianchi e israeliani anti-sionisti, uniti nella condanna della complicità olandese nel genocidio perpetrato da Israele.
La polizia ha risposto confiscando bandiere palestinesi, striscioni e strumenti musicali, arrestando persone a caso e caricando con i manganelli. Una donna ha subito una lesione cerebrale a causa della violenza della polizia, secondo quanto riportato dal suo avvocato.
Circa 340 persone, me compreso, sono state trattenute su autobus e trasportate per la città, scortate da diversi furgoni e motociclette della polizia. Chi assisteva allo spettacolo magari ha pensato che gli autobus trasportassero incalliti criminali. In realtà, trasportavano manifestanti pacifici disarmati, arrestati per aver protestato contro un genocidio.
Siamo stati condotti in una zona industriale alla periferia di Amsterdam e rilasciati, a eccezione di un uomo arabo che è stato arbitrariamente isolato, arrestato e portato via. Successivamente, tutto ciò che rimaneva dell’operazione di polizia era un drone sopra di noi che monitorava i nostri movimenti.
Mentre ci dirigevamo verso il centro, alcune auto si sono avvicinate e i conducenti ci hanno invitato a salire. Si trattava dei tassisti marocchini il cui collega, il 6 novembre, era stato aggredito dai tifosi del Maccabi. In un commovente atto di solidarietà, dopo ore di repressione da parte della polizia, ci hanno riportati ad Amsterdam, assicurandosi che arrivassimo a casa sani e salvi.
Il 13 novembre i manifestanti hanno nuovamente sfidato il divieto di protesta, con 281 persone arrestate e ulteriori atti di brutalità poliziesca.
Game Over per il Sionismo
A prima vista, la narrazione che ha dominato le dichiarazioni politiche e la copertura mediatica della violenza ad Amsterdam e delle azioni delle autorità olandesi potrebbe sembrare un altro successo di delle Pubbliche Relazioni di Israele. Ma non lo è.
È, invece, un’ulteriore indicazione che la fine del sionismo è vicina. Stiamo assistendo a un regime genocida in preda alla follia, che tenta disperatamente di realizzare una fantasia biblica: creare un “Grande Israele” cancellando il popolo palestinese.
Come lo storico Ilan Pappe ha previsto in un recente articolo, “una volta che Israele comprenderà l’entità della crisi, scatenerà una forza feroce e sfrenata per cercare di contenerla”. Il tentativo disperato di distorcere la realtà degli eventi di Amsterdam è indicativo di questo panico, e la disponibilità dei leader occidentali e dei media mainstream a sostenere questa follia è imperdonabile.
Dopo una settimana di disordini, il movimento pro-Palestina ha ottenuto una piccola vittoria: il Consiglio Comunale di Amsterdam ha approvato una mozione che riconosce un “genocidio reale e incombente” a Gaza e chiede al governo di intervenire. Nel frattempo, la sindaca Femke Halsema ha fatto marcia indietro sulla sua dichiarazione di “pogrom”, affermando che era stata strumentalizzata da politici israeliani e olandesi. Un ministro del governo e due parlamentari si sono dimessi in seguito a commenti razzisti all’interno del governo, scatenando una crisi politica e rivelando crepe nel governo di estrema destra.
Anche se lentamente, la caduta del sionismo è iniziata, e le rivendicazioni per una Palestina libera sono più forti che mai.
Le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore e non riflettono necessariamente la linea editoriale di Al Jazeera.
Traduzione di Lillo Cannarozzo
Qui l’articolo originale in lingua inglese: https://www.aljazeera.com/opinions/2024/11/20/the-pogrom-that