Jova a Viareggio: Econazisti, Che Guevara, Madre Teresa e quel carnevale tutto italiano
Dopo una serie di polemiche, articoli, botte e risposte tra Jovanotti, Trident, associazioni ambientaliste, ispettorato del lavoro e sovraintendenze varie il circo Jova Beach Party 2022
torna a Viareggio per due serate nella spiaggia del Muraglione dove il Comune ha fornito 250.000 euro per lavori relativi alla sistemazione dell’area della spiaggia del Muraglione. L’area è stata controllata il 24 agosto in presenza di Polizia Municipale, Vigili e rappresentanti della PRG, società che organizza la tappa del tour su Viareggio ed è stato dato l’ok definitivo alla manifestazione. Alcune piante particolari della zona saranno messe al sicuro da esperti agronomi e piantate nuovamente in primavera, colorando ulteriormente di Green il tour. Tutto questo nonostante lo studio di Giovanni Bacaro, un professore di ecologia vegetale dell’Università di Trieste, dove viene spiegata la possibile distruzione di habitat protetti a livello comunitario.
Sul Jova Beach Party è stato scritto di tutto e il contrario di tutto, anche articoli ben documentati rispetto alla questione economica, ecologica e sociale e ai dubbi relativi a eventi di tale impatto ambientale e sociale.
In questo senso ci è sembrato giusto mettere in evidenza alcuni piani di riflessione intorno a questo chiacchierato tour.
Lavoro nero
Nella tappa di Fermo del 5 agosto 2022, nel corso di un controllo da parte dell’Ispettorato del lavoro sono stati riscontrati 17 lavoratori senza contratto lavoro su 55 presenti. Ferma la reazione di Jovanotti e Trident che parlano di constatazione di natura formale. In realtà si tratta di lavoratori che lavoravano al nero per ditte che hanno un contratto di subappalto e che hanno regolarizzato i 17 lavoratori il giorno seguente.
Ma al di là di questi dettagli non certo insignificanti sembra quasi che questo avvenga solo in casi sporadici o che solo Jovanotti sia l’imprenditore non corretto. No, l’Italia lavora in subappalto da decenni ormai e con questo gioco al ribasso le grandi società, i grandi organizzatori di eventi di spettacolo, il mondo della musica e del calcio, ma anche Comuni, Fondazioni e associazioni varie subappaltano grandi opere pubbliche, organizzazioni di eventi e ristrutturazioni tecnologiche varie con un meccanismo perverso dove la messa in regola, il salario minimo e il rispetto umano sono solo un ricordo scolorito di quanto conquistato dopo decenni di lotte politiche e sindacali e dove anche un biglietto omaggio per vedere una partita o un grande concerto diventa una paghetta per questi giovani che altrimenti, a sentire il giornalismo italiano attuale, starebbero solo nel divano a poltrire.
Econazisti e racconto italiano
Nonostante il Jova Beach Tour 2019 avesse sollevato molte critiche da parte delle associazioni ambientaliste e tecnici del settore per un grave impatto ecologico e faunistico delle spiagge interessate, Jovanotti e Trident ci hanno riprovato lo stesso. Non solo, di fronte alle nuove critiche il cantante nostrano si è scagliato contro questo tipo di associazioni definendole eco nazisti. In pratica Jovanotti ha ribadito la cantilena di questi anni dell’imprenditore capitalista o di quello di se stesso, così urlato dai Briatori e dai cuochi di turno, dalla Santanchè, Renzi e Calenda e molti altri ancora, tutti contro l’Italia dei No che non permette di far lavorare in pace i datori di lavoro e di conseguenza di non creare posti di lavoro per tutti (quelli del salario a 3 euro e quello gratuito chiaramente).
Quindi non solo greenwashing, con lo scudo del WWF nazionale in contrasto con le sue sezioni locali, ma le risposte di Jovanotti navigano in quel mare profondo del racconto nazional-popolare di quell’Italia che non decolla per le troppe tasse e per i soldi pubblici buttati nella scuola e nella sanità, per quelle associazioni che vogliono difendere l’ambiente senza sapere nulla e per quei lavoratori che vogliono essere anche pagati, come le assistenze pubbliche della Versilia che hanno rifiutato di lavorare alla spiaggia del Muraglione per “paghe non dignitose”.
Cosa è la Trident?
Ma come ha potuto Jovanotti riuscire a mettere in piedi questo tormentato e complicato Jova Beach Tour?
Per comprendere meglio quanto accaduto in questi giorni bisogna partire da lontano.
La Trident nasce dalla storica Trident Agency, società fondata da Maurizio Salvadori nel 1970 e attiva nel settore degli show musicali. Da sottolineare che nei primi anni ’70 la principale attività è stata l’organizzazione dei tour italiani di gruppi stranieri quali Van Der Graaf Generator, King Crimson, Traffic, Genesis, gruppi fondamentali nel panorama del rock degli anni 70. In seguito Trident alza la posta e si dedica all’organizzazione di tour di stelle affermate del pop mondiale come Michael Jackson, Rod Stewart, Simple Mind e Ray Charles
Nel 2001 la Trident Agency è stata acquisita dal gruppo Clear Channel confluito poi in Live Nation, che ormai è diventata una potenza di fuoco in Italia per organizzare tour di alto livello dando in appalto a intermediari italiani la gestione dei singoli concerti nelle varie città. Dal 2001 al 2004 Maurizio Salvadori ha mantenuto la carica di amministratore delegato della società. In particolare Trident gestisce direttamente l’attività di alcuni dei maggiori artisti italiani, tra cui proprio Jovanotti. Si tratta dunque di un organizzazione forte e capillare costituita da professionisti del settore, ingegneri del suono e tecnici per sopralluoghi preventivi, referenti politici, giornalisti vari e molto altro ancora.
Dal sito del Jova Beach Tour si può anche leggere: “ Il progetto ambientale del Jova Beach Party, dunque, forte delle sue concrete peculiarità volte alla difesa e alla salvaguardia del territorio nazionale, ha lo scopo di sensibilizzare e chiamare all’attenzione – in modo attivo – i partecipanti all’evento dell’estate. Studiato fin dalla fase di ideazione progettuale da Trident Music di concerto con WWF e con gli organi competenti di ciascuna istituzione locale, al Jova Beach tutti i partner e tutti i fornitori sono infatti preventivamente sensibilizzati a pensare al forte impatto del proprio lavoro e del proprio operato. La progettazione è infatti volta alla massima attenzione per l’ambiente e alla sostenibilità, e ciascuno è chiamato a fare la sua parte.” Il loro punto di forza però è il tour del 2019: 570.000 ingressi (cari) in 17 eventi, sponsorizzazioni, pubblicità, giro d’affari enorme per tutto quello che è l’indotto di un tour di tale dimensioni. Pensare che un tour del genere possa essere cancellato come il concerto del 11 luglio 1982 di Battiato a Villasimius in Sardegna è davvero ingenuo, considerando i tempi attuali e soprattutto le altre concrete battaglie che ci aspettano veramente per modificare la politica del degrado e l’immaginario collettivo italiano.
La macedonia musicale di Jovanotti
“Io credo che a questo mondo esista solo una grande chiesa che passa da Che Guevara e arriva fino a Madre Teresa, passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano, arriva da un prete in periferia che va avanti nonostante il Vaticano…“ (dal singolo Penso positivo pubblicato nel novembre del 1993).
In questo testo già potevamo intravedere come Jovanotti cerchi, da sempre, di unire parole d’ordine a effetto, logiche contrarie e maschere di ogni colore. Un carnevale tutto italiano insomma.
Come la sua musica; senza voler fare la sua completa biografia musicale che inizia a metà degli anni 80 Jovanotti parte con il genere Hip Hop, ballate melodiche, per poi passare a un mix di word music e serenate spensierate, toccando praticamente tutti i generi musicali senza approfondirne realmente uno. In questo modo riesce, poco alla volta, a far parte di quell’olimpo di artisti italiani, come Vasco Rossi e Ligabue, che riescono a riempire gli stadi e che vengono lodati da stampa nazionale e pubblico come grandi del rock nostrano.
Due gli aspetti da evidenziare: in primo luogo bisogna sottolineare che la narrazione del rock italiano è stata drogata dal lancio e dalle sponsorizzazioni di alcuni cantanti a scapito di una racconto serio e articolato di quello che è veramente la musica, il rock, i suoi inizi, le influenze, i movimenti, l’insieme sociale e politico di ogni onda musicale, la naturalezza e il semplice fluire dei suoni di una musica spontanea.
Ma sopratutto, per inquadrare davvero questo tour, dobbiamo comprendere che Il Jova Beach non poteva non piacere: l’evento parte alle tre del pomeriggio per finire a mezzanotte, quasi come i grandi festival rock o le performance dei Grateful Dead degli anni 70, vari dj set, un ibrido tra rave e concertone rock1, mare, giochi da spiaggia, pause, bagni, food court, un villaggio turistico insomma e ospiti di ogni tipo anche importanti come Fedez, Morandi (un fedelissimo del tour), Renato Zero, la Rappresentante di lista, Motta, Boomdabash, Takagi & Ketra, Willie Peyote, Frankie Hi-nrg e relativi duetti, il tutto condito da trovate carnevalesche di Jovanotti sul palco che inizierà il suo concerto vero circa alle 21.002.
Ma il problema di fondo rimane sempre: la musica dove è andata a finire?
Quando la musica è finita
Nel 2007 Grant Gee ha diretto un interessante documentario sui “Joy Division” dove possiamo trovare varie interviste ai componenti del gruppo e altri musicisti, frammenti video di concerti e immagini emblematiche di Manchester. A un certo punto del documentario si dice che i Joy rappresentano il punto epocale in cui si passa dal “fottiti” del primo punk al “siamo fottuti” degli anni 80. E in quel “siamo fottuti” dobbiamo iniziare una profonda riflessione sul passato, politico, culturale e musicale, che ha gettato alcune basi strutturali e sociali, reali, variegate e invisibili, che ci ritroviamo a subire oggi; e naturalmente una riflessione sull’immaginario collettivo delle nuove generazioni e sul loro modo di vedere il futuro, l’azione politica, la musica, il senso dell’esistenza.
Proprio in quel momento sociale, storico ed economico sarebbero iniziate le ristrutturazioni selvagge delle industrie, le chiusure delle fabbriche, il Thatcherismo e la società che non esisteva, Il Reaganismo e tutta quell’America aggressiva che sembra non lasciarci più. E siamo andati oltre le peggiori previsioni di un potere pervasivo che circola dal basso e che possiamo trovare ovunque, dove la società disciplinare di Foucault e la società del controllo di Deleuze si sono contaminate e mischiate con la società del consumo, ben oltre Pasolini, e corrotte e confuse con la società dello spettacolo, ben oltre Debord.
Negli anni 80 sono arrivate, in dosi forti e incontrollabili, discoteche di massa, musica sempre più confezionata a tavolino, le tv del nulla di Berlusconi, Mtv music con molti video, musica facile, corpi sessuali e molte altre linee di produzione di segni e di senso. Il grande evento musicale oggi si basa su una promozione enorme, grandi palchi,
scenografie suggestive, luci invadenti, tanti musicisti, tecnici del suono, coriste e tanto altro ancora che ha poco a vedere con la musica.
In particolare manca l’insieme musicale e culturale di sottofondo, le onde, i movimenti, l’orizzonte di senso che pervade una scena musicale e che produce suoni innovativi e naturali profondamente legati alla nostra realtà antropologica e sociale.
La nostra band potrebbe essere la vostra vita, guardateci, siamo come voi siamo degli sfigati di provincia che ci stanno provando ma soprattutto “we jam econo”: tutti possono farlo e possiamo farlo mantenendo il tutto a livello economicamente sostenibile, accessibile, umano3. Cosi dicevano i Minutemen all’inizio degli anni 80 quando Jovanotti non pensava ancora positivo…
1. https://www.youtube.com/watch?v=Iwpn1EuqbO4&ab_channel=LorenzoJovanottiCherubini
2. https://www.youtube.com/watch?v=9ihw4xymVUk&ab_channel=Lorenzo
3. tratto da “Our band could be your life” di Michael Azerrad