Omicidio di Colleferro: ultimo esempio di una violenza fascista che si aggira in Italia
Ma noi s’è letta negli occhi dei morti
E sulla terra faremo libertà
Ma l’hanno stretta i pugni dei morti
La giustizia che si farà
Franco Fortini, Canto degli ultimi partigiani
Una sottile e subdola ideologia fascista si aggira per l’Italia. È un tetro spettro che, periodicamente, riemerge allo scoperto dai meandri infernali e repellenti nei quali si trova nascosto. Uno spettro che si pasce di odio razzista e che viene nutrito e ingrassato dalle dichiarazioni populiste di molti personaggi politici della Destra e della Lega. È riemerso poco tempo fa, a Colleferro. Abbiamo seguito tutti con sgomento la terribile vicenda dell’omicidio di Willy Monteiro, il ragazzo capoverdiano ucciso di botte da un gruppo di violenti all’uscita di una discoteca. Ascrivere questo delitto a una generica forma di violenza, generata da ambienti di disagio sarebbe estremamente sbagliato oltre che imperdonabile: si tratta di una esplicita violenza fascista. Gli assassini, cultori della forza e della virilità, appartengono chiaramente a un ambiente di estrema destra. Non importa che siano dichiaratamente militanti o appartenenti a gruppi fascisti: quello che voglio sottolineare è il fatto che in essi è presente quella subdola e sottile ideologia, quel fascismo strisciante che si è sempre fatto strada in questo paese, che ha sempre avuto la vita troppo facile, una vera e propria linea culturale e ideologica (anche se di cultura davvero non si può parlare) che sopravvive dal Ventennio a questa parte. Non dimentichiamo che si tratta di un paese la cui democrazia, fin dal dopoguerra, ha permesso che sedessero in parlamento gli eredi dichiarati della dittatura fascista, il Movimento Sociale e addirittura, all’interno di questo partito, una persona che porta lo stesso nome del dittatore. Le vittime di questa dittatura, gli oppositori politici, gli antifascisti, tutti gli ebrei italiani che hanno perduto i loro cari nei campi di sterminio si sono visti rappresentare da un parlamento repubblicano nel quale sedevano (e siedono, con nomi diversi) gli eredi diretti dei loro aguzzini.
L’ideologia fascista che circola subdolamente è la stessa che ha ucciso Pier Paolo Pasolini: al di là di ogni possibile ipotesi sull’omicidio di questo scrittore e intellettuale antifascista avvenuta nel 1975, è certo che si tratta di un omicidio politico. Pasolini è stato ucciso principalmente perché “comunista e frocio”. L’Italia, sotto questo aspetto, dal 1975 non è cambiata: è sempre lo stesso paese in cui tale ideologia fomenta un odio estremo nei confronti dei diversi: diversi per orientamento sessuale, perché stranieri e immigrati, per le loro idee politiche o semplicemente perché donne. Willy è stato ucciso senza pietà anche e soprattutto perché era un ‘diverso’, uno straniero, un immigrato. La cronaca è stracolma di omicidi e violenze commessi contro le donne, gli omosessuali, i soggetti più deboli: a manovrarli è sempre la stessa ideologia maschilista e virile di stampo fascista. Si può ricordare anche il recente omicidio di Maria Paola Gaglione, speronata e uccisa in scooter dal fratello perché non accettava la sua relazione con un trans.
Questa stessa ideologia è largamente diffusa anche tra le forze dell’ordine e per mano dei tutori dell’ordine ha perpetrato efferati omicidi, come quello di Stefano Cucchi, ucciso nel 2009 mentre si trovava sotto custodia cautelare in una caserma dei carabinieri. Si può ricordare ancora Pasolini quando, di fronte all’uccisione di Marcello Elisei, nel 1959, avvenuta in carcere per mano degli agenti di custodia, così commentò: “sarei assolutamente spietato con i responsabili: dai secondini al direttore del carcere. E non mancherei di implicare le responsabilità dei governanti”. Purtroppo, nel corso degli anni, ha preso piede la favoletta di un Pasolini a favore della polizia (che ha fomentato un subdolo e postumo apprezzamento da parte della destra), schierato contro gli studenti del Sessantotto: pochi hanno compreso i famigerati versi pasoliniani, scritti con intento provocatorio da un intellettuale (che, tra l’altro, aveva anche scritto: “siamo naturalmente d’accordo contro l’istituzione della polizia”) che ha sempre amato la provocazione. Prima o poi ci scriverò qualcosa.
Insomma, lo spettro dell’ideologia fascista non ha mai smesso di apparire in questo paese: dall’immediato dopoguerra esso ha circolato ampiamente anche tra le forze dell’ordine e i governanti, fino alle oscure logiche di potere che hanno messo bombe e provocato stragi di stato, con una ancora invendicata scia di morti. E pensare a quanti antifascisti e partigiani hanno dato la vita perché questa ideologia venisse estirpata! Franco Fortini, nei toccanti versi dal titolo Canto degli ultimi partigiani, appartenenti alla raccolta Foglio di via del 1946, dopo aver enumerato le torture e i massacri subiti dai partigiani, così conclude: “Ma noi s’è letta negli occhi dei morti / E sulla terra faremo libertà / Ma l’hanno stretta i pugni dei morti / La giustizia che si farà”. Purtroppo, siamo ancora ben lungi dal “fare la giustizia” stretta nei pugni dei partigiani morti.
Gli assassini che, mossi da questa ideologia, uccidono i ‘diversi’ perché si trovano o si sentono in una condizione di legittima prevaricazione, non meritano nessuna pietà. Non si possono giustificare con un generico disagio sociale, altrimenti saremmo complici di quella stessa ideologia. Nessuna pietà per i responsabili, siano essi bande criminali o forze dell’ordine, nessuna pietà per i politicanti che la fomentano e la diffondono.
gvs