Novelle

Un orso a Parrana

Strani furti erano avvenuti nel saloon di Parrana San Quintino. Erano spariti litri e litri di birra dalle enormi botti che campeggiavano dietro il bancone. Dapprima si sospettò Benny il Beone, particolarmente ghiotto della bionda bevanda ma poi si dovette fare i conti con l’amara verità. Ebbene sì, la birra era stata scolata da un orso che si era pericolosamente avvicinato al paese. Erano ancora fresche le notizie riguardo a un plantigrado che aveva compiuto un orribile delitto in Basso Adige e in molti paesi di montagna si erano intensificati gli avvistamenti di orsi che percorrevano indisturbati sentieri e piste ciclabili a caccia di esseri umani da uccidere. Sì, perché gli orsi sono animali particolarmente efferati e uccidono a sangue freddo come i gorilla assassini del racconto di Poe I delitti della Rue Morgue, almeno secondo quanto affermava Gustavo, il maestro del villaggio. Non si poteva credere che un orso si fosse avvicinato così tanto a San Quintino che, alla fine, non era davvero un paese di alta montagna. Per cui si pensò inizialmente a uno scherzo e i sospetti caddero su Benny. Ma poi erano arrivati gli esperti della Guardia Nazionale e della Protezione Civile, della polizia cinofila e di quella cinefila, gli alpini e l’esercito della salvezza e prontamente avevano classificato il plantigrado di Parrana come il famigerato JJ63, fuggito dal bosco appenninico del Pinone. Che paura si era sparsa allora nel villaggio! Nessuno voleva più uscire di casa, soprattutto alla sera! Venne perciò mandato a indagare il miglior investigatore della provincia, l’ispettore Piccioni.

Lo sceriffo di Parrana San Quintino non aveva visto di buon occhio l’arrivo di un poliziotto cittadino che giungeva a rompergli le scatole, a ficcare il naso nel suo paesello, quando lui voleva agire a modo suo. Beh, lo sapevano tutti, lo sceriffo Fascioni era uno dal grilletto facile e, a sentire lui, quell’orso aveva i giorni contati. D’altra parte, il povero Piccioni si sentiva un po’ come Sidney Poitier ne La calda notte dell’ispettore Tibbs quando Tibbs viene mandato nel sud selvaggio e razzista [ma la rivisitazione di questa avventura, probabilmente, sarà proposta su questi stessi schermi con La calda notte dell’ispettore Piccioni, miei cari 25 lettori, non perdetevela!]. E comunque, bisogna anche dire che Piccioni era l’unico ‘forestiero’ che eseguiva le indagini in modo serio e scrupoloso. La polizia cinofila era arrivata con una miriade di cani-lupo al suo seguito (uno dei quali pare fosse addirittura il commissario Rex in persona!) e aveva fatto una grande confusione, fra cacche di cane che si mescolavano a quelle dell’orso e un abbaiare continuo; mentre quella cinefila era arrivata con tanti furgoni a sirena spiegata dai quali erano usciti agenti in tenuta antisommossa che in 37 secondi avevano montato uno schermo cinematografico e si erano tutti seduti in religioso silenzio a guardare Una 44 magnum per l’ispettore Callaghan.

Piccioni, invece, seguendo il suo intuito, faceva lunghe passeggiate solitarie sui colli di Parrana, fumando la sua pipa Patterson con bocchino all’inglese. Odiava la violenza e lo spiegamento di forze; conduceva le sue indagini in silenzio e concentrazione, seguendo unicamente il suo intuito. Dell’orso però si erano perse le tracce e gli esperti dicevano che ormai si era già allontanato da Parrana. Ma un giorno, mentre Piccioni stava passeggiando tra le quiete pievi che si trovano sui colli di Parrana, là verso Castelpipelmo, in un paesaggio che sarebbe piaciuto a Corot, giunse la notizia che era misteriosamente sparito un solitario abitatore del luogo, un boscaiolo di nome Mac’s Tarzanello. Lo stesso Piccioni fece un sopralluogo alla casa isolata del boscaiolo e il sagace investigatore riuscì a scoprire delle tracce che né i cinefili né i cinofili erano riusciti a trovare: dei frammenti di pelle, presumibilmente di orso, che si trovavano sulla poltrona preferita di Tarzanello. Ahimè, subito in paese si sparse la notizia che il povero boscaiolo era stato ucciso dall’orso! Tale e quale a lui! – dicevano gli abitanti – perché Mac’s Tarzanello viveva in un casolare fuori del paese ed era burbero e solitario proprio come un orso.

Piccioni, sagace come sempre, portò il frammento di pelle alla centrale per un’accurata analisi. Ebbene, gli esperti della scientifica, consultatisi con il RIS, con il GIS, il ROS, il NAS, il BES e il MIS, dopo giorni di estenuanti ricerche, riuscirono a trovare, in mezzo alla folta peluria, la scritta “made in China”. Altro che orso! Piccioni non rivelò a nessuno la sua scoperta e si appostò per diverse notti di seguito nel saloon del paese. Una sera particolarmente cupa e fredda, poco tempo dopo la chiusura, vide avvicinarsi una figura bassa e goffa, completamente rivestita di un fitto pelame che, con fare circospetto, si dirigeva verso le botti di birra. In quel mentre spuntò fuori anche lo sceriffo che stava per scaricare sulla misteriosa figura un intero fucile a pallettoni. Piccioni, senza esitare un solo attimo, disarmò lo sceriffo e, contemporaneamente, bloccò il misterioso visitatore. Sotto quel costume da orso mal costruito, assemblato forse in una sartoria cinese di un paesino vicino a San Quintino, non c’era altri che Mac’s Tarzanello, il boscaiolo che tutti davano per morto! Anche stavolta, il povero Benny non c’entrava per niente.

Secondo la confessione dello stesso Tarzanello, il primo orso era vero, accidenti se lo era! Ma ben presto JJ63 si stufò della birra di Parrana e si diresse verso altre, appenniniche birrerie, a degustare ameni nettari al sapor di castagna. Mac’s, sfruttando la situazione, si travestì da orso fingendo di essere stato vittima di JJ63. E se non ci fosse stato l’ispettore Piccioni a scoprirlo e a salvarlo, sarebbe stato anche ucciso, e non certo dall’orso, ma dal fucile del furbissimo sceriffo! L’ispettore Piccioni aveva risolto un altro misterioso e insondabile caso. Ma quella notte, rientrando in città dopo una cena nel saloon del paese, mentre si stava recando alla sua automobile parcheggiata in un luogo isolato, sentì uno strano fruscio dietro un cespuglio. L’ispettore, in silenzio, si avvicinò con circospezione: non poteva credere ai suoi occhi quando vide Benny il Beone che, dopo aver indossato un costume da pinguino, si stava dirigendo verso il saloon del paese.