Internazionale

Alanna Shaikh: un sistema sanitario globale contro le pandemie

Traduzione del discorso pronunciato dall’esperta di salute globale Alanna Shaikh il 17 marzo 2020 nel corso di un incontro TED (Technology Entertainment Design). Il video è disponibile su Youtube a questo indirizzo https://www.youtube.com/watch?v=JGTtGCq9grE

Vorrei cominciare parlandovi un po’ delle mie credenziali, per farvele conoscere. Perché per essere del tutto onesta penso che non dovreste davvero prestare ascolto a tutte le persone anziane che hanno un’opinione sul COVID-19.

Bene, lavoro nella Salute Globale da circa 20 anni e la mia specifica specializzazione tecnica sono i servizi sanitari e quello che accade quando i servizi sanitari subiscono gravi shock. Ho lavorato anche nel giornalismo sulla salute globale e ho scritto di salute globale e biosicurezza per giornali e siti web e ho pubblicato un libro qualche anno fa sulle più importanti minacce sanitarie globali che ci troviamo ad affrontare come pianeta. Ho supportato e diretto attività epidemiologiche che vanno dalla valutazione dei centri per il trattamento dell’Ebola all’osservazione della trasmissione della tubercolosi nelle strutture sanitarie alla predisposizione di misure contro l’influenza aviaria. Ho un master in salute internazionale. Non sono un medico, non sono un’infermiera, la mia specializzazione non è la cura del paziente o l’assistenza a singole persone. La mia specializzazione è guardare alla popolazione e ai sistemi sanitari: che cosa accade quando le malattie si muovono su larga scala. Se si dovessero valutare le fonti di conoscenza sulla salute globale con una scala da 1 a 10, dando 1 a una qualunque persona a caso che fa proclami su Facebook e 10 all’Organizzazione Mondiale della Sanità, direi che probabilmente potreste mettermi tra il 7 e l’8. Quindi tenetelo in mente mentre vi parlo.

Qui parto dalle basi, perché penso che si siano perse in tutto questo rumore fatto dai media sul COVID-19. Quindi il COVID-19 è un coronavirus. I coronavirus sono una specifica sottospecie di virus e hanno alcune caratteristiche uniche come virus. Usano l’RNA invece del DNA come loro materiale genetico, sono coperti da spine sulla superficie del virus e usano queste spine per invadere le cellule. Queste spine sono la corona nei coronavirus. Il COVID-19 è noto come un nuovo coronavirus perché fino a dicembre avevamo sentito parlare solo di sei coronavirus. Il COVID-19 è il settimo. È nuovo per noi, ha appena avuto la sua sequenza genetica e il suo nome, per questo è nuovo. Se ricordate la SARS (Severe Acute Respiratory Sindrome), o la MERS (Middle East Respiratory Syndrome), quelli erano coronavirus. Ed entrambe si chiamano sindromi respiratorie, perché questo è ciò che fanno i coronavirus, vanno nei polmoni, non fanno vomitare, non fanno sanguinare dagli occhi, non provocano emorragie: si dirigono nei polmoni. Il COVID-19 non è diverso, causa una serie di sintomi respiratori che vanno da roba come tosse secca e febbre fino a una letale polmonite virale. E questa serie di sintomi è una delle ragioni per cui è così difficile tracciare i suoi focolai. Un sacco di gente prende il COVID-19 ma in modo così leggero e i loro sintomi sono così modesti che non vanno nemmeno da un operatore sanitario, non vengono registrati dai sistemi. I bambini in particolare hanno vita facile con il COVID-19, cosa di cui tutti dovremmo essere grati. I coronavirus sono zoonotici, il che significa che si trasmettono dagli animali alle persone. Alcuni coronavirus, come il COVID-19, si trasmettono anche da persona a   persona. Quelli persona-persona viaggiano più velocemente e più lontano, proprio come il COVID-19. È davvero difficile liberarsi delle malattie zoonotiche, perché hanno una riserva animale. Un esempio è l’influenza aviaria, che noi possiamo eliminare dagli animali da allevamento, tacchini, anatre, ma continua a tornare tutti gli anni perché è portata dagli uccelli selvatici. Non se ne sente parlare molto perché l’influenza aviaria non si trasmette da persona a persona ma abbiamo focolai in allevamenti di pollame ogni anno in tutto il mondo. Il COVID-19 molto probabilmente è saltato dagli animali alle persone in un mercato di animali selvatici a Wuhan, in Cina.

Ora la parte meno di base: questa non è l’ultimo importante focolaio che vedremo. Ci saranno altri focolai e ci saranno altre epidemie. Non è una possibilità, è un dato di fatto. Ed è un risultato di come noi esseri umani interagiamo con il nostro pianeta. Le scelte umane ci hanno portato in una posizione in cui vedremo altri focolai. In parte è per il cambiamento climatico: per il fatto che il clima che diventa più caldo rende il mondo più ospitale per virus e batteri. Ma è anche per la nostra pressione sugli ultimi spazi selvaggi del nostro pianeta. Quando bruciamo e ariamo la foresta pluviale amazzonica in modo da avere terra a basso costo per agricoltura e allevamento, quando le ultime foreste africane vengono trasformate in fattorie, quando gli animali selvatici in Cina vengono cacciati fino all’estinzione, gli esseri umani vengono a contatto con popolazioni animali con le quali non sono mai stati in contatto prima. E queste popolazioni hanno malattie di tipo nuovo, batteri, virus, roba per la quale non siamo pronti. I pipistrelli in particolare hanno la caratteristica di ospitare malattie che possono infettare le persone, ma non sono gli unici animali che lo fanno. Quindi nella misura in cui continuiamo a rendere meno remoti i nostri luoghi più remoti, i focolai continueranno ad arrivare. Non possiamo fermare i focolai con quarantene o restrizioni ai viaggi, questo è il primo impulso di tutti: impediamo alla gente di muoversi e impediremo ai focolai di verificarsi. Ma il punto è che è davvero difficile mettere in atto una vera quarantena. È davvero difficile organizzare delle restrizioni ai viaggi. Anche i Paesi che hanno fatto investimenti seri nella salute pubblica, come gli Stati Uniti o la Corea del Sud, non riescono a mettere in atto queste restrizioni ai viaggi abbastanza rapidamente per fermare davvero un focolaio istantaneamente.

Ci sono ragioni logistiche per questo e ragioni mediche. Se guardate al COVID-19 proprio in questo momento, sembra che ci sia un periodo in cui uno è infetto ma non mostra sintomi, e questo dura 24 giorni. Così la popolazione va in giro con questo virus senza mostrare segni. Non saranno messi in quarantena, nessuno sa che hanno bisogno di quarantena. C’è anche qualche costo reale per la quarantena e le restrizioni ai viaggi. Gli umani sono animali sociali e resistono quando si cerca di bloccarli in un posto e tenerli separati. Abbiamo visto nel caso del focolaioo di Ebola che non appena si attua una quarantena le persone cominciano a cercare di evadere. I singoli pazienti se sanno che c’è un rigido protocollo di quarantena possono non cercare assistenza sanitaria., perché hanno paura del sistema medico, o di non potersi permettere le cure e non vogliono essere separati dalla loro famiglia e dagli amici. I politici e i funzionari governativi, quando sanno che saranno messi in quarantena se parlano di focolai e casi, possono nascondere informazioni vere per paura di far scattare un protocollo di quarantena. E naturalmente questo tipo di evasioni e di disonestà sono proprio ciò che rende così difficile tracciare un focolaio di malattia. Possiamo fare di meglio con le quarantene e le restrizioni ai viaggi, e dovremmo, ma non è la nostra unica opzione e non è la migliore opzione per affrontare queste situazioni. Il vero modo a lunga distanza per rendere i focolai meno gravi è costruire il sistema sanitario globale per supportare le funzioni sanitarie fondamentali in ogni Paese del mondo. In modo che ogni Paese, anche il più povero, possa rapidamente identificare e trattare nuove malattie infettive appena emergono. La Cina è stata criticata molto per la sua risposta al COVID-19. Ma il punto è: cosa sarebbe successo se il COVID-19 fosse emerso in Ciad, che ha tre dottori e mezzo ogni centomila abitanti? E se fosse emerso nella Repubblica Democratica del Congo, che ha appena terminato il trattamento del suo ultimo paziente di Ebola? La verità è che Paesi come questi non hanno risorse per affrontare una malattia infettiva. Né per trattare le persone né per riportare i casi abbastanza rapidamente per aiutare il resto del mondo. Ho diretto una valutazione del centri per il trattamento dell’Ebola in Sierra Leone, e il punto è che i dottori locali della Sierra Leone individuavano la crisi dell’Ebola molto rapidamente, prima come un virus pericoloso, contagioso, emorragico, e dopo precisamente come Ebola. Ma dopo averlo individuato non avevano le risorse per affrontarlo. Non avevano abbastanza dottori, non avevano letti ospedalieri a sufficienza e non avevano abbastanza informazioni su come trattare l’Ebola o come mettere in atto il controllo dell’infezione. Undici dottori sono morti di Ebola in Sierra Leone. Il Paese ce ne aveva solo 120 quando la crisi era iniziata. Per contrasto, il Baylor Medical Center di Dallas ha più di mille medici nel suo organico. Queste sono le disuguaglianze che uccidono la gente. Prima ammazzano la gente povera quando il focolaio inizia, poi ammazzano la gente in tutto il mondo quando il focolaio si espande. Se davvero vogliamo che questi focolai rallentino e minimizzare il loro impatto, bisogna assicurare che ogni Paese del mondo abbia la capacità di individuare nuove malattie, trattarle e riportarle in modo da condividere informazioni. Il COVID-19 diventerà un enorme peso per i sistemi sanitari. IL COVID-19 ha anche messo in luce alcune reali debolezze nelle catene di fornitura della nostra sanità globale. Ordini just-in-time, sistemi leggeri sono una grande cosa quando tutto va bene, ma in tempi di crisi quello che comportano è che non abbiamo nessuna riserva: se un ospedale o un Paese esaurisce le mascherine facciali o dispositivi di produzione individuale non c’è alcun grande magazzino pieno di scatole dove possiamo andare a prenderne altri.

Bisogna ordinarne altre dal fornitore, bisogna aspettare che le produca e bisogna aspettare che le spedisca. Di solito dalla Cina. E si perde del tempo quando la cosa più importante è muoversi rapidamente. Se fossimo stati perfettamente preparati per il COVID-19, la Cina avrebbe individuato il focolaio più velocemente, sarebbero stati pronti a fornire assistenza per la gente infettata senza dover costruire nuovi edifici. Avrebbero condiviso informazioni oneste con i cittadini, così non avremmo visto diffondersi queste voci pazzesche sui social media in Cina. E avrebbero condiviso informazioni con le autorità della Sanità Globale in modo che queste avrebbero cominciato a riportare i dati ai sistemi sanitari nazionali per essere pronti quando il virus si fosse diffuso. I sistemi sanitari nazionali sarebbero quindi stati in grado di stoccare il materiale protettivo di cui avevano bisogno, e formare gli operatori sanitari sul trattamento e il controllo dell’infezione. Avremmo avuto protocolli basati sulla scienza su cosa fare quando accadono le cose, come navi da crociera che trasportano pazienti infettati, e avremmo avuto reali informazioni inviate alla gente dappertutto. Così non avremmo visto imbarazzanti, vergognosi incidenti di xenofobia come persone di aspetto asiatico aggredite nelle strade di Philadelphia. Ma anche se ci fosse stato tutto ciò, avremmo ugualmente dei focolai. Le scelte che stiamo facendo su come occupare questo pianeta lo rendono inevitabile. Se c’è un punto finora su cui gli esperti concordano sul COVID-19 è questo: qui negli Stati Uniti, e globalmente, le cose andranno peggio prima di migliorare. Stiamo vedendo casi di trasmissione umana che non derivano da viaggi di ritorno. Si stanno semplicemente verificando nelle comunità. E abbiamo visto persone infettate dal COVID-19 per le quali non sappiamo neanche da dove l’infezione è arrivata. Questi sono segnali di un focolaio che sta peggiorando, non di un focolaio che è sotto controllo. È deprimente, ma non sorprendente. Quando gli esperti di salute globale parlano dello scenario di nuovi virus, questo è uno degli scenari a cui guardano. Tutti speravamo che ne saremmo usciti facilmente, ma quando gli esperti parlano di pianificazione virale, questo è il tipo di situazione e il modo in cui pensano che il virus si muoverà.

Vorrei concludere qui con alcuni suggerimenti personali: lavatevi le mani, lavatevi molto le mani. So che vi siete già lavati molto le mani perché non siete sporchi, ma lavatevi le mani anche di più. Organizzate la routine della vostra vita perché vi possiate lavare le mani. Lavatevi le mani ogni volta che entrate o uscite da un edificio, lavatevi le mani quando andate a una riunione e quando uscite da una riunione, costruite rituali basati sul lavaggio delle mani. Sanificate il vostro telefono: toccate sempre quel telefono con le vostre dita sporche, non lavate. So che lo portate in bagno con voi… Quindi sanificate il vostro telefono e considerate la possibilità di non usarlo così spesso in pubblico. Magari Tik Tok ed Instagram potrebbero essere cose da fare solo a casa? Non toccatevi la faccia, non sfregatevi gli occhi, non vi mordete le unghie, non vi pulite il naso con il dorso delle mani. Voglio dire, non lo fate comunque perché è volgare. Non indossate mascherine: le mascherine sono per la gente malata e per gli operatori sanitari. Se siete malati la mascherina tiene al suo interno tutta la vostra tosse e le secrezioni nasali e protegge la gente intorno a voi. E se siete un operatore la mascherina è un dispositivo in un kit di dispositivi che si chiama attrezzatura protettiva personale che siete formati per usare in modo che possiate trattare un paziente senza ammalarvi a vostra volta. Se siete una persona normale che indossa una mascherina, questa vi farà soltanto sudare. Lasciate le mascherine nei negozi per i dottori, le infermiere e i malati. Se pensate di avere sintomi di COVID-19 state a casa e chiamate il vostro dottore per avere un consiglio. Se vi hanno diagnosticato il COVID-19 ricordate che generalmente è molto leggero. E se siete un fumatore, proprio ora è il momento migliore possibile per smettere di fumare. Voglio dire, se siete un fumatore “ora” è sempre il momento migliore possibile per smettere di fumare, ma se siete un fumatore e siete preoccupato del COVID-19 vi garantisco che smettere è assolutamente la cosa migliore da fare per proteggervi dall’impatto peggiore del COVID-19. Il COVID 19 è una cosa che spaventa in un momento in cui buona parte delle nostre notizie si percepiscono come cose che spaventano. E ci sono un sacco di modi sbagliati ma anche attraenti per affrontarlo: panico, xenofobia, agorafobia, autoritarismo, bugie ultrasemplificate che ci fanno pensare che l’odio, la rabbia e la solitudine siano la soluzione ai focolai. Ma non lo sono. Ci rendono solo meno preparati. C’è anche un set di opzioni noiose ma utili che possiamo usare in risposta ai focolai: cose come migliorare l’assistenza sanitaria qui e dappertutto. Investire in infrastrutture sanitarie e sorveglianza sulle malattie in modo che sappiamo quando arrivano nuove malattie. Costruire sistemi sanitari in tutto il mondo. Guardare di rafforzare le nostre catene di fornitura in modo che siano pronte per le emergenze. E migliore educazione in modo che siamo in grado di parlare di focolai di malattia e di matematica del rischio senza cieco panico. Abbiamo bisogno di essere guidati dall’equità qui. Perché in questa situazione, come moltissimi altri, l’equità è davvero nel nostro stesso interesse. Quindi grazie molte per avermi ascoltato oggi, e fatemi essere la prima a dirvi: lavatevi le mani quando uscite dal teatro.

Traduzione Andrea Grillo

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